Ludere vuol dire amare, studiare, combattere e impegnarsi. Giocare, anche. Historia ludens. La storia come ci piace insegnarla.
 

Risorse

di Ilaria Sabbatini

Congresso dei ragazziCongresso dei ragazzi 2018

Partiamo dal dato più importante: lo Young Historians Festival di Lucca non è un festival per i ragazzi ma dei ragazzi e con i ragazzi. I ragazzi non sono i destinatari dell’attività didattica ma ne sono gli artefici: sono loro che si pongono nel ruolo del ricercatore e del docente per misurarsi con lo sforzo di insegnare ai propri coetanei. Lo Young Historians Festival di cui si è tenuta un’edizione pilota nel 2018 ha visto ampia partecipazione di studenti, insegnanti e soggetti culturali locali e nazionali. Lo Young Historians Festival è il primo festival italiano di storia rivolto ai ragazzi in età scolare. Il logo raffigura la corona presente sulla stemma di Lucca che celebra la parola Young a significare che i protagonisti del festival sono proprio loro, i ragazzi.

In mezzo a un proliferare di appuntamenti tematici che vanno dalla filosofia alla matematica, lo Young Historians Festival è il primo festival italiano di storia rivolto ai ragazzi in età scolare, pensato come appuntamento fisso che qualifichi la città di Lucca come luogo della storia per eccellenza, in cui la storia si impara a maneggiarla con particolare attenzione alla formazione e alla didattica.

La voglia di confrontarsi

Come spesso succede, si è scelto di organizzare un festival rivolto ai giovanissimi e fatto dai giovanissimi inizialmente per un motivo casuale. All’interno delle attività di ARVO – Archivio Digitale del Volto Santo, ci si era accorti che alcune scuole del territorio lucchese e delle zone limitrofe si erano occupate con successo di argomenti relativi alla città. L’istituto comprensivo di Licciana Nardi e quello di Camporgiano nel 2017 hanno vinto la VII edizione di Raccontare il Medioevo, il Concorso Nazionale di Scrittura indetto dall’Istituto Storico Italiano per il Medioevo di Roma. La notizia era passata inosservata, nessuno a Lucca era a conoscenza di queste attività e dei relativi risultati. Si è pensato quindi di iniziare valorizzando il lavoro fatto e organizzando un congresso per questi studenti, in modo da farli incontrare e permettere loro di confrontarsi sulle attività svolte. Al contempo si è voluta creare un’occasione di incontro tra la città e questi ragazzi che si sono occupati della sua storia ampliando l’occasione del congresso a un festival che coinvolgesse più attori e più istituzioni, pubbliche e private. Questa esperienza ha riservato notevoli sorprese. Hanno colpito tutti il modo professionale in cui si sono relazionati i ragazzi e la qualità delle interazioni che sviluppavano tra di loro. Per arrivare a un simile risultato è stato necessario un attento lavoro di confronto con le scuole ottenendo infine la creazione di solidi rapporti di collaborazione.

Quest'anno ci riproviamo

Facendo tesoro dell’esperienza maturata con l’edizione pilota del 2018, col sostegno della Fondazione CRL, vogliamo riproporre una prima edizione effettiva dello Young Historians Festival che continui ad occuparsi dei temi della storia cittadina e dell’itineranza che così tanto peso stanno assumendo nella valorizzazione del territorio. Sulla base delle indicazioni delle scuole, degli operatori museali, degli enti di promozione del territorio è emersa la coscienza di un vuoto di competenze e di materiale didattico. Per questo motivo lo Young Historians Festival 2019 verterà sulla tematica: Verso Lucca. Pellegrinaggi e itinerari culturali di un territorio.

Al congresso dei giovani storici parteciperanno anche il Centro internazionale di Didattica della Storia e del Patrimonio (DiPaSt) dell’Università di Bologna e lo Young Historians Festival di Lucca da quest'anno è gemellato con la Festa Internazionale della Storia di Bologna, per questo una delegazione lucchese sarà presente alla Festa che si terrà in ottobre all’Archiginnasio.

Due studiose lucchesi (Leone e Landucci, 2005-2006) hanno scritto: «Il territorio vive nella misura in cui c’è chi lo rende vivo e questo comporta il coinvolgimento della gente, che deve riappropriarsene, riscoprendo prima di tutto l’amore di ciò che lo circonda, maturando poi, attraverso la conoscenza, una chiara ed oggettiva consapevolezza delle sue ricchezze e potenzialità». Questo è esattamente lo spirito dello Young Historians Festival che, facendo perno sul Congresso dei Ragazzi intorno a cui tutto ruota, intende far conoscere la ricchissima tessitura storica del territorio di Lucca attraverso una serie di visite che accompagnano e integrano l'esperienza di ricerca dei più giovani tra gli storici.

Il programma 2019

Il festival si articola in un Congresso dei ragazzi a cui si affiancano diverse attività complementari. Quest'anno si terranno delle visite didattiche presso gli scavi di San Giovanni e Reparata, il primitivo edificio battesimale a Lucca, insieme ad attività di laboratorio in San Micheletto, sede del congresso. Inoltre il 31 maggio si terranno delle viste guidate al Castello di Nozzano con la collaborazione dell'associazione culturale "Il castello". Infine il 1 giugno si terranno delle visite didattiche, con una particolare attenzione ai ragazzi, in occasione dell'apertura straordinaria della Cappella di Villa Buonvisi a Monte San Quirico, Lucca, che vanta l'unico ciclo di affreschi completo relativo alle storie del Volto Santo. Segue programma.

 

CONGRESSO DEI RAGAZZI 2019

Sala congressi di San Micheletto – 30 maggio 2019 – Ore 10:00

Verso Lucca. Pellegrinaggi e itinerari culturali di un territorio

 

IC “Gino Custer de Nobili” di Santa Maria a Colle, classe 1B, Alla scoperta di Nozzano, il castello che vive – Tra Modena e Lucca, Il castello appenninico di Roccapelago

IC “Francesco Francia” di Zola Predosa (Bo), in collaborazione con il Centro DiPaSt e la “Festa Internazionale della Storia” dell’Università di Bologna, Matilde: un’avventura a corte

IC “Iginio Cocchi” di Licciana Nardi (Ms), classi 1A e 1B, Le vie d’acqua e i castelli della Lunigiana

IC di Castelnuovo – Camporgiano, classi 1A e 1B, Dal Castello delle Verrucole a Lucca: un viaggio in gioco

IC “Papa Giovanni XXIII” di Borgo a Mozzano, gruppo misto, Lost in Bargiglio: la strana avventura della scimmia aliena

IC “Leonardo da Vinci” di Reggio Emilia, classe 1C, Sulle tracce di un monaco in visita a lucca. Gioco storico di orienteering urbano.

30 maggio 2019 - pomeriggio

Nel pomeriggio si terranno i laboratori dei ragazzi in San Micheletto, Sala degli affreschi. I laboratori sono aperti al pubblico e vedono la presenza delle associazioni Historica Lucense, Il Cammino di Santa Giulia

 

VISITE

Oltre al programma del Congresso dei ragazzi lo Young Historians Festival prevede una serie di visite in sua concomitanza, organizzate in collaborazione con vari referenti.

 

30 maggio 2019 ore 14:00

Archeologia urbana per giovani storici: la chiesa dei santi Giovanni e Reparata</span style="color:#66ccff">, in collaborazione con il Museo della Cattedrale

Riservata ai ragazzi con prenotazione

Per informazioni: 0583 490530 - 340 2528967

 

31 maggio 2019 ore 15:00, ore 17

Un castello per i ragazzi: visita didattica al borgo fortificato di Nozzano Castello</span style="">, in collaborazione con l’Associazione Culturale “Il Castello”

Aperta al pubblico - consigliata prenotazione

Per informazioni: 0583 548014 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

1 giugno 2019, ore 15:00, ore 17:00

Apertura straordinaria della Cappella del Volto Santo di Villa Buonvisi a Monte San Quirico e visita didattica, in collaborazione con gli inquilini

Aperta al pubblico - consigliata prenotazione

Per informazioni: 340 1651605

 

L'illustrazione per lo Young Historians Festival 2019 è di Riccardo Massagli, storico dell'arte, maestro e illustratore.

 

► Scarica il programma del festival

 

Visita alla Cappela Buonvisi 2018Visita alla Cappella Buonvisi 2018

Historia e Philosophia ludens, insieme a Bari, dal 15 al 17 aprile.

Sarà un peccato, se vi perderete questo appuntamento. Ci saranno le classi (dalle elementari alle superiori), gli insegnanti (tanti insegnanti) e noi dei gruppi di Historia e Philosophia ludens.

Abbiamo preparato nuovi giochi e nuove strategie didattiche. Ci saranno dei tavoli, attorno ai quali le classi giocheranno e ci saranno momenti in frontale, per i professori, per mostrare loro tutte le novità. A volte lavoreremo insieme, filosofi e storici, a volte faremo attività in parallelo: uno sguardo al programma e vi renderete conto della ricchezza di questa tre giorni.

Il tema conduttore è il tempo. Nella filosofia e nella storia. Per noi storici significa in primo luogo le date (ed è una soddisfazione particolare renderle divertenti, loro che sono il simbolo della noiosità della storia), significa oggetti che si trasformano nel tempo; significa racconti di tempi diversi (per esempio sulle migrazioni); significa giocare con particolari concetti, come la complessità o le rivoluzioni; significa andare in giro per le campagne o per le città, “leggendo i tempi diversi”.

Non saremo soli, noi italiani. Stavolta arrivano soccorsi dall’estero. Dei filosofi non mi azzardo a parlare (li presenterà Annalisa Caputo), ma lo storico che viene è straordinario: si tratta di Joan Santacana Mestre. Archeologo e docente di didattica storica all’Università di Barcellona. A parte la sua bravura di studioso, chi verrà potrà arricchirsi con la sua competenza straordinaria nella didattica dell’archeologia e degli oggetti.

Insomma, quasi a conclusione di un anno di lavoro, possiamo dire che il movimento didattico sta ripartendo alla grande, a Bari. Abbiamo fatto due convegni sul neoborbonismo, messo su una rete di scopo sull’insegnamento delle discipline umanistiche, che inizierà ufficialmente i suoi lavori a ottobre. Vedo tanti ragazzi che fanno didattica della storia con Claudia Villani. Con loro e con tanti insegnanti stiamo preparando questo corso da qualche mese. Sarà un appuntamento allegro e utile.

E sarà un vero peccato se ve lo perderete.

 

  programma completo

 

hl pl 15 17 aprile manifesto con saluti 1

CONVEGNO DI FONDAZIONE

Una rete necessaria

Lo studio della storia “molto contemporanea” è un’emergenza formativa, che, alla svolta del secolo, è diventata ineludibile. Come si constata da più parti, gran parte degli insegnanti non riesce a inserire nel curricolo lo studio strutturato degli ultimi decenni, mentre i cosiddetti “temi di attualità” sono spesso oggetto di trattazione saltuaria o vengono affrontati in discipline diverse dalla storia.

Tempo presente

Moltissimi allievi italiani, quindi, concludono il loro processo formativo privi di quella strumentazione storiografica che permetterebbe loro di capire fenomeni quali la globalizzazione, il rapporto fra locale e globale, i cambiamenti politici, antropologici, culturali, demografici e ambientali che segnano l’affermarsi di quello che – a giudizio concorde della comunità storiografica – è da considerarsi un periodo storico nuovo, con caratteristiche profondamente diverse da quel Novecento classico che, al momento attuale, sembra il terminus ad quem delle programmazioni di storia italiane.

Al tempo stesso, lo studio della storia “molto contemporanea” sembra il terreno ideale per favorire il confronto fra i portati delle memorie (pubbliche e individuali) e quelli della ricostruzione storiografica. Ricerche recenti, ma ormai consolidate, mostrano come proprio in questo confronto si attivino i processi di formazione di quella “coscienza storica” che dovrebbe essere l’obiettivo centrale della formazione storica dei cittadini.

Il laboratorio del tempo presente

Un Laboratorio del tempo presente appare la struttura ideale dove mettere in gioco queste dinamiche formative, perché propone di lavorare sul rapporto fra l’oggi e le storie passate; fra i soggetti che studiano e i processi storici nei quali sono coinvolti. È, dunque, il luogo dove la strumentazione storiografica (ma potremmo aggiungere anche quella acquisita in altre discipline), lungamente preparata nel corso del curricolo, si mette alla prova nell’interpretazione dei fatti “caldi” – quelli che nella letteratura didattica internazionale si chiamano “questioni sensibili” – del presente.

Il lavoro della rete

Quest’obiettivo verrà declinato dalla rete attraverso due azioni:

  • L’allestimento di un sito presso il quale i docenti possano trovare materiali, proposte di lavoro e testi di didattica storica intorno alle questioni sensibili; presso il quale possano discutere dei problemi relativi al loro insegnamento.
  • L’allestimento di forme di aggiornamento (corsi e scuole di formazione).

I partecipanti al progetto, dunque, si divideranno in gruppi di lavoro che:

  • cercheranno nel web materiali (libri, articoli, conferenze, dati) sui temi di particolare sensibilità (ambiente, emigrazione, pace e guerra, terrorismo ecc.);
  • produrranno proposte didattiche secondo l’ampio ventaglio di modelli che verranno proposti nel corso di fondazione: laboratori, giochi, storytelling, debate, ecc.
  • produrranno proposte di riorganizzazione dei contenuti, sia dell’ultimo anno, sia dell’intero quinquennio.

A questo progetto partecipano le scuole che aderiscono alla rete e quelle che vorranno aderire. E porte aperte a tutti gli insegnanti e i ricercatori che vorranno dare una mano.

 

IL LABORATORIO DEL TEMPO PRESENTE

Il convegno

Capalbio, 21-22-23 marzo 2019

 

PROGRAMMA

Giovedì, 21 marzo

h. 14.30. Saluti e accoglienza

h. 15.00. Antonio Brusa: presentazione del corso

h. 15.15. Antonio Brusa: Un curricolo di storia per il Tempo presente

h. 16.00. Alberto De Bernardi: Tra XX e XXI secolo: concetti e processi fondamentali

h. 16.45. Break

h. 17.00-18-30. I gruppi di lavoro: presentazione e discussione

 

Venerdì, 22 marzo

h. 09.00. Antonio Brusa: presentazione dei lavori della giornata

h. 09.15. Pino Bruno: La ricerca delle fonti in rete

h. 10.00. Lavori di gruppo

h. 11.00. Break

h. 11.15. Lavori di gruppo

h. 13.00. Buffet

h. 14.30. Plenaria: Analisi e comunicazione dei lavori di gruppo

h. 16.00. Gita a Saturnia

h. 20.00. Cena

 

Sabato, 23 marzo

h. 09.00. Antonio Brusa: presentazione dei lavori della giornata

h. 09.15. Lavori di gruppo

h. 11.00. Break

h. 11.15. Plenaria: discussione e proposte di lavoro

h. 13.00. Chiusura del corso

Le persone

Direttrice: Anna Maria Carbone

Coordinatore: Antonio Brusa

Comitato scientifico: Alberto de Bernardi (Unibo), Claudia Villani (Uniba), Pino Bruno (direttore “Tom’s Hardware”), Antonio Fini (IC Sarzana, La Spezia), David Nadery (IIS “Cassata Gattapone”, Gubbio), Francesca Alunni (Liceo Classico “Properzio”, Perugia), Lucio Bontempelli (IC “L.S. Tongiorgi”, Pisa), Carlo Firmani (Liceo Classico “Socrate”, Roma).

Comitato tecnico e segreteria: Cristina Guidi e Giacomo Prestifilippo (Ici Manciano/Capalbio)

Relatori e tutor: Antonio Brusa (Uniba), Alberto de Bernardi (Unibo), Pino Bruno (direttore “Tom’s Hardware”), Cesare Grazioli (IISS Blaise Pascal, Reggio Emilia), Marco Cecalupo (IC Leonardo Da Vinci, Reggio Emilia), Giuseppe Losapio (IISS Aldo Moro, Trani), Nadia Olivieri (IC 17 Montorio, Verona ).

I partecipanti

Il corso è rivolto sia ai docenti delle scuole che aderiscono alla rete, sia ai docenti interessati di tutto il territorio nazionale. Docenti di storia, ma anche di altre discipline che pensano di poter collaborare con noi. Saranno utilissimi anche docenti con competenze digitali, dal momento che il lavoro in rete sarà una componente fondamentale di questo progetto.

Le modalità di lavoro

Non aspettatevi un corso dove ci si limita ad ascoltare. In questo corso si discute, si progetta e si lavora insieme. Ci sono solo tre lezioni frontali. La maggior parte del tempo sarà destinato a lavori di gruppo, durante i quali si esporranno i mediatori didattici da adoperare nel laboratorio (nuovi materiali manualistici, laboratori, modelli di debate e di storytelling adatti alla storia, giochi per affrontare sia problemi sia per sveltire l’insegnamento curricolare) e le tecniche professionali per cercare in rete notizie affidabili. Durante i lavori, inoltre, ci si suddivideranno i compiti per la realizzazione del sito e la sua gestione. Si discuteranno le iniziative successive della rete.

La logistica

Capalbio, in provincia di Grosseto, è raggiungibile via treno o autostrada. L’aeroporto più vicino è quello di Roma Fiumicino. Arrivo consigliato il 21 marzo ore 14.00 circa alla stazione di Capalbio Scalo (linea Roma-Pisa). Gli spostamenti da e per la stazione saranno a cura dell’organizzazione (i partecipanti sono pregati di informare l’organizzazione degli orari di arrivo e partenza).

  • Le lezioni in plenaria si svolgeranno a Capalbio, presso “Il Frantoio”.
  • I gruppi di lavoro presso la scuola adiacente.
  • I partecipanti al corso verranno alloggiati presso l’Hotel “Valle del Buttero”, di Capalbio;
  • Il pranzo dei giorni 22 e 23 sarà a buffet.
  • La cena del 21 sarà presso il ristorante “La porta” di Capalbio.
  • La cena del 22 sarà a Saturnia.
  • Il trasferimento A/R e la gita a Saturnia sarà a cura dell’organizzazione.

Per contatti

Per la segreteria organizzativa e logistica: Cristina Guidi (ore 14-18 escluso sabato e domenica); tel. 3939463554:
mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Giacomo Prestifilippo (ore 14-18 escluso sabato e domenica); tel. 3383623098;
mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Scarica il modulo di iscrizione

di Daniele Boschi

Che cos’è la “cultura storica”

Se per “cultura” intendiamo l’insieme delle modalità mediante le quali una società interpreta e trasforma la realtà in generale, possiamo allora definire la “cultura storica” come l’insieme delle rappresentazioni e delle pratiche per mezzo delle quali quella società si rapporta al proprio passato. Si tratta quindi di un concetto molto ampio, che comprende non soltanto la storiografia accademica e la storia insegnata a livello scolastico, ma anche, più in generale, le memorie e i racconti del passato tramandati all’interno di una collettività, i musei, le mostre e i luoghi di interesse storico, le pratiche e i rituali commemorativi, l’attività politica nella misura in cui essa si interessa al passato.

La cultura storica si riferisce quindi a un campo più esteso rispetto a quello della public history, della quale si è molto dibattuto, in Italia e non solo, negli ultimi anni. “Public History Weekly” è una rivista dedicata a questo particolare approccio storiografico, molto interessata anche alla didattica. In Italia si è creata da poco l’associazione dei “public historians”.

Sebbene la riflessione teorica sul concetto di cultura storica si sia sviluppata a partire dall’ultimo ventennio del secolo scorso con i lavori di studiosi come Jörn Rüsen, Bernd Schönemann e Maria Grever, è soltanto negli ultimi anni che tale concetto è stato posto al centro di un rilevante e crescente numero di iniziative, pubblicazioni, programmi di ricerca e corsi di studio universitari (qui una bibliografia esauriente).

Cultura storica e didattica della storia

Lo studio della cultura storica ha grande importanza anche per la didattica della storia. È evidente infatti che gli studenti del XXI secolo assumono gran parte delle loro rappresentazioni e atteggiamenti riguardanti il passato al di fuori del contesto scolastico, a causa del ruolo sempre più significativo che hanno la rete, i dispositivi elettronici e i mezzi di comunicazione di massa. L’insegnamento della storia non può non tener conto di questa situazione sociale e non può non farsi carico della necessità di fornire alle nuove generazioni gli strumenti per relazionarsi in modo critico con le rappresentazioni del passato provenienti da agenzie e attori sociali esterni alla scuola e al mondo universitario.

Ma qual è attualmente il rapporto tra l’educazione storica formale e la cultura storica? E quali sono le nuove sfide, sul piano teorico e sul piano pratico, che la storiografia e la didattica della storia devono affrontare? Queste sfide possono essere comprese anche in un contesto transnazionale e globale, oltre che in ambito nazionale?

Un convegno per rispondere a queste domande

Per provare a rispondere a queste domande, una cinquantina di ricercatori e studiosi provenienti da vari paesi europei si riuniranno ad Atene nel prossimo mese di giugno in occasione della conferenza internazionale dedicata al tema Historical culture in and out of history education.

Erodoto e TucidideErodoto e Tucidide <br> (Museo Archeologico Nazionale di Napoli)

La conferenza è stata organizzata dalla International Research Association for History and Social Sciences Education (IRAHSSE), un’associazione nata nel 2009 con lo scopo di promuovere la riflessione e il confronto su tutti i temi relativi alla didattica della storia e delle scienze sociali.

Come si legge all’art. 2 del suo statuto, l’Associazione si occupa dell’insegnamento scolastico e degli usi pubblici della storia e delle scienze sociali e intende favorire il dibattito fra i diversi approcci a questi temi. L’IRAHSSE pubblica una propria rivista, il primo numero della quale è consultabile sul sito dell’associazione, dove si trovano anche molte notizie relative alle conferenze internazionali tenute finora e ad altre iniziative e pubblicazioni su temi attinenti all’insegnamento della storia e delle scienze sociali.

All’organizzazione del convegno ha collaborato la rivista online “Historein”, che si occupa di storia della storiografia, ma anche di public history. Rinviamo anche in questo caso al sito della rivista, dove si possono leggere gli articoli che essa ha pubblicato, dal primo numero edito nel 1999 fino ad oggi .

di Daniele Boschi

Si è tenuto a ottobre (2018) il primo convegno sulla didattica della storia organizzato insieme dalla Giunta centrale per gli Studi storici e dalle Società degli storici, nel solco di quell’ampliamento delle proprie attività che la Giunta ha intrapreso negli ultimi anni, e che ha portato anche alla nascita nel 2016 della Associazione Italiana di Public History1. Una decina di relatori hanno affrontato i diversi temi della didattica. Ci permettono di farci un’idea del livello del dibattito accademico sulla didattica della storia in Italia.

Storia e competenze

Walter Panciera (Università di Padova) ha osservato che il passaggio da una didattica fondata sulla trasmissione delle conoscenze a una didattica centrata sull’acquisizione di competenze comporta l’abbandono dell’obsoleta concezione storicistica, ancora prevalente nelle scuole, e del canone ipertrofico che ad essa si accompagna. Occorre adottare nuove modalità didattiche che valorizzino il carattere problematico e i metodi propri del lavoro storiografico. Secondo Panciera un nuovo approccio all’insegnamento della storia può contribuire alla costruzione di ben quattro delle otto competenze chiave delineate nella raccomandazione del Parlamento europeo del 2006: la competenza digitale, imparare a imparare, le competenze sociali e civiche, la consapevolezza ed espressione culturale. L’adozione di una didattica per competenze non comporta peraltro la rinuncia a trasmettere i contenuti che si ritengono davvero irrinunciabili: occorre uno sforzo comune e condiviso per definire alcuni topics, ovvero tematiche fondamentali ben precisate, da indicare nel curricolo di storia, lasciando ai docenti un adeguato margine di scelta.

Il laboratorio storico

Sulla stessa linea di Panciera si è collocato l’intervento di Ivo Mattozzi (Associazione Clio ’92), che nella sua relazione è tornato a sottolineare l’importanza e il senso delle attività laboratoriali nell’insegnamento e apprendimento della storia. Mentre la didattica tradizionale punta soprattutto sulla trasmissione di conoscenze storiche che vengono presto dimenticate e delle quali lo studente non percepisce l’utilità, la didattica laboratoriale mira a costruire il modo di pensare “storicamente”, allo scopo di formare cittadini che sappiano utilizzare gli strumenti e le competenze acquisite per comprendere meglio il mondo attuale e per agire su di esso. Mattozzi ha poi messo in evidenza diverse “misconcezioni” relative all’attività laboratoriale - dall’abitudine a catalogare le fonti in modo arbitrario (fonti materiali, fonti scritte, ecc.) alla convinzione che le abilità nell’uso delle fonti servano soltanto per capire come funziona l’attività dello storico - fino a criticare l’idea stessa che fare ricerca sulle fonti sia il tipo di laboratorio storico più appropriato.

Dettaglio del Ciclo dei mesi di Torre Aquila a Trento

Le nuove tecnologie

Anche le nuove tecnologie possono fornire occasioni per praticare metodi didattici alternativi a quelli tradizionali. Secondo Flavio Febbraro (Istituto piemontese per la storia della Resistenza) occorre anzitutto prendere atto della progressiva pervasività della rete, dei dispositivi elettronici e delle “app” nella vita quotidiana di tutti noi. In questo contesto spicca il ruolo di Wikipedia, l’enciclopedia online più consultata da tutti, insegnanti compresi, la cui sezione italiana comprende oltre 1 milione e 400mila voci. Anche le voci di storia contemporanea di Wikipedia sono molto consultate, ma sono diventate oggetto di manipolazioni storiografiche volontarie e ben pensate, che i meccanismi di controllo interni a Wikipedia non sempre riescono a smascherare. Acquista perciò particolare valore e interesse l’esperienza realizzata dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza, che ha organizzato una serie di corsi di formazione per docenti, incentrati sull’analisi e la decodifica delle voci di storia contemporanea presenti su Wikipedia; gli insegnanti sono poi diventati loro stessi, insieme al loro gruppo classe, “autori” di Wikipedia, cimentandosi in un laboratorio di scrittura e di ricerca storica che ha portato alla realizzazione di diverse voci, coinvolgendo i gruppi classe in un compito di realtà gratificante e partecipato2.

Storia, geografia e altre discipline

Adalberto Magnelli (Università di Firenze) ha svolto un’ampia riflessione sui rapporti tra l’insegnamento della storia e quello della geografia e delle altre discipline cosiddette “umanistiche”. La storia ha per sua natura una vocazione interdisciplinare; e d’altra parte le Indicazioni nazionali per i Licei hanno introdotto la “geo-storia”, disciplina transdisciplinare. Nella pratica didattica, tuttavia, l’effettiva realizzazione di una maggiore interazione o integrazione tra la storia, la geografia e le altre discipline va incontro a fortissimi ostacoli; per superarli sarebbe necessario sviluppare strategie e metodi didattici innovativi, dal cooperative learning al problem solving ai giochi di ruolo; la relazione ha fornito numerosi suggerimenti ed esempi utili a promuovere una reale innovazione didattica in tal senso.

I manuali di storia medievale

Vito Loré (Università Roma Tre) ha presentato i risultati di un recente sondaggio sulla trattazione della storia medioevale nei manuali scolastici; tale ricerca ha evidenziato la persistenza di stereotipi ed errori che gli studiosi hanno smascherato o corretto da parecchi decenni3. Vi è anzitutto uno stereotipo quadro, la netta divisione tra Alto e Basso Medioevo, alla quale sono connessi numerosi altri stereotipi, a partire da quello ben noto secondo cui la frammentazione dei poteri, che erroneamente si pensa tipica dell’Alto Medioevo, sarebbe legata alla diffusione della cosiddetta “piramide feudale”. La presenza di questi stereotipi da un lato comporta vere e proprie “falsificazioni” di alcuni processi storici di notevole rilievo; dall’altro lato, priva gli studenti della possibilità di cogliere la complessità della realtà storica non soltanto del Medioevo ma anche dell’età moderna. Dopo avere indicato le ragioni per cui si è giunti a questa situazione poco soddisfacente, Loré ha suggerito che non sarebbe troppo difficile porvi rimedio: le case editrici potrebbero dotarsi di “lettori” competenti; gli estensori dei libri di testo scolastici dovrebbero avere almeno un manuale universitario di riferimento; e sarebbe opportuno che i manuali scolastici, come tutti gli altri prodotti editoriali, fossero regolarmente recensiti.

Storia greca e formazione dei docenti

Gianluca Cuniberti (Università di Torino), partendo dall’esperienza acquisita da diversi anni con l’insegnamento della storia greca nel corso di laurea in Scienze della Formazione primaria di Torino, ha mostrato come, in quel contesto, una didattica attiva e finalizzata all’acquisizione di competenze possa perseguire il duplice scopo di trasmettere ai futuri insegnanti le conoscenze e i metodi propri della ricerca storica e di prepararli, allo stesso tempo, al lavoro che svolgeranno in classe. La storia greca, in particolare, offre la possibilità di indagare le “dimensioni originarie” della storia della civiltà occidentale (le origini della scrittura, della moneta, della democrazia, ecc.), argomenti che ben si prestano all’insegnamento della storia nella scuola elementare. Su queste tematiche gli studenti del corso hanno costruito, in occasione delle loro tesi di laurea, numerose attività di tipo laboratoriale, delle quali Cuniberti ha fornito diversi esempi interessanti.

La formazione in servizio dei docenti

Elisabetta Serafini (Università di Roma ‘Tor Vergata’, Società Italiana delle Storiche) ha fatto il punto sullo stato attuale della formazione in servizio dei docenti, a partire dalla nuova situazione delineatasi dopo l’entrata in vigore della legge 107 del 2015 e del Piano nazionale di formazione del personale docente per il triennio 2016-19. Questo Piano ha indicato come priorità per la formazione in servizio la promozione di competenze di carattere generale, trasversali a tutte le discipline, come quelle relative all’innovazione didattica, alle tecnologie digitali, all’inclusione e alla prevenzione del disagio giovanile, lasciando quindi poco spazio per le attività formative dedicate alle singole discipline. Di conseguenza, soltanto una piccola parte dei corsi presenti sulla piattaforma Sofia4 risultano dedicati alla storia e di questi la maggior parte riguardano la storia contemporanea, sono erogati da enti accreditati per la formazione (piuttosto che dalle università o dalle scuole) e hanno come destinatari i docenti della scuola secondaria. Un importante contributo alla formazione dei docenti di storia viene offerto dalla Società Italiana delle Storiche, che fin dalla sua fondazione nel 1989 si occupa anche dell’aggiornamento dei docenti: la relazione ha illustrato le iniziative e le pubblicazioni degli ultimi anni e quelle che saranno realizzate nei prossimi mesi5.

Gli interventi legislativi sul curricolo scolastico

Qualsiasi intervento volto a modificare l’insegnamento di una singola disciplina, nel nostro caso la storia, rischia di essere vanificato dal cattivo funzionamento della scuola considerata come “sistema”. Agostino Bistarelli (Giunta Centrale per gli Studi Storici) ha evidenziato la scarsa coerenza degli interventi di carattere legislativo effettuati negli ultimi anni e il forte scarto che si è venuto a creare tra le proclamazioni e le dichiarazioni ufficiali, da una parte, e la concreta prassi didattica e amministrativa dall’altra. Bistarelli ha analizzato in quest’ottica alcuni recenti documenti e interventi del MIUR: in occasione della verifica dell’attuazione delle nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, è stata annunciata l’apertura di una nuova fase di consultazione e confronto con le istituzioni scolastiche e la comunità scientifica nazionale, ma tale annuncio non ha avuto alcun seguito; i nuovi percorsi dell’istruzione professionale varati nel 20176 enunciano traguardi molto ambiziosi senza indicare in che modo sia possibile raggiungerli nella concreta attività didattica; i contenuti delle prove di ammissione ai corsi di laurea in Scienze della formazione primaria e in Architettura non sono in linea con le competenze e le conoscenze acquisite dagli studenti al termine della scuola secondaria7. Se non si pone mano alle molteplici incongruenze tra i vari settori e livelli del sistema scolastico, lo sforzo di arrivare a una vera riforma della scuola assomiglierà sempre più al supplizio di Tantalo: per quanto l’obiettivo possa sembrare ogni volta vicino, esso viene sempre puntualmente mancato.

Prigionieri nel gulag delle Solovki. Archivio Tomasz Kizny

L’insegnamento della storia internazionale

Nicola Mocci (Università di Sassari) ha fatto il punto sullo stato attuale dell’insegnamento universitario della storia internazionale e delle storie di area, considerato anche nel suo rapporto con la formazione dei docenti. La storia internazionale è un settore della ricerca accademica che non si identifica con la storia delle relazioni internazionali e che tende sempre più a confluire nel più vasto ambito della world history o global history. D’altro canto, le storie d’area, intese come storie dei continenti e delle società extraeuropee, hanno avuto una vita felice dal secondo dopoguerra fino al 1990 circa; poi sono entrate in crisi e hanno subito un declino che ha portato quasi alla loro scomparsa. In Italia, la storia internazionale e le storie d’area sono confluite in un unico ambito disciplinare, che è attualmente in uno stato di sofferenza per l’esiguo numero di corsi e di docenti. Nel mondo della scuola è viva tra gli insegnanti l’esigenza di una maggiore apertura verso la storia di continenti e società extraeuropee, ma l’impostazione dei libri di testo è rimasta fortemente eurocentrica dopo il fallimento del tentativo, compiuto dal ministro De Mauro negli anni 2000-2001, di introdurre la storia mondiale nel curricolo scolastico.

La storia nelle Università

Paola Bianchi (Università della Valle d’Aosta) ha reso conto dell’impostazione, delle finalità e dei primi risultati di un censimento degli insegnamenti di storia inseriti nei piani di studio universitari. L’indagine, avviata dal Coordinamento delle società storiche, ha come scopo quello di valutare in modo attendibile le potenzialità che i vari corsi di storia sono in grado di sviluppare o, viceversa, rischiano di vedersi sottrarre da altri settori, in un contesto caratterizzato da un generale e allarmante ridimensionamento delle discipline umanistiche nel mondo universitario8. Dopo avere illustrato lo stato di avanzamento dell’indagine e alcune difficoltà che essa ha incontrato, Bianchi ha presentato, limitatamente agli insegnamenti di storia moderna, i primi dati emersi dalla ricerca, che consentono di delineare il profilo del corpo docente, scomponendolo per genere, età e ruolo, e le principali caratteristiche dei corsi di laurea secondo le loro diverse denominazioni e tipologie.

La didattica universitaria della storia

Salvatore Adorno (Università di Catania) ha trattato soprattutto delle finalità e dei metodi della didattica della storia nei percorsi curricolari delle università. Partendo dalla diffusa lamentazione circa le scarse conoscenze storiche e il cosiddetto “presentismo” dei giovani di oggi, egli ha definito anzitutto la competenza come “un sapere agito nella società”. Ha quindi posto in evidenza il fatto che l’insegnamento della storia a livello universitario ha come destinatari studenti che, nella maggior parte dei casi, troveranno uno sbocco lavorativo come insegnanti nelle scuole, piuttosto che nella ricerca universitaria. E’ per questo che la dimensione didattica e la comunicazione hanno un ruolo centrale; e l’insegnamento della storia non può prescindere dai grandi interrogativi che ci pone la società di oggi, che spesso non coincidono con le domande storiografico-accademiche. In quest’ottica, la principale “competenza”, alla quale deve puntare l’insegnamento della storia, è la capacità di leggere la società odierna decodificando i messaggi in cui hanno un ruolo, da un lato, le fonti, in quanto strumento di “certificazione” degli eventi, e dall’altro lato il tempo, inteso come insieme dei rapporti tra passato, presente e futuro.

Prospettive di lavoro

A Luigi Mascilli Migliorini (Presidente della Società Italiana per la Storia dell’età moderna) è stato affidato il compito di concludere il convegno ed egli ha ripreso in modo critico alcuni dei temi affrontati nelle relazioni e nella discussione. Ha osservato anzitutto che lo scadimento del livello delle conoscenze storiche di base, verificatosi negli ultimi dieci-quindici anni, rende difficile praticare una didattica per competenze, perché non è attraverso le competenze che si ricostruiranno le conoscenze che sono andate perdute. Ha invitato poi la comunità degli storici ad assumere nuovamente una funzione di guida rispetto alle altre discipline, a partire dalla sostanziale interdisciplinarietà connaturata alla storiografia. Occorre comunque prendere atto che il nostro rapporto con il passato è profondamente cambiato; tuttavia, il cosiddetto “presentismo” non va visto come un avversario da combattere, ma come la condizione del nostro tempo, rispetto alla quale la modalità didattica più adeguata potrebbe essere quella di insegnare la storia a ritroso, a partire dal presente, come del resto Marc Bloch suggerì quasi cento anni fa. Infine, una nota di ottimismo può venire dal fatto che vi è, nella società di oggi, una diffusa curiosità per il passato, della quale si deve approfittare, anche attraverso una maggiore collaborazione tra le università e le altre agenzie formative.

 

Note

1. Il titolo del convegno è “Gli storici e la didattica della storia. Scuola e Università”. La videoregistrazione dei singoli interventi al convegno è stata pubblicata sul canale YouTube della Giunta Centrale per gli Studi Storici.

2. Su questo progetto dell’Istituto piemontese per la storia della Resistenza vedi anche istoreto e novecento.

3. Cfr. Vito Loré-Riccardo Rao, Medioevo da manuale. Una ricognizione della storia medievale nei manuali scolastici italiani, “Reti Medievali Rivista”, 18, 2 (2017). L’articolo si può leggere alla seguente pagina web.

4. La piattaforma SOFIA (acronimo per “Sistema Operativo per la Formazione e le Iniziative di Aggiornamento dei docenti”) è il portale messo a punto dal MIUR al quale i docenti devono registrarsi per accedere alle attività di formazione a loro rivolte.

5. Molte informazioni sulle pubblicazioni e le iniziative dalla Società Italiana delle Storiche si trovano sul sito della Società.

6. Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 61.

7. Decreto Ministeriale 3 aprile 2018, n. 260; Decreto Ministeriale 27 aprile 2018, n. 337.

8. Interessante il riferimento all’articolo di Andrea Zannini, Gli umanisti nella crisi dell’università, pubblicato sulla rivista online “Il Mulino” il 19/01/2018.

di Amedeo Feniello e Pietro Petteruti Pellegrino

La prima edizione del concorso nazionale di scrittura a squadre Che storia!, realizzato nell’anno scolastico 2017-2018, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, è stato una sfida. Esso è nato dalla consapevolezza che scrivere racconti su temi, avvenimenti e personaggi storici rappresenti una modalità coinvolgente di apprendimento e insieme un’opportunità privilegiata di maturazione psicologica e di crescita culturale e civile, in un contesto che, noi come organizzatori ne eravamo sicuri, avrebbe favorito il lavoro di gruppo rispetto a quello dei singoli. Così è stato, come abbiamo potuto constatare dall’entusiasmo dei partecipanti che hanno saputo condividere impostazione e impianto.

I temi dell’edizione 2018

Due sono stati i temi proposti in questa edizione. Il primo, di forte attualità e di impatto anche emotivo, richiedeva la costruzione di racconti che avessero ad oggetto le vittime collaterali, cioè le vittime non intenzionali di conflitti intenzionali, le quali nei libri di storia e nelle grandi narrazioni non appaiono quasi mai, nascoste nelle pieghe della memoria istituzionale. Il secondo, di natura più riflessiva, spingeva invece alla ricerca, nel proprio quotidiano e nel proprio ambiente, di storie minori da cui far scaturire la grande Storia.

La risposta delle scuola

Il concorso è stato un successo. Vi hanno partecipato più di cento squadre dell’intero territorio nazionale, dalla Sicilia sino all’estremo nord della Penisola, con lavori che hanno espresso fattivamente la qualità delle energie positive che la scuola italiana è in grado oggi di proporre, pur in una miriade di difficoltà.

È stato appassionante e difficile, molto difficile, scegliere dei vincitori. I racconti hanno dimostrato capacità critica e di elaborazione; tutti sono stati animati da curiosità, da desiderio di conoscere e capire; tutti hanno accettato la sfida dell’originalità, di provare a raccontare in modo nuovo le nostre storie. Guardando alla scuola e al nostro paese da qui, dall’interno dal laboratorio collettivo che è stato il nostro concorso, non si può non avere qualche ragione di speranza, nonostante tutto.

Un libro di racconti storici scritti da ragazzi

Considerata la qualità dei dieci racconti finalisti, ci è sembrato opportuno andare aldilà della semplice premiazione. Abbiamo così deciso di impegnarci a rivederli e a pubblicarli in collaborazione con gli insegnanti referenti. Ne è venuto fuori un libricino di valore, con narrazioni a tratti avvincenti ed emozionanti, distribuite in un arco cronologico che, dopo un preludio nel mondo della stregoneria, va dagli avvenimenti della Repubblica Romana del 1848, visti dagli occhi, inaspettati, di una pioniera del giornalismo americano, alle rivolte contadine per la terra nella Puglia degli anni Cinquanta del Novecento. Un affresco con tante storie parallele, con continui richiami anche all’attualità, che ha messo in luce non solo la fantasia degli studenti ma anche la loro capacità di analisi e di ricerca, grazie soprattutto al lavoro degli insegnanti tutor, che, perfetti interpreti degli obiettivi dell’iniziativa, hanno saputo trasmettere ai loro studenti entusiasmo e curiosità. (Grazie alla cortesia degli autori, HL pubblica a parte il racconto vincitore).

Il Novecento è sempre il preferito

Come nell’insieme dei testi partecipanti al concorso, nei racconti presentati nel concorso è prevalsa la storia del Novecento: aspetto che merita di essere sottolineato, considerato che spesso si accusa la scuola italiana di insegnare poco la storia contemporanea. Meno sorprende, invece, che la maggior parte dei testi si confronti con lo strazio senza fine delle guerre e dei conflitti di ogni sorta. E che domini il dolore e la disperazione, più che la gioia e la speranza. D’altronde, non spetta certo a questi racconti dare l’illusione che il nostro sia il migliore dei mondi possibili, ammesso che tale compito possa essere affidato alla narrazione storica, sia essa più o meno intrisa di letteratura.

E l’edizione 2019?

Per la prossima edizione, che è partita da circa un mese e di cui qui si indica il link del bando e gli elementi per partecipare, sarà abolita la delimitazione cronologica al periodo compreso tra il Medioevo e la Seconda guerra mondiale, accogliendo racconti che riguardino l’intera storia dell’umanità (e di conseguenza coinvolgendo anche le prime due classi delle scuole superiori), e sarà ampliato lo spazio a disposizione per il racconto, in modo da favorire la libertà di scelta dei partecipanti anche sul piano delle soluzioni narrative.

L’iniziativa, promossa dall’Accademia dell’Arcadia, dall’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea e dall’Istituto di storia dell’Europa mediterranea del Consiglio Nazionale delle Ricerche, è inserita nell’ambito del progetto Narrazioni di confine, presentato nelle sue varie articolazioni nel sito omonimo.

di Marco Tibaldini

In un piovoso giorno del novembre 2016 mi trovavo a Trastevere con Domenica di Sorbo, dirigente del MiUR: «Ma c’è un modo per poter realizzare dei materiali didattici e raggiungere i docenti di tutto il paese?» – mi disse – «potremmo fare un canale YouTube con il gruppo dei giovani associati a Clio ‘92» risposi così su due piedi.

Youtube e divulgazione storica

Era da qualche tempo che riflettevo su questa possibilità, da quando avevo aiutato un’equipe televisiva di Berlino ad organizzare un viaggio sui luoghi più significativi del fronte italiano durante la Grande Guerra. Stavano infatti realizzando un documentario per raccontare l’evolversi del conflitto settimana dopo settimana, ed il prodotto era poi stato pubblicato su YouTube con tutti i crismi della comunicazione digitale: pagina Fb ed Instagram di supporto, profilo su Patreon e vendita di gadget per ricevere finanziamenti da parte degli spettatori.

In brevissimo tempo, il loro documentario era stato visto da 150 milioni di spettatori in tutto il mondo. YouTube mi sembrò quindi una possibilità piuttosto concreta per diffondere delle idee in modo innovativo, semplice e rapido. Inoltre, a pensarci bene, io stesso lo utilizzavo ampiamente per documentarmi sul canale dell’Oriental Institute di Chicago e sul Curator’s Corner del British Museum.

Appunti di storia

Perciò, ci siamo messi al lavoro. Abbiamo raccolto varie esperienze di studio e ricerca svolte da una pluralità di studiosi, selezionato le unità didattiche e gli argomenti ritenuti meno importanti dai manuali ed infine abbiamo individuato delle fonti letterarie in grado di rivalutarli, spesso traducendole in italiano per la prima volta.

«Sì, ma fate qualcosa di leggero, che non sia la solita conferenza da specialisti» mi sentivo dire dagli insegnanti a cui sottoponevo l’idea. «Si chiamerà Appunti di Storia» – rispondevo – «perché sarà qualcosa di rapido ed agevole, ma carico di significato, come gli appunti che si prendono a lezione!»

C’era però anche un altro ostacolo: la comunicazione audio-video di YouTube è un linguaggio al quale siamo ormai tutti largamente assuefatti, e quindi anche esigenti. Dunque, anche se non potevamo permetterci dei grandi effetti speciali, dovevamo cercare di rendere tutto il più gradevole e scorrevole possibile, poter massimizzare l’effetto della nostra comunicazione ed ottimizzare il poco tempo che si ha a disposizione.

Una struttura didattica multimediale

Questi ragionamenti ci hanno portato a progettare una struttura didattica multimediale: un presentatore calato in un set scolastico, la presenza di elementi visivi come fotografie di reperti archeologici, schemi e mappe animati, disegni in stile cartoon modellati su delle vere fonti iconografiche, insomma abbiamo cercato di inserire tutti quegli elementi che potessero sottolineare, enfatizzare o ampliare la comunicazione verbale.

Dietro le quinte del progetto: una ferrea supervisione da parte di Ivo Mattozzi, i contributi di diversi accademici nazionali ed internazionali, ed infine la competenza narrativa, tecnica e tecnologica di un gruppo di giovani studenti universitari.

L’istituto Zenale & Butinone di Treviglio si è poi reso disponibile ad ospitare il set e gli alunni, che studiano grafica digitale e montaggio video, hanno supportato la realizzazione delle riprese e dei materiali video.

Nelle prime puntate vedrete …

Le prime due puntate sono già online: una presenta il progetto e le sue finalità, mentre l’altra entra subito nel vivo della questione cercando di dare una risposta alla domanda Che cos’è la Storia? Questi due episodi ci danno già un assaggio di quella che è la strategia narrativa del canale: un intreccio audio-visivo, nel quale le illustrazioni animate contribuiscono ad alleggerire il tono del discorso, ma anche a sottolineare, ampliare e completare la partitura vocale.

Gli upload che seguiranno nei prossimi mesi comporranno poi un catalogo di episodi piuttosto variegato: ci sarà una mini-serie dedicata all’epistemologia ed alla metodologia didattica, ricca di interviste a specialisti del settore storico/didattico ed archeologico.

Un’altra serie di puntate invece è stata realizzata in collaborazione con il Sistema bibliotecario Urbano di Bergamo per darci dei consigli di lettura, selezionati con cura dai bibliotecari della “sezione ragazzi”. Sarà online a partire dal gennaio 2019. Poi ancora seguiranno degli approfondimenti tematici dedicati alla Storia antica, realizzati attraverso mappe ed animazioni digitali, cartoon e delle fonti letterarie tradotte in italiano per la prima volta.

Bene! Non vi resta che cliccare sul link e seguire il canale per non perdervi neanche una puntata!

di Tommaso Rossi

Lumsa

L’istruzione universitaria italiana offre molti percorsi post lauream eccellenti nelle discipline umanistiche: in Storia, Archivistica, Archeologia e Storia dell’Arte. Nonostante la ricchezza e la proliferazione di percorsi specifici quali master e scuole di specializzazione manca ancora, però, un’offerta rivolta a coloro che, provvisti di un titolo di laurea magistrale in discipline umanistiche o architettoniche, intendano ampliare il proprio bagaglio di conoscenze alla metodologia della ricerca storica e all’utilizzo e alla consapevolezza delle fonti documentarie, artistiche e archeologiche.

Per tali motivi, dopo un complesso lavoro scientifico di collazione tra i vari percorsi e curricula dei master esistenti in Italia, LUMSA e Accademia Maria Luisa di Borbone hanno pensato ad un nuovo modo di “conoscere” la documentazione presente nei nostri ricchissimi archivi. È nato così il master biennale di 2° Livello in Analisi delle Fonti e Metodologia della Ricerca Storica, che mira a fornire un approccio completo alla metodologia indispensabile a guidare coloro che saranno interessati nel mondo della ricerca. L’idea è quella di introdurre il laureato nell’ambiente della ricerca attraverso insegnamenti specifici e specialistici di Storia, dal Medioevo all’Età Contemporanea, arricchendo il percorso con Storia della Chiesa, Storia degli ordini cavallereschi e Storia delle dinastie.

Il percorso è stato poi arricchito con la conoscenza approfondita dell’Archivistica e pensato come cantiere di esperienze seminariali di stampo teorico e pratico. Uno stage e un elaborato finale concluderanno il master. In definitiva, tale itinerario formativo si propone come orientamento al mondo del lavoro e della ricerca ma con nuovi approcci in particolare nei confronti delle discipline storico-documentarie. Tra gli sbocchi occupazionali sarà possibile ottenere crediti formativi universitari utili per l’abilitazione alle varie classi di concorso per l’insegnamento nella scuola di primo e secondo grado, nonché costituire un titolo di specializzazione per concorsi pubblici.

Coloro che concluderanno il percorso, inoltre, otterranno titoli e conoscenze utili per diventare direttori, dirigenti, funzionari e dipendenti delle pubbliche amministrazioni, in particolare per gli Archivi di Stato, per le Università, per enti pubblici e privati di natura economica, scolastica, documentaristica e di ricerca, enti locali come Comuni e Fondazioni, personale preposto a servizi statistici, a biblioteche, a mezzi di diffusione telematica della documentazione, nonché a ruoli di dirigenza di opere di restauro architettonico per i quali sia prevista non solo la laurea in Architettura, ma anche un titolo specialistico di conoscenza della storia e delle fonti per una corretta ricostruzione “storica” del bene culturale sul quale si lavora. Possibilità di sbocco nella varie soprintendenze archivistiche e bibliografiche, per i beni artistici e architettonici e paesaggistici.

LUMSA e Accademia Maria Luisa di Borbone, inoltre, per permettere un’ampia partecipazione al master, hanno bandito anche due borse di studio a totale copertura delle quote di partecipazione ai corsi. Le iscrizioni terminano il 20 settembre 2018.

Programma del master

Regolamento per la domanda di borse di studio

Modulistica

di Ilaria Sabbatini

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Young Historians Festival è il primo festival italiano di storia rivolto ai ragazzi in età scolare, dalle elementari alla scuola superiore: un festival di storia per ragazzi fatto dai ragazzi. Quella che viene proposta per il 2018 è un'edizione zero. Abbiamo l'intenzione di farlo diventare un appuntamento fisso che qualifichi la città di Lucca nel senso dell'attenzione alla storia, alla formazione e alla didattica.

Lo scambio di filmati youtube tra Pif e lo storico Saro Mangiameli sarà forse ricordato come un esempio di dibattito al tempo della Public History.

Pif, con fare ironico, riconosce allo storico di Catania che le granite della sua città sono più buone (Pif è di Palermo, e l'ammissione gli deve essere costata assai), ma poi dice, col sorriso ma con una sostanziale arroganza: caro Saro, tu dici che la Mafia non aiutò gli americani al tempo dello sbarco? e io dico di sì. Tu hai letto dei libri, e io ne ho letti altri. Saro risponde anche lui con sorrisi e simpatia, ma poi squaderna i libri che "bisogna" leggere, per capire come sono andate le cose. Certo, molti scrivono di storia. Ma poi c'è un dibattito, una verifica. Alcune tesi vengono scartate. Altre sono da considerare accettabili.

La vicenda è stata riassunta e spiegata dallo stesso Mangiameli su "Novecento.org". Chi non ha letto l'articolo, lo legga: e poi vada a controllare quello che ne dice la "Stampa". Qui metto in evidenza il punto dolente. Scrive Andrea Cionci, sul giornale torinese:

"solo da qualche anno, si comincia a parlare delle collusioni tra Forze armate Usa e la mafia italoamericana di Lucky Luciano; il recente film di Pif “In guerra per amore” per quanto sotto le vesti di una commedia romantica, ha avuto il merito di portare finalmente al grande pubblico, in una veste “accettabile”, questo scottante tema".

Quattro righe, una mandria di bufale. Non è vero che "solo da qualche anno" si parla della mafia a proposito dello sbarco americano in Sicilia. Totalmente falso. Quella fu proprio una delle prime favole, messe in giro per tentare di giustificare una bruciante disfatta (insieme con la storia dei tradimenti e delle "navi e delle poltrone" di Trizzino, che tutti leggevano avidamente negli anni '50). Non è vero che quella favola venne dimenticata: anzi fu fatta propria da Pantaleone e quella fu la sua fortuna, perché cominciò a girare anche negli ambienti di sinistra. Ed è così falso che quella storia è stata vittima dell'oblio (quando non della supponenza accademica), che - nonostante le smentite, i libri e i convegni sull'argomento - quando deve parlare di quegli eventi Andrea Cionci la considera vera e loda addirittura Pif, di averla proposta in modo accettabile.

Il bello delle bufale, o se vogliamo nobilitarle, delle post-verità, è la loro capacità di rivoltare le frittate. Qui, se c'è una storia dimenticata o volutamente negletta, è proprio quella degli storici, che hanno ricostruito attentamente quei fatti e che vengono tranquillamente trascurati, di fronte a un regista, che, per quanto simpatico, avrebbe dovuto informarsi meglio, prima di sventolare documenti che, correttamente interpretati, vogliono dire il contrario di quello che afferma.

E c'è un giornalista, Andrea Cionci, che si è ben informato, per quanto riguarda alcuni aspetti dolorosi - e realmente rimossi - di quella guerra (la resistenza degli italiani, gli eccidi americani e le atrocità commesse dalle truppe marocchine), ma, di fronte alla storia della collusione tra mafia e esercito americano, ha pensato che Pif fosse l'autorità definitiva. E ha smesso di sfogliare libri.

http://www.lastampa.it/…/la-vera-storia-dello-s…/pagina.html

Programma dettagliato

Università degli Studi “Aldo Moro”, Bari
Dipartimento della formazione, psicologia, comunicazione (Forpsicom) / Centro di Ricerca Interuniversitaria per l’Analisi del Territorio (CRIAT)

Short Master presso la sede del Dipartimento per la formazione, psicologia, comunicazione, Palazzo Chiaia-Napolitano, Via Crisanzio, 42, Bari

Direttore: Loredana Perla (Università degli Studi di Bari)
Coordinatore: Antonio Brusa (CRIAT)

Struttura dello Short Master:
Il master si compone di 4 moduli costituiti da
-    incontri teorici (venerdì pomeriggio),
-    laboratori didattici (sabato pomeriggio): svolti sui temi delle lezioni
-    Escursioni dimostrative (domenica mattina).

MODULO 1 Introduzione e impianto generale
23-24-25 settembre
Venerdì (15.30-19.30): Introduzione e impianto del corso: Il paesaggio storico come risorsa didattica.
Prolusione di Loredana Perla: il dialogo fra didattica generale e didattica disciplinare
Antonio Brusa: il punto di vista della didattica della storia
Biagio Salvemini: la prospettiva di ricerca

Sabato (15.30-19-30): presentazione dei laboratori
        Valentina Ventura: i giochi didattici
        Giuseppe Losapio: lo storytelling e il laboratorio didattico
Giulia Perrino: i segni sul territorio
Giuliano De Felice: archeostorie
Sergio Chiaffarata: le associazioni che operano sul territorio
        
Domenica mattina: Escursione a Mola di Bari. Un paesaggio di ottomila anni: dal Neolitico a oggi.
        Valentina Ventura/Giulia Perrino/Sergio Chiaffarata (istruzioni dettagliate in sede)
        
MODULO 2 Dalla preistoria fino all’Alto Medioevo
7-8-9 ottobre
Venerdì (15.30-19.30): lezioni
Valentina Ventura: Etnogenesi e spazializzazione
Annarosa Gallo: La territorializzazione romana
Pasquale Favia: Come si destruttura un territorio? Il paesaggio pugliese dal tardoantico al medioevo

Sabato (15.30-19.30): laboratori didattici sulla preistoria, storia antica e alto medievale
Introduzione Antonio Brusa
Lavori di gruppo (esempi, modelli e esercitazioni)
        Valentina Ventura: gioco
        Giuseppe Losapio: storytelling
Giulia Perrino: itinerario turistico
Giuliano De Felice: cortometraggio/app
Sergio Chiaffarata: smartapp

Domenica:Escursione di studio(istruzioni dettagliate in sede)
        Valentina Ventura: gioco sul Neolitico (Lama Conte Valentino)

MODULO 3 Medioevo e prima età moderna
4-5-6 Novembre
Venerdì (15.30-19-30): lezioni
Pasquale Favia: Il riemergere di logiche territoriali nel Medioevo
Saverio Russo: I paesaggi agropastorali aperti, dall’età moderna a oggi
Annastella Carrino: Le “quasi città”, dall’età moderna ad oggi

Sabato (15.30-19-30): Laboratori didattici sulla storia medievale e moderna
        Introduzione Antonio Brusa
Lavori di gruppo (esempi, modelli e esercitazioni)
Valentina Ventura: gioco
        Giuseppe Losapio: storytelling
Giulia Perrino: itinerario turistico
Giuliano De Felice: cortometraggio/app
Sergio Chiaffarata: smartapp

Domenica mattina: escursione di studio
        Sergio Chiaffarata
Viaggiare nel tempo attraverso lo spazio: il villaggio rupestre Bari

MODULO 4_Tarda età moderna ed età contemporanea
18-19-20 novembre
Venerdì (15.30-19-30): Lemmario essenziale del paesaggio contemporaneo
Biagio Salvemini e Rosanna Rizzi: “Insediamento”
Angela Barbanente: “Paesaggio”
Dino Borri: “Pianificazione”

Sabato (16.00-19.00): laboratori didattici sulla storia recente
        Introduzione Antonio Brusa
Lavori di gruppo (esempi, modelli e esercitazioni)            
Valentina Ventura: gioco
        Giuseppe Losapio: storytelling
Giulia Perrino: itinerario turistico
Giuliano De Felice: cortometraggio/app
Sergio Chiaffarata: smartapp
        Discussione finale sulla cittadinanza attiva

Domenica mattina e pomeriggio: escursione di studio
        Sergio Chiaffarata
Paesaggi di guerra e di pace, tra Altamura, Gravina e Corato (istruzioni dettagliate in sede)

Incontro finale: Venerdì 25 novembre 2016 (15.30-19-30)
Vittoria Bosna
Giuseppe Agostino Poli
Viviana Vinci
Loredana Perla: conclusioni

L'estate sta finendo e ci attende un autunno intenso tra Short Master sul paesaggio pugliese e Seminari...buon anno scolastico e buon lavoro a tutti.

Università degli Studi “Aldo Moro”


For. Psi. Com/CRIAT centro interuniversitario ricerca territorio

 

Il paesaggio storico come risorsa didattica per lo studio della storia e della geografia

Short Master

 

Coordinatore: Antonio Brusa (Università degli Studi di Bari)
Direttore scientifico: Loredana Perla (Università degli Studi di Bari)

 

Struttura dello Short Master:

Il master si compone di 4 moduli costituiti da

  • incontri teorici (venerdì pomeriggio),
  • laboratori didattici (sabato pomeriggio): svolti sui temi delle lezioni
  • escursioni dimostrative (domenica mattina).

 

MODULO 1Introduzione e impianto generale

23-24-25 settembre

 

Venerdì (16.00-19.00): Introduzione e impianto del corso: Il paesaggio storico come risorsa didattica.

Antonio Brusa: il punto di vista didattico

Loredana Perla: la prospettiva pedagogica

BiagioSalvemini: la prospettiva di ricerca

 
Sabato (16.00-19.00): presentazione dei laboratori

Valentina Ventura: i giochi didattici

Giuseppe Losapio: lo storytelling e il laboratorio didattico

Giulia Perrino: i segni sul territorio

Giuliano De Felice: archeostorie

Sergio Chiaffarata: le associazioni che operano sul territorio

In plenaria. Viviana Vinci: la valutazione

 

Domenica mattina: Escursione a Mola di Bari

Valentina Ventura/Giulia Perrino/Sergio Chiaffarata

Il paesaggio storico: i segni sul territorio. Mola di Bari dalla preistoria al Novecento.
       

 

MODULO 2 Dalla preistoria fino all’Alto Medioevo
7-8-9 ottobre

 

Venerdì (16.00-19.00): lezioni

Valentina Ventura: Etnogenesi e spazializzazione

Elisabetta Todisco: La territorializzazione romana

Nunzia Mangialardi: Come si destruttura un territorio? Il paesaggio pugliese dal tardoantico al medioevo

 

Sabato (16.00-19.00): laboratori didattici sulla preistoria, storia antica e alto medievale

Introduzione Antonio Brusa

Lavori di gruppo (esempi, modelli e esercitazioni)

Valentina Ventura: gioco

Giuseppe Losapio: storytelling

Giulia Perrino: itinerario turistico

Giuliano De Felice: cortometraggio/app

Sergio Chiaffarata: smartapp

In plenaria: Viviana Vincididattica

 

Domenica: Escursione di studio

Valentina Ventura: gioco sul Neolitico (Lama Conte Valentino)

 

 

MODULO 3 Medioevo e prima età moderna
28-29-30 ottobre

 

Venerdì (16.00-19.00): lezioni

Pasquale Favia: Il riemergere di logiche territoriali nel Medioevo

Saverio Russo: I paesaggi agropastorali aperti, dall’età moderna a oggi

Annastella Carrino: Le “quasi città”, dall’età moderna ad oggi

 

Sabato (16.00-19.00): Laboratori didattici sulla storia medievale e moderna

Introduzione Antonio Brusa

Lavori di gruppo (esempi, modelli e esercitazioni)

Valentina Ventura: gioco

Giuseppe Losapio: storytelling

Giulia Perrino: itinerario turistico

Giuliano De Felice: cortometraggio/app

Sergio Chiaffarata: smartapp

In plenaria, Viviana Vinci: osservazioni didattiche

 

Domenica mattina: escursione di studio

Sergio Chiaffarata

Viaggiare nel tempo attraverso lo spazio: il villaggio rupestre Bari

 

 

MODULO 4 Tarda età moderna ed età contemporanea
18-19-20 novembre

 

Venerdì (16.00-19.00): Lemmario essenziale del paesaggio contemporaneo

BiagioSalvemini: “Insediamento”

Angela Barbanente: “Paesaggio”

Dino Borri: “Pianificazione”

 

Sabato (16.00-19.00): laboratori didattici sulla storia recente

Introduzione Antonio Brusa

Lavori di gruppo (esempi, modelli e esercitazioni)           

Valentina Ventura: gioco

Giuseppe Losapio: storytelling

Giulia Perrino: itinerario turistico

Giuliano De Felice: cortometraggio/app

Sergio Chiaffarata: smartapp

 

Discussione finale sulla cittadinanza attiva

 

Domenica mattina e pomeriggio: escursione di studio
        

Sergio Chiaffarata

Paesaggi di guerra e di pace, tra Altamura, Gravina e Corato

Antonio Brusa

 Ultimi giorni per iscriversi allo short master

 

Il 15 aprile scadono i termini per la preiscrizione. Se raggiungeremo il numero minimo, partiamo. Occorre iscriversi ora, anche se il master inizierà a settembre.

Abbiamo preparato materiali e proposte. Imparerete a usare laboratori, fare escursioni di esplorazione o di gioco; usare delle smart maps e degli short video (e tanto altro), come fare dello storytelling uno strumento didattico. Di ogni proposta, vi verrà mostrato un esempio immediatamente adoperabile e le tecniche per costruirlo. Avrete la possibilità di elaborare un vostro prodotto, con l’aiuto dei nostri esperti.

Abbiamo concentrato questo short master in quattro fine-settimane (venerdi e sabato pomeriggio; uscita domenica mattina), in modo da favorire la partecipazione dei professori (oltre che degli interessati a questa materia). Il calendario sarà, in linea di massima, il seguente:

 I modulo: 23,24,25 settembre
I fondamenti (didattica, storia e pedagogia);
Uscita: riconoscere i segni del territorio

II modulo: 7,8,9 ottobre
Il paesaggio pugliese fra preistoria e altomedioevo. Storia e proposte didattiche
Uscita: una lama neolitica

III modulo: 28,29,30 ottobre
Il paesaggio pugliese fra medioevo e età moderna. Storia e proposte didattiche
Uscita: Il medioevo intorno a Bari

IV modulo: 18,19,20 novembre
Il paesaggio pugliese: oggi e le prospettive. Storia e proposte didattiche
Uscita: la Murgia tra guerra e guerra fredda

Noi abbiamo lavorato. Ora tocca a voi. Il master si farà solo se sarete in numero sufficiente.

Un master didattico per gli insegnanti

Autore: Antonio Brusa

Lo trasformeremo in un'aula di storia e geografia, il nostro territorio. Si partirà dalla preistoria, dai primi insediamenti neolitici, fino ad arrivare alle trasformazioni del presente e alle speranze (e battaglie) per il futuro. Ad ogni tappa si mostreranno i segni della storia e i modi per usarli in classe. E, ad ogni tappa, ci sarà un'uscita sul territorio, per una dimostrazione didattica concreta.

Ci siamo riusciti, finalmente, a dare il via a questo master, con l'aiuto dei colleghi di Pedagogia, di Loredana Perla e di Viviana Vinci in primo luogo; dei colleghi del CRIAT (il centro di studio sul territorio che riunisce tutte le Università pugliesi); e con l'aiuto di un bel gruppo di insegnanti/esperti, che saranno i tutor didattici di questa avventura.

Il master si svolgerà in soli quattro weekend. Ci vedremo il venerdì pomeriggio, per le lezioni storiche e pedagogiche; il sabato pomeriggio, invece, ci saranno le dimostrazioni didattiche e i lavori di gruppo. La domenica mattina si parte.

Inizieremo a lavorare a settembre e termineremo, quindi dopo quattro settimane. A breve pubblicheremo il calendario: ma - ATTENZIONE! - se questa proposta vi interessa, pre-iscrivetevi subito, perché il 14 aprile l'Università chiuderà le adesioni. E, se non riusciremo ad arrivare alla quota minima, ahimé, il master non si farà. Nel link troverete tutti i dati per iscrivervi. Ma - ATTENZIONE BIS! - dal momento che, lo avete capito dalle date, la nostra Università fa di tutto per facilitarvi, quando tenterete di iscrivervi, a meno che non siate dei maghi digitali, non ce la farete.

Non vi scoraggiate. Due colleghe VIviana Vinci (3202247736) e Ilenia Amati (3289626823) si prodigheranno per aiutarvi

http://www.uniba.it/…/…/il-territorio-come-risorsa-didattica

IV meeting internazionale sulla storia e l'insegnamento della storia nell'era digitale

Si svolgerà lunedì' 8 febbraio a Piacenza, nell'auditorium della Fondazione, in via Santa Eufemia 12 il IV meeting internazionale sulla storia e l'insegnamento della storia nell'era digitale. Qui il programma del Congresso e le modalità di partecipazione

 

Corso di formazione per gli insegnanti della Provincia di Macerata promosso dall’Istituto Storico di Macerata

Le premesse

Il dramma delle donne e degli uomini che attraversano il Mediterraneo e l’Europa in fuga da guerre e fame non è nuovo, ma forse i fatti dell’estate 2015 ne hanno evidenziato la decisiva importanza nelle dinamiche del mondo contemporaneo come mai prima. La scuola, luogo di incontro con l’altro e naturale approdo dei migranti più giovani, si fa da sempre carico non solo dell’accoglienza e dell’inclusione, ma anche della comprensione dei fenomeni che stanno dietro ai grandi spostamenti di persone nel mondo. L’insegnante, però, come tutti, di fronte ad un contesto politico e socioeconomico in continua evoluzione, a volte fa fatica a trovare i giusti strumenti di analisi e comprensione di tali fenomeni epocali. L’insegnante, più di chiunque altro, di questi strumenti ha bisogno nella pratica educativa di tutti i giorni. Il corso di formazione “Migranti” si propone di offrire agli insegnanti delle scuole della provincia di Macerata alcuni stimoli, alcune mappe utili a collocare i fenomeni migratori di oggi in una prospettiva sincronica e diacronica, con l’aiuto di storici, geografi, demografi, studiosi di diritto ed economia ed operatori del settore.

Il corso

Il corso si strutturerà in tre moduli di due-tre incontri ciascuno e ogni modulo si svolgerà in una città diversa della provincia, rispettando per quanto possibile una distribuzione omogenea sul territorio.

Ogni modulo affronterà il tema oggetto del corso da tre differenti angolazioni:

-          la prospettiva storica, con l’intento di cogliere le analogie e le differenze fra le migrazioni del passato e quelle attuali;

-          la prospettiva economico-giuridica, per capire il quadro normativo e il contesto economico in cui si inseriscono le attuali “emergenze”;

-          la prospettiva geografica e demografica, allo scopo di provare a individuare i più plausibili scenari futuri.

Ogni incontro sarà così strutturato: breve introduzione di contestualizzazione e di raccordo fra i vari moduli; relazione dell’esperto; dibattito.

I tre moduli si svolgeranno rispettivamente nel mese di gennaio 2016, febbraio 2016, maggio 2016.

Il primo modulo sarà ospitato a Recanati, sede del Museo dell’Emigrazione Marchigiana; il secondo modulo sarà ospitato a Tolentino, presso l’IIS “Filelfo”, il terzo a Macerata nel contesto della manifestazione culturale “Macerata Racconta”.

Comitato scientifico:

Marco Moroni, UnivPM

Paolo Coppari, Rete “Le Marche fanno storie”

Annalisa Cegna, Direttrice ISREC Macerata

Gabriele Cingolani, Responsabile offerta didattica ISREC Macerata

Autore: Antonio Brusa

Per chi insegna storia, ci sono degli argomenti più difficili di altri, perché coinvolgono i sentimenti, le passioni politiche, il senso di appartenenza, o fanno semplicemente orrore. Sono le “Questioni sensibili”. Ogni insegnante ha le proprie. Ma quali sono quelle condivise dagli insegnanti nel loro complesso? Se lo è chiesto un gruppo di ricercatori (storici e psicologi sociali di varie nazionalità), che hanno avviato una ricerca empirica presso i colleghi delle rispettive nazioni.

Chiediamo agli insegnanti di collaborare a questa ricerca, compilando il questionario che troverà allegato. Il numero dei docenti che parteciperanno sarà fondamentale per la validità dei risultati. Capire quali sono le Questioni sensibili più sentite dai docenti è un dato essenziale, per cercare i modi più efficaci di trattarle in classe. Chi vuole collaborare, può scaricare il questionario da questo indirizzo:

https://docs.google.com/forms/d/1jAsqcOxZZLfcZGIpci6VS2QxCixEMxQltrKJHtPeC7g/viewform?c=0&w=1&usp=mail_form_link

Il questionario è anonimo e la compilazione è del tutto libera, nel senso che è possibile saltare delle domande o interromperne la compilazione in qualunque momento, avendo comunque cura di cliccare poi il bottone finale, per inviarlo. La compilazione dell'intero questionario richiede circa trenta minuti. Responsabili della parte italiana della ricerca sono Giovanna Leone e Luigi Cajani, della Sapienza Università di Roma (troverete i loro indirizzi nel link). Chi desidererà conoscere i risultati della ricerca potrà rivolgersi a loro.

Autore: Antonio Brusa


Che cosa c’è che tiene insieme questi argomenti così diversi? Be’, il fatto che sono l’anima dell’ultimo numero di “Mundus”, una rivista di didattica della storia, l’unica esistente in Italia, tanto bella (lo dice chi la sfoglia, non il direttore), quanto sconosciuta: questo lo dice il direttore.

La gran parte degli articoli è concentrata sul medioevo. Si parla della sua influenza sulla moda, ma soprattutto vi sono molte proposte didattiche, fra le quali segnalo il magnifico gioco di Angelo Delli Santi. Si svolge in una città medievale, dopo il Mille. E’ Bari, ma potrebbe essere un qualsiasi altro centro urbano del tempo. Chi gioca, impersona le grandi famiglie che, per svolgere la loro attività (comprare, sposarsi, fare testamento ecc.) hanno bisogno di documenti. Perciò devono darsi da fare con notai e pergamene, con tutto ciò, insomma, che fa la gioia di un diplomatista attuale (o preoccupa lo studente all’esame). I ragazzi apprenderanno il senso e l’uso di una fonte importante, la “carta medievale”, il più delle volte trascurata dalla nostra  manualistica.

Il tema delle Alpi è affrontato in un dossier, curato da Alessandro Cavalli. La corona alpina è esaminata, regione per regione, ma di ognuna di esse si mette in rilievo un tema, di sicuro interesse didattico. Ho trovato (e mostrato agli insegnanti di Trento) che le Alpi sono un deposito didatticamente ricchissimo, che può essere sfruttato dal docente che spiega la preistoria (ad esempio il primo popolamento della Val d’Aosta), o il medioevo (l’insediamento dei Walser o la costituzione delle micro-comunità); l’età moderna, con le sue guerre di religione (le valli valdesi), per arrivare a quella contemporanea, con i paesaggi della Prima guerra mondiale e le questioni di confine, che hanno accompagnato e seguito la tragedia della Seconda.

Infine, la didattica museale. O meglio dei “Piccoli Musei”. L’idea fu di Massimo Tarantini, quando organizzò a Siena l’incontro di una decina di piccole realtà museali italiane. Aveva notato (e poi visitando i siti gli ho dato pienamente ragione) che in questi musei, a volte minuscoli, il personale organizza attività magnifiche. Sopperisce con l’intelligenza didattica alla mancanza della spettacolarità dei grandi musei. E i risultati si vedono, sia nel numero di visitatori (decine di migliaia l’anno: molti di più di tanti siti di pregio italiani) sia nelle idee che, a partire dal loro lavoro, possiamo tradurre in classi e in realtà anche distanti.

Ho avuto, come ho accennato sopra, il piacere di presentare questo numero in una sede eccezionale, il Muse di Trento. E’ andata così bene che vi torneremo (insieme con Romana Scandolari, che lavora appunto in un piccolo museo, quello di Ledro che potete ammirare nella copertina di “Mundus”) per presentare “Il Guinnes dei Primati”, un gioco che vede in competizione uomini e scimmie, per scoprire chi ha dato vita al processo evolutivo migliore (ne parleremo). Il 19 novembre la presento a Torino, grazie alla disponibilità del Cidi, insieme con Giuseppe Sergi e Fabio Fiore.

Poi, se vi viene il desiderio di prenderla, andate sul sito della Palumbo. Vi troverete il primo numero scaricabile e gli altri, magari da acquistare.

L’ISCOP - Istituto di Storia contemporanea della provincia di Pesaro e Urbino e la Biblioteca Bobbato, in collaborazione con MCE gruppo di Pesaro, Labirinto cooperativa sociale, Nuovo Orizzonte, Istituto Gramsci Marchesede di Pesaro, Fondazione XXV Aprile, ANPI provinciale, Società pesarese di studi storici, con il sostegno del CeIS e del Centro Interculturale per la Pace, promuovono una serie di 4 incontri di formazione per docenti e operatori culturali sul tema Vie di fuga. Migranti e rifugiati tra storia e attualità. Tutti gli incontri, secondo il calendario consultabile qui, si terranno presso la Biblioteca Bobbato, Galleria dei Fonditori, 64 (IperCoop Miralfiore - 1° piano). Il corso di formazione è gratuito e gli incontri sono aperti alla cittadinanza.

1946-2016 settantesimo Anniversario della nascita dell'Assemblea Costituente e della Repubblica Italiana. Nell'ambito del progetto del CIDI Torino "Racconta una deputata della Costituente", si terranno due incontri di formazione per docenti e studenti partecipanti al progetto. Mercoledì 18 novembre: Come trasformare l'attualità in oggetto didattico, Laboratorio del tempo presente a cura di Antonio Brusa (Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia); martedì 15 dicembre: Come raccontare biografie per immagini a cura di Paola Olivetti (direttrice ANCR), Chiara Cremaschi (Regista), Federica Tabbò (Museo Diffuso).

Qui la locandina dell'evento.

 

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