Autore: Antonio Brusa


Introduzione a Il mondo economico del bambino

Il mercato-giocattolo incanta più me che mia figlia. E’ perfettamente miniaturizzato, frutta, verdure, pesci, carni. Il piccolo registratore di cassa fa i rumori di una volta, campanelli e suoni di ingranaggi. Giochiamo? Mi dice. Va bene, rispondo. Tieni, allora. Abbassa la manopola, apre il cassetto. Prendi il resto. Scatta il riflesso del padre. Ora ti spiego come va il mondo, faccio per intervenire. Prima prendo la merce, poi pago, poi tu mi dai il resto. Ma la bambina è così sicura, che decido di sopprimere l’istinto e di stare alle sue regole. Prendo il resto, ringrazio e mi metto a comprare. Ci sarà tutto il tempo per capire che il mondo va diversamente.

 

Invece, mi è capitato fra le mani il libro di Anna Emilia Berti e di Silvia Bombi. Il mondo economico del bambino (La Nuova Italia, Firenze 1981). Silvia Bombi lavora alla Sapienza. Annalia (per gli amici) fa le sue ricerche presso l’università di Padova. Psicologa, si occupa da sempre di concetti relativi alla storia e alle scienze sociali e, negli ultimi tempi, sta indagando sul sistema di conoscenze che riguarda l’evoluzione. Cerca in che modo i bambini si approprino di quei concetti e li rielaborino; che differenza c’è fra i loro concetti spontanei e quelli invece usati in ambito scientifico. Sfoglio la prefazione, di Guido Petter, e piombo sull’introduzione delle due autrici. Raccontano una scena vista al supermercato: il bambino consegna una banconota, la commessa gli dà la merce, il bambino fa per andarsene e la commessa lo chiama. Aspetta gli dice, e gli mette tra le mani un bel mucchio di monetine. Prendi il resto. Ecco spiegato il mistero. Mia figlia ci aveva visto tante volte consegnare alle commesse una banconota e riceverne in cambio tante altre, accompagnate da ogni ben di dio. Così funziona il mondo, si sarà detta. Aveva capito, finalmente, da dove i suoi genitori “guadagnano i soldi”.

 

Ci si inoltra in un mondo inaspettato, quando si scopre in che modo i bambini rielaborano gli aspetti economici della nostra vita: la fonte dei guadagni familiari, il lavoro, il commercio, la produzione dei beni. Concetti basilari, facili, alle fondamenta dei nostri ragionamenti economici. Così semplici ed elementari, che pensiamo siano intuitivi. Siamo convinti che si apprendano da sé, tanto sono evidenti. Non è così, ci avvertono le due studiose. Ora lo potrete scoprire anche voi, qui nel sito di HL, dal momento che – essendo il libro fuori commercio – Annalia ha deciso che internet è ormai l’unica via per farlo ancora circolare.

 

Penso di condividere con molti l’impressione che certe cose o si imparano nelle elementari, oppure si farà una fatica immane, per recuperarle da adolescenti. E’ il caso di quelle conoscenze che definirei “grammaticali”, come i concetti economici dei quali parla questo libro. Normalmente non vengono rielaborati e ristrutturati in classe. Normalmente, quindi, restano allo stato selvaggio e formano un solido substrato di misconcezioni, che reinterpreta e spesso banalizza la storia che si studia in classe. E, quel che è peggio, si oppone ad una lettura corretta dei fenomeni economici che affliggono la nostra vita.

 

Dalle ricerche di Annalia ricavo il modello del “negozio con una porta sola”. Esempio: il fruttivendolo. Il bambino immagina che abbia solo la porta principale, dalla quale entra con la madre e compra la frutta. Non sospetta l’esistenza di una porta di servizio, dalla quale la frutta entra. La frutta c’è, semplicemente, nel negozio. Eppure, il bambino conosce le piantagioni, l’agricoltura, il lavoro del contadino. Lo ha studiato. Quello che non sa fare, e che nessuno gli insegna a fare, è il collegamento fra il fruttivendolo e l’agricoltore. Due mondi  appresi separatamente, che restano separati nella sua testa. E resteranno tali, dal momento che, nel prosieguo dei suoi studi, di rado troverà un insegnante che se ne prenderà cura.

 

Queste sono le caratteristiche della strumentazione mentale spontanea. Concetti approssimativi, essenzializzazioni, collegamenti fra concetti inesistenti o del tutto fuorvianti. Mappe mentali infantili? Provate a chiedere in giro, se potete, quali collegamenti “la gente” vede fra spread, lavoro, produzione, debito pubblico e introiti familiari e vi renderete conto che c’è un sacco di lavoro da fare, per creare una solida strumentazione economica diffusa. Probabilmente qualcuno penserà che gli adulti, quelli che votano, sono già fuori causa. Noi della scuola, in mancanza di una seria politica di formazione continua, possiamo provvedere solo alla società futura. Per questo sono utili i libri come Il mondo economico del Bambino

 

Scarica il libro in formato .pdf (14Mb)

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