didattica a distanza

  • "BOARDGAME E DIDATTICA". Corso online dedicato ai docenti di scuola secondaria.

    di Marco Mengoli

    Immagine1 Per chi vuole iniziare

    Il 9 aprile (chiusura iscrizioni l’otto) prenderà il via il corso online sincrono “Introduzione a Boardgame e Didattica” (codice corso Scuola Futura: 142368). Nato sull’esperienza sviluppata prima con le attività all’istituto “Carlo e Nello Rosselli” di Aprilia e poi perfezionata dall’Accordo di Rete “Boardgame e Didattica” che ha visto la prima pubblicazione dei risultati ottenuti lo scorso anno, il corso è destinato a quei docenti di scuola superiore che desiderano approfondire l’utilizzo didattico del gioco da tavolo, o di ruolo, commerciale, cioè non nato esplicitamente per la didattica, all’interno di un ambito scolastico.

    Il corso è aperto a docenti di tutte le materie, compreso il Sostegno, e non sono richieste alcun tipo di conoscenze pregresse in ambito ludico.

    Il percorso verterà su cinque incontri a distanza da tre ore ognuno; ogni giornata di corso sarà formata da una prima parte dedicata alla descrizione metodologica; una seconda introduttiva delle varie tipologie di gioco esistenti e utilizzate (gioco di ruolo, da tavolo, libro-gioco et al.), pensata particolarmente per i docenti completamente acerbi sull’argomento, e una terza parte laboratoriale in cui si applicheranno meccaniche di giochi esistenti alle proprie materie di insegnamento.
    Al termine del percorso si arriverà alla produzione di un’intera Unità Didattica di Apprendimento utilizzando la metodologia del Game Based Learning (Didattica Ludica).

     

    Boardgame e Didattica per le Humanities

    In maggio l’esperienza proseguirà con un secondo corso avanzato dedicato ai docenti di materie umanistiche in cui si presenteranno esempi più specifici di giochi, che si proveranno anche online utilizzando piattaforme dedicate come Boardgame Arena o Rally the Troops!

    Per informazioni si può scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. mentre le iscrizioni si potranno effettuare attraverso il sito Scuola Futura (https://scuolafutura.pubblica.istruzione.it/).

  • BOARDGAME E DIDATTICA. Esperienze di didattica ludica nelle scuole superiori.

    di Marco Mengoli

    COPERTINA LIBRO  Una settimana di didattica ludica

    La didattica ludica all’Istituto Tecnico superiore di secondo grado “Carlo e Nello Rosselli” di Aprilia ha avuto il suo battesimo nel 2015, durante la settimana alternativa, periodo in cui la didattica regolare viene sospesa e sono gli studenti stessi a organizzare sessioni formative particolari in cui si può trovare di tutto, dalla danza hip hop all’ufologia. Quell’anno il docente di inglese Mauro Faina, presidente della storica associazione di boardwargame latinense Casus Belli, ha organizzato una serie di incontri per approfondire le Guerre puniche usando il gioco Command&Colors: Ancient (GMT Games, 2006). Visto il successo ottenuto, la stagione seguente l’attività alternativa è diventato un progetto pomeridiano, la “Wargame School”, svolto insieme a me, docente di italiano e storia.

    Questo progetto, grazie alle molte scatole di gioco della collezione privata di Faina, si è strutturato in un percorso stabile, che prevedeva prima la presentazione della battaglia dell’antichità del pomeriggio cui poi seguiva la simulazione sul tavoliere da gioco.

     

    La boardgame school

    Negli anni successivi, il progetto si divideva tra la Wargame School di Faina, che continuava presentando altre epoche di studio utilizzando giochi come Command&Colors: Napoleonic (GMT Games, 2010), stesso sistema dell’Ancient ma applicato all’epoca napoleonica, o Wings of Glory (Ares Games, 2012) per i duelli aerei delle due guerre mondiali e la Boardgame/RPG School , che ho curato, il cui scopo è stato quello di estendere questa metodologia anche a tipologie ludiche differenti dal boardwargame.

    Entrambi i percorsi cercavano di conciliare lo sviluppo delle cosiddette soft skill, presente in qualsiasi attività di gioco in ambiente controllato, con quello delle hard skill, più centrate sulle discipline curricolari. Nella seconda School vennero così utilizzati giochi come Il gioco di ruolo dell’Orlando Furioso (Rose&Poisons, 2002) od OnStage! Il gioco dell’attore (Das Production, 1995) per le materie letterarie, Roborally (Avalon Hill/Hasbro, 2 ed. 2016) per il coding o Timeline (Asmodee Italia, 2012) per la storia.

     

    “Boardgame e didattica”, una rete per la didattica ludica

    Il 6 marzo 2020, nasceva infine l’Accordo di Rete “Boardgame e Didattica”, su ispirazione di Mauro Faina che, nel frattempo, era divenuto Dirigente Scolastico del liceo “Gaudenzio Ferrari” di Borgosesia (VC). L’obiettivo di questo accordo era quello di mettere insieme le esperienze degli istituti scolastici italiani desiderosi di utilizzare, sperimentare e condividere l’utilizzo della didattica ludica all’interno del loro percorso scolastico. Da questo Accordo di Rete è nato il volume omonimo che qui presento.

    Il testo, presentato al convegno “Play History” dell’Università di Genova, tenutosi presso Modena Play 2023, si apre con un’introduzione di Mauro Faina che presenta alcuni suggerimenti e cinque lesson plan per utilizzare il wargame nelle scuole secondarie. A questa seguono i risultati degli anni di sperimentazione tenuti presso la scuola Rosselli di Aprilia, coordinati da Alan Mattiassi, psicologo ludico, durante i quali si sono confrontati gli apprendimenti di una classe che utilizzava prevalentemente il Game Based Learning con quelli di una classe che utilizzava altre metodologie.

     

    Scuole che collaborano ludicamente

    Le altre esperienze scolastiche presentate sono quelle di Sergio Quaranta, insegnante di italiano e latino presso il liceo “Eugenio Montale” di Pontedera (PI), che ha fatto costruire un librogioco ai propri studenti dedicato alla Divina Commedia, mentre per quanto riguarda la scuola secondaria di primo grado viene presentato il progetto della scuola “Cilea-Mameli-Rodari” di Caivano (NA) che è partito come attività a distanza per la socializzazione durante la Pandemia ed è arrivato a coinvolgere più di quaranta studenti in attività collegate con il gioco in tutte le sue forme.

    Seguono poi due esperienze universitarie, realizzate dai laboratori del Centro di Ricerca sul Gioco dell’UNIGE, coordinati da Renzo Repetti e il seminario sul game design dell’Università degli Studi di Torino di Giaime Alonge.

    Chiudono il volume due proposte di giochi educativi preparate dai game designer Nicola Contardi di Europa Simulazioni e Donato Maglionico, prima delle conclusioni presentate dal dott. Alan Mattiassi, game psychologist, che si occupa della consulenza scientifica all’interno dell’Accordo di Rete.

    Per chi fosse interessato, il testo, del costo di euro 12,00, può essere richiesto direttamente all’Editore, Chillemi Books, http://www.edizionichillemi.com/catalog/42/chillemi_books.

  • Il videoconcilio di Trento in Dad. Ovvero: se il Papa avesse avuto internet, sarebbe bastata una mezzoretta?*

    di Raffaele Guazzone

    Una premessa, doverosa, breve e (poco) polemica

    Per molti insegnanti la scuola è finita dopo le vacanze di carnevale. Per molti altri invece, è cominciato qualcosa di diverso. È arrivato quel momento terrorizzante ed eccitante in cui – per cause di forza maggiore – programmi, libri, verifiche ed interrogazioni restano nel cassetto, e bisogna inventarsi qualcosa di nuovo. Non so dire cosa resterà nel mondo della scuola di questi mesi complicati, così come non so ponderare le ricadute nel tempo di questa didattica a distanza.

    Vivo quotidianamente sulla mia pelle (e su quella dei miei ragazzi) le difficoltà della situazione, ma non ho nessuna intenzione di stare ad aspettare, di trincerarmi dietro ad un ovvio “non è lo stesso, se non siamo in classe: era meglio prima”. Un po’ perché non ci sono molte alternative alla didattica a distanza, e lo dico da docente, non da epidemiologo; un po’ perché non è che le cose andassero poi così bene nel mondo della scuola: i buchi enormi della didattica a distanza, leopardianamente, ci fanno dimenticare troppo rapidamente le criticità che abbiamo sperimentato fino a ieri.

    Distanze e tecnologie

    La chiusura delle scuole ha obbligato anche i docenti più refrattari a confrontarsi con le nuove tecnologie. Non è questa la sede per ripercorrere la cronistoria, ma confesso che ho riso e pianto tantissimo grazie ai commenti dei colleghi. Queste pagine hanno già ospitato alcune delle mie riflessioni (ad esempio a proposito del tablet o sulla didattica ludica), posso sintetizzare così il sugo di tutta la storia: secondo me la tecnologia deve permetterti di fare meglio quel che già fai in presenza, oppure permetterti di fare qualcosa che in classe non potresti fare.

    E ora che la classe, così come la conoscevamo, non c’è più, e che la tecnologia pervade la nostra quotidianità didattica, è fondamentale concentrarsi proprio su quest’ultimo aspetto: cosa puoi fare di diverso?

    Italia 2020: fuga dalla cameretta

    L’unità didattica che sto affrontando in Storia nelle mie classi terze riguarda Riforma e Controriforma.

    Papa Paolo III1 Sebastiano Ricci, <em>Papa Paolo III ha la visione del Concilio di Trento</em>. Olio su tela, 1687-1688,Piacenza, Musei Civici

    Per mia (piccola) esperienza le tesi di Lutero e più in generale le dispute teologiche non sono precisamente l’argomento più affine al sentire di un sedicenne medio, specie se ha scelto un professionale (insegno in un alberghiero), specie durante una pandemia. Ho deciso di portare comunque avanti parte del programma, partendo però da un intimo sentire che accomuna nel profondo sia me che i miei ragazzi: tutti vorremmo essere altrove, in questo momento. Vorremmo essere altro rispetto a ciò che ci detta la quotidianità.

    Solo il dove e il come ci separano veramente, e sta a me come docente, sceglierli per la mia classe: decido di portarli a Trento nel 1563 per portarli via dall’Italia del 2020, anche solo per un po’, e il compromesso mi pare accettabile sia dal punto di vista didattico che umano.

    L'attività

    Dopo un ciclo di sei video nei quali sintetizzo la questione della riforma luterana, la frattura col Papa, la scomoda posizione dell’Imperatore e le reazioni da parte di nobili e contadini tedeschi, chiudo la narrazione descrivendo i lavori e le decisioni prese dal Concilio di Trento. Affido poi alla classe due attività di approfondimento: la prima è una presentazione di gruppo online sugli altri riformatori, la seconda è un lavoro individuale di riflessione sul dibattito nato in seno alla Chiesa dopo lo strappo della protesta tedesca.

    Devo pensare però a qualcosa che obblighi i ragazzi a mettersi in gioco. Non voglio correre il rischio di leggere degli sterminati copincolla da Wikipedia: come ho già fatto diverse volte in classe, li obbligo ad interpretare un gioco di ruolo, costringendoli nello specifico ad immedesimarsi in un ipotetico partecipante al Concilio, che deve esprimersi pubblicamente davanti all’assemblea. Occorre studiare, scriversi un discorso (anche breve) e prepararsi al dibattito, sapendo che ci sarà parecchio da litigare, anche perché i lavori saranno presieduti dal Papa in persona, cioè da me.

    Questo è il testo che ho inviato in piattaforma, con la richiesta di produrre un elaborato scritto entro la data fissata per la videoconferenza nella quale avremmo fatto il gioco di ruolo.

    Simuleremo i lavori del Concilio di Trento, che vide i partecipanti dividersi e scontrarsi (anche animatamente) sulle varie proposte per reagire alla riforma luterana. Sarai chiamato ad interpretare uno dei partecipanti all'assemblea, e ad esprimerti pubblicamente sulla tua posizione in merito. Pertanto, devi prepararti come segue:

    1. Studia con attenzione la parte relativa alla situazione della chiesa nel '500
    2. Studia con attenzione la parte relativa alla dottrina di Lutero
    3. Studia con attenzione la parte relativa al Concilio di Trento
    4. Scrivi un breve discorso, ispirandoti a una delle tre seguenti linee di pensiero (prosegui la traccia che ti lascio come esempio):

    GLI INTRANSIGENTI: "Bruciamolo! La nostra santa Chiesa si è sempre comportata in maniera perfetta, perché... Lutero invece è un eretico che merita il rogo, perché..." (continua specificando perché il Papa ha ragione e Lutero torto, secondo te. Preparati a litigare con chi non sarà d'accordo). Se scegli questa posizione vestiti di NERO.

    I CONCILIANTI: "Lutero sbaglia nel suo modo di agire, ma ha ragione su molte cose, ad esempio... Il santo padre dovrebbe approfittare dell'occasione per aggiustare ciò che non funziona nella nostra Chiesa, ad esempio..." (Pur rimanendo fedele al Papa, devi indicare quali aspetti apprezzi del pensiero di Lutero e perché, oltre ad evidenziare i problemi della Chiesa, preparandoti a difenderti dagli attacchi di chi ti è contrario). Se scegli questa posizione, vestiti di BIANCO.

    GLI SCISMATICI: "Lutero ha assolutamente ragione! Era ora che qualcuno dicesse le cose come stanno, perché la Chiesa da troppo tempo ignora problemi come... Lutero invece propone risposte sicure, ad esempio..." (Sostieni le posizioni di Lutero criticando quelle del Papa e di chi lo sostiene.

    Puoi accusare duramente il pontefice e i suoi seguaci, che però non esiteranno a difendersi). Se scegli questa posizione, vestiti di ROSSO.

    Dopo aver scritto il discorso (non troppo schematico, ma nemmeno un poema! ricordati che dovrai leggerlo ad alta voce o comunque interpretarlo) caricalo in piattaforma.

    5. Prepara il tuo vestito da cardinale/vescovo/nobiluomo, utilizzando il colore della fazione che hai scelto di rappresentare. Basta anche una semplice maglietta o un asciugamano in testa, ma usa la fantasia. Ricchi premi per il costume più accurato. Per ogni dubbio, scrivimi pure. Buon lavoro.

    Il setting

    L’idea del lavoro non è semplicemente scrivere un discorso e interpretare un personaggio: è interagire, dibattere, litigare (cosa che ai miei ragazzi viene benissimo). In questo senso, il testo del Concilio di Trento diventa un pre-testo per far socializzare agli alunni sia le proprie conoscenze che le proprie capacità di comunicazione.

    Sono stato quindi particolarmente attento alla costruzione del setting, tra il serio e il faceto.

    Mi sono costruito un costume da Papa con tanto di tiara d’argento (pellicola d’alluminio, ovviamente), con quella cura meticolosa anche per le cose piccole che la quarantena ci sta finalmente insegnando ad avere, ho preparato un cartiglio ironico e una colonna sonora filologicamente accettabile per accogliere i miei alunni al momento della connessione, mi sono calato la maschera e disposto all’attesa.

    Quello che è successo lo potete vedere qui. Costume da Papa2. Il costume da Papa

    Il dibattito

    In sintesi, il dibattito è stato partecipato, serrato e divertente, anche perché la mia interpretazione spesso sopra le righe di papa Pio IV ha coinvolto i ragazzi e mantenuto saldo l’orizzonte della discussione.

    Ho dovuto fare alcune semplificazioni e forzature: nel gioco immaginiamo di essere all’ultima seduta del Concilio e parliamo di Lutero come fosse vivo, alludo all’imperatore Carlo V anche se ha abdicato da quasi dieci anni; spesso spingo sul tasto delle indulgenze come necessarie per il restauro di San Pietro, quando il cantiere era già avviato, infine la Missa Papae Marcelli di Palestrina che funge da sigla di apertura è di poco successiva alla chiusura del Concilio, ma mi piaceva cogliere l’occasione per ribadire le conseguenze della Controriforma anche in campo artistico.

    Rotta la timidezza iniziale e accettate le regole del gioco, i ragazzi si sono sciolti e hanno aperto pieghe inaspettate nella narrazione che abbiamo improvvisato insieme.

    Abbastanza inverosimile ad esempio la presenza di ortodossi al Concilio, ma il contributo dell’alunno bielorusso, che si improvvisa patriarca e fa notare a tutti come solo i cristiani orientali sappiano qual è la vera interpretazione del messaggio di Gesù, è un colpo di genio. Preziosa anche la presenza di un alunno di religione ebraica, che mi ha dato l’occasione per far riflettere i ragazzi sulle dinamiche di lungo periodo che stanno a monte dell’antisemitismo novecentesco, e per ragionare sul fatto che il desiderio di conciliare una frattura teologica sia distante anni luce dall’apertura ad una più generale tolleranza in materia religiosa.

    Papa Pio IV3. <em>Ritratto di Pio IV</em>, cerchia di Tiziano <br/>Cantalupo in Sabina (Rieti), Collezione Camuccini

    Manca il terzo monoteismo: non ho affrontato la questione della minaccia ottomana inserendo anche l’Islam nell’agone semplicemente perché non ho ancora toccato l’argomento nelle mie lezioni. Piuttosto improbabile infine la presenza di delegati luterani nella fase finale dei lavori; realistica invece la loro posizione di minoranza.

    Il debriefing

    Al termine del gioco di ruolo, ci siamo soffermati ad analizzare quanto era emerso dalla nostra discussione. Al netto delle semplificazioni operate da me per evitare la dispersione dei contributi e concentrare gli sforzi dei ragazzi verso la costruzione di un discorso coerente, il dibattito si è imperniato fondamentalmente sulla questione delle indulgenze e del ruolo delle opere, non tanto su temi dottrinali realmente al centro del Concilio di Trento. L’esito era piuttosto prevedibile, questi sono gli aspetti che maggiormente colpiscono i ragazzi quando in classe si affronta l’argomento della Riforma. In più, ho teatralizzato molto il ruolo di un papa attaccato ai soldi, semplicemente perché la cosa era divertente, e ridere aiuta ad entrare in quella dimensione di flusso che accomuna sia il gioco che lo spettacolo, come spiega l’antropologo Victor Turner (Dal rito al teatro, Il Mulino, Bologna, 1982).

    La semplificazione è necessaria, per riconnettere il Concilio al più ampio gioco dei poteri politici dell’Europa cinquecentesca. Se è vero che a Trento si parla di teologia, è altrettanto vero che Riforma protestante e cattolica sono anche occasioni per prese di posizione politiche, che condizioneranno tutta la storia dell’Europa nell’età moderna: si pensi alle guerre di religione e alle motivazioni più profonde di tali conflitti.

    Il videodebriefing

    Aver registrato la videoconferenza infine fornisce uno strumento prezioso ai ragazzi: al di là del narcisismo sempre connesso quando si parla degli adolescenti e del rapporto con la dimensione pubblica della loro immagine, riascoltare la discussione è un buono strumento per valutare a posteriori la propria preparazione sui temi del dibattito, e per andare a cercare per differenza quali sono i contenuti mancanti (uno su tutti, i termini teologici della disputa fra Lutero e la Chiesa), sui quali è bene soffermarsi meglio in fase di studio individuale per la verifica finale.

    Copertina4. La copertina del libro di Victor Turner

    Quel che non puoi fare in classe

    Questa attività non sarebbe stata possibile in classe, almeno non in questa forma. Gli alunni coinvolti sono particolarmente collaborativi in linea generale, tra noi si è sviluppato un rapporto di fiducia e sono abituati ai miei istrionismi, così come alla dimensione ludica di alcune attività che ho proposto in precedenza. Ma difficilmente avrebbero accettato di camuffarsi, se fossero stati a scuola. Troppo pesante sulle spalle di un adolescente, il giudizio degli altri. Anche in un contesto accogliente come questa classe. Essere a casa, soli nella propria camera, sostanzialmente nascosti seppure visibili, ha creato invece le condizioni necessarie per rompere il tabù della vergogna.

    Quando ho proposto l’attività non ero certo che tutti avrebbero accettato di vestirsi a tema, anche se la richiesta era piuttosto semplice (indossa un capo del colore relativo alla fazione che intendi sostenere), eppure tutti hanno raccolto l’invito, sorprendendomi. Tutti hanno accettato di recitare una parte, senza remore eccessive.

    Dietro la maschera

    Indossare una maschera non è un gesto banale. Prevede, ad esempio di spogliarsi, mettere da parte la propria identità, anche solo un poco, mostrarsi nudo di fronte ai compagni, sapendo che sono nudi anche loro, perché tutti decidono di essere qualcosa che non sono. E quando ti ritrovi nudo in mezzo agli altri, inizi a mettere da parte differenze, a dimenticarti di molte cose superflue, a partire dal pesante giudizio di chi ti circonda. È un processo che in presenza costerebbe fatiche incredibili e comporterebbe tempi eterni, specie per dei ragazzi fondamentalmente fragili come gli adolescenti con cui lavoro. Ma nel recinto sicuro delle loro camerette qualcosa è successo, e una barriera è caduta: tutti, davvero tutti hanno partecipato. Anche i più timidi, i più imbranati, quelli che a parlare in pubblico vanno nel panico, quelli che appena li chiami in classe diventano paonazzi, quelli che ad interrogarli ti senti il Grande Inquisitore e devi rimandarli al posto tre o quattro volte prima di strappargli un numero di risposte sufficiente a stabilire una valutazione.

    Videoconferenza5. Uno screenshot della videoconferenza

    Questo virus ci ha chiuso in casa, ci tiene lontani, mina il nostro presente e il nostro futuro, ma apre anche piccole porte dentro di noi. C’è chi non ha il coraggio di affacciarsi, perché ha paura del vuoto; c’è chi invece sta oliando i cardini per far uscire il proprio sé – ancora nascosto, per il momento, dalla maschera di quel grande gioco di ruolo che in fondo è la scuola.

    Il teatro dentro la classe

    Ma non sono solo i ragazzi a spogliarsi, in questa attività. Ci sono anche io. Non credo di essermi dato in pasto ai loro commenti come giullare, ma ho cercato di essere una guida, una specie di master se il nostro fosse stato “solo” un gioco di ruolo. Per questo sono stato molto attento a creare un setting elaborato nei limiti delle possibilità del mio appartamento: il gioco chiede serietà e precisione per rompere la barriera dell’incredulità e coinvolgere i partecipanti. E per poter giocare a scuola – anche a distanza – la prima barriera che va infranta è proprio quella della quarta parete che separa la cattedra dai banchi. Spogliarsi delle nostre identità, mostrarsi nudi di fronte a quello che non è più pubblico, ma parte della compagnia di giro, indossare una maschera e cominciare la recita (non è un caso che l’inglese usi la stessa parola per definire le azioni della rappresentazione scenica e del gioco).

    Foto6. Bread and Puppet Circus, foto di Walter S. Wantman

    Non sto parlando del lavoro di gruppi della post-avanguardia come il Living Theater o Bread and Puppet sto parlando della scuola e di un paradigma da ridiscutere, utilizzando anche gli strumenti del teatro – o del cinema, se la distanza lo impone. E mai probabilmente avremo un’occasione, drammatica ma necessaria come quella che stiamo vivendo, per farlo davvero.

    Sopperite alle nostre deficienze
    con le risorse della vostra mente:
    moltiplicate per mille ogni uomo,
    e con l’aiuto della fantasia
    createvi un poderoso esercito.
    Quando udrete parlare di cavalli
    pensate di veder cavalli veri
    stampar l’orme dei lor superbi zoccoli
    sopra il molle terreno che le accoglie.
    Sarà così la vostra fantasia
    a vestire di sfarzo i nostri re,
    a menarli dall’uno all’altro luogo,
    saltellando sul tempo,
    e riducendo a un volger di clessidra
    gli eventi occorsi lungo diversi anni […]
    William Shakespeare, Enrico V

     

    * Esperienza realizzata nella classe 3ARP dell’Istituto di Istruzione Superiore “Luigi Cossa” di Pavia il 24 aprile 2020.

  • MEME-NTO MORI. Ovvero come sfottere papi e imperatori al tempo dei social (e leggere attentamente il manuale)

    di Raffaele Guazzone

     

     

    Per un insegnante di storia la cosa più divertente sui social sono i meme sul Medioevo. Sfido qualsiasi collega a provare il contrario. Non sono solo io a dirlo: parlano i dati di accesso di pagine come Feudalesimo e Libertà pseudopartito filomedievale con tanto di merchandising a tema, oppure Alessandro Barbero noi ti siam vassalli, direttamente connesso alla crescente popolarità del docente universitario – il primo a guardare con ironia al suo strano ruolo di pop-star della storia, dimostrando in molti dei suoi interventi che è possibile fare divulgazione corretta e piacevole, anche ridendoci un po’ su.

    Ciò che più colpisce dei meme che circolano in rete, che sono ovviamente prodotto di appassionati e non di professionisti del settore (anche se forse qualche collega ci si trastulla volentieri…) è l’originalità, l’attualità e il lavoro di documentazione che spesso si nasconde dietro a quella che non è una semplice presa in giro, ma una forma di analisi del contemporaneo usando la storia non come pretesto, ma come punto di confronto.

    Piccola storia dei meme

    Il meme è forse la forma più bella e attuale di riappropriazione della cultura permessa dalla rete. È efficace, diretto, divertente, non guarda in faccia a nessuno, è facilissimo da realizzare, può diventare virale in un secondo e ciascuno può ri-manipolarlo a proprio piacimento. Sono quasi disposto a scommettere che fra 30 anni in università attiveranno un corso di Filologia del meme, e mi dispiace di non avere le competenze per aderire al bando di concorso, se mai lo pubblicheranno

     

     

    fig1Fig.1 Vignetta pubblicata nel 1919 dalla rivista satirica dell’Università dell’Iowa Wisconsin Octopus1921: forse il primo meme della storia. Fonte

     

     

    Ecco una rapida rassegna sull’origine del termine.

    Ciò che più mi interessa del meme, come fenomeno di comunicazione di massa, è il suo aspetto satirico e i suoi rapporti con il potere. “Feudalesimo e libertà” parte proprio da questo punto di vista: criticare la situazione politica attuale in chiave di confronto ironico con il passato, sbeffeggiando evidentemente chi questo confronto lo fa coscientemente, senza sapere granché di storia. Trollare chi sostiene che stiamo tornando al medioevo proponendo soluzioni pseudomedievali come agenda politica di radicale alternativa mi sembra geniale al di là della perizia storica delle informazioni su cui si basa la presa in giro e del latino/volgare maccheronico di cui ciascun meme è corredato.

     

     

    fig2Fig. 2 Contro l’abuso del medioevo e infografica di pseudopropaganda, 6 dicembre 2020. Fontefig3Fig. 3 Contro l’abuso del medioevo e infografica di pseudopropaganda, 4 dicembre 2020. Fonte

    Siamo di fronte a una tecnica nuova per una dinamica vecchia: parole e immagini per prendere in giro chi conta nella società, amplificate dalla velocità della rete e moltiplicate in modo esponenziale grazie alla facilità di manipolare, ricombinare e variare contenuti di partenza. Non sempre l’esito finale è all’altezza delle possibilità dello strumento, ma dobbiamo riconoscere che viviamo nel secolo migliore per prendere in giro il potere. Paradossalmente è proprio da questo punto che anni fa è partito il percorso di Beppe Grillo, oppure la fulminante carriera del neo-presidente ucraino Zelensky e comunque si valutino quelle esperienze, bisogna riconoscerne la novità nel panorama politico.

    Sfottere il potere

    La storia dei meme meriterebbe un bello studio interdisciplinare fra sociologia, arte, storia e comunicazione. Non è questa la sede e non posseggo le competenze per farlo. Nella programmazione di storia però ciascuno di noi dedica ampio spazio all’analisi delle forme del potere nel corso dei secoli, e una buona integrazione con letteratura consente di mettere in evidenza i contrasti fra cultura e potere: poeti, drammaturghi, pamphlettisti e rivoluzionari hanno versato fiumi d’inchiostro per criticare chi governa (non sempre nei limiti della libertà di parola). Le opere che generalmente hanno più successo, sia tra il pubblico dell’epoca che fra i nostri banchi, sono quelle in cui gli autori denunciano l’establishment a suon di battute, parodie e sberleffi.

    Introducendo la storia della letteratura, dedico sempre una lezione al ruolo dei giullari, riscuoto ovazioni leggendo i consigli di Gargantua su come pulirsi il sedere, e ai ragazzi lo scontro fra cattolici e protestanti arriva meglio con i grotteschi manifesti di propaganda di ambo le parti che con le analisi delle tesi di Lutero. Questi, peraltro, collaborò attivamente con Lucas Cranach per raggiungere un pubblico più vasto delle corti.  La storia della collaborazione fra Lucas Cranach e Lutero, corredata dalle immagini si trova qui.

     

     

    fig4Fig. 4. Due fedeli poco propensi a sottomettersi al rito del bacio del piede, mostrano al Papa tutto il loro disappunto. Incisione seicentesca da Lucas Cranach, su un’idea di Lutero stesso. Fonte

    Mi sembra impossibile spiegare il sistema industriale senza far vedere Tempi moderni di Chaplin, che si possano affrontare le trasformazioni dell’Italia dopo il boom economico senza Fantozzi. La lista è provvisoria, ma potrebbe arricchirsi all’infinito. Il punto è che prendere in giro non è mai un’operazione neutra: significa sempre, nella storia della cultura, confrontarsi criticamente con un tema, una figura, una situazione, prendere una posizione, ed esprimere il proprio dissenso con uno strumento differente ma altrettanto efficace del dibattito politico. Fare la storia del potere implica anche fare una storia della contestazione al potere stesso: dal punto di vista dell’efficacia, la satira vale quanto un proclama rivoluzionario.

    L’attività

    Nel corso della programmazione per il terzo anno (la classe è la 3ERR dell’Istituto Cossa di Pavia, lavoro nell’indirizzo alberghiero) ho inserito un’unità dedicata al contrasto fra papato e impero dal 1000 al 1300. Nel percorso emergono figure che purtroppo non si ha mai il tempo di approfondire a tutto tondo, sulle quali spesso ho assegnato ricerche individuali. Quest’anno, complici i tempi diversi della didattica a distanza e la necessità di proporre attività che coinvolgano gli alunni senza obbligarli ad ascoltarmi per ore con le loro precarie connessioni e i loro strumenti, ho modificato la proposta: visto che leggere wiki-relazioni copiate annoia anche me, ho chiesto ai miei alunni di prendere in giro uno dei personaggi che abbiamo incontrato sul manuale. La scelta è caduta su tre imperatori (Ottone I, il Barbarossa e Federico II) e tre papi (Gregorio VII, Urbano II e Bonifacio VIII).

    Ho creato una bacheca con Padlet, scegliendo il layout a colonne (la pagina è pubblicamente consultabile a questo indirizzo). Per ciascun personaggio poi ho aggiunto tre etichette, sotto le quali inserire le informazioni e le deduzioni frutto della ricerca di ciascuno dei gruppi tra cui ho diviso il lavoro: problemi da affrontare, punti di forza e punti deboli.

    Al termine della prima fase, dedicata all’analisi, i ragazzi hanno raccolto delle immagini da cui partire per elaborare l’output finale. Ho incentivato la loro creatività aggiungendo una ultima colonna, con alcuni esempi che man mano incontravo in rete.

    Ho creato poi delle stanze con Google Meet, per consentire a ciascun gruppo di riunirsi, fare un brainstorming, riflettere sul ritratto ideale del personaggio ottenuto durante la ricerca, esprimere e idiosincrasie e intuizioni di ciascuno nella valutazione vizi e virtù del protagonista prescelto, progettare l’immagine e la battuta di commento.

    Molti dei partecipanti erano già capaci di produrre meme in autonomia. Io comunque consiglio l’uso del software libero imgflip, che tra le altre cose permette facilmente di comporre e modificare immagini, testi, oltre che attingere ad un repertorio di immagini virali che i ragazzi ben conoscono e che sono liberi di utilizzare per integrare o sostituire la ricerca iconografica svolta in precedenza.

    I loro capolavori sono poi stati postati sullo stream di classroom. Qui pubblico gli esemplari più rappresentativi.

    L’attività è stata valutata come verifica formativa, usando come indicatori l’output finale, considerato sia per originalità che per coerenza storica, la cooperazione all’interno del gruppo, i materiali preliminari di ricerca pubblicati sulla bacheca di Padlet.

     

     

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    fig10

     

     

     

    Usare bene il testo (e il contesto)

    Il testo principale del laboratorio è il manuale, che i ragazzi devono usare in maniera critica. I campi da compilare per ciascun soggetto implicano non una mera ricerca di fatti, ma una riflessione: non basta per esempio sapere che Urbano II lancia la prima crociata, bisogna ricostruire i problemi alla base dell’evento – in particolare, il tentativo di rafforzare ulteriormente la figura del papa nella diatriba con l’imperatore e la nobiltà europea. Bisogna insomma effettuare un’operazione di valutazione rispetto alle nozioni selezionate sul libro di testo. Cosa ci dice l’episodio dello schiaffo di Anagni su Bonifacio VIII? E sul suo successore, l’attuale papa Francesco, animato da una retorica dal tono abitualmente bonario, di cui però diventano spesso virali immagini che intenzionalmente rovesciano l’atteggiamento originario? Emblematica a tal proposito la diffusione della sua reazione alla fedele asiatica che lo strattonava in piazza San Pietro oppure l’intervento sul caso Charlie Hebdo (se uno “dice una parolaccia contro mia mamma, si aspetta un pugno”, dice in un’intervista a Marco Ansaldo pubblicata su Repubblica), al quale viene spesso associato un altro scatto che ha fatto ironicamente il giro del mondo, che però è stato probabilmente estrapolato da un’omelia in piazza San Pietro e decontestualizzato.

     

    fig11Fig. 11: Fontefig12Fig.12: Fonte 

    Progettare la presa in giro

    La parte finale del lavoro prevede l’elaborazione di un giudizio – anche a partire dalla sensibilità personale – sul malcapitato potente assegnato al gruppo. Per prendere in giro qualcuno, che ci animi la bonomia o la cattiveria, le linee d’azione sono sempre due: ingigantire i difetti o sminuire i pregi. Dinamiche adottate costantemente dagli autori dei meme che circolano in rete, con sfumature che vanno dal rovesciamento carnevalesco, all’iperbole, alla parodia, alla citazione postmoderna, al costante collegamento con la contemporaneità

     

     

    fig13Fig. 13 L’assedio al Campidoglio rivisto da Feudalesimo e libertà in data 10 gennaio 2021. Fonte

    Sfottere però non è un’operazione banale, a meno di non scadere nel triviale: implica consapevolezza, analisi, giudizio critico. La raccolta di informazioni preliminare è identica, come si è visto, a qualsiasi ricerca di approfondimento, quello che cambia è lo scopo: non spiegare, ma irridere, passando attraverso quella che tutto sommato è un’argomentazione di contenuti e di fatti storici, solo restituiti in una prospettiva ribaltata.

    Ricordati che devi morire

    L'idea è di prendere in giro i soggetti per i loro difetti e per le manie di grandezza, o di scherzare sul loro ruolo. Ma per farlo bisogna conoscerli, bisogna analizzare i fatti che li riguardano, le decisioni e le politiche intraprese.

    Non basta: bisogna empatizzare con i personaggi scelti, calarsi nei loro panni, cercare di interpretare il loro carattere alla luce delle fonti e dei fatti storici. E poi ribaltare completamente la prospettiva, per prenderli in giro, contaminando l'iconografia e l'immagine mentale che gli alunni hanno sviluppato nel corso del laboratorio con il quotidiano, con il gioco del meme.

    Insomma, un processo più evoluto che disegnare i baffi al papa o le corna al Barbarossa. Come ci insegna la pop-culture (sempre che questo termine abbia un senso - un senso univoco, intendo), se un graffito non è un semplice scarabocchio sul muro, anche la progettazione e la realizzazione di uno sberleffo come un meme può diventare un laboratorio di storia. E anche forse un processo politico, attraverso il quale lo studente di appropria del contenuto disciplinare trasformandolo con un linguaggio che è decisamente più suo che quello di chi scrive.

    L’ironia del meme insomma, giullarescamente, ci insegna che la storia non è fatta solo di papi e imperatori, e che a concentrarsi solo su quelli si perdono il divenire degli eventi, le trasformazioni di grande periodo ma anche la vita quotidiana degli individui. A scuola parliamo troppo di papi e poco delle pasquinate, troppo di Federico II e poco di chi lo prendeva in giro (siamo ancora qui a interrogarci sull’identità di Cielo/Ciullo d’Alcamo e sulla vera natura dei suoi testi); parliamo troppo del potere e poco, pochissimo del rapporto che la gente comune aveva con esso. Al di là di dei progetti magniloquenti, anche una attività piccola e agile come questa potrebbe rappresentare un passo avanti per consegnare ai nostri alunni una visione della storia che non sia una semplice successione di capitoli del libro di testo. Ma questa sarebbe già una grande revisione del curricolo.

  • Rivivere in tempo di pandemia

    di Valeria Della Valle

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    Tutta un’altra storia 3 raccoglie i dodici racconti finalisti della terza edizione del concorso Che Storia!, scritti da studenti di scuole superiori. Sono racconti diversissimi per temi e modalità espressive. Alcuni hanno scelto la formula del diario ritrovato o inventato, altri la ricostruzione di un antico fatto di cronaca, in altri ancora l’invenzione parte dalla lettura di fonti d’archivio o dalle cronache riportate dai quotidiani.

    In tutti si avverte non solo la volontà di scrivere bene, in buon italiano, e di utilizzare le fonti in modo corretto e rispettoso, ma anche il piacere di scavare nel passato per riportare alla luce frammenti di memorie lontane. Stanno a testimoniarlo le note metodologiche e le bibliografie e sitografie riportate alla fine di ogni racconto, che ci fanno entrare nel laboratorio organizzato dai ragazzi e dai loro docenti (nonostante le difficoltà di un periodo in cui era impossibile incontrarsi fisicamente per fare ricerche comuni): da lì è possibile assistere al lavorìo grazie al quale dodici pezzi di storia hanno riacquistato vita. E la vita è assicurata a quelle memorie dimenticate proprio dalla capacità dei giovani scrittori di organizzare testi credibili, linguisticamente molto diversi tra loro ma tutti capaci di raccontare in modo suggestivo fatti lontani nel tempo.

    In modo suggestivo, ma senza esibizioni letterarie o tentativi di imitazione di modelli. Nei racconti convergono ricerche storiche, letterarie, di storia dell’arte, di storia locale, e la lingua usata si adegua al tema della narrazione.

    Ogni racconto rappresenta il tentativo, riuscito, di far rivivere un episodio sconosciuto, inedito o solo dimenticato. Gli studenti hanno messo un grande impegno, nei mesi difficili della pandemia, nella ricerca e nella scrittura dei loro testi. Sui giovani si sentono ripetere in genere molti luoghi comuni, secondo i quali le nuove generazioni non sarebbero più in grado di esprimersi in un buon italiano, parlato e soprattutto scritto. Non voglio indulgere a un facile ottimismo: so bene quante difficoltà esistono nella scuola e quanto è difficile il compito dei docenti, ma il risultato di questo concorso prova il contrario. Se ben guidati e stimolati dai loro insegnanti in progetti che li coinvolgono, gli studenti sono in grado di produrre risultati sorprendenti, racconti che non si dimenticano, che rimarranno a testimoniare la loro voglia di sapere, di ricordare, di scrivere.

    Per una di quelle coincidenze che a volte ci sorprendono, e insieme ci aiutano a cogliere relazioni profonde, mentre leggevo i racconti da selezionare per la fase finale del concorso mi è capitato di rileggere i Ricordi d’infanzia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nei quali l’autore avanza una proposta radicale: «Quello di tenere un diario o di scrivere a una certa età le proprie memorie dovrebbe essere un dovere “imposto dallo Stato”: il materiale che si sarebbe accumulato dopo tre o quattro generazioni avrebbe un valore inestimabile: molti problemi psicologici e storici che assillano l’umanità sarebbero risolti. Non esistono memorie, per quanto scritte da personaggi insignificanti, che non racchiudano valori sociali e pittoreschi di prim’ordine» (I racconti, Milano, Feltrinelli, 1961, pp. 25-26).

    Gli studenti e gli insegnanti partecipanti al concorso hanno a loro modo seguito l’indicazione del grande scrittore: hanno rielaborato cronache e ricordi del passato per preservarne la memoria e contribuire, con i loro racconti, a far vivere la storia.

    Potremmo dire che ricordiamo per vivere. E in un periodo così difficile anche i racconti di Che Storia! provano che ricordare ci aiuta a vivere.

    Tutta un’altra storia 3, a cura di Amedeo Feniello e Pietro Petteruti Pellegrino, con presentazioni di Francesca Romana de’ Angelis e Valeria Della Valle (Roma, Accademia dell’Arcadia, 2020, pdf liberamente scaricabile a questo indirizzo).

     

    INDICE

     

     Scriviamo per vivere - Francesca Romana de’ Angelis

    15 Viviamo per ricordare - Valeria Della Valle

    21 Raccontare in tempi di crisi - Amedeo Feniello – Pietro Petteruti Pellegrino

    27 La terza edizione del concorso “Che Storia!”

     

    Tutta un’altra storia 3

     

     

    43 1984 a.C. - Liceo scientifico “Giovenale Ancina” di Fossano, Classe III B indirizzo scienze umane

    Enrica Baravalle – Giorgia Bertolino – Alessia Bori – Milena Cagnotti – Francesca Candelo – Filippo Chiarena – Francesco Manuel De Franco – Anastasia Claudia Falconieri – Miriam Fea – Giulia Garnero – Ilaria Giordano – Alessia Gitto – Lucia Grasso – Marta Guerra – Erika Lombardo – Nara Longo – Flavio Marasco – Gaia Marengo – Sara Olivero – Alessia Panero – Alessia Rinaldi – Arianna Rossi – Jacopo Turco

    Nota metodologica di Duccio Chiapello

    57 De Sallustii occulta veritate. Catilinae nox - Liceo classico “Augusto” di Roma, Classe II D

    Davide Regis – Nicoletta Sarti – Gabriele Giuseppetti – Angelina Negri – Filippo Salvia – Angelica Tino – Michele Ianniello – Michele Casale

    Nota metodologica di Antonella Cassino

    73 Diario di un “untore” - Liceo classico “Jacopo Stellini” di Udine, Classe III C

    Riccardo Ferro – Michela Marchi – Francesco Venturini – Alissia T. Zumello

    Nota metodologica di Antonella Rotolo

    89 Un fuoco, molte verità - Istituto d’istruzione “Alcide Degasperi” di Borgo Valsugana

    Classi III ASA, III ASU, III FM, IV ARI, IV ASU, IV BSU, V ASA

    Matthias Avancini – Dennis Bebber – Noemi Bonella – Alberto Brunetti – Nicola Carlin – Michela Casagranda – Elisa Cazzaro – Enrico Cescato – Alesja Kaci – Francesca Lira – Alessio Minati –Tommaso Rattin – Angela Sbetta – Arianna Tonezzer – Federico Valsecchi – Giulia Vigolo

    Nota metodologica di Mattia Maistri

    105 L’altra Grace - Liceo classico “Giuseppe Parini” di Milano, Classi I C, I D, I F

    Alessandra Accornero – Lucia Benassi – Anna Tettamanti – Giulia Vanoni

    Nota metodologica di Massimo Pontesilli

    121 di Stanze. Voci da Palazzo Gulinelli - Liceo linguistico “Smiling” di Ferrara, Classi III, IV, V A

    Matilde Baldassari – Andrea Ottone Berselli – Giulia Cavicchi – Fiorile Giacomoni

    Nota metodologica di Barbara Pizzo

    141 Marmo - Liceo scientifico “Plinio Seniore” di Roma, Classe II D

    Sara Cicchetti – Enrico Dell’Amico – Flavia Manzo – Nicole Pizzi

    Nota metodologica di Stefano Benedetti

    155 Sei anni - Istituto di istruzione superiore “Enrico Fermi” di Alghero – Liceo linguistico “Giuseppe Manno”

    Classe V H

    Jacopo Bilardi – Francesco Carboni – Francesco Nemano – Giorgio Pala – Adriana Vendramin

    Nota metodologica di Laura Viglietto

    173 Una Perla - Liceo classico e linguistico “Aristofane” di Roma, Classe V D liceo classico

    Veronica Fantini – Francesco Vito Abbruzzese – Davide Sarti

    Nota metodologica di Maria Rosati

    189 La dignità di una formica - Liceo classico “Augusto” di Roma, Classe IV G

    Edoardo Bonfissuto – Isabella Ferla – Ludovica Ferlanti – Mario Lucente – Mara Pineschi – Marco Turchetti

    Nota metodologica di Nicoletta Frontani

    207 Sheffield è colpito. La guerra delle Falkland dal diario di chi l’ha vissuta - Liceo classico “Giacomo Leopardi” di Recanati

    Classe IV D indirizzo scientifico

    Loris Bottegoni – Alessandro Campanella – Pierfrancesco Giommi – Chiara Palladini

    Nota metodologica di Cinzia Storti

    223 Carptim - Convitto nazionale “Domenico Cotugno” dell’Aquila

    Classe IV A liceo classico

    Camilla Cesari – Federica Crescenzio – Linda Ioannucci – Beatrice Maurizi – Arianna Morresi – Alessandra Perinetti – Giulia Pontuale – Francesca Riga – Miriana Taranta

    Nota metodologica di Maurizia Marchetti

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