didattica dell'oggetto

  • Fare storia con gli oggetti. Storia, Public History e Didattica dell'oggetto

    photo 2022 03 31 15 11 11 Circa un mese fa, su Historia Ludens, abbiamo recensito il nuovo volume di Joan Santacana Mestre, Fare storia con gli oggetti. Metodi e percorsi didattici per bambini e adolescenti e martedì 5 aprile 2022, alle ore 15.40, lo presenteremo per il seminario permanente di Touching History e per il corso di Didattica della Storia del Dipartimento di Ricerca e Innovazione Umanistica (DIRIUM) dell'Università di Bari.

    Sarà possibile seguire l'incontro, in presenza, presso l'Auditorium del complesso di Santa Teresa dei Maschi nella Città Vecchia, a Bari, o tramite Microsoft Teams utilizzando il codice 2hjqhs1.

     

  • La didattica della storia attraverso gli oggetti: le risorse della rete

    di Antonio Prampolini

    Sull’onda dell’interesse che ha suscitato il libro di Joan Santacana e Nayra Llonch sulla didattica dell’oggetto (Fare storia con gli oggetti. Metodi e percorsi didattici per bambini e adolescenti, Carocci 2022), Historia Ludens ha preparato una sitografia dedicata alla storia attraverso gli oggetti per segnalare alcune risorse ad accesso libero e gratuito che meritano di essere conosciute sia per le proposte didattiche che per i materiali che contengono. “Siamo circondati da oggetti. Un archivio storico potenzialmente infinito”, scrivono Santacana e Lloinch. Ma, poiché non sappiamo interrogarli, questi oggetti restano muti. C’è tanta storia dentro ogni oggetto. Occorre tirarla fuori, per trasformare un oggetto in una risorsa didattica.

     

    Indice

    1.  Didattica dell'oggetto. Metodo e attività: Learning with Objects by Denise Hansen 
    2.  Gli oggetti nella scuola primaria. Lezioni e piccoli laboratori: Strategies for introducing and using objects
    3.  Didattica dell'oggetto. Teoria ed esempi di storia americana: The Object of History
    4.  Un archivio di immagini per la scuola: L'Histoire par l'image
    5.  Gli oggetti della storia mondiale. Il metodo didattico e le fonti: World History Sources - Material Culture
    6.  Gli oggetti della storia mondiale: Teaching History with 100 Objects
    7.  Tante storie in un solo oggetto: A history of an OBJECT in 100 worlds
    8.  La storia del “Sud Globale”: 100 Histories of 100 Worlds in 1 Object
    9.  La Seconda guerra mondiale attraverso gli oggetti: Intersections of Luxembourgish-Russian History
    10.  Gli oggetti della Germania Orientale (DDR): Lebendiges Museum online
    11.  Il blog di Joan Santacana: Didàctica del Patrimoni Cultural

     

    Sitografia

    1. Didattica dell’oggetto. Metodo e attività: Learning with Objects by Denise Hansen

    Prampolini didattica delloggetto immagine 1Fig. 1: Set di oggetti nella guida didattica di Denise Hansen Fonte

    Sul sito della BC Museums Association - BCMA (Associazione museale della Columbia Britannica – Canada), Denise Hansen ha pubblicato una guida (Learning with objects) su come connettere i visitatori dei musei con gli oggetti esposti.

    «Gli oggetti – e le storie dietro di essi – [osserva l'autrice] sono affascinanti, ci aiutano a creare connessioni con la storia, l'arte e la cultura e sono riferibili a tutte le età. Gli oggetti sono strumenti potenti nell'insegnamento [poichè sviluppano] l'osservazione, l'analisi e il pensiero critico».

    La guida propone una serie di attività rivolte in particolare agli alunni delle ultime classi della scuola primaria:

    - Leggere un oggetto (Activity 1A: “Reading an Object”): promuove la conoscenza degli oggetti basata su osservazione e inferenza;

    - Il resto della storia (Activity 1B: “The Rest of the Story”): incoraggiare ulteriori esplorazioni e interpretazioni della storia che sta dietro ad un oggetto;

    - Un focus sul passato (Activity 2A: “A Focus on the Past”): l'utilizzo della documentazione fotografica per approfondire la conoscenza del passato;

    - Un focus più preciso (Activity 2B: “A Sharper Focus”): incoraggiare ulteriori approfondimenti sulla storia dell'oggetto.

    Le attività sono supportate da numerosi esempi e dalla segnalazione di risorse biblio-sitografiche che fanno della guida un valido strumento non solo in ambito museale ma anche in quello scolastico per una didattica della storia attraverso gli oggetti.

     

    2. Gli oggetti nella scuola primaria. Lezioni e piccoli laboratori: Strategies for introducing and using objects

     Prampolini didattica delloggetto immagine 2Fig.2: Numero monografico “Doing History with artefacts and objects” della rivista «Primary History» della Historical Association FonteLa Historical Association (ente no profit, con sede a Londra, che da lungo tempo si occupa dell’insegnamento/apprendimento della storia nelle scuole primarie e secondarie del Regno Unito)1 è presente in rete con un proprio sito. La sezione Primary Teaching Methods contiene una guida per le scuole primarie che si fonda sull’assunto che gli oggetti devono trovare il loro posto nella didattica della storia in quanto «portano con sé messaggi sulle persone che li hanno fabbricati, posseduti e usati, e sui luoghi da cui provengono».

    La guida, è suddivisa in tre parti: Strategies for introducing and using objects, Short lessons, Lessons using objects.

    Le Short lessons comprendono:

    - Alla scoperta dell'insegnante: utilizzo di oggetti esemplari (Finding out about the teacher: using objects exemplar);

    - Utilizzo di oggetti esemplari: interrogare una bambola vittoriana (Using objects exemplar: questioning a Victorian doll);

    - Imparare a conoscere il tempo: manufatti vittoriani e cronologia (Learning about time exemplar: Victorian artefacts and timeline);

    - Immagine visiva esemplare: utilizzo delle immagini di Sutton Hoo (Visual image exemplar: Using pictures of Sutton Hoo objects);

    - Utilizzo di siti e dell’ambiente esemplare: una visita a Petworth House, Sussex (Using sites and the environment exemplar: a visit to Petworth House, Sussex);

    - Vecchi e nuovi telefoni (Old and new telephones);

    - Giocattoli e giochi (Toys and games).

     

    Nelle Lessons using objects troviamo:

    - Investigatori: come erano le scuole nel passato? (Detectives: what were schools like in the past?);

    - Terme romane (Roman Baths);

    - Mercato romano (Roman market);

    - Case: manufatti del passato (Houses: Artefacts from the past);

    - Valigia misteriosa (Mystery Suitcase);

    - Giochi olimpici (Olympic Games);

    - Presentazione dell’Impero Britannico attraverso le monete (Introducing the Empire through coins);

    - Medaglie della Seconda guerra mondiale (World War II medals).

    La guida didattica proposta dalla Historical Association, pur essendo stata redatta prima della riforma dell’insegnamento della storia nel Regno Unito (2014 National Curriculum)2, è ancora oggi un valido strumento, ricco di suggerimenti e risorse, non solo per le scuole primarie britanniche ma anche per quelle di altri paesi, e tra questi l’Italia.

     

    3. Didattica dell’oggetto. Teoria ed esempi di storia americana: The Object of History

    The Object of History è un progetto congiunto del National Museum of American History (NMAH, Washington) dello Smithsonian Institution e del Roy Rosenzweig Center for History and New Media della George Mason University (Fairfax, Virginia, USA) che vuole mettere in relazione le collezioni del museo con la storia degli Stati Uniti e incentivare il loro utilizzo a fini didattici.3

    E’ in rete dal 2009 con un proprio sito che comprende una guida per insegnare la storia con gli oggetti, Looking at Artifacts, Thinking about History, di Steven Lubar and Kathleen Kendrick. La guida si articola in cinque capitoli (oltre a una Introduzione e a una Conclusione) che corrispondono ad altrettanti modi con cui approcciare gli oggetti:

    - Gli artefatti raccontano le loro storie (Stories: Artifacts Tell their Own Stories);

    - Gli artefatti connettono le persone (Connections: Artifacts connect people);

    - Gli artefatti significano molte cose (Meanings: Artifacts mean many things);

    - Gli artefatti catturano il tempo (Moments: Artifacts capture a moment);

    - Gli artefatti riflettono i cambiamenti (Changes: Artifacts reflect changes).

    Il sito è suddiviso in sei sezioni incentrate ciascuna su un oggetto delle collezioni del Museo (NMAH):

    Prampolini didattica delloggetto immagine 3aFig. 3a: Scrivania portatile in legno di Thomas Jefferson su cui fu redatta la Dichiarazione di Indipendenza (4 luglio 1776) FontePrampolini didattica delloggetto immagine 3bFig. 3b: La pepita che ha lanciato la corsa all'oro in California (1848-1856) FontePrampolini_didattica_delloggetto_-_immagine_3c.jpgFig.3c: Abito di Mary Todd, moglie del presidente Lincoln (1818-1882) Fonte

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Prampolini didattica delloggetto immagine 3dFig. 3d: Macchina per il voto (1898) Fonte RIDOTTAPrampolini didattica delloggetto immagine 3eFig.3e: Bancone per il pranzo riservato ai bianchi - Greensboro, Carolina del Nord (1960) FontePrampolini didattica delloggetto immagine 3fFig.3f: Zappa dal manico corto utilizzata dai lavoratori agricoli nel Sud-Ovest degli Stati Uniti Fonte

     

     

     

     

     

     

     

    Ognuna delle sei sezioni contiene, oltre all’immagine dell’oggetto preso in esame, una breve presentazione, riflessioni e materiali per percorsi di approfondimento che hanno come obiettivo quello di migliorare la conoscenza da parte degli studenti della storia degli Stati Uniti e di sviluppare la loro capacità di comprendere gli oggetti della cultura materiale come fonti storiche.

     

    4. Un archivio di immagini per la scuola: L'Histoire par l'image

    Prampolini didattica delloggetto immagine 4Fig.4: Logo dell’archivio “L’Histoire par l’image" Fonte L’Histoire par l’image è un archivio digitale, promosso e finanziato dai Ministeri della Cultura e dell’Educazione Nazionale francesi, contenente immagini di dipinti, disegni, fotografie e oggetti vari attinenti la storia della Francia dal 1643 al 1945 (dalla morte di Luigi XIII alla fine della Seconda guerra mondiale).4 E’ presente in Internet dal 2001 con un proprio sito che si rivolge in particolare agli insegnanti e agli studenti di storia delle scuole superiori francesi per sviluppare una didattica basata sull’uso delle immagini.

    Tra gli oggetti proposti segnaliamo:

    - Coppia di brocche per l'acqua a forma di "Napoleone" e "Giuseppina" (Paire de pichets à eau en forme de "Napoléon" et "Joséphine"), 1830;

    - I reliquiari di Napoleone (Les Reliquaires de Napoléon);

    - Medaglia dell’Esposizione Universale del 1878 (Médaille de l'Exposition Universelle de 1878);

    - Giocare alla guerra. Gioco di percorsi. Prima guerra mondiale (Jouer à la guerre. Jeu de parcours: Première Guerre mondiale);

    - Segna libro con l’effige del maresciallo Pétain (Marque-page à l’effigie du maréchal Pétain, 1940-1945).

    Per ciascun oggetto l’archivio fornisce una dettagliata scheda analitico-interpretativa suddivisa in tre parti: Contesto storico, Analisi dell’oggetto, Interpretazione, con l’aggiunta di una Appendice bibliografica/sitografica e di eventuali Commenti. La scheda contiene anche quella che potremo definire la “carta d’identità” dell’oggetto con: il Titolo, l’Autore, la Data di creazione, la Data della raffigurazione, la Dimensione, la Tecnica, il Luogo di conservazione.

    L’Histoire par l’image rappresenta nel suo complesso una risorsa utile e importante ai fini della didattica della storia non solo per le scuole francesi; e questo, innanzitutto, per gli approcci metodologici interdisciplinari e la qualità delle schede autoriali che “spiegano” gli oggetti della collezione.

     

    5. Gli oggetti della storia mondiale. Il metodo didattico e le fonti: World History Sources - Material Culture

    Prampolini didattica delloggetto immagine 5Fig.5: Logo del sito web creato dal Center for History and New Media (CHNM) della George Mason University. Fonte Il Center for History and New Media (CHNM) della George Mason University (Fairfax, Virginia, USA) ha creato all’inizio degli anni duemila (2003-2005) il sito web World History Source per «aiutare gli insegnanti e gli studenti a individuare e analizzare le fonti primarie online e ad approfondire la conoscenza della natura complessa della storia mondiale».5
    Il sito propone un’interessante guida didattica dello storico americano Daniel Waugh sull’utilizzo degli oggetti nell’insegnamento/apprendimento della storia. La guida Material Culture/Objects elenca le domande che si devono porre all’oggetto preso in esame:

    - Che cosa è? (1. What is it?);

    - In quale luogo si trova ora e come ci è arrivato? (2. Where is it now and how did it get there?);

    - Quale è la sua data? (3. What is its date?);

    - Quale era la funzione dell’oggetto? Era unico? (4. What was the object's function? Was it unique?);

    - Chi lo ha fabbricato, posseduto o usato? (5. Who made, owned, or used the object?).

     

    6. Gli oggetti della storia mondiale: Teaching History with 100 Objects

    Prampolini didattica delloggetto immagine 6Fig.6: Collage di immagini tratte dal sito “Teaching History with 100 Objects" Fonte

    Teaching History with 100 Objects è un progetto promosso dal British Museum in collaborazione con altre istituzioni museali del Regno Unito e finanziato dal Department for Education con lo scopo di offrire le risorse digitali da utilizzare nell’insegnamento/apprendimento della storia attraverso gli oggetti.6 E’ presente in rete dal 2014 con un proprio sito web.

    Nel corso del 2010 la BBC aveva realizzato, in collaborazione con il British Museum, il programma radiofonico A History of the World in 100 Objects, scritto e condotto da Neil McGregor, allora direttore del museo. Le registrazioni audio del programma e le immagini degli oggetti erano state pubblicate in rete sul sito, mentre McGregor ne aveva ricavato un libro.7Un’interessante esperienza crossmediale che è alla base del progetto didattico Teaching History with 100 Objects.

    La homepage del sito mostra, in formato francobollo, tutte le immagini degli oggetti (conservati presso i musei del Regno Unito) che fanno parte della collezione virtuale, consentendo diverse modalità di selezione che possono essere combinate fra di loro: Date (All dates, Before 500 BC, 500 BC – 500 AD, AD 500 – 1000, AD 1000 – 1600, AD 1600 – 1800, AD 1800 – present); Place (All places, Africa, Americas, Asia, Britain, Europe, Oceania); Theme (All themes, Beliefs and ideas, Conflict, Empires, Rule and rulers, Social and personal life).

    Cliccando sull’immagine di ciascun oggetto viene visualizzata una scheda sintetica che lo descrive (provenienza, epoca/periodo storico, materiale, dimensioni, museo). Dalla scheda è possibile accedere a: Informazioni dettagliate sull’oggetto (About the object); Un quadro storico più ampio con rinvio ad altri oggetti (A bigger picture); Idee/suggerimenti per l’utilizzo dell’oggetto a fini didattici (Teaching ideas); Download delle immagini e link ai siti dei musei (For the classroom).

    Le schede che accompagnano i cento oggetti con i relativi approfondimenti fanno del sito una risorsa in grado di offrire competenze qualificate e proposte didattiche stimolanti non solo per l’insegnamento/apprendimento della storia nelle scuole inglesi (a cui il progetto si rivolge in particolare) ma anche a livello internazionale.

     

    7. Tante storie in un solo oggetto: A history of an OBJECT in 100 worlds

    Prampolini didattica delloggetto immagine 7Fig.7: Logo del progetto “A history of an OBJECT in 100 worlds" Fonte

    A history of an OBJECT in 100 worlds è un progetto datato 2014 del Victoria and Albert Museum (Londra) che, ispirandosi a A History of the World in 100 Objects di Neil MacGregor, si proponeva, capovolgendone l’impostazione, di presentare 100 diverse prospettive su un singolo oggetto, invece di 100 oggetti attraverso i quali raccontare la storia del mondo.8

    La ricerca dell’oggetto da prendere in esame, tra i numerosi conservati presso il Victoria and Albert Museum, è documentata dai post pubblicati in un blog dedicato .

    Nei post, gli esperti del museo presentano, analizzandoli storicamente, diversi oggetti. Di seguito ci limitiamo a segnalarne alcuni (il blog non documenta attività successive al 2014).

     

    Il giovane e la morte:

    - Giovane tra le rose (Young Man among Roses), ritratto in miniatura, Nicholas Hilliard, ca. 1587;

    - La morte suonatrice di tamburo (Death as a drummer), statuetta, Joachim Henne, ca.1670-1680

     

    Oggetti di luce:

    - Popular Brownie, camera, Kodak, Eastman Kodak Company, 1950-1959;

    - Occhiali da sole "Jester", Oliver Goldsmith Eyewear, Gran Bretagna, 1954.

     

    Lo specchio e la maschera:

    - Maschera di Arlecchino, cuoio modellato, Italia, 1700 circa;

    - Specchio, 1680 circa, inglese, impiallacciato con pannelli di lacca cinese.

     

    Vasi e poltrone:

    - Vaso per medicinali, terracotta invetriata, Italia, 1593;

    - Poltrona club modello B3, disegnata alla scuola Bauhaus, 1925.

     

    Maschere e mongolfiere:

    - Mr Punch, burattino, Arthur Quisto, Regno Unito, 1937;

    - Vaso decorato con vista di una scena in mongolfiera, terracotta invetriata, inglese (Londra) o forse francese, 1785–90.

     

    8. La storia del "Sud Globale": 100 Histories of 100 Worlds in 1 Object

    Prampolini didattica delloggetto immagine 8Fig.8: Logo del progetto “100 Histories of 100 Worlds in 1 Object" FonteNel 2020, a dieci anni dal programma radiofonico della BBC A History of the World in 100 Objects, è stato avviato un progetto alternativo 100 Histories of 100 Worlds in 1 Object per raccontare, con il contributo di studiosi provenienti da diversi paesi, la storia attraverso gli oggetti dal punto di vista del “Sud globale” e delle comunità ex-subalterne (che quegli oggetti avevano creato e utilizzato), superando le distorsioni interpretative prodotte dal colonialismo.9 A questo fine è stata realizzata una piattaforma digitale online su cui pubblicare “biografie di oggetti” «alla ricerca di nuovi metodi, approcci e formati nell'affrontare le storie degli artefatti museali».

    Ad oggi (06/10/2022) sulla piattaforma sono stati pubblicati, nella rubrica Object Biographies, otto saggi:

    - Percezioni coloniali sul racconto globale del mito del Diluvio (Colonial perceptions on the global account of the Flood myth) di Maria Bendito.
    L’oggetto: la tavoletta del diluvio proveniente dagli scavi della Biblioteca di Assurbanipal nell'antica Ninive, alla periferia dell'odierna Mosul, conservata presso il British Museum;

    - Re-inquadrare le fotografie: le ombre della storia dell’archeologia (Re-framing Photography: The Shadows of the History of Archaeology) di Theopisti Stylianou-Lambert.
    L’oggetto: l’album originale "Studies in Cyprus" di Magda e Max Ohnefalsch-Richter, 1895, conservato presso la Fondazione culturale della Banca di Cipro;

    - L'impero colpisce: il disegno e il ridisegno delle mappe politiche al British Museum (The Empire Strikes Through: The Drawing and Redrawing of Political Maps in the British Museum) di Sahar Tavakoli.
    L’oggetto: il piatto d'argento che mostra Shapur II risalente all'Impero sasanide della tarda antichità, conservato presso il British Museum;

    - I rilievi di Lachis: archeologia biblica nelle terre contese (The Lachish Reliefs: Biblical Archaeology in Contested Lands) di Hooda Shawa.
    L’oggetto: i rilievi di Lachis raffiguranti un'antica e animata scena di conquista, occupazione, spopolamento e deportazione avvenuta intorno al 700 AC, conservati presso il British Museum;

    - Il passato traumatico degli ammonimenti dell'istruttrice alle dame di corte (The Traumatic Past of the Admonitions of the Instructress to the Court Ladies) di Si Xiao. L’oggetto: pittura su seta cinese con gli “Ammonimenti dell'istruttrice alle dame di corte” (dinastia Tang, 618-907), conservata presso il British Museum;

    - Una collana di denti di delfino dalle collezioni Rubber Boom Genocide presso il British Museum (A Dolphin Tooth Necklace from the Rubber Boom Genocide Collections at the British Museum) di Laura Osorio Sunnucks e altri.
    L’oggetto: collana di denti di delfino realizzata dal Murui-Muina (1925);

    - Testa a testa: approcci maschili e femminili alla decolonizzazione. Sculture Taino dai Caraibi (Head to Head: Masculine and Feminine Approaches to Decolonisation. Taino sculptures from the Caribbean) di Rachael Minott.
    L’oggetto: sedile rituale Taino (1949), conservato presso il British Museum;

    - La targa del Benin e le narrazioni in competizione dell'arte africana (The Benin Plaque and Competing Narratives of the African Art) di Sani Yakubu Adam. L’oggetto: placca in ottone raffigurante l’incontro tra il sovrano del Benin (Oba) e due mercanti portoghesi (1500-1600 D.C.), conservata presso il British Museum.

     

    9. La seconda guerra mondiale attraverso gli oggetti: Intersections of Luxembourgish-Russian History

    RIDOTTA prampolini didattica delloggetto immagine 9Fig.9: Collezione di oggetti vari della Seconda guerra mondiale, “Intersections of Luxembourgish-Russian History” FonteIntersections of Luxembourgish-Russian History è un progetto di ricerca internazionale e interdisciplinare frutto della collaborazione tra l'Università del Lussemburgo e l'Università Derzhavin di Tambov (Russia). Il progetto vuole rappresentare la quotidianità della Seconda guerra mondiale attraverso gli oggetti, esaminandoli nel loro contesto storico e ricercandone il significato per i loro utilizzatori e/o collezionisti.10

    Il progetto, che è stato attivato nel 2020, pubblica i risultati delle ricerche in lingua inglese, sotto forma di articoli autoriali, su un blog dedicato, dove è possibile visualizzare le immagini degli oggetti con le relative descrizioni e storie.

    Tra gli oggetti esaminati, segnaliamo:

    - Il suono della tromba (Calling Trumpet);

    - La radio galena (Crystal radio);

    - Sirena dell’allarme aereo (Air ride siren).

     

    10. Gli oggetti della Germania Orientale (DDR):  Lebendiges Museum online

    prampolini didattica delloggetto immagine 10Fig.10: Homepage del sito del Lebendiges Museum online Fonte 

    Il LeMo è un museo senza muri e sale di esposizione, senza orari di accesso e percorsi obbligati per i visitatori; é un museo virtuale dove la storia può essere “vissuta” (di qui il nome Lebendiges Museum), non solo attraverso gli oggetti digitalizzati che costituiscono il “patrimonio museale”, ma i numerosi testi di contestualizzazione e interpretazione, i documenti originali, le testimonianze delle persone.

    Il progetto, che risale al 1997, è frutto della collaborazione tra tre importanti istituzioni culturali tedesche: il Deutsches Historisches Museum, la Stiftung Haus der Geschichte der Bundesrepublik Deutschland e il Bundesarchiv. É presente in rete dal 1998 con un proprio sito (ammodernato, nel design e nelle funzionalità, nel 2014) che si è affermato nel corso degli anni duemila come il principale portale (per numero di accessi) in lingua tedesca sulla storia contemporanea della Germania.11

    Tra i numerosi materiali didattici il sito prende in esame diversi oggetti con schede tecniche e approfondimenti storici; tra questi segnaliamo:

    - Macchina fotografica segreta. La rivolta popolare del 17 giugno 1953 nella DDR (Geheimkamera);

    - Veicolo per il trasporto di prigionieri della polizia segreta nella DDR (MfS-Gefangenentransportwagen);

    - Materiali per la costruzione del muro di Berlino (Objektgruppe zum Mauerbau);

    - Cabina di controllo delle frontiere del Palazzo delle Lacrime a Berlino Est (Grenz-Kontrollkabine Tränenpalast).

     

    11. Il blog di Joan Santacana: Didàctica del Patrimoni Cultural

    Prampolini didattica delloggetto immagine 11Fig.11: Alcuni oggetti analizzati nel blog “Didàctica del Patrimoni Cultural" FonteJoan Santacana Mestre ha creato il blog Didàctica del Patrimoni Cultural, dove dal 2012 pubblica post che affrontano temi inerenti all’archeologia, alla museologia e alla didattica della storia.12

    Il blog si presenta con una pagina principale che permette di accedere alle diverse modalità di visualizzazione dei post offerte dalla piattaforma blogger di Google: Classic, Flipcard, Magazine, Mosaic, Sidebar, Snapshot, Timeslide. Nella prima (Classic), è possibile scorrere i post in ordine cronologico inverso (dal più recente al più lontano nel tempo); nella seconda (Flipcard), vengono mostrate in formato francobollo le immagini che identificano i post (sul retro di ogni immagine è indicato il titolo e la data di pubblicazione, cliccando sull’immagine si visualizza il relativo post); nella terza (Magazine) le immagini dei post sono accompagnate, oltre che dal titolo e dalla data, da alcune righe del testo di presentazione e dalla segnalazione di eventuali commenti (in alto a destra dei titoli); nella quarta modalità (Mosaic), la videata mostra le immagini affiancate le une alle altre in una sorta di “mosaico”, posizionando il cursore su ciascuna immagine appare il titolo del relativo post; nella quinta (Sidebar), i titoli dei post sono elencati in una colonna laterale (sempre in ordine cronologico inverso), cliccando sui titoli si accede ai relativi post; nella sesta (Snapshot), troviamo in successione le immagini contenute nei post associate all’immagine che li identifica (quella con il titolo); nella settima (Timeslide), i post vengono visualizzati per periodi di tempo (riferiti alle date di pubblicazione).

    Tra i numerosi post pubblicati sul blog Didàctica del Patrimoni Cultural, alcuni riguardano il progetto La storia del mondo raccontata attraverso gli oggetti (Historia del mundo contada por los objetos) con il quale Santacana vuole offrire alle scuole un utile strumento didattico per insegnare e apprendere la storia attraverso gli oggetti. Si tratta di un progetto in fase di realizzazione che a tutt’oggi comprende già diversi oggetti (per misurare il tempo, per comunicare, per suonare, per curare, per cucinare, e per altri numerosi usi) che appartengono a più epoche: dal torchio per la stampa di Johannes Gutenberg (metà del XV secolo) al convertitore Bessemer per la produzione dell’acciaio (metà del XIX secolo).

    Per ogni oggetto, Santacana ha redatto una scheda descrittiva-analitica-interpretativa. La scheda è strutturata secondo un modello ricorrente che consiste in una tabella iniziale (dove vengono evidenziati: il nome dell’oggetto, il luogo dove si trova, la finalità didattica dell’oggetto) e in un testo sintetico che si articola in tre parti: l'oggetto analizzato, le sue potenzialità conoscitive, le domande chiave da porre all’oggetto (le schede di molti di questi oggetti sono state pubblicate in Italia nel libro che abbiamo già citato nella sitografia: Fare storia con gli oggetti. Metodi e percorsi didattici per bambini e adolescenti, Carocci 2022).

    La modularità su cui si basa la produzione delle schede ne agevola l’utilizzo nelle attività laboratoriali organizzate dai docenti e fa del progetto di Santacana una risorsa irrinunciabile per l’insegnamento/apprendimento della storia attraverso gli oggetti (segnaliamo che Santacana, insieme con Llonch e Alfonso Casas-Ologary, ha raccolto 30 oggetti della guerra civile spagnola nel loro La Guerra Civil espaÑola a travès de los objetos, Ediciones Trea, 2022).


    Note

    Cfr. https://en.wikipedia.org/wiki/Historical_Association

    2 https://www.gov.uk/government/publications/national-curriculum-in-england-history-programmes-of-study

    3 https://objectofhistory.org/about/index.html

    Per ulteriori informazioni sul progetto: https://histoire-image.org/fr/projet; A. Prampolini, Iconografie della Grande Guerra nel progetto francese L’Histoire par l’image, in «Visual History», VII – 2021, pp. 141-149.

    https://chnm.gmu.edu/worldhistorysources/whmabout.html

    Sul progetto Teaching History with 100 Objects: http://www.teachinghistory100.org/about/.

    MACGREGOR N. (2012), La storia del mondo in 100 oggetti, Adelphi Edizioni, Milano (ed. or. A History of the World in 100 Objects, Penguin Books, London, 2011).

    https://www.vam.ac.uk/blog/projects/object-stories

    https://100histories100worlds.org/project-history/

    10 https://storyobjects.hypotheses.org/about

    11 Per maggiori informazioni sulla struttura e sui contenuti del sito del museo Le.Mo: A. Prampolini, Un museo virtuale di storia contemporanea utilizzabile in classe. LeMo - Lebendiges Museum Online, in «Historia Ludens», 13/01/2022.

    12 L’editore Carocci ha recentemente pubblicato di Joan Santacana Mestre e Nayra Llonch Molina Fare storia con gli oggetti. Metodi e percorsi didattici per bambini e adolescenti, nella collana “Insegnare storia” diretta da Antonio Brusa e Walter Panciera. In «Historia Ludens» sono numerosi gli articoli di Joan Santacana Mestre sulla didattica della storia attraverso gli oggetti: http://www.historialudens.it/ricerca.html?searchword=santacana&searchphrase=all.

  • Lezione 12a. Il mondo negli oggetti

    di Joan Santacana Mestre

    Da qualche decennio ho iniziato a lavorare all’insegnamento/apprendimento della Storia in un nuovo campo, che ho chiamato “Didattica dell’oggetto”. Il motivo è semplice: la mia formazione accademica nel campo dell’archeologia. Per questa disciplina, infatti, è fondamentale saper interrogare gli oggetti.

    Uno dei grandi temi in sospeso dell’insegnamento della storia è l’abbeverarsi dalle fonti. La storia viene spesso insegnata nelle scuole e nelle università come un piatto precotto. Sembra che lo storico – o gli insegnanti – lo preparino nella loro cucina e lo studente possa solo mangiarlo o rifiutarlo senza sapere come sia stato cucinato. È per questo motivo che propongo di utilizzare come fonti storiche, degli oggetti concreti.

    Siamo circondati da oggetti. Sono fonti significative, mostrano come siamo. Sopravvivono e parleranno di noi anche quando non ci saremo più. Sono fonti di storia.

    Come tutti coloro che si dedicano all’insegnamento a bambini/e, così come a ragazzi/e, abbiamo ben presto scoperto che gli oggetti hanno un potere enorme. Abbiamo scoperto qualcosa di ovvio per un insegnante: si impara sempre dal semplice al complesso, dal concreto all’astratto. Maria Montessori e Ovide Decroly sono venuti in nostro aiuto.

    Per questo, nel corso di alcuni decenni, dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Barcellona abbiamo promosso una linea di ricerca didattica che ci collega naturalmente ai musei. I nostri musei, anche i più piccoli, sono grandi magazzini di oggetti. Possono avere allestimenti buoni o meno buoni, possono essere più o meno attraenti ma gli oggetti dai quali è possibile capire il passato ci sono. E per questo motivo abbiamo scritto libri e articoli.

     

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    Negli ultimi anni ho visto con soddisfazione che rinomati ricercatori hanno affrontato lo stesso argomento con grande successo e precisione. È il caso di Neil McGregor nella sua insuperabile opera The History of the World in 100 Objects, in cui, da buon conoscitore del British Museum da lui diretto, ha scelto cento oggetti fondamentali (è stata tradotta in italiano da Adelphi nel 2015). L'idea era straordinaria e fertile. Anche se McGregor non ha concentrato il suo lavoro con un occhio alla didattica ma alla museologia, oggi sappiamo che il Museo e la Scuola sono partner nello stesso compito educativo. Ho potuto verificare, lavorando con molti insegnanti, sia in Europa che in America, nel corso di talk, lezioni, master e convegni, che le loro difficoltà nel praticare questa didattica risiedevano proprio nella mancanza di una grande “banca” di oggetti studiati in modo didattico. È questo che cerco di fare nel mio sito, dal quale presenterò cinque oggetti, uno per ciascuna delle epoche nelle quali solitamente è diviso il programma scolastico.

    02 Prima di trattare concretamente alcuni esempi è bene parlare di quale metodologia adottare per l’analisi degli oggetti e per farlo utilizzeremo una lattina di Coca Cola. Osserviamone la taglia, le misure: si può tenere con una mano. Ha un fondo ombelicale: serve a resistere alla pressione del gas interno. Ha un bordo superiore per evitare che il liquido fuoriesca. Ha una curvatura attorno all’intera circonferenza superiore per adattarsi alle labbra. Possiamo applicare lo stesso schema fatto di osservazione, riflessione, confronto, deduzione di un’ipotesi a qualsiasi oggetto?

     

     

    Lo schema che seguirò sarà molto semplice e sarà strutturato da questa tabella:

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    1. Una tartaruga. Un oggetto preistorico

     

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    Guardiamo questa immagine. È il guscio di una tartaruga travato insieme a cinquanta gusci simili in una grotta di Hilazon Tachtit (Israele). Cosa c’è di strano nel ritrovamento di un guscio di tartaruga? La cosa sorprendente è che è stato trovato all’interno della tomba di una donna, sepolta tra 5.000 e 1500 anni fa. La tomba, di forma ovale, era stata scavata direttamente all’interno della caverna e in seguito intonacata di bianco.

     

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    La donna era un’anziana di 45 anni (a quel tempo poteva essere considerata molto vecchia), bassa di statura con un’altezza di appena 1,50m. Analizzando vertebre e coccige è possibile evincere il suo aspetto asimmetrico, un po’ curvo e che la donna zoppicava pesantemente o trascinava un piede. Il cadavere, posto in posizione quasi fetale, era circondato da 50 gusci di tartaruga, Gli archeologi sostengono che assieme ai gusci era presente anche la carne, molto apprezzata.

    06 All’interno della tomba erano presenti parti selezionate di un cinghiale, un’aquila, una mucca, un leopardo e due faine nonché un piede umano completo

    Cosa dedurre da tutto questo?

    La grotta in cui sono stati ritrovati i fossili è orientata ad Est dove nasce il Sole, simbolo di vita. Al suo interno erano sepolti altri 28 individui ma questa donna era l’unica che aveva una tomba riservata. I ricercatori sostengono l’ipotesi che si trattasse di una persona molto speciale. Diamo prima un’occhiata al possibile significato di alcune di queste offerte funebri. Non è facile collezionare 50 tartarughe, animali non gregari, da catturare una alla volta. D’altra parte, possono raggiungere e superare facilmente un secolo d’età. È per questo che la tartaruga è associata alla vita eterna. Il suo guscio protegge un corpo ovale con le sue quattro gambe e può rappresentare un simbolo di come veniva immaginato il mondo, un piatto sostenuto da quattro colonne e coperto dalla volta celeste.

    L’aquila era considerata dai cacciatori come l’animale che vola più in alto, sempre verso la luce tanto da essere considerato un animale che raggiunge direttamente il paradiso. I teschi di zibellino, sicuramente erano correlati alle pelli, molto apprezzate, così come la testa e la pelle del leopardo, un animale molto raro in questa zona, 12.000 anni fa.

    Da questi resti si deduce che si trattava di una persona molto speciale per la cui sepoltura è stato speso molto lavoro anche considerando il fatto che si trova su una scogliera a 150m d’altezza.

    Ipotesi

    Chi potrebbe essere, quindi, questa donna? Di piccole dimensioni, vecchia, zoppa e gobba si adatterebbe all’immagine che abbiamo della strega. Nel subconscio collettivo questa è l’idea di una strega che persiste in gran parte del mondo. Cioè un personaggio molto potente, capace di evocare i più diversi spiriti benefici e malefici per aiutarlo. Questi personaggi avevano la funziona di fare da intermediari tra gli dèi e gli spiriti dell’aldilà e dei defunti con il mondo dei vivi. Forse era uno di questi importanti personaggi sciamanici, la cui autorità non è dovuta al fatto di avere una ricchezza speciale ma poteri speciali. La sua deformità fisica, lungi dall’essere un problema, diventa un elemento quasi probatorio.

     

    2. Un bassorilievo romano. Un oggetto di storia antica

    07 Possiamo vedere questo bassorilievo romano nella Galleria degli Uffizi.
    Rappresenta una scena che si svolge nel portico di un negozio. Si vedono le due colonne corinzie che sorreggono un tetto, con il tipico sistema romano di copertura delle case con tegole e embrici.

    Al soffitto è fissata una barra orizzontale dalla quale pendono vari oggetti, come cuscini, cinture ed elementi simili. Forse sono prodotti artigianali realizzati con pelle e tessuti. Sulla destra c'è un personaggio maschile in piedi e due seduti, con un quarto personaggio dietro di loro. I due seduti sono una giovane coppia, un uomo e una donna, forse è una giovane coppia di sposi.

    A sinistra, due giovani sembrano mostrare loro un prodotto da acquistare.

    Alcune domande chiave

    Cosa possiamo imparare sulla società romana da questo rilievo? Prima di tutto, ci sono dettagli interessanti sull'abbigliamento. Gli acquirenti indossano l'abito talare, lungo, con un mantello o una toga. Sono persone rispettabili, ricchi compratori. I ricchi di solito non uscivano con l'abito corto al ginocchio, più tipico del personale di servizio. Per questo motivo, gli altri personaggi indossano abiti corti, la cosiddetta tunica corta. L'abito segnava le classi sociali.

    Il secondo elemento da segnalare è che il commercio di oggetti o tessuti di lusso richiede una cura personalizzata. Ai clienti viene offerto un posto a sedere. Quindi il titolare, tramite i suoi assistenti, presenta i campioni ed i vari prodotti.

    Infine, questo bassorilievo ci rimanda a una società in cui il commercio era molto specializzato, perché c'erano negozi che vendevano prodotti molto specifici. Quando ciò accade, siamo in società commerciali altamente sviluppate.

     

    3. I primi occhiali. Un oggetto medievale

    08 Replica di un paio di occhiali, fra i primi conosciuti in Europa. Sono conservati nel Museo di Wienhausen. La montatura monte era di legno. Sono ricavati da una raffigurazione nel chiostro del monastero cittadino.

    Il modello è del 1400 circa. C'è un'altra rappresentazione antica, del 1403, su una pala d'altare dipinta da Conrad von Soest, oggi a Bad Wildungen. Queste immagini testimoniano l’esistenza degli occhiali e, insieme, dell'ottica.

     

    Cosa possiamo sapere da questo oggetto?

    Per costruire gli occhiali era necessario conoscere preventivamente come funziona l'occhio umano - cosa che era già nota dalla medicina romana – ma era anche fondamentale saper fare il vetro o usare il cristallo di rocca e, soprattutto, era necessario scopri le leggi dell'ottica. Avendo imparato a fabbricare occhiali, avevano la strada aperta per altre invenzioni, come microscopi, lenti d'ingrandimento, telescopi e tutti i tipi di dispositivi ottici di precisione. È la scoperta dell'ottica, senza dubbio una pietra miliare importante nella storia umana.

     

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    Alcune domande chiave

    Chi ha scoperto le leggi dell'ottica? Come è avvenuta la costruzione dei singoli occhiali?

    Oggi sappiamo che i primi studi sull'ottica non furono condotti da europei, ma da un saggio musulmano, nato a Bassora (Iraq), di nome Abū 'Alī al-Ḥasan ibn al-Ḥasan ibn al-Hayṯam, noto come Alhacen (965 - 1040). È stato il primo a proporre che le lenti convesse di vetro trasparente potessero essere utilizzate per correggere i difetti visivi. È stato il padre dell'ottica.

    10 Murano...

    Il saggio di Bassora non arrivò al punto di costruire in artefatto per la visione. Tuttavia, il suo lavoro fu tradotto in latino nel 1240 e trovò lettori attenti in molti scienziati europei, specialmente in alcuni monasteri. Qui approfittarono delle idee di Alhacén per costruire degli occhiali in modo che i monaci con problemi visivi potessero leggere. Ma fu solo alla fine del XIII secolo che i vetrai di Murano a Venezia perfezionarono l'idea. Infatti, fu allora che avevano appreso a fare il vetro bianco. La loro esperienza non era comunicata agli stranieri. Era segreta. I vetrai veneziani riuscirono per la prima volta a molare due lenti convesse, montate ciascuna in un cerchio di legno con asta e unite da un rivetto. Così sono stati realizzati i primi occhiali. Ma come per ogni novità, l'idea si diffuse e il segreto del vetro bianco raggiunse i Paesi Bassi e la Germania settentrionale. Era inarrestabile e in Europa iniziarono ad essere utilizzati occhiali come quello mostrato qui. Così gli occhiali giunsero a Wienhausen.

     

    4. Il vetro delle finestre. Un oggetto di storia moderna

    11 Quando si visitano i grandi palazzi del XVI secolo, come Hampton Court o El Escorial, vediamo che ci sono vetri alle finestre. La maggior parte delle vetrate non sono originali del XVI secolo in quanto si sono rotte nel tempo e sono state sostituite da altre. Tuttavia, ce ne sono ancora alcune che furono fabbricate nel XVI secolo. Si differenziano dalle nostre perché hanno bolle interne, piccole impurità e mostrano "acque", cioè discontinuità nella loro trasparenza. Questi oggetti di uso comune furono molto importanti per la vita quotidiana delle persone fin da quel lontano XVI secolo.

    Cosa possiamo sapere da questo oggetto?

    Le nostre finestre hanno lastre di vetro e ci sembra che i vetri si siano sempre stati alle finestre. Ma non è così. Nell'antichità il vetro piano non si sapeva come farlo. Gli antichi avevano oggetti di vetro, ma era sempre vetro soffiato. Quando volevano chiudere le finestre, ricorrevano all'alabastro - lastre di pietra traslucida - o al lapis specularis, che era un sottile foglio di intonaco trasparente. Le case della gente comune non avevano finestre di protezione. A volte mettevano una pelle di pergamena, ma era molto raro.

    Nel Medioevo fu scoperta la tecnica del vetro piano e colorato. Con questo furono realizzate le grandi finestre che ancora oggi possiamo ammirare in molte cattedrali gotiche. Queste lastre di vetro erano fatti di piccoli cristalli, uniti da un’intelaiatura di piombo. Non erano alla portata della gente comune. Richiedevano un lavoro complesso e costoso: prima si fondeva la struttura metallica di piombo; poi si fondevano i cristalli colorati, sempre piccoli, e li si incastonavano nel piombo come in un mosaico. Solo i capitoli della cattedrale potevano permettersi tali opere d'arte: quelle che ammiriamo ancora oggi nella Sainte Chapelle e in molte cattedrali gotiche.

    12 Alcune domande chiave

    Quando abbiamo iniziato ad avere vetri trasparenti alle finestre delle case? L'aumento del comfort è un sintomo dell'età moderna? In che modo questo ha influenzato la vita delle persone?

    Nel Cinquecento e, soprattutto, nel Seicento, si cominciarono a vedere finestre con vetri trasparenti, montate su strutture in legno. Questo modo di chiudere le finestre, con persiane in legno, è chiaramente documentato in molti dipinti di questo periodo nelle Fiandre, in Borgogna, nei Paesi Bassi e nella Germania settentrionale. L'invenzione del vetro piano totalmente trasparente potrebbe essere venuta dai vetrai veneziani, che erano i grandi specialisti del vetro e nei palazzi della città dei canali c'erano finestre a vetri sin dal XV secolo, ma la cosa sorprendente dei Paesi Bassi è che nel Cinquecento e soprattutto nel secolo successivo, questa fu una pratica comune delle case appartenenti alla borghesia commerciale, cioè l'incipiente borghesia urbana. Quindi, è vero: le finestre con vetro sono un elemento di comfort dell'era moderna. Quando un importante viaggiatore attraversò la Spagna nel diciassettesimo o diciottesimo secolo, prese nota se c'erano o meno finestre degli ostelli e delle locande dove era costretto a fermarsi.

    L'esistenza del vetro alle finestre era un elemento dirimente, che segnava la differenza tra i contadini poveri e i ricchi, tra i poveri e la borghesia urbana. È evidente che i cristalli aumentavano il comfort delle case ma la cosa più importante è che proteggevano le persone.

     

    5. Il piccolo blister che ha cambiato la storia contemporanea. La penicillina

    13 Questi oggetti sono piccole fiale di penicillina, prodotte da Pfizer nel 1945 e da allora utilizzate regolarmente per combattere infezioni e malattie batteriche. La penicillina ha aperto la strada ad altri antibiotici.

    Cosa possiamo sapere da questo oggetto?

    Si tratta di rendersi conto che fino alla prima metà del XX secolo molte persone morivano per infezioni batteriche. Qualsiasi infezione poteva essere fatale. Una ferita infetta poteva diffondere l'infezione e uccidere una persona sana. Le ferite infette potevano sempre dare origine a complicazioni. Molti lavoratori rimanevano feriti sul lavoro, ma poco o nulla si poteva fare se non la disinfezione e l'attesa che il corpo reagisse.

    Il rimedio per le malattie causate da agenti batterici è arrivato quasi per caso e lo dobbiamo ad Alexander Fleming (1981-1955).

    14 Alcune domande chiave

    La domanda pertinente è: come si è svolto il processo di ricerca e quali ripercussioni ha avuto? A quanto pare, Fleming, medico e ricercatore al St. Mary's Hospital di Londra, di ritorno dalle vacanze nel 1928, si era reso conto che varie piastre di Petri con colture batteriche erano state contaminate da un fungo. Cioè erano ammuffite. Ma si era anche reso conto - l'osservazione era stata fatta da un collega - che intorno ai funghi i batteri erano scomparsi.

    Fleming, che stava cercando di studiare gli antibiotici, capì che questi funghi, della classe Penicillium notatum - la penicillina - erano antibiotici, ma non sapeva come trattarli perché erano molto instabili. Altri ricercatori, in particolare Howard Florey, professore di patologia all'Università di Oxford, che stava indagando sullo stesso problema, riuscirono a stabilizzare la penicillina e ottenere così il primo antibiotico della storia. Fu nel maggio 1940 che decisero di testare l'efficacia della penicillina sui topi, e, nel febbraio 1941, la testarono sul primo essere umano, un poliziotto che aveva una grave infezione microbica. Questo primo essere umano trattato con penicillina morì perché non avevano sintetizzato una sufficiente quantità di antibiotico.

    Ma poco dopo, gli Stati Uniti semplificarono il processo di produzione, ne verificarono l'efficacia, e nel 1943 iniziarono già iniziando a produrre antibiotici a base di penicillina. In quello stesso anno, questa scoperta permise ad altri ricercatori di rendersi rapidamente conto che altri possibili antibiotici, come la streptomicina, era essenziale per attaccare la tubercolosi, che smise di essere una malattia maledetta – aveva ucciso molte persone, uomini e donne, di solito molto giovani - ed è diventata una malattia curabile. Per questo motivo, durante la Seconda Guerra Mondiale, la penicillina fu abbondantemente fornita negli ospedali militari e fece sì che scomparissero quasi del tutto le vittime delle malattie, anche se i soldati continuarono a morire, ma questa volta, per i proiettili.

    Tuttavia, gli antibiotici non sono stati in grado di combattere i virus, che da allora costituiscono uno dei problemi di salute nel mondo.

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