programmazione

  • Il senso del tempo. Strumenti di valutazione e esercizi per l’apprendimento.

    Prima categoria: didattica; TFA: strumenti

    1. Qualche precauzione, con le liste di indicatori

    Le numerose liste di indicatori per la valutazione, con le quali gli insegnanti di primaria e secondaria di primo grado fanno i conti ormai da qualche decennio (e ai nostri giorni non soltanto loro), vanno strettamente collegate con i contenuti della programmazione. Questa regola, in realtà generale, è molto stringente per la storia. In questa disciplina, infatti, la varietà dei comportamenti didattici, adottati dai docenti, è sorprendente per qualsiasi osservatore: chi studia il locale, il vissuto, società esotiche o di tipo preistorico; chi si attiene rigorosamente al libro di testo, o lavora su testi alternativi o preferisce l’ebrezza del web e dell’autoproduzione (e tanto altro ancora). Questa varietà, a sua volta, andrebbe declinata attraverso gradienti adattati allo sviluppo evolutivo del discente, creando, in questo modo una differenziazione esplosiva, che non è possibile rappresentare se non con liste e ragionamenti di una complessità ingestibile.

    Le liste che seguono, perciò, devono essere adoperate con cautela. Esse hanno un origine piuttosto lontana. Risalgono infatti all’unico momento di vero aggiornamento di massa, tentato in Italia, ormai nei lontani anni ’80, quando venne varato il Piano Pluriennale di aggiornamento per le elementari, e furono messe a punto con l’aiuto di decine e decine di insegnanti pugliesi. Dal momento che la mia competenza in questo campo è piuttosto limitata, per loro redazione mi sono avvalso della esperienza e del senso di misura di Luciana Bresil. Le prime versioni si trovano in: A. Brusa, La storia, in L’aggiornamento dei docenti nella scuola elementare di Puglia, IRRSAE-Puglia, Bari 1992, pp. 99 ss. e in Guida pratica alla valutazione. Orientamenti e strumenti per una valutazione formativa, a cura del Cidi di Forlì, settembre 1994. Si tratta, dunque, di un lavoro datato: come vedrete, la partizione seguita è quella delle vecchie schede di valutazione (che continua a sembrarmi ancora più semplice e realistica delle proposte didattiche successive). In ogni caso, non vuole sostituirsi a repertori più attuali, fra i quali segnalo la Piazza delle Competenze, che alcuni insegnanti di Treviso hanno messo in rete, dove si trovano gli elenchi, a mia conoscenza, più completi.

    Certamente, il passaggio dall’ambiente prevalentemente cognitivo degli anni ’80 a quello più nebuloso e incerto delle “competenze”, che domina da un paio di decenni, va discusso attentamente. Qui mi limito a osservare che, quale che sia la filosofia pedagogica presupposta da questi cambiamenti, a un docente di storia continuano a interessare fondamentalmente due aspetti: le conoscenze che l’allievo apprende; e le modalità con le quali usa queste conoscenze. E il pericolo che continuamente corre è, come è stato notato ormai da molto tempo, quello del formalismo, generato appunto dalla difficoltà di collegare in modo realistico il nome di una certa “abilità” con una operazione storica ben definita. Per questo motivo, questa lista è fatta in modo che ogni voce possa suggerire un’esercizio o una pratica precisa e si chiude con un paio di esempi.

    I traguardi di competenza delle Indicazioni 2012 sono distinti per livelli della primaria e della secondaria di primo grado. In questo elenco, invece, li troverete uniti, in modo che, operazione per operazione, si possa vedere lo scarto fra ciclo preparatorio (composto da scuola dell’infanzia e i primi tre anni della primaria; e ciclo di storia generale, composto dai due anni terminali della primaria e i tre anni della media), ma si possano anche immaginare i modi di combinarli.

    1. Gli indicatori sul tempo

    1. Ordina e colloca nel tempo fatti e eventi

    Questa voce richiama il più antico e tradizionale dei comportamenti didattici: chiedere agli allievi se sanno “quando è accaduto un evento”. Col passare del tempo questa richiesta si è - per così dire - scolorita: credo che nessuno pretenda che un bambino “sappia le date”. E questa prestazione è richiesta sempre meno anche nelle medie. Ma i secoli e i periodi, quelli sono abbastanza duri a morire. A questa interpretazione, consolidata nella pratica, si aggiungono oggi le nuove richieste, nate dalle sottoclassi in cui il concetto viene articolato (durata e periodizzazione).

    Risolvo, dunque, questa complessità, “declinando” ciascun indicatore a seconda dei contenuti di studio. Ognuno di essi, infatti, è articolato in :

    - vissuto: tutto ciò che si riferisce alla vita personale, all’ambiente, alle storie orali e che - soprattutto - viene studiato adoperando i racconti stessi degli allievi o di chi partecipa alla lezione.

    - rappresentato: gli stessi contenuti possono essere studiati a partire da scritti, materiali video; inoltre, racconti e rappresentazioni di vario genere possono essere il terreno sul quale si provano operazioni utili per la storia.

    - storico: racconti, rappresentazioni, documenti e tutto ciò che fa diretto riferimento alla produzione storiografica.

    Attenzione, però: fra di essi non si deve immaginare una propedeuticità dogmatica, dettata dallo stereotipo pedagogico secondo il quale il vissuto va studiato esclusivamente nel primo ciclo, mentre nel secondo si studierebbe “la storia”. E’ del tutto errato ritenere che “il vissuto” sia più facile, e quindi precedente alla storia raccontata. Così come egualmente errato è ritenere che il vissuto sia roba da bambini e che non lo si possa richiamare quando si studia la storia generale.

    L’identica accortezza deve valere nel presumere scale di difficoltà fra un indicatore e l’altro. Non è sempre detto. Ad esempio: “Mette in ordine cronologico eventi in un contesto narrativo” (1.12) è un’operazione la cui difficoltà dipende in larga misura dal testo che l’allievo deve analizzare. Infatti, è un’operazione che posso proporre dopo aver raccontato la favola di Cappuccetto Rosso, la vita di Annibale o il processo che porta alla rivoluzione industriale; dipende, ancora, dalla lunghezza e dalla complessità testuale di questi racconti. Invece: “Ordina cronologicamente i contenuti di studio dell’intero anno” (1.15) si riferisce a operazioni ovviamente terminali. Anche in questo caso, è la l’attività concreta - non prevedibile all’inizio dell’anno, quando si elabora il progetto formativo - che decide il livello di difficoltà.

    1. 1 Mette in ordine cronologico i fenomeni studiati.

    1.11 in un contesto di vita vissuta

    1.12 in un contesto narrativo

    1.13 in un contesto narrativo specifico (un racconto storico, una descrizione di una società, in una biografia storica, ecc.)

    1.14 ordina cronologicamente i contenuti studiati nell’annno

    1.15 ordina cronologicamente i contenuti studiati nell’intero corso

    1.2 Ordina adoperando:

    1.21 connettivi linguistici (mentre, dopo, molto tempo prima ecc.)

    1.22 strumenti grafici: diagrammi a stella, a blocchi, di flusso ecc.

    1.23 numerici: ordinali (primo secolo, secondo giorno, ecc.) e cardinali: date di vario genere.

    1.3 Rileva durate diverse in ambiti:

    1.31 di vita vissuta

    1.32 in contesti narrativi o comunque rappresentati

    1.33 in racconti storici

    1.4 Misura durate diverse adoperando:

    1.41 espressioni linguistiche (è durato a lungo, finisce in un attimo ecc.)

    1.42 strumenti grafici (cronogrammi di vario genere)

    1.43 strumenti numerici: cronologie e cronogrammi con indicatori di misure temporali.

    1.5 Analizza fenomeni con lo strumento della durata

    1.51 analizza fenomeni di vita quotidana (scopre, ad esempio, la stratigrafia temporale di “essere a scuola”: la lezione di storia dura mezz’ora; il libro che si adopera è vecchio di due anni; la scrittura esiste da 5 mila anni; l’abitudine a stare in un ambiente riparato da mura dura da 10 mila anni).

    1.52 analizza fenomeni comunque rappresentati: una scena riprodotta in un quadro, una fotografia, un racconto ecc..

    1.53 analizza fenomeni storici: un quadro di vita quotidiana romana; la scoperta dell’America; la Rivoluzione Industriale, ecc.

    1.6 Situa fenomeni in periodi o quadri conosciuti

    1.51 contestualizza dei fatti appartenenti al vissuto in una periodizzazione della sua vita (ecc)

    1.52 riporta ai contesti storici studiati fenomeni o oggetti studiati (situa l’ascia di pietra e l’aratro nel neolitico; le macchine al tempo della Rivoluzione Industriale; le Crociate nel periodo medievale, ecc).

    2. Comprende eventi e trasformazioni

    Questo indicatore si riferisce a operazioni che fanno parte del bagaglio delle esperienze didattiche introdotte negli ultimi decenni. Come nel caso precedente, si deve tener conto di quanto il contenuto influisca sulla qualità dell’operazione. L’attività del “riconoscere un evento” varia sensibilmente a seconda dei contesti nei quali si deve operare. Perciò, leggendo la lista seguente, si tenga mentalmente conto dell’articolazione proposta sopra (vissuto, rappresentato, storico). Non la riproduco, quindi, in questa lista per non creare una casistica troppo complicata. In realtà, ogni indicatore dovrebbe essere inquadrato in una tabella a doppia entrata. Ad esempio:

     

     

    Vissuto

    Rappresentato

    Storico

    Adopera il concetto di evento

     

     

     

    Adopera il concetto di struttura

     

     

     

     

    2.1 Conosce / adopera i concetti di evento e di durata

    2.11 In modo informale (sa che alcuni fenomeni durano poco o molto, li distingue e li riconosce)

    2.12 In modo formale: adopera espressamente i concetti richiesti

    2.13 Gerarchizza eventi e strutture in modo informale e soggettivo (esprime delle scale di rilevanza fra eventi, basata su criteri personali)

    2.14 Gerarchizza eventi e strutture rispetto a parametri dati (ad esempio: la necessità di sopravvivere, o di vincere una guerra, o - col tempo e l’incremento di competenze - rispetto all’economia o al potere, ecc.)

    2.2 Conosce/adopera termini specifici:

    2.21 ciclo, ritmo

    2.22 congiuntura, cambiamento

    2.23 stabilità, persistenza, ecc.

    2.3 Distingue situazioni o descrizioni statiche e dinamiche

    2.31 Riconosce una situazione o una descrizione statica

    2.32 Riconosce una situazione o una descrizione dinamica

    2.33 Gerarchizza dinamiche rispetto a parametri dati (date alcune situazioni in evoluzione - cambiamenti economici, politici, sociali ecc. - li mette in un ordine di importanza).

    2.4 Periodizza

    2.41 In modo informale e soggettivo (ad esempio divide la propria vita in varie fasi secondo un proprio parametro)

    2.42 Rispetto a parametri formali (periodizza la propria vita rispetto al parametro “scolarizzazione”).

    2.43 Conosce l’esistenza di una periodizzazione generale della storia ( ad esempio: antica, medievale, moderna e contemporanea).

    1. Alcuni esempi di attività

    1. La piramide dei tempi

    E’ impossibile rendere conto, in questo breve spazio, della complessità di una programmazione, delle sue unità di lavoro e dei suoi esercizi. Tuttavia, penso che alcuni esempi potranno aiutare il docente a intuire in quale modo organizzare la propria attività, in modo che sia omogenea con gli indicatori qui accennati.

    Si prenda l’indicatore 1.5 (analizzare adoperando lo strumento “durata”). Esso fa riferimento alla conquista più conosciuta della storiografia di Fernand Braudel, secondo il quale il “tempo” è, in realtà, una “stratificazione di tempi”. Non è uno dei concetti più agevoli della storiografia contemporanea. Un modello di esercizio lo renderà comprensibile e aiuterà gli allievi a trasformarlo in strumento di indagine.

    Partiamo da un esempio di esercizio, riferibile al punto 1.51. Ecco un allievo che studia. E’ una scena nella quale si condensano molti tempi. La matita, la scrittura, la carta, e potremmo aggiungere: la Tshirt e il pantalone, sono gli elementi che riconosciamo nel disegno. Ognuno di questi oggetti ha un tempo. Discutendo con gli allievi, cerchiamo di valutare la durata temporale di ciascuno di essi.

     

    Li mettiamo in ordine: scrittura, pantalone, carta, matita, tshirt. Sapendo che non è necessario essere precisi nelle lunghezze delle relative durate, in questa prima fase (1.42, disegnamo il “Diagramma temporale” del bambino che scrive. Ne viene fuori una sorta di piramide come questa:

     

    Inserisci il disegno di Helena. Magari la didascalia può essere: Disegno di Helena, classe …

    Lo stesso strumento si trasferisce in ambito storico (1.53). Si supponga di raccontare la battaglia di Lepanto. Durò una sola giornata, il 7 ottobre del 1571. Questo è il tempo dell’evento. Ma le armi che i contendenti adoperavano avevano tempi più lunghi: esistevano da circa due secoli. Le idee che dividevano i contendenti avevano anch’esse tempi diversi: i musulmani, da una parte, la cui antichità risaliva a circa mille anni prima; i cristiani, dall’altra, antichi di 1570 anni. E finalmente, quale tempo attribuire alla capacità degli uomini del mediterraneo di navigare? 10 mila anni potranno rendere questo tempo enorme.

     

     

    La battaglia di Lepanto. Qui, tutti i dati di questo straordinario evento della storia mediterranea

    L’insegnante racconta. Gli allievi, che hanno già imparato a costruire questo speciale diagramma temporale (lo potremmo chiamare “piramide dei tempi”), disegneranno il diagramma di Lepanto. Se sono in grado di misurare, lo faranno secondo i crismi, descritti nell’indicatore 1.43; altrimenti sarà 1.42.

    Suppongo che un insegnante racconti una decina di eventi importanti, durante l’intero corso di studi. Se per ognuno di essi propone questa attività, disporrà, al termine, di dieci “identikit di eventi”, con i quali confrontare altrettanti momenti storici e interrogarsi sulle durate e sulla stratigrafia temporale degli eventi. Potrà presumere, probabilmente, che qualche allievo abbia acquisito la consapevolezza che ciò che accade è sempre ricco di tempi (A. Brusa, Guida al manuale di storia, Ed. Riuniti, Roma 1993 (II edizione), p. 158).

    1. Periodizzare

    Ricaveremo un secondo esempio dal campo di problemi sotteso all’indicatore 2.4 (periodizzare): certamente uno dei più sfuggenti nella scuola primaria (ma anche di quella secondaria di primo grado), dal momento che l’attività del periodizzare è una delle più complesse, profonde e astratte, contemplate dal laboratorio dello storico. E’, infatti, una particolare forma di suddivisione del tempo che non dipende dalla sua “misura”, ma dai problemi che si ritengono importanti. Ad esempio, se consideriamo il millennio passato dal punto di vista dell’economia, il 1780 (data topica della Rivoluzione Industriale), è periodizzante: cioè divide il millennio in due parti dette, “la società preidustriale” e “industriale”. Al contrario, se adoperiamo il metro della religione, il Cinquecento sarà il secolo periodizzante, e le due parti si potranno chiamarsi: il periodo dell’unità dei cristiani; il periodo della loro divisione.

    Si possono esemplificare queste operazioni in contesti di vita quotidiana (2.41):

    - Si invitino gli allievi a redigere la cronologia della propria giornata.

    - Li si invitino a scegliere una sola data, tale che spezzi la cronologia in due sole parti. Deve essere la più importante e, ai loro occhi, la più significativa.

    - Ora dovranno attribuire un nome a ciascuno dei due periodi individuati.

    L’indentica operazione potrà essere eseguita adoperando dei parametri prefissati: il divertimento, lo studio, la scolarizzazione, il diventare adulti, ecc. E potrà essere applicata a lunghezze temporali diverse: una settimana, un anno, tutta la vita.

    Come si sarà intuito, le stesse operazione possono essere applicate a racconti (una favola, un libro, un’avventura, ecc.) e, finalmente, a racconti storici. Conviene, al principio, che questi racconti siano fatti dall’insegnante. Riguarderanno i contenuti di studio: Roma, o i Boscimani, o l’Italia nel dopoguerra, ecc. L’insegnante confezionerà dei racconti molto brevi e sintetici, inserendo abilmente in questi gli eventi che potranno concorrerere al ruolo di “eventi periodizzanti”. Li legge o li racconta, chiedendo alla classe di prendere nota dei fatti e di redigere una cronologia. Poi si proverà a ragionare su questa. Gli allievi possono creare i periodi a proprio piacimento e discutere la differenza (2.41); oppure si può lavorare adottando i parametri forniti dal docente (2.42).

    Infine, un’osservazione sul rapporto fra vissuto e storia. Immaginiamo che l’allievo abbia fatto propria questa sequenza operativa: estrarre gli eventi da un racconto, costruire un cronogramma, individuare l’elemento periodizzante, nominare i periodi. Proviamo ora a proporgli un lavoro che solitamente si considera un prerequisito: periodizzare la propria vita. Immaginiamo che questo accada alla fine della media: non pensate che avrà uno strumento per capire e problematizzare la propria biografia?

     

    Abilità, competenze o operazioni storiografiche?

    Supponiamo di aver realizzato pratiche di questo tipo. Potremo dire che l’allievo ora possiede il “senso del tempo”, “la capacità di misurarlo”, la “capacità di periodizzarlo”? e potremo distinguere se questa è un’abilità o addirittura è una competenza spendibile nel mondo reale? Non ho mai saputo rispondere a questa domanda, ma non vorrei nemmeno inoltrarmi in una controversia infinita. So per certo, però, che se un allievo di oggi fa questo genere di operazioni capirà che cosa voglio dire, quando gli spiego che la storia non è un fluire indistinto di eventi, ma un complicato intreccio di tempi che hanno velocità diverse. Lo capirà un po’ meglio di quei miei allievi, di tanto tempo fa, che si dovevano accontentare della mia spiegazione (e io mi dovevo accontentare del fatto che loro me la sapessero ri-raccontare). Capirà, forse un po’ meglio, che cosa intendo, quando gli spiegherò che un evento, un qualsiasi evento, come ci ha insegnato Braudel, è un vulcano attraverso il quale esplodono tutti i tempi passati. E che ci sono vulcani modesti e poco pericolosi e altri che fanno paura. E, forse, sarà questa consapevolezza che avrà qualche possibilità di aiutarlo nella sua vita.

     

  • Uno strumento per una programmazione integrata di storia, geografia e economia

    Autori: Antonio Brusa con Catia Brunelli, Andrea Fumagalli, Massimiliano Lepratti

     

    Emilio Leofreddi, Giro del mondo in ottanta minuti

     

    Nel “manifesto”, come con tanta ironia lo abbiamo chiamato, di storia interculturale/interdisciplinare, abbiamo esposto i principi e le avvertenze di massima. Ora è la volta di uno strumento pratico: uno schema/matrice, per costruire una programmazione quinquennale.

    Come avete visto nel manifesto, ci si sforza di pensare alla storia non come una narrazione continua, ma come un Atlante, fatto di carte mondiali, regionali e nazionali/locali. E’ un Atlante particolare, però, perché deve – comunque – tenere conto della cronologia. Di conseguenza, ogni grande periodo della storia umana è organizzato secondo una visione transcalare. E, periodo per periodo, si mostrano le connessioni possibili con altri due campi disciplinari: la geografia e la storia economica. Probabilmente il rapporto stretto con la geografia è già ben compreso dagli insegnanti, oltretutto sommersi da proposte di libri di Geostoria variamente confezionati. Diverso è il caso dell’economia. Questa è una scelta del gruppo di lavoro del CVM (Centro Volontari per il Mondo, curato da Giovanna Cipollari), con il quale sto lavorando. Scelta motivata dal fatto che ci sembra importante sottolineare come, proprio in vista di una formazione civile completa, siano necessarie delle conoscenze economiche, laddove l’esperienza degli ultimi trent’anni ha mostrato il declino progressivo dell’interesse nelle scuole, e nella manualistica, verso questa disciplina.

    Lo schema dovrebbe funzionare in questo modo: guardate la casella Storia/Mondo. In questa si trova il cuore del curricolo. La parte essenziale del programma. Manca il tempo (e ci aggiungete tutte le difficoltà di rito): allora questo è il programma minimo. Per due ordini di motivi: se li mettete in fila, dal passato verso il presente, quegli argomenti “tassellano” completamente il tempo/spazio passato. Quindi, la loro conoscenza è in grado di fornire l’obiettivo minimo dell’insegnamento: una conoscenza razionale e organizzata del passato, che aiuti gli studenti a orientarsi (l’effetto mappa, potremmo dire). Il secondo motivo riguarda l’apertura mondiale di questi argomenti, in grado di “ricomprendere” l’esperienza e gli sguardi sul mondo dei nostri allievi, nati in Italia e no.

    Una volta programmato il contenuto minimo, provate ad aggiungere gli argomenti, pescandoli dalle altre caselle, e quindi dalle altre dimensioni scalari. Solitamente, nella scrittura di un progetto formativo, il docente si comporta come se scrivesse i capitoli di un libro, dal passato verso il presente. E’ difficile, in questo modo, tenere conto del tempo a disposizione e quindi delle possibilità effettive di insegnamento e si lascia al naturale svolgersi dell’anno scolastico il grave compito della scelta. Quando finisce l’anno si chiude il programma, si rimanda all’anno successivo, e alla fine non si arriva mai allo studio del mondo attuale.

    Questo schema vi permette di affrontare il problema della scelta PRIMA di iniziare l’anno. Quanto tempo dura una vostra unità didattica tipo? Dividete il monte ore a disposizione (in genere non più di cinquanta) per la durata di una vostra unità, e avrete il numero dei contenuti possibili. Non si scappa e non c’è progetto che tenga. Si uscirà da queste strettezze quando qualche ministro aumenterà le ore a disposizione.

    Se, dove ne avete l’occasione, avete anche la possibilità di insegnare geografia, allora lo schema vi permette di sommarne le ore a quelle di storia. E quindi di scegliere anche dalle caselle, che - nel nostro schema - sono azzurre. In ogni caso, anche se qualche mano gentile ha cancellato la geografia dal vostro programma, date loro uno sguardo: vi troverete suggerimenti per affrontare l’argomento storico previsto da un altro angolo di osservazione e, soprattutto, i suggerimenti per un rapporto con il presente consolidato e ben controllato (appunto, controllato da un sapere disciplinare).

    Allo stesso modo, date uno sguardo (anche se non insegnate economia) alla casella rossa. Segue passo passo l’argomento storico scelto e permette di inserire nella vostra trattazione didattica concetti, termini e fatti che rivestono un interesse formidabile nella formazione del cittadino. Noterete che, a volte, gli argomenti suggeriti da Andrea Fumagalli, che insegna economia a Pavia, sono già incorporati nella storia insegnata di solito.

    E’ appena il caso di sottolineare che questo schema non è una bibbia. Ho provato con i colleghi del gruppo a riempirlo, in modo da vedere come funziona. Ci stiamo ancora lavorando su. Poi lo proporremo a focus group di insegnanti in sei paesi europei, per vedere come questi ci si ritrovano, se propongono modifiche: i lettori di HL sono i primi invitati a questa prova. Per il momento, sarei contento se aiutasse qualcuno a scrivere la sua programmazione, in questo inizio d’anno.

     

    Preistoria

     

    Disciplina

    Argomento

    Mondo

    Regione

    Nazionale/Locale

    Storia

    Processo di ominazione.

    Africa.

    Popolamento del mondo.

    Popolamento europeo.

    Un sito paleolitico.

    Geografia

    I grandi ambienti della Terra.

    I biomi terrestri scenario del processo di ominazione.

    Le regioni africane ed europea (caratteristiche geomorfologiche e relazioni geoantropiche tra peculiarità del territorio e rispettive opportunità di vita per l’uomo).

    Il territorio di riferimento del sito locale scelto per l’approfondimento storico.

    Storia

    Processo di neolitizzazine.

    Antico Vicino Oriente.

    Focolai di civilizzazione neolitica nel mondo (America, Cina ecc.).

    Migrazioni neolitiche e colonizzazione agricolo/pastorale dell’Europa

    Un sito neolitico.

    Economia

    La moneta

    Sviluppo di un abbozzo di sistema di scambio monetario chiuso: Merce-Denaro-Merce

    1. Prime regolazioni dell’attività di scambio (Mesopotamia)

    2. Sviluppo commercio nel Mediterraneo Orientale

    Scambi neolitici in Italia: ossidiana, pietra verde, selce

    Geografia

    Biodiversità

    I grandi ambienti della Terra.

     

    Differenzazioni spaziali e climatiche nel neolitico.

     

    I biomi terrestri scenario del neolitico.

    Le regioni del continente asiatico ed americano (caratteristiche geomorfologiche e relazioni geoantropiche tra peculiarità del territorio e rispettive opportunità di vita per l’uomo).

    Il territorio di riferimento del sito locale scelto per l’approfondimento storico.

     

     

    Il mondo antico e medievale

     

    Disciplina

    Argomento

    Mondo

    Regione

    Nazionale/Locale

    Storia

    Storia antica e medievale (500 a.C. -1500 d.C.)

    La formazione del sistema euro-asiatico africano.

    I poli chiave: Occidente Mediterraneo; Estremo Oriente.

    La strutturazione del sistema continentale nel Medioevo.

    La rottura del sistema con la conquista dell’America

    1. Gli imperi (romano, islamico, cinese, indiano, mesoamericani ecc.).

     

    2. Le città (antiche; medievali).

     

    3. Il mediterraneo (antico e medievale).

     

    4. La formazione dell’Europa (Mondo latino, germanico, slavo, ugro-finnico).

    Studi di casi; patrimonio; città; siti.

    Economia

    Nascita degli strumenti giuridici e commerciali

    Espansione attività commerciale europee in Cina e prime innovazioni tecniche (polvere da sparo, signoraggio monetario)

    1. Codificazione dell’attività di scambio (Grecia Antica e diritto romano).

    550 a.C. signoraggio statale (Re) sulla moneta (Lidia).

    2. Antichità classica e sistema schiavistico. Bimetallismo.

    3. Economia agraria e rapporti di produzione; commercio beni di lusso;

    Studi di caso (una villa romana; una città mercantile medievale; un’azienda agraria medievale ecc)

    Geografia

    Urbanesimo e urbanizzazione nello spazio e nel tempo.

    Fenomeno urbano.

    Regioni urbanizzate; città e territorio, tipi di città.

    Studi di caso significativi inerenti al fenomeno urbano di ieri e di oggi, di qui e d’altrove (slums, zonas, città globali ecc.).

     

     

    Il mondo moderno (XVI-XIX sec)

     

    Disciplina

    Argomento

    Mondo

    Regione

    Nazionale/Locale

    Storia

    La formazione del mondo moderno.

    1. I quattro centri principali del mondo: Cina, India, Euro -mediterraneo, America.

     

    2. La rivoluzione geografica e il sistema mondo.

     

    3. Migrazioni volontarie e schiavili.

    1. Le politiche espansioniste degli stati europei.

     

    2. La guerra dei 7 anni e la nascita del primo impero mondiale (Inghilterra).

    1. Gli antichi stati italiani.

     

    2. Studio di caso.

     

    3. Biografie e individui esemplari.

    Economia

    Nascita delle economie mondo (il mercantilismo aggressivo europeo)

    1. Signoraggio statale della moneta e passaggio dalla moneta merce aurea alla banconota aurea convertibile.

    2. Secolo d’oro olandese e spostamento dell’asse economico dell'economia mondo dal Nord-Centro-Italia (Mediterraneo) al Nord Europa (mare del Nord)

    3. Sviluppo del mercantilismo: passaggio da un sistema M-D-M ad un sistema M-D-(M,D). Moneta come riserva di valore

    1. Sviluppo economie nazionali in Europa (formazione Stati Nazioni)

    2. Europa: grande inflazione aurea inizio 1500.

    3. Europa: declino dominio economico spagnolo e inizio supremazia economica inglese dopo la rivoluzione del 1640

    4. Nascita dualismo Nord-Sud Europa

    5. Sviluppo del sistema finanziario europeo

    6. Crisi Olanda e supremazia Inglese (bolla dei Tulipani)

    1. Espropriazione dei commons e inizio processo di urbanizzazione

    2. Inizio dualismo città-campagna

    Geografia

    Sistema mondo.

    Centro-periferia.

    1. Sistema centro-periferia (variazioni nello spazio e nel tempo).

    2. Colonialismo e riflessi su scala mondiale. Nord Sud del mondo. Cartografia e potere politico.

     Il colonialismo europeo in America latina.

    Studi di caso relativi a differenti forme di rapporto con l’altro diverso e ai riflessi spaziali/territoriali di tali relazioni.

    Storia

    L’economia e l’ambiente del mondo moderno.

    La rivoluzione industriale e agraria.

     

    Storia economica italiana.

    Studio di caso.

    Economia

    Il sistema capitalistico

    1. Nascita del mercato del lavoro moderno con remunerazione in moneta.

    2. Sviluppo di un processo di accumulazione basato sulla manifattura.

    3. Sviluppo di un’economia monetaria di produzione: D-M-D’.

     

    Prodromi e nascita del capitalismo nazionale

    Geografia

    Rapporto bisogno-risorsa.

    La questione aperta della disponibilità e della gestione equa delle risorse.

    I riflessi del rapporto bisogno-risorsa: il paesaggio agrario e quello industriale.

    Paesaggi del locale come espressioni delle differenti modalità di intendere il rapporto tra uomo e ambiente, tra bisogno e risorse.

    Storia

    Il dominio europeo del mondo

    La formazione dello stato moderno.

    Rivoluzioni euro/americane: Olanda, Inghilterra, Stati Uniti, Francia.

    Formazione dello Stato italiano.

    Studi di caso.

    Economia

    Il colonialismo capitalista

    1. Crescente ruolo dello Stato come agente economico.

    2. Monopolio statale di emissione di moneta e nascita Banca Centrale.

    3. Prima fase di globalizzazione coloniale (Inizio dualismo Nord-Sud su scala planetaria)

    4. La rivoluzione russa propone un altro modello economico.

     Aumento centralità del modello di accumulazione capitalistica in Europa e Nord America

    La prima industrializzazione italiana; la divisione economica Nord/Sud

    Geografia

    Confini/organizzazione territoriale

    Le organizzazioni politiche su scala mondiale.

    La Nazione.

    L’assetto territoriale nazionale.

    I conflitti politici e militari

     

     

    Il mondo attuale

     

    Disciplina

    Argomento

    Mondo

    Regione

    Nazionale/Locale

    Storia

    Il governo del mondo.

    1. Le due guerre mondiali.

     

    2. Democrazie e dittature.

    1. Fascismo, Nazismo, Stalinismo.

    2. Resistenze

    3. Il periodo postbellico

    Memoria/commemorazione

     

    Studi di caso.

     

    Biografie.

    Economia

     

    1. Crisi del “capitalismo artigianale“ del XIX secolo, fondato sull’operaio di mestiere.

    2. Rivoluzione tecnologica taylorista e passaggio all’operaio massa.

    3. Crisi degli anni ’30 e nascita del fordismo e delle politiche keynesiane.

    4. New Deal contro corporativismo/nazionalismo economico. Le origini economiche della II guera mondiale

    5. Mao e il comunismo al potere in Cina (nasce il “Secondo mondo economico)

    1. Corporativismo/nazionalismo economico in Europa

    2. URSS: svolta di Stalin, dopo l’esperienza della NEP: industrializzazione forzata e piani quinquennali

    Il corporativismo/nazionalismo fascista

     

    L’economia coloniale italiana

    Geografia

    La geopolitica

    Il quadro geopolitico mondiale

     

    La dimensione spaziale della cittadinanza planetaria

    Geografia economica europea e politiche di coesione

    Lo sviluppo locale nella prospettiva di uno sviluppo neoregionale

     

    Interazione locale /regionale/globale

    Storia

    Economia e ambiente.

    Crisi e sviluppo

    1929, 1973, 2008.

    L’Unione Europea.

    Economia nazionale.

    Studi di caso.

    Economia

    L’instabilità del sistema economico mondiale

    1. Polarizzazione economica nel II dopoguerra.

    2. Dualismo economico tra Nord e Sud del mondo e inizio decolonalizzazione militare dell’Africa ma non indipendenza economica.

    3. Crisi del Fordismo fine anni’60 in Usa e inizio anni ’70 in Europa. Crollo di Bretton Woods e crisi delle politiche keynesiane

    4. Sviluppo e egemonia del pensiero economico liberista anni’80 e anni ‘90

    5. III rivoluzione tecnologica: dal taylorismo alle ICT.

    6. Internazionalizzazione della produzione e finanziarizzazione dell’eco-nomia mondo

    7. Crescita e sviluppo di alcune economie periferiche (BRICS, Cina, India, Brasile, SudAfrica, Russia). Ridefinizione degli assetti gerarchici geo-economiche planetari

    8. Crisi della governance finanziaria 2008-2014

     

    Sviluppo economico italiano; effetti delle crisi nell’economia italiana

    Geografia

    Sviluppo.

    Vari modelli di sviluppo e differenti significati del concetto derivanti da vari indicatori (PIL, ISU ecc.).

    I programmi di sviluppo dell’Unione europea.

     

    La politica economica dell’Unione europea.

    Esempi di Green economy.

    Storia

    Uomini e culture.

    1. Migrazioni attuali.

     

    2. Le nuove guerre.

     

    3. Stati multietnici.

     

    4. La planetarizzazione culturale (internet, culture, alimentazione ecc.).

    L’Unione Europea.

    Italia paese multietnico; politica italiana internazionale; studi di caso.

    Economia

    Dal trentennio progressista all'avvento del neoliberismo

    Il rapporto Nord/Sud al tempo della globalizzazione.

    Delocalizzazione del lavoro e dei capitali.

    Dal Trattato di Roma al Fiscal Compact, passando da Mastricht, Patti di Stabilità di Amsterdam, Unione Monetaria Europea

    Le trasformazioni del lavoro in Italia: dalla flessibilità alla precarietà.

    Geografia

    La mobilità umana.

    1. Le migrazioni internazionali. Elementi di demografia.

     

    2. Il fenomeno della globalizzazione.

    1. Le Euroregioni - organismi transconfinari voluti dall’Ue con fini di integrazione socio-culturale e di gestione/sviluppo sostenibile del territorio – come modalità di superamento dei confini, soggetti rappresentativi di un’esigenza di collaborazione, di sentirsi uniti nel rispetto delle peculiari diversità.

     

    2. Il glocalismo, le multinazionali.

    1. Flussi migratori e rispettivi riflessi spaziali e socio-culturali economici nel proprio Paese.

     

    2. Studi di caso.

     

    Questo materiale fa parte del materiale utilizzato nel convegno “Una nuova etica per i curricoli della cittadinanza globale” -  Senigallia 6, 7, 8 settembre 2013 - organizzato dal CVM e dalla regione Marche. Il progetto europeo, coordinato da Massimiliano Lepratti, si intitola: Critical review af the historical and social disciplines for a formal education suited to the global society. Il gruppo di lavoro che ha collaborato alla stesura di questo schema è formato da due economisti (Andrea Fumagalli e Massimiliano Lepratti, e una geografa Catia Bonelli).

     

    Emilio Leofreddi, Sun Tzu

     

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