reistoria

  • La memoria della preistoria e quella di oggi

    Pavia, 28 maggio


    Se avete tempo, guardatevi questa breve lezione di Rossella Duches, tenuta al Muse di Trento. Vi troverete una bella introduzione all'archeologia e al lavoro dello storico, di quelle che spesso inutilmente si fanno al principio di anno. Duches spiega come, attraverso la rielaborazione delle informazioni che ricaviamo dai documenti, lo storico riesce a trasformare una situazione statica (uno scavo) in una realtà dinamica (i fenomeni culturali del passato).

    Fa l'esempio dell'invenzione dell'arco, a partire da ritrovamenti del nord Europa, e soprattutto del riparo Dalmeri, vicino Trento (bellissimo il sito). Mostra come, rielaborando le informazioni sulle punte di frecce e su altri reperti di quelle società mesolitiche di cacciatori/raccoglitori, gli storici abbiano intuito non solo le modalità di caccia, ma anche i riti propiziatori di quelle società.

    Quei gruppi umani, conclude Duches, vivevano di memoria, della necessità, cioé, di tramandare tecniche di caccia, la cultura della caccia, e l'insieme dei riti collegati a questa.

    Chi avrà modo di guardare questo video, giunto alla fine, capirà la pertinenza della citazione di Hobsbawm, che l'archeologa premette al suo discorso, nella quale lo storico inglese rimarca che uno dei problemi più gravi della nostra società è la nostra tendenza a vivere immersi in un "presente permanente, privo di un raccordo organico coi fenomeni del passato". Duches si chiede se uno dei fattori che aggravano il momento di crisi che viviamo non sia anche il fatto che non ricordiamo come le abbiamo affrontate in passato, quali fenomeni le abbiano causate e quali furono i loro esiti.

    (se volete proseguire questo discorso, vedetevi gli articoli sulle crisi su HL, oppure il dossier sulle Crisi del Novecento, su www.novecento.org)

    Chi ha detto che la preistoria serve solo per far divertire i bambini?

     

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