rivoluzione francese

  • La Rivoluzione francese studiata sul proprio manuale. L’analisi dei conflitti sociali come argomento di storia e di educazione civica.

    di Cesare Grazioli

    Immagine6 La Rivoluzione francese è un argomento didatticamente bifronte. Da una parte è impossibile farla studiare e imparare in senso tradizionale, data l’enorme complessità e la densità delle sue vicende, che rendono del tutto velleitario il tentativo di farle memorizzare. Dall’altra, è un argomento straordinariamente utile ed efficace se usata come laboratorio di indagine del conflitto sociale-politico-ideologico, in quanto luogo di nascita del linguaggio e dei concetti della politica moderna. Da questo punto di vista, la Rivoluzione francese è un’autentica palestra di educazione storica alla cittadinanza.

    Proprio questo sarà l’obiettivo del lavoro didattico che qui si propone, la cui caratteristica – credo interessante per tutti i docenti - è di basarsi sull’uso esclusivo del manuale in adozione. Come si vedrà, infatti, le conoscenze richieste possono essere considerate standard nella manualistica. Tuttavia, il manuale non andrà studiato linearmente, nel modo tradizionale, ma andrà smontato e rimontato. La classe, inoltre, lavorerà sia in gruppi di 4/5 allievi sia in plenaria, in interazione col docente. Dunque, si tratta di un laboratorio sul manuale, nel quale la lezione gioca il triplice ruolo di lezione frontale di apertura, partecipata nell’analisi del manuale e di chiusura, come riepilogo e sistemazione cognitiva, mentre la verifica degli apprendimenti è parte integrante della sequenza di lavoro.

    Il modulo dura 10/11 ore ed è stato sperimentato per anni nelle mie classi quarte del BUS di Reggio Emilia.

     

    Materiali

    • Il manuale in adozione
    • La cronologia sintetica/ragionata della Rivoluzione, fornita dal docente
    • Il modello di conflitti sociali fornito dal docente
    • I correttori forniti dal docente

    (questi materiali vengono allegati in seguito)

     

    Immagine1 Sequenza di lavoro

    Lezione introduttiva sui primi due periodi della Rivoluzione, basata sulla cronologia, proiettata alla Lim o consegnata in fotocopia (un’ora).

    Prima fase laboratoriale: sulla base del modello dei conflitti storico-sociali, che viene spiegato, gli allievi, divisi in gruppi, lavorano dapprima sul periodo pre-rivoluzionario, poi cercano nel manuale le notizie relative al periodo monarchico-costituzionale della Rivoluzione. Terminato il lavoro, si fornisce il correttore, in modo che gli allievi possano confrontare e valutare il loro operato. (3/4 ore)

    Seconda fase laboratoriale: in modo più autonomo, gli allievi applicano il modello alle pagine relative al periodo della rivoluzione radicale. Come nella fase precedente, il correttore permette agli allievi il lavoro di valutazione del proprio lavoro. (3 ore)

    Lezione frontale/partecipata: si analizza insieme il periodo repubblicano moderato, per osservare le modificazioni del modello. (2 ore)

    Lezione frontale/partecipata di storia e di educazione civica: si ragiona sulla nascita di un linguaggio politico usato ancora oggi. (1 ora)

     

    Materiali di lavoro

    A. Cronologia sintetica
    (da stampare e consegnare agli allievi o da proiettare in classe)

    0. Introduzione: la situazione della Francia nel secondo ‘700, caratterizzata da un “assolutismo debole”, dal grave debito pubblico e dal fallimento delle riforme: fatti che portano all’instabilità sociale e alla convocazione degli Stati generali.

     

    1. Periodo monarchico costituzionale: dalla primavera del 1789 all’estate del 1792. All’inizio di questo periodo, esplodono “tre rivoluzioni in una”, ciascuna caratterizzata dal protagonismo di un soggetto sociale:

    • Il Terzo Stato si autoproclama Assemblea nazionale, riconosciuta, suo malgrado, dal re: qui il soggetto protagonista è costituito dai vertici del Terzo Stato, cioè dalla borghesia;
    • l’assalto alla Bastiglia, che ha per soggetto le masse popolari urbane;
    • la rivolta antifeudale nelle campagne, che ha come soggetto i contadini.

    A questi tre soggetti rivoluzionari si contrappongono altri due soggetti reazionari:

    • la monarchia (in questo caso è un soggetto istituzionale, coincidente con la figura del re);
    • l’aristocrazia (“ordine” privilegiato, con il clero).

    I fatti salienti di questo periodo sono:

    1789: decreto di abolizione della feudalità, e Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che diventa il preambolo della “Costituzione del ‘91 che instaura una monarchia costituzionale

    1790: la Costituzione civile del clero nel ’90, con un forte impatto religioso (il clero “refrattario”) e con forti conseguenze economico-finanziarie, con la nascita degli “Assegnati”.

    1791: l’emancipazione degli ebrei e la legge Le Chapelier, che abolisce le corporazioni e il diritto di sciopero, nel segno del liberismo economico.

    1791: la tentata fuga del re (giugno ’91) che incrina il rapporto tra monarchia e nazione;

    1792: la guerra, voluta dall’alleanza fra monarchia e girondini, porta alla radicalizzazione della Rivoluzione: il re viene deposto, i sanculotti iniziano i loro massacri. Nel settembre viene proclamata la Repubblica.

     

    2. Periodo repubblicano radicale, dal settembre del 1792 alla fine del luglio 1794. Durante questo periodo il protagonismo politico passa dai girondini ai giacobini/montagnardi.

    Gli eventi salienti sono:

    Gennaio 1793: la condanna e la decapitazione del re è il culmine dello scontro, in atto già dalla seconda metà del ’92, tra girondini (moderati in politica e liberisti in economia) e giacobini-montagnardi, guidati da Robespierre (aperti all’alleanza col movimento popolare dei sanculotti, dei cordiglieri di Danton e del gruppo degli “arrabbiati”), che sono radicali in politica e interventisti-dirigisti in economia.

    Primavera/estate ‘93, radicalizzazione della Rivoluzione, alla quale concorrono diversi fatti:

    - rivolta contadina in Vandea;
    - caduta dei girondini e potere ai giacobini;
    - rivolte federaliste (cioè, filo-girondine) in molte città;
    - instaurazione del Comitato di Salute pubblica (che ha di fatto il ruolo di governo, sempre più autoritario, cioè di fatto una dittatura), egemonizzato da Robespierre;
    - maximum (cioè calmiere dei prezzi); leva militare di massa;
    - legge sui sospetti in settembre, che instaura il Terrore, cioè la dittatura rivoluzionaria del Comitato di Salute pubblica;
    - il nuovo calendario laico e il culto della Dea Ragione (= tentativo di scristianizzazione)

    Estate 1793: la Convenzione (nuova assemblea eletta nel ’92 a suffragio universale maschile) approva una nuova Costituzione con una nuova Dichiarazione dei Diritti.

    Inverno ’93/ giugno ’94: aumento delle condanne a morte; instaurazione del “Grande Terrore”, prima contro i vandeani, poi contro “arrabbiati” e “indulgenti” (tra i quali Danton).

    27 luglio 1794 (9 Termidoro): la componente moderata della Convenzione arresta e mette a morte senza processo Robespierre e altri 22 montagnardi.

     

    3. Periodo repubblicano moderato: dal Direttorio all’ascesa di Napoleone (1794-1804). Questo periodo si apre con il “contro-terrore bianco”, organizzato dalla “Gioventù dorata” (monarchica) contro i giacobini. È dominato dalla “Pianura” cioè della componente moderata. Registra l’insuccesso di due insurrezioni popolari, la prima spontanea, causata dalla penuria di generi alimentari, e la seconda “comunista”; e da un’insurrezione reazionaria che tenta di restaurare la monarchia.

    I fatti salienti sono:

    1795: una nuova Costituzione (la terza): si torna al suffragio ristretto censitario con un sistema bicamerale e un Direttorio nel ruolo di governo.

    1796: il Direttorio rilancia la guerra.

    1796/1799: nella campagna d’Italia emerge il genio militare di Napoleone, che crea le “repubbliche sorelle” in Italia, e in altre parti d’Europa.

    Novembre 1799 (18 brumaio): il colpo di stato che abbatte il Direttorio e consegna il potere a tre consoli: Ducos e Sieyes (già del Direttorio) e lo stesso Napoleone;

    Dicembre 1799, una nuova costituzione (la quarta), confermata da un plebiscito, instaura il consolato: inizia il potere personale di Napoleone, eletto primo console.

    1802: Napoleone “console a vita”.

    1804: Napoleone è “imperatore dei francesi”. Termina l’esperienza repubblicana francese.

     

    Immagine2 B. Il modello dei conflitti storico sociali (e come si usa)

    Il nostro modello di analisi del conflitto storico-sociale si basa sulla individuazione dei soggetti collettivi che ne sono i protagonisti, e per ciascuno di essi sull’individuazione di:

    • obiettivi, cioè che cosa ciascun soggetto collettivo vuole ottenere;
    • metodi, cioè che cosa ciascun soggetto fa, come si muove per ottenere quegli obiettivi;
    • risultati effettivamente ottenuti.

    Ecco, ad esempio, come si configura il modello nell’analisi dei periodi pre-rivoluzionario e di quello monarchico-costituzionale

     

     

     

     

     

     

     

     Soggetti collettivi del periodo prerivoluzionario e del periodo monarchico-costituzionale   Obiettivi Metodi    Risultati
     I vertici dello Stato/i borghesi                                                                                                                                                                                                                                                                                               
     Le masse popolari urbane, soprattutto parigine      
     I contadini      
     I ceti privilegiati, soprattutto l’aristocrazia      
     La monarchia, rappresentata dal Re      

     

    Questo modello va stampato e consegnato a ciascun gruppo, che si impegnerà in una ricerca sul manuale per riempire le caselle vuote.

    Nella sua generalità, questo modello può essere applicato a qualunque tipo di conflitto politico-sociali, variando ovviamente i protagonisti, e segnalando per ciascuno di essi obiettivi, metodi, e risultati specifici.

    Come si vedrà, il modello permette di individuare con una certa facilità delle differenze fra i diversi periodi. Richiederà, perciò, un duplice lavoro: segnalare le variazioni - compito che gli allievi eseguiranno attraverso la lettura selettiva del manuale - e spiegarle, obiettivo che, invece, sarà realizzato discutendo con l’insegnante.

    In particolare, nel lavoro sulla fase prerivoluzionaria, alla vigilia della riunione degli Stati generali, si chiede ai gruppi di individuare e riassumere gli obiettivi di ciascuno dei cinque soggetti, per iscritto sul quaderno (un’ora in aula, lavoro eventualmente da completare a casa). Per facilitare lavoro, si fornisce una parte dei correttori, per esempio i testi che riguardano il Re e il Terzo Stato. É possibile, infatti, che alcuni allievi siano disorientati dalla consegna: ricordare la prima parte della lezione e individuare le notizie che vanno inserite nel modello.

    Terminato questo lavoro, si effettua la correzione (un elaborato per gruppo) e si consegna agli allievi il testo completo dei correttori, in modo che si rendano conto di errori, dimenticanze e successi.

    Si passa subito al primo periodo. Questa volta la consegna è quella di andare sul manuale, alle pagine indicate e cercarvi le notizie da inserire nel modello. (due o tre ore, con completamento del lavoro a casa).

    Sul periodo successivo (quello repubblicano-radicale) il lavoro dovrebbe essere più autonomo. Si indicano le pagine e si invitano i gruppi ad applicare di nuovo il modello, secondo le modalità viste sopra (due ore, con completamento a casa).

    Terminato questo lavoro, si discutono – durante una breve lezione partecipata - i problemi incontrati, si cerca insieme di cogliere i mutamenti che si verificano con la caduta della monarchia e la proclamazione della repubblica (un’ora). In particolare:

    • monarchia e aristocrazia escono di scena, in modi e forme diverse;
    • il Terzo Stato, ovvero il suo vertice rappresentato nelle assemblee rappresentative (l’Assemblea nazionale, poi la Legislativa, ora la Convenzione), cioè la borghesia, appare sempre più divisa al suo interno in posizioni politiche diverse: una moderata, rappresentata prima dai Foglianti e poi, entro la Convenzione, dal club dei Girondini, e una più radicale, rappresentata dal club dei Giacobini (che all’interno della Convenzione trova espressione nei Montagnardi, così chiamati per la collocazione nell’aula);
    • le masse popolari urbane sono ancora presenti come soggetto, in particolare il movimento parigino dei sanculotti;
    • sono poi ancora presenti i contadini, che rappresentano circa i ¾ della popolazione francese, per quanto con una capacità di incidere minore rispetto al periodo precedente.

    A questo punto, le correzioni dei lavori sono state ben tre (sull’introduzione e sulle prime due fasi). Sulla terza fase, non sono più necessari i lavori di gruppo e si può procedere speditamente con due lezioni frontali di un’ora ciascuna: una, dal Termidoro al 1799; l’altra sull’età napoleonica (2 ore).

    Immediatamente dopo, si può svolgere la lezione partecipata sulla nascita del linguaggio politico attuale:

    Si richiamano e si discutono, in una breve introduzione, i termini “Destra”, “Sinistra”, si fa notare come facciano ancora oggi parte del linguaggio politico. Poi, si invita la classe la classe a completare la tabella e discuterla insieme.

     

       Estrema destra Centro destra Destra Centro sinistra Estrema sinistra
    Aggettivi politici          
    Protagonisti individuali e collettivi          

     

    Gli aggettivi politici da inserire sono:

    Moderato, Rivoluzionario, Progressista, Reazionario, Conservatore, Riformista, Radicale.

    I protagonisti collettivi e individuali (eventualmente ritornare sul manuale per cercare le informazioni necessarie):

    La Fayette – i Girondini – Danton – Robespierre – i Foglianti – la maggior parte degli aristocratici.

    Nella discussione, infine, si inviteranno gli allievi a spiegare gli eventuali cambiamenti di collocazione politica dei soggetti.

     

    Immagine3 C. I correttori

    0. Periodo pre-rivoluzionario

    La monarchia: vuole ottenere l’approvazione degli Stati Generali a una profonda riforma fiscale (nel senso indicato dagli intellettuali fisiocratici: l’abolizione dei privilegi ed esenzioni degli ordini privilegiati), senza che questo metta in discussione il suo potere assoluto.

    Gli ordini privilegiati, in particolare l’aristocrazia: vuole approfittare della debolezza della monarchia per condizionarla (e certamente va in questa direzione la convocazione degli Stati Generali, che l’assolutismo ha svuotato, non convocandoli più dal 1615), e al contempo difendere e riaffermare i propri privilegi sia fiscali (l’esenzione dalla “taglia”, la principale imposta diretta, che colpiva le proprietà terriere del Terzo Stato) sia, per la nobiltà di toga, inerenti l’accesso alle cariche pubbliche (ancora ereditarie, cioè ad essa riservate): tutto questo si traduce in una specie di “rivolta nobiliare” che mette in moto tutto il processo rivoluzionario, nel 1789.

    Il Terzo Stato, cioè le diverse componenti della borghesia: Vuole ridimensionare sia l’assolutismo del sovrano sia i privilegi giuridici e fiscali di clero e aristocrazia, trasformando il sistema politico in una monarchia costituzionale basata sull’uguaglianza del diritto, e di conseguenza acquistare un peso politico e sociale corrispondente al proprio ruolo economico, di vero e proprio colonna portante della società francese (ciò che era efficacemente riassunto nell’incipit del pamphlet [=libello, opuscolo] dell’abate Sieyes Che cos’è il Terzo stato.

    Le masse popolari urbane: (anche se il libro non parla esplicitamente di loro, e si riferisce invece alle componenti borghesi e a quelle rurali del Terzo stato) E’ evidente che anche le masse popolari urbane condividono l’insofferenza verso i privilegi dei primi due Stati e il disagio per la tassazione che, esentando i ceti privilegiati, si basa soprattutto sulle imposte indirette, cioè sui consumi, come la gabella sul sale, che colpisce soprattutto i consumi popolari, e questo cresce a dismisura per la crisi economica del 1788-89.
    I contadini: Il malcontento contadino, più che nei confronti del monarca, visto per lo più con devozione e deferenza, si rivolge contro i diritti signorili, residui del passato feudale, che gravano su di loro (come la taglia sulle proprietà non nobiliari, il ventesimo, le bannalità e le corvées signorili, la decima ecclesiastica), e quel malcontento cresce a dismisura a causa di due anni di cattivi raccolti per la siccità, nel 1788-89.

     

    1. Periodo monarchico-costituzionale

    La Monarchia

    Obiettivi: si trova subito in posizione difensiva e cerca di “limitare i danni”, per mantenere il potere, condizionando l’assemblea con il diritto di veto sospensivo che la Costituzione gli assegna; nel 1791 sceglie la fuga, con l’obiettivo di combattere dall’estero la rivoluzione e di abbatterla; poi, nella primavera del 1792 il re appoggia l’idea girondina della guerra all’Austria e alla Prussia, ma con l’obiettivo di perderla, sempre con il fine di affossare la rivoluzione.

    Metodi: prima il re si dimostra incerto sulla posizione da prendere, poi si sposta sempre più apertamente su posizioni controrivoluzionarie, fino al tentativo di fuga e alla paradossale decisione di appoggiare una guerra con la finalità di perderla, cosa che scava una distanza incolmabile con la nazione, e questo porta alla rovina la monarchia, che viene travolta e abbattuta.

    Risultati ottenuti: il re riesce solo, con il suo diritto di veto sospensivo, a rallentare qualche provvedimento deciso dall’Assemblea Nazionale, ma di fatto non riesce ad incidere sul corso degli eventi, se non radicalizzandoli e perciò danneggiando se stesso fino alla propria completa rovina.

     

    Gli ordini privilegiati, in particolare l’aristocrazia.

    Obiettivi: l’aristocrazia, così come anche il clero, si trova spaccata tra una maggioranza arroccata nella difesa dei propri privilegi e una minoranza solidale con il Terzo Stato (al quale procura anche alcuni leader molto prestigiosi), e questa spaccatura la indebolisce. La maggioranza controrivoluzionaria, di fatto messa fuori causa già nell’agosto 1789, alimenterà con l’emigrazione i tentativi di sollevare le altre monarchie europee contro la rivoluzione, per stroncarla.

    Metodi: è proprio l’aristocrazia a dare avvio, incautamente, alla rivoluzione imponendo la convocazione degli Stati generali per limitare l’assolutismo e riaffermare i propri privilegi, ma ne risulta travolta, e non riesce più ad avere un ruolo, se non, come detto sopra, quello di cercare di spingere le altre monarchie alla guerra contro la Francia per stroncare la rivoluzione.

    Risultati ottenuti: disastrosi, dato che non ottiene nulla degli obiettivi che si era data, e perde tutto.

     

    Immagine5 Il Terzo Stato

    Obiettivi: gli stessi della fase prerivoluzionaria, cioè ridimensionare sia l’assolutismo del sovrano sia i privilegi giuridici e fiscali di clero e aristocrazia, trasformando il sistema politico assolutista in una monarchia costituzionale basata sull’uguaglianza del diritto; di conseguenza, acquistare un peso politico e sociale corrispondente al proprio ruolo economico. Dopo la fuga del re gli obiettivi per molti (non tutti) si radicalizzano in senso democratico e antimonarchico.

    Metodi: dopo la prova di forza del giuramento della Pallacorda e dell’auto-proclamazione ad Assemblea nazionale, che risulta vincente (anche per l’aiuto del popolo di Parigi con l’assalto alla Bastiglia), è protagonista di una intensa attività legislativa, a partire, in agosto ’89, dall’abolizione della feudalità e dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, prima all’interno dell’Assemblea Nazionale Costituente poi in quella Legislativa, e questa attività cambia profondamente la struttura giuridica, amministrativa ed economico-finanziaria dello Stato francese. Al di fuori delle assemblee sopra indicate, è protagonista di un dibattito politico molto acceso e molto partecipato, che soprattutto a Parigi si sviluppa in diversi ambiti: sulle piazze, nei salotti, nei circoli delle 48 sezioni elettorali della città, e in particolare in quei nuovi organismi che sono i club o circoli, che possiamo considerare gli antenati dei moderni partiti politici.

    Risultati ottenuti: certamente gli obiettivi iniziali vengono completamente ottenuti, ma diversi fattori, tra i quali la spinta delle masse popolari urbane e la fuga del re nel 1791, concorrono a radicalizzare le posizioni di una parte sempre più rilevante del Terzo Stato, che si sposta da iniziali posizioni moderate e liberali a posizioni più radicali, democratiche e antimonarchiche, cioè repubblicane, fino ad ottenere la caduta della monarchia e la proclamazione della repubblica, nel settembre 1792.

     

    Immagine4 Le masse popolari urbane, in particolare il popolo di Parigi

    Obiettivi: difendere le posizioni del Terzo Stato e rilanciarle, contro l’assolutismo e i privilegi aristocratici, con violente manifestazioni di piazza a altri atti di forza; poi, dopo la fuga del re e l’inizio della guerra, nel ’92, gli obiettivi si radicalizzano, sotto la spinta del movimento dei sanculotti, rappresentato soprattutto dal club dei Cordiglieri: i nuovi obiettivi diventano la repubblica, il suffragio universale, la repressione dei controrivoluzionari, e drastiche misure economiche in senso dirigista ed egualitario.

    Metodi: grandi manifestazioni collettive e azioni di forza: l’assalto alla Bastiglia del 14 luglio ’89, la marcia delle donne su Versailles nell’ottobre, i massacri dei controrivoluzionari incarcerati nel settembre ’92.

    Risultati: tutte le azioni sopra citate hanno l’effetto di spostare a sinistra gli equilibri politici, facendo sì che anche i borghesi di orientamento giacobino radicalizzino sempre più le loro posizioni, per avere il sostegno delle masse popolari urbane.

     

    I contadini

    Obiettivi: partiti da obiettivi difensivi, cioè mossi dalla cosiddetta “Grande Paura” della violenza degli aristocratici, con la loro rivolta antifeudale vogliono eliminare i residui dei privilegi feudali ed estendere la piccola e media proprietà contadina, contro l’aristocrazia; e ridurre il peso del fisco, che grava in gran parte su di loro, anche a causa delle esenzioni dei ceti privilegiati.

    Metodi: la loro rivolta anti-feudale, a differenza delle jacqueries del passato, trova uno sbocco politico cioè rafforza l’azione dell’Assemblea nazionale e del popolo di Parigi, gli altri due soggetti rivoluzionari, coi quali si stabilisce di fatto un’alleanza. Dopo l’estate, una volta raggiunti i loro obiettivi, escono di scena come soggetto rivoluzionario, e l’epicentro del conflitto si sposta nelle città, specialmente a Parigi.

    Risultati: la loro rivolta antifeudale ha l’eccezionale risultato di spingere l’Assemblea, spaventata da quell’assalto ai castelli, al decreto del 4 agosto ’89 che dichiara integralmente abolito il sistema feudale, un risultato di enorme portata sul piano giuridico, sociale e simbolico.

     

    2. Periodo repubblicano – radicale

    I Girondini

    Obiettivi: questo club, che eredita di fatto il ruolo moderato esercitato dai Foglianti nella 1^ fase, sono liberali in politica e liberisti in economia, in quanto espressione soprattutto della borghesia imprenditoriale, per cui vogliono consolidare la rivoluzione ma evitarne gli eccessi, opporsi all’estremismo sanculotto, e per questo difendere il re nel processo che si apre contro di lui.

    Metodi: il loro leader Brissot è già stato a capo del governo nel 1791, quando ha lanciato la guerra contro Austria e Prussia, per consolidare la rivoluzione, ma in una alleanza paradossale con il re, il quale ha appoggiato la guerra sperando nella sconfitta che avrebbe abbattuto la rivoluzione. Dopo avere “coperto” la fuga del sovrano, dalla proclamazione della repubblica in poi i girondini si oppongono all’estremismo giacobino, e in questa prospettiva si battono per evitare la condanna a morte del re, all’inizio del 1793. Sconfitti su questo, i girondini si oppongono alle misure di emergenza prese nella prima parte del 1793 di fronte alla grave situazione militare (per la nuova guerra contro la prima coalizione antifrancese) ed economica, e di fronte alla guerra civile esplosa in Vandea.

    Risultati ottenuti: dopo avere imposto la loro linea nel 1792, nel 1793 vengono messi sempre più sulla difensiva finché in giugno un movimento di piazza dei Sanculotti impone alla Convenzione l’arresto e la condanna dei capi girondini, segnando la loro totale sconfitta e uscita di scena.

     

    I Giacobini (Montagnardi all’interno della Convenzione)

    Obiettivi: in origine erano contrari alla guerra promossa dal re e dai Girondini, proprio perché temevano la radicalizzazione che la guerra avrebbe provocato, e che essi non volevano. Poi, quando quella radicalizzazione si attua, con il crescente peso dei Sanculotti, essi decidono di assecondare tale tendenza, per mantenere l’alleanza con il movimento sanculotto, rappresentante del popolo di Parigi. Questo porta Robespierre, loro leader, a dominare il Comitato di Salute pubblica, dopo la violenta uscita di scena degli avversari girondini, e a inaugurare la politica del Terrore, cioè di fatto una dittatura, per salvare con misure drastiche la triplice emergenza in cui la Francia si trova nel 1793, cioè economico-finanziaria, militare e sociale (per la guerra civile in Vandea).

    Metodi: le misure estreme prese per fronteggiare la triplice emergenza, a partire dalla creazione di un Tribunale rivoluzionario e del Comitato di Salute pubblica che, sotto la guida di Robespierre, assume di fatto poteri di governo dittatoriali: queste misure sono la leva obbligatoria di massa per l’esercito, il controllo sull’economia, con il maximum (cioè il calmiere, o prezzo massimo) fissato sui prezzi e i salari e durissimi controlli contro gli accaparramenti; la messa in vendita dei beni degli emigrati (quasi tutti aristocratici); poi anche misure di laicizzazione e di vera e propria scristianizzazione (per combattere il clero refrattario e la Chiesa cattolica, nella quale il Papa ha condannato la rivoluzione), come la festa della Dea Ragione, un nuovo calendario laico e il culto dell’Essere supremo. Viene anche approvata una nuova Costituzione, molto più democratica di quella del 1791 (prevede il suffragio universale), ma non entra mai in vigore. La fase più estrema, che inaugura il cosiddetto Terrore, si ha da settembre 1793 con la legge sui sospetti, che porta alla ghigliottina nei mesi successivi circa 40.000 vittime, e la tremenda repressione della rivolta in Vandea. All’inizio del ’94 il Terrore diventa uno strumento di lotta politica con cui liquidare le opposizioni: prima gli estremisti di sinistra, i cosiddetti “Arrabbiati”, poi i moderati, cosiddetti “Indulgenti”, tra i quali Danton, in precedenza popolarissimo capo dei Cordiglieri e membro dei Comitato di Salute pubblica.

    Risultati: una volta che la triplice emergenza è stata superata, soprattutto quella militare contro i nemici esterni e contro i focolai controrivoluzionari, il clima di terrore e di arbitrio creato dal governo dittatoriale del Comitato di Salute pubblica diventa intollerabile, cosicché quando la Convenzione decide la destituzione, l’arresto e l’esecuzione senza processo di Robespierre e dei suoi più stretti collaboratori, non c’è alcuna reazione popolare.

     

    I Sanculotti, espressione delle masse popolari urbane, soprattutto di Parigi

    Obiettivi: questo movimento (composto da artigiani, operai, popolani), che viene rappresentato prima dal club dei Cordiglieri di Danton e Marat, poi dal gruppo degli Arrabbiati di Roux ed Hebert, si sposta su posizioni sempre più radicali sotto la spinta della crisi economica e della guerra. Dopo avere ottenuto la caduta della monarchia, poi la condanna a morte del re, poi la caduta dei Girondini, preme per misure sempre più severe sia di controllo dei prezzi (di fronte a una inflazione galoppante che affama le masse popolari) e di regolamentazione dell’economia, sia di repressione dei controrivoluzionari (veri e presunti) e di lotta agli aristocratici.

    Metodi: continuano ad agire come hanno fatto già dall’assalto alla Bastiglia, con agitazioni e manifestazioni di piazza, spesso violente, che incalzano la Convenzione ad assumere misure sempre più drastiche, fino al Grande Terrore, quando il bagno di sangue che esso provoca, e il venire meno dell’emergenza militare, fanno mutare atteggiamento, tanto che non si muovono di fronte alla svolta improvvisa che porta alla caduta di Robespierre.

    Risultati: con le azioni sopra descritte, ottengono tutti i risultati voluti sul piano del controllo politico, militare ed economico, cioè di fatto una dittatura, ma alla fine gli eccessi di questa politica provocano la caduta di Robespierre [e, come si vedrà poco dopo, un brusco arretramento degli equilibri politico-sociali, a favore delle classi abbienti e contro le masse popolari urbane].

     

    I contadini

    Obiettivi: tutti gli obiettivi dei contadini erano stati raggiunti già con il decreto del 4 agosto 1789 e con i successivi provvedimenti che ne avevano completato l’attuazione, eliminando i residui feudali e ampliando lo spazio per la piccola e media proprietà contadina. Molti contadini medio-agiati si erano anche avvantaggiati della vendita delle terre ecclesiastiche sequestrate, ma non i piccoli contadini, che anzi avevano visto i borghesi comprare la maggior parte di quelle terre [borghesi certo molto più “esigenti”, come proprietari, di quanto era il clero]. Nel seguito delle vicende, i contadini avevano smesso perciò di essere un soggetto rivoluzionario ed anzi, di fronte alla leva militare obbligatoria, alla persecuzione del clero refrattario, e poi alle misure di scristianizzazione, erano diventati un soggetto controrivoluzionario, soprattutto nelle remote regioni dell’Ovest, come in Vandea.

    Metodi: in Vandea e in altre regioni lontane dall’influenza della capitale e molto fedeli ai loro parroci cattolici, il rifiuto della politica attuata dal governo rivoluzionario dà luogo a vaste e accanite rivolte, con vere e proprie armate controrivoluzionarie, che vengono sconfitte a fatica.

    Risultati: le spietate repressioni con cui la rivolta in Vandea viene piegata, con la devastazione dell’intera regione, lasciano tracce profonde, e scavano una distanza incolmabile tra Parigi e la provincia rurale francese, tra città e campagna. Sul piano economico, però, il mondo contadino francese continua ad essere avvantaggiato dai provvedimenti di abolizione della feudalità e dall’ampliamento della proprietà contadina della terra.

  • La rivoluzione simulata

    Autore: Salvatore Di Pasqua

    Siamo intervenuti già altre volte sul tema del gioco, della simulazione e della didattica empatica. Ora cominciano ad arrivare i resoconti di insegnanti. Questo giunge da una scuola superiore di Pordenone. Si tratta di un percorso misto, in parte tradizionale e in parte “innovativo” (metto le virgolette perché solo in Italia la didattica empatica è considerata ancora tale). I colleghi a cui l’esperienza piacerà, hanno qui tutti i  materiali per ripeterla. E per HL, sia pure con qualche giorno di ritardo, è un bel modo per ricordare la Révolution (HL).

     

    Indice 

    •    La proposta didattica
    •    Partiamo dalla lezione e dal manuale
    •    I materiali di approfondimento
    •    Letture
    •    Elenco di parole, di concetti e di frasi fornito ai ragazzi
    •    La fase operativa
    •    I lavori degli studenti
    •    Qualche breve considerazione
    •    Il riflesso sull’insegnante
    •    Sitografia


    La proposta didattica

    La difficoltà  di sviluppare curiosità e interesse per quanto è distante nel tempo e di recuperare di conseguenza una sensibilità per la dimensione storica, mi ha spinto a richiedere agli studenti di una  classe quarta1  di simulare un discorso ai tempi della  rivoluzione francese precisandone il contesto,  individuando  correttamente i riferimenti storici e ponendo attenzione non solo alla verosimiglianza della situazione ipotizzata ma anche a quella del lessico adoperato.  Lo studente autore dell’intervento doveva innanzitutto chiarire la propria posizione rispetto agli eventi:  se cioè intendeva assumere la parte di un rappresentante del Terzo stato durante la convocazione degli Stati generali, di un deputato girondino che discute della condanna a morte del re, oppure immaginare di essere Robespierre che si rivolge ai membri della Convenzione, o ancora interpretare una donna che pone all'Assemblea nazionale il problema dei diritti delle donne e delle cittadine, e così via. Quindi elaborare un discorso credibile e coerente  tanto nella prospettiva storica, quanto (come si è detto) sotto un profilo più strettamente retorico.


    Partiamo dalla lezione e dal manuale

    Il libro di testo in adozione (il secondo volume del Giardina, Sabbatucci, Vidotto, Laterza), unito alle mie spiegazioni, è stato il punto di partenza per fornire un quadro generale degli eventi, già orientato tuttavia al coinvolgimento “emotivo” degli allievi. In tal senso durante le lezioni sono stati accentuati nella loro natura  “drammatica”  (di fatti cioè che rappresentano per chi li vive dei veri e propri snodi in quanto pongono i protagonisti di fronte a scelte cruciali, cambiamenti risolutivi) alcuni avvenimenti che hanno preceduto e accompagnato la Rivoluzione francese: il senso di consapevole gravità con cui vengono preparati i Cahiers de doléances, la decisione del Terzo stato di autoproclamarsi Assemblea nazionale con il solenne giuramento di non sciogliersi fino a quando la Francia non avesse avuto una costituzione, gli assalti – in più occasioni scomposti e feroci – del popolo parigino, la passione con cui i deputati  della Convenzione confrontano le loro posizioni, le reazioni alla fuga del re,  lo scontro tra  girondini e montagnardi,  il patriottismo dei volontari marsigliesi che entrano a Parigi cantando Allons enfants de la Patrie, le condanne a morte durante il periodo del terrore che coinvolgono  anche figure di rivoluzionari storici come Brissot, Hébert, Danton, la controversa, e insieme affascinante,  personalità  dell’incorruttibile Robespierre…

    In altre parole l’argomento “Rivoluzione francese” è stato presentato in modo tale da interrogare il vissuto degli allievi (la loro coscienza di giovani che si vanno formando) attraverso uno scambio passato-presente che si è sforzato di essere non un’indistinta sovrapposizione di fatti e giudizi, ma problematica ricerca di nessi,  possibilità di stabilire  un ponte tra uomini che appartengono a periodi, società, culture diversi.


    I materiali d’approfondimento

    Per raggiungere questo scopo i materiali di partenza sono stati integrati da vari documenti e fonti.
    Ho attinto le mie informazioni principalmente da altri manuali scolastici (Bertini, Lepre, Manzoni-Occhipinti, Guarracino…), ma anche da letture personali (Soboul, Lefebvre…) e da ricerche sul Web.

     

    Fino a questo momento si era trattato di svolgere  nel complesso un lavoro abbastanza tradizionale e di “routine”, che non si discostava molto, se non per il taglio e l’intenzione, da analoghe lezioni da me stesso tenute in altre classi e in altri anni: gli strumenti erano quelli che un qualsiasi insegnante di storia di solito adopera quando vuole approfondire un argomento. La consapevolezza di una  richiesta finale meno scontata (la costruzione autonoma di un discorso che  doveva diventare oggetto di verifica e di valutazione) mi ha spinto tuttavia a cercare anche  altri materiali che potessero essere d’aiuto agli studenti e a fornire nel contempo qualche modello per il loro lavoro.


    Letture

    In classe ho letto il testo della Marsigliese, frammenti di discorsi di Sieyès,  Robespierre, Saint-Just, Olimpe de Gouges (su quest’ultima ho anche fornito agli allievi informazioni particolareggiate sulla vita e le opere principali); ho commentato alcuni documenti che ritenevo essenziali per una conoscenza meno sommaria dell’argomento (i Cahiers de doléances della Parrocchia di Vollerague, della Comunità di Aigues-Vives, della Città di Beaucaire, della Siniscalchia di Nîmes; la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 26 agosto 1789, quella del 24 giugno 1793, la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina di Olympe de Gouges del settembre 1791 e altro ancora); infine, per aiutare gli studenti a non allontanarsi troppo dal clima e dallo stile propri del periodo rivoluzionario, obiettivo abbastanza ambizioso se si pensa  che la richiesta era rivolta a giovani con limitate conoscenze del vocabolario settecentesco, ho predisposto un elenco di parole ed espressioni che ricorrevano con una certa frequenza in testi e documenti  prodotti da alcuni dei  principali artefici della rivoluzione francese. Per tale elenco mi sono servito soprattutto di un volume curato da Cesare Vetter il cui titolo è La felicità è un’idea nuova in Europa. Contributo al lessico della rivoluzione  francese (Trieste, 2005). In questo studio sono tra l’altro indicate in lingua francese  le liste di frequenza di  parole, nonché di lessie composte e complesse, che compaiono più frequentemente nelle opere di Robespierre, di  Marat e di Saint-Just.

    Je dis que, si le peuple ne se lève pas tout entier, la liberté est perdue (Maximilien Robespierre)


    Elenco di parole, di concetti e di frasi fornito ai ragazzi

     

    PAROLE
    Aristocrazia/Aristocratici /Nobili /Nobiltà
    Assemblea
    Bene
    Bisogno
    Cittadino/i
    Comitato
    Coraggio
    Cospiratori
    Costituzione
    Diritto/i
    Donna/e
    Eroe
    Fede
    Felicità
    Generale
    Giacobino/i
    Giustizia
    Governo
    Guerra
    Istituzione
    Legge/i
    Libertà/Libero
    Natura
    Nazione
    Nemico/i (della repubblica)
    Oppressione
    Ordine (inteso come “appartenenza a un ordine”)
    Passione/i
    Patriota/i
    Popolo
    Potere
    Proprietà
    Pubblico
    Ragione
    Rappresentanti
    Re/Sovrano
    Repubblica
    Rivoluzione
    Salute
    Società
    Tiranno/Tirannia
    Uguaglianza
    Umanità
    Utile
    Verità
    Virtù

     

    LESSIE COMPOSTE E COMPLESSE
    Amici della libertà
    Amore dell’umanità/della patria
    Bene comune/generale/pubblico
    Buon cittadino/i
    Cittadini virtuosi
    Diritto naturale/politico /di assemblea/ di petizione
    Felicità pubblica/dell’umanità/degli uomini/del popolo/della società
    Gloriosa rivoluzione
    Governo rivoluzionario
    Interesse generale/pubblico/della nazione
    Libertà di stampa/di culto/di opinione /individuale/pubblica
    Nemici della Libertà/del popolo/della repubblica/della rivoluzione
    Salute della patria/del popolo/pubblica
    Volontà generale

     

    FRASI  ESTRAPOLATE DA  DOCUMENTI E TESTI VARI
    Che cos'è il Terzo stato? Tutto. Che cosa è stato finora nell'ordinamento politico? Nulla. Che cosa chiede?

    Divenirvi  qualche cosa (E. J. Sieyès, Che cos'è il Terzo stato?, 1789).

    Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull'utilità comune (Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, Art. 1, 1789).

    La Donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell'uomo. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull'utilità comune (Olympe de Gouges, Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, art. 1, 1791).

    Popolo, se il re sarà assolto, ricordati che noi non saremo più degni della tua fiducia e tu potrai accusarci di perfidia (L. A. de Saint-Just, 13 novembre 1792: Discorso alla Convenzione).

    I principali diritti dell’uomo sono di provvedere alla conservazione della propria esistenza e della propria libertà (M. Robespierre,  24 aprile 1793: Discorso alla Convenzione).

    L’uomo è nato per la felicità e per la libertà: e tuttavia egli è dappertutto schiavo ed infelice! (M. Robespierre, 10 maggio 1793: Discorso alla Convenzione).

    Un uomo che manca di virtù pubbliche non può avere delle virtù private (M. Robespierre, 9 luglio 1794: Discorso ai giacobini).

    Il bene pubblico, la felicità di tutti: ecco  l’unico oggetto del patriottismo; l’amore della giustizia e dell’uguaglianza:  ecco la sua passione (M. Robespierre, Considerazioni su una delle principali cause dei nostri mali, in «Le défenseur de la constitution», n. 3, 31 maggio 1792).

    Popolo di Francia! […] È giunto il momento di fondare la Repubblica degli Uguali, questo grande asilo aperto a tutti gli uomini (Manifesto degli Uguali, 1794).

    I nemici del popolo sono quelli che cercano di annientare la libertà pubblica, sia con la forza, sia con l’astuzia (Legge 22 pratile, art. 5, 10 giugno 1794).

    PEUPLE DE FRANCE !
    Pendant quinze siècles tu as vécu esclave, et par conséquent malheureux. Depuis six années tu respires à peine, dans l'attente de l'indépendance, du bonheur et de l'égalit

    (Sylvain Maréchal, Manifeste des Égaux)

     

    La fase operativa

    Conclusa tra novembre e dicembre questa fase (l’intero modulo “rivoluzione francese” è stato articolato in 10 ore di lezione; per dare maggiore continuità al lavoro, avendo solo due ore settimanali a disposizione per la storia, ho utilizzato anche alcune ore dell’altra materia che insegno in classe:  italiano), ho chiesto ai ragazzi di predisporre  il loro  discorso in forma scritta  come compito da svolgere durante la pausa natalizia. Eventuali difficoltà o richieste di chiarimento  mi potevano essere formulate  attraverso il contatto della posta elettronica.

    Al rientro dalle vacanze ho proceduto alla verifica dei lavori svolti; ho chiesto a ciascuno allievo di leggere il proprio discorso  curando il piano dell’oralità:  la lettura doveva essere accompagnata da un tono adatto alla situazione simulata e tradursi in un’oratoria che puntava a coinvolgere gli ascoltatori e a provocarne l’assenso. Per dare maggiore enfasi al discorso ho invitato i ragazzi a posizionarsi in piedi davanti alla cattedra assumendo un ruolo centrale nella classe mentre io sedevo tra i banchi.

    Alla lettura ha fatto seguito la mia valutazione “sommativa”  (un breve commento sul lavoro svolto che si è poi convertito  in un voto); quindi  ho chiesto agli studenti  “interrogati” di inviarmi il file del loro discorso per procedere a un’analisi meno legata a quelle esigenze più strettamente scolastiche cui è pur sempre tenuto un insegnante (la necessità di dare un voto alla singola prestazione di uno studente).  

     

    I lavori degli studenti

    L’osservazione più evidente che  ho  ricavato dalla lettura dei vari lavori è che gli studenti  “si erano calati in una parte”: essi avevano cioè scelto in base ai loro orientamenti emotivi, culturali e ideologici, anche forse senza esserne del tutto consapevoli. La condanna a morte di Luigi XVI ad esempio ha visto la classe  (molti studenti avevano scelto questo avvenimento come sfondo per costruire il loro discorso) divisa in due contrapposti schieramenti: i favorevoli alla condanna (la maggioranza) e coloro che, pur censurando il comportamento del re, avanzavano seri dubbi non tanto sulla moralità di questo atto quanto piuttosto sull’utilità e la sua coerenza con i principi illuministici e rivoluzionari.

    Le motivazioni di questo secondo gruppo di studenti risultano particolarmente interessanti per gli argomenti che introducono e l’individuazione dei punti critici della condanna a morte.
    Assumendo la parte di un parlamentare girondino che  si rivolge alla Convenzione durante il processo di Luigi XVI nel gennaio 1793,  uno studente della classe, Marco, così  difende il re:

    Cari cittadini nonché parlamentari francesi, sarò diretto, siamo tutti d’accordo su un punto: il nostro sovrano non è in grado di governare e reggere il nostro grande paese; questo lo abbiamo già appurato e abbiamo già approvato la sua destituzione dalla carica di re il settembre scorso. Il re ormai non ha più alcun potere decisionale su nulla; è un uomo come gli altri, come noi, e come tale ha dei diritti che sono il diritto alla conservazione della propria esistenza e la libertà, libertà peraltro già toltagli subito dopo un più che sospetto ritrovamento di documenti compromettenti nei suoi appartamenti nel palazzo delle Tuileries, che lo incriminano e dimostrano come sia in combutta coi sovrani di Prussia e Austria, nostri dichiarati nemici, per far invadere la Francia e riottenere così il suo potere.
    Ma questo è tutto da dimostrarsi perché chiunque avrebbe potuto mettere quei documenti nelle stanze del re e chiunque avrebbe potuto corrompere un inserviente del palazzo per nascondere lì i suddetti documenti, anche un membro di questo Parlamento che vorrebbe toglierlo di mezzo e che ne trarrebbe profitto.
    Signori, ora siamo dove siamo grazie a questa nostra rivoluzione e io vi dico che non avremmo potuto fare di meglio, perché ci ha permesso di affermarci come persone con diritti, come cittadini. E per questo quasi tutti gli stati europei ci hanno dichiarato guerra, ci vedono deboli, isolati e senza un unico punto di riferimento; se adesso mandassimo al patibolo l’ex sovrano gli stati nemici si accanirebbero con ancora più ferocia su di noi e comunque non ci mostreremmo tanto diversi da quei sovrani dispotici come tra l’altro lo era il nostro ultimo re: siamo sicuri che la sua morte sia utile alla nostra società? È nell’interesse generale uccidere brutalmente un uomo finito?
    Penso che la nostra patria non abbia bisogno di una giustizia simile e che anzi tale comportamento leda alla sua salute. La futura repubblica non dovrebbe basarsi sulla morte di un re ma sull’umanità di coloro che l’hanno fondata e che l’amministrano. Faccio richiesta a voi da parte di tutti i girondini di ascoltare la volontà generale del popolo francese perché riteniamo che una decisione di tale portata debba essere rimessa al popolo e non ai soli rappresentanti di esso in quest’aula2 .

      Luigi XVI davanti alla Convenzione per il processo


    Anche Andrea, che fa sua la posizione del leader dei girondini Jacques Pierre Brissot,  si appella al senso di responsabilità dei deputati della Convenzione invitandoli a riflettere, prima del loro voto, sulla complessità della decisione e sulle conseguenze  dell’atto che stanno per compiere:


    Colleghi deputati rappresentanti dei cittadini francesi, con la gloriosa rivoluzione, compiuta dal popolo grazie all’unione di vere passioni come giustizia e uguaglianza e comuni obiettivi come il bene pubblico e la felicità di tutti, lo Stato di Francia lascia a tutto il mondo in eredità gli ideali di libertà, affinché questi possano moltiplicare e alimentare le speranze che noi abbiamo generato.
    I principali diritti dell’uomo per i quali noi abbiamo lottato sono: il diritto alla conservazione della propria esistenza e la libertà.
    Per sostenere questi ideali noi dobbiamo dare un’immagine di cambiamento dimostrando allo stesso tempo di attenerci con coerenza a ciò che noi aspiravamo e che abbiamo conseguito.
    Nonostante tutti noi siamo a conoscenza della colpevolezza del nostro sovrano nell’essersi dimostrato privo di virtù pubbliche, traditore della patria e nemico della repubblica, della libertà, del popolo, della rivoluzione, annuncio che i girondini voteranno contro la condanna a morte del re Luigi XVI, non per salvare la vita del nostro sovrano ma per difendere l’immagine del nostro paese di fronte agli altri Stati.
    Come possiamo rinnegare i diritti per i quali ci siamo battuti?
    Che immagine di Stato rinnovato diamo al mondo se condanniamo a morte il nostro re?
    Io chiedo fortemente a tutti i rappresentanti dei cittadini di riflettere e di pensare all’interesse pubblico e alle conseguenze che potrebbero portare i nostri voti e spero che in futuro non ci dovremo pentire della strada seguita oggi3 .
      Les principaux droits de l'homme sont celui de pourvoir  à la conservation de son l'existence, et la liberté

     

    Non meno interessanti comunque risultano le posizioni (e le argomentazioni di supporto) degli allievi che invece optano per la condanna a morte del  re.
    Una studentessa, Anna, si chiede:

    Si può definire re colui che non pensa al bene e ai bisogni del suo popolo? Colui che ha cercato di mantenere ad ogni costo il suo potere, andando quindi contro le necessità dei cittadini? Ma ancora, si può definire re colui che non prende decisioni, che rimane passivo davanti agli eventi?
    Riflettete, dobbiamo dare pietà ad un uomo che si è dimostrato vile scappando da Parigi durante una fase delicata della nostra Nazione e che ha alimentato l’instabilità sociale e la situazione di confusione politica in cui ci troviamo?
    Come se non bastasse, ci ha incoraggiati a intraprendere una guerra contro gli austro-prussiani, una guerra nella quale Luigi XVI riponeva le sue segrete speranze per restaurare il suo potere assoluto.
    Siamo riusciti a vincere questa guerra grazie alle sole nostre forze e abbiamo sconfitto alla fine i nemici della Francia. Ora rimane una sola minaccia per la sopravvivenza di questa gloriosa rivoluzione: la figura del re.
    Come possiamo noi non condannare un uomo che con le sue azioni ha messo in pericolo tutti noi, ci ha esposti a gravi pericoli  non curandosi del bene comune, della sorte di uomini, donne, bambini della nostra amata Patria?
    E in conclusione, se voi tuttora dopo il mio discorso mi chiedete ancora: “Ma chi siamo noi per condannare a morte Luigi XVI?”. Bé, Signori, noi siamo il popolo, il popolo che si oppone alla tirannia del sovrano e che ora, per dimostrare la sua forza e potenza, ucciderà colui che è stato il simbolo dell’Assolutismo4 .

    Il 21 gennaio 1793 Luigi XVI viene ghigliottinato a Parigi in Piazza della Rivoluzione


    Qualche breve considerazione

    Anche se l’argomento “condanna a morte del re” è stato quello che ha finito per catturare l’interesse della maggior parte  degli allievi, non sono mancate scelte e orientamenti diversi. Qualcuno, come Giada o Martina, ha voluto rivendicare di fronte all’Assemblea nazionale del 1791 i diritti delle donne in nome di un più esteso (e meno sessista)  concetto di uguaglianza, qualche altro, come Nico, ha realizzato un discorso compatibile con quello tenuto da un rappresentante del Terzo stato nella sala della Pallacorda il 20 giugno 1789 e così via, in un alternarsi certamente limitato di varianti, che ha dato luogo comunque a un confronto interessante di idee e posizioni e, quel che più conta nel contesto “lezione di storia”, alla riproduzione di informazioni in una situazione diversa da quella più strettamente disciplinare, che diventavano dunque acquisizioni (competenze) trasversali capaci di trasmigrare in altri ambiti e di essere utilizzate in modo autonomo.

     

    Il riflesso sull’insegnante

    Il lavoro che ho proposto agli allievi della quarta B non è stato senza riflesso sulla mia attività di docente. Come ogni approfondimento in cui si dà spazio all’iniziativa degli studenti ho dovuto procedere alla veridicità dei loro apporti. Ciò non è stato sempre facile, per molteplici ragioni. Alle difficoltà strutturali o istituzionali che ogni insegnante ben conosce (tempo contingentato, incombenze burocratiche, esigenze del programma…) si sono aggiunte questioni legate alla conoscenza disciplinare. Ad esempio uno studente, ipotizzando di essere un rappresentante del Terzo stato che si rivolge all’Assemblea nazionale nella sala della Pallacorda, così inizia il suo discorso: “Noi deputati siamo cittadini francesi provenienti da…”.

    In casi come questo (abbastanza frequenti negli elaborati che gli allievi mi avevano consegnato) più che verificare una generica  preparazione occorreva  accertare qualcosa di più  specifico: il grado di attendibilità delle scelte lessicali rispetto a un preciso riferimento storico (i termini “deputati” e “cittadini”  in quel contesto erano plausibili?).

    Nel momento in cui l’insegnante  si avventura in un campo “incognito”  non può fare affidamento  solo sulle sue acquisizioni “pregresse”; deve essere pronto a un confronto meno scontato e più aperto, con gli studenti e con la disciplina. L’insegnante può così di fronte alla classe  dimostrare un’altra dote: ammettere i propri limiti riconoscendo che alcune conoscenze richiedono competenze particolari e specialistiche, e che nessuno può essere così bravo e preparato da saper trovare sempre una risposta. In situazioni di incertezza si può  anche prendere tempo per andare ad appurare la natura di una informazione, magari sottoponendo a un esperto i propri dubbi.  Una dose di umiltà e un clima di maggiore franchezza tra docente e allievi è il risultato, non strettamente disciplinare ma fondamentale per il clima in cui si determina l’apprendimento, che un lavoro come questo si porta dietro, oltre naturalmente a chiedersi come un determinato avvenimento sia potuto accadere.

     

    SITOGRAFIA

    La felicità è un’idea nuova in Europa. Contributo al lessico della Rivoluzione francese
    http://www.openstarts.units.it/xmlui/bitstream/handle/10077/8299/Vetter-I.pdf?sequence=1
    M. Robespierre, Esposizione dei miei principi, maggio 1792                
     http://www.giovanniarmillotta.it/metodo/robespierre02.htm  

    M.  Robespierre, Discorso alla Convenzione, 24 aprile 1793
     http://www.giovanniarmillotta.it/metodo/robespierre03.htm

    M.  Robespierre, Discorso alla Convenzione,  10 maggio 1793
     http://www.giovanniarmillotta.it/metodo/robespierre04.htm

    E. J. Sieyès, Che cos'è il Terzo stato?
    http://www.storiaestorici.it/index.asp?art=241

    Cahiers de doléances
    http://www.pbmstoria.it/unita/04474n-01cs2/percorsi/txt/0704.php

    Abolizione diritti feudali
    http://www.pbmstoria.it/unita/04474n-01cs2/percorsi/txt/0706.php  

    Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino 1789
    http://www.dircost.unito.it/cs/docs/francia1789.htm  

    Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino 1793
    http://www.dircost.unito.it/cs/docs/francia180.htm  

    Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina
    http://www.consiglieraparitaroma.it/public/files/De%20Gouges%20stralci%20della%20Dichiarazione%20dei%20diritti%20delle%20donne.pdf

    Olympe de Gouges. Le donne e la rivoluzione
    http://www2.units.it/compalit2011/NIEDDU.pdf

    Risposta al cittadino Robespierre di Olympe de Gouges
    http://www.universitadelledonne.it/olympe.htm

    Il manifesto degli Eguali
    http://digilander.libero.it/education/dati_box/STO_2/BABEUF.pdf

     

    NOTE

    [1] Si tratta della quarta B ad indirizzo afm (amministrazione, finanza, marketing) dell’Istituto tecnico del settore economico “Odorico Mattiussi” di Pordenone. Tengo a precisare che è una classe di studenti attenti, in genere interessati alle proposte dell’insegnante, attivi dal punto di vista dello studio e della partecipazione.

    [2] Intervento realizzato da Marco Magini.

    [3] Autore di questo discorso è Andrea Pezzot.

    [4] Questo discorso è stato proposto da Anna Magarotti.

     

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