San Marino

  • Il museo che non t'aspetti

    San Marino, 10 settembre

     

    Il museo dell’emigrante di San Marino

     


    Chiaro. Uno che va a San Marino s’aspetta lo shopping e il Museo della Tortura, del quale non si parlerà mai male abbastanza. Ma se per sbaglio qualcuno si stacca dal corteo dei vacanzieri, che ciabattano e zoccolano verso la cima, e piega verso il monastero di Santa Chiara, ha la sorpresa di visitare un museo piccolo piccolo, ma che - a differenza di quello della tortura e del molto falso medievale che lo circonda – è un museo vero.

    Ci sono andato con i partecipanti alla Summer School  della Rete degli Istituti (Insmli) e me lo ha raccontato la direttrice,  Patrizia De Luca.Ho scoperto una storia che non sospettavo. San Marino, terra di emigrazione. Una terra poverissima e avara. Gli uomini fanno i braccianti, gli scalpellini, qualche volta gli artigiani. Negli ultimi due decenni dell’Ottocento, sulle orme dell’emigrazione italiana, partono: l’Italia in primo luogo, poi  Brasile, Argentina e, dopo la prima guerra mondiale, Francia, e poi ancora Belgio, a fare i minatori.

    Il museo è semplice, organizzato con intelligenza e pulizia. Oggetti degli emigranti, foto, documenti, tabelle con i dati. La famiglia Giorgetti si fa fotografare con orgoglio di fronte al suo ristorantino A la petite republique de San Marin (e vai, con il franc-italese).

    Percentuali analoghe a quelle dell’emigrazione italiana, ma forse più tragiche, vista la piccola comunità, di 32 mila abitanti. San Marino ha circa 60 kmq. Molti non erano mai usciti da quel territorio, nemmeno per andare al mare di Rimini, che vedono dall’alto della Rocca. Molti lo fecero in occasione della loro migrazione. Cerco di immaginare quale sconvolgimento questo evento dovette provocare nelle loro menti.

    E’ un museo vero. Le persone fotografate sono lì, con i loro nomi. I visitatori sono i loro parenti, quando tornano o gli viene voglia di fare un giro, per vedere nonni , zii e bisnonni. Certamente, direte voi: fenomeni conosciutissimi, lettere e foto viste tante volte. Ma in quali musei? Vi chiedo a mia volta. Si contano sulla punta delle dita, in Italia, e questo – di San Marino – è il primo sorto nella penisola, essendo stato realizzato nel 1997. Le nostre foto e le nostre storie sono infinite e toccanti. Lo sappiamo, in Puglia come in qualsiasi regione italiana. Ma ce le teniamo negli archivi, quando va bene. Questa verità del rapporto fra passato e presente, che sento qui a San Marino, mi è negata nella maggior parte del territorio italiano.

    E per chiudere questo piccolo report, una bella storia. Lo sapevate che nel 1957 ci fu un colpo di stato a San Marino? Andò in questo modo. Aveva vinto la coalizione social comunista. Fatto che non andò giù al governo italiano. Un consigliere di sinistra si fece corrompere, gli promisero un posto di cantoniere. Il Gran Consiglio, passato in minoranza per quel voto, si dimise in massa, facendo cadere la legislatura. I consiglieri di centro destra, allora, si riunirono in un capannone vicino al confine italiano e proclamarono un nuovo governo, che l’Italia si affrettò a riconoscere e poi, con un paio di camionette di carabinieri, invase la Repubblica. Posti di fronte all’alternativa di difendersi con le armi, e di ammazzare qualcuno, i consiglieri di sinistra si arresero ai nostri carabinieri.

    Nemmeno questa la sapevo.

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