Alghero, giorno della befana

Se qualcuno mi manda a quel paese gli do pure ragione. Mi sono bloccato nel mezzo della pista ciclabile, e il gruppo dei corridori che mi viene incontro si apre in due, per scansarmi. L'ultima è una ragazzina bionda e minuta. Mi vede all'ultimo momento, si blocca e riesce a passarmi di lato. Mi scusi, signore, dice in un fiato.

Come in tutte le città italiane, anche Alghero si popola, alle prime ore dell'alba, di donne e uomini di ogni età che corrono o camminano a passo svelto, da soli o in piccoli gruppi. Io sono fra questi, nel lungo rettilineo che costeggia il porto. Che gentile, quella ragazzina. Poteva sbuffare o dirmi di togliermi dalla strada. Invece, mi ha chiesto scusa. Mi scusi signore.

Buongiorno. Ecco un altro che passa, mi incrocia e mi saluta. Faccio attenzione. Qui sembra che si salutano tutti, conoscenti e no. Be', era quello che mi aveva insegnato il mio maestro (nel paleolitico superiore). Quando incontri qualcuno e siete soli, ci si saluta. Col tempo me ne ero scordato, di questa piccola regola di civiltà. Forse era decaduta, mi ero convinto.

Ecco un signore che mi viene incontro. Sicuramente mi batte con gli anni. MI guarda serio e fisso. Ah, lo debbo salutare. Buongiorno. Mi sorride e passa via rassicurato. Temeva di aver incrociato un incivile.

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