“Un gruppo di ragazzi esce dal campo di Birkenau. Un membro della nostra squadra è con loro. Nota che alcuni temporeggiano prima di salire sul treno, per finire la sigaretta. Condividono le impressioni. «Non riesco neanche a immaginare come si potesse sopravvivere in un posto così», dice uno.
«Nemmeno io, è incredibile di cosa sono stati capaci gli uomini », sussurra un altro.
«Io, al posto dei deportati mi sarei ribellato già durante il viaggio; avrei preso a spallate quel vagone fino a sfondarlo e sarei scappato», afferma il primo.
«Ma erano vagoni adibiti al trasporto di animali! Mica ce l’avresti fatta! Su quelli ci trasportavano i cavalli… o i tori. Neanche i tori riuscirebbero a romperli.»
«Ah, neanche i tori?! E certo che i tori sono forti… Oh, pensa  che l’anno scorso sono stato in Spagna e ho visto i tori.»
«Nella corrida? Davvero?»
«Sììì! Sono belli grossi e corrono…»

Dopo un altro paio di battute sui tori, la corrida e le vacanze in Spagna dell’anno prima, i ragazzi decidono di tornare sul treno. Il loop della memoria personale dei due giovani, messo a confronto con il memoriale che è stato fatto diventare il campo di Auschwitz-Birkenau, costruisce nella loro mente una sorta di gioco al bersaglio, tipico delle riviste di enigmistica. Partendo da una parola, «vagone», si va a «carro bestiame» a «tori» a «corrida» a «vacanze in Spagna». La spirale consente di uscire rapidamente, per forza centripeta, dall’orrore del campo. Viene da chiedersi quante volte un gioco simile sia riuscito ai deportati.
Primo Levi racconta: «Passa Frenkel, la spia. Accelerare il passo, non si sa mai, quello fa il male per il male… Il canto di Ulisse [nella Divina Commedia]. Chissà come e perché mi è venuto in mente». (A. Salza)

Nel campo di sterminio, nonostante l’ordine ossessivo, non tutto ha un senso.” Se vi viene voglia di leggere il seguito, scaricate Eliminazioni di massa, il libro che Alberto Salza ha scritto con la collaborazione di una giovane disegnatrice, Victoria  Musci.  Alberto condivide con molti insegnanti il medesimo cruccio. Non gli basta descrivere l’orrore (gli stermini che trovano appunto in Auschwitz il luogo dell’esemplarità). Vuole fare qualcosa per evitarli.  Tattiche di contro genocidio, è il titolo di un paragrafo del capitolo centrale di questo libro, “il manuale”, appunto di chi si attrezza per evitare che queste tragedie si ripetano.

Chi lo conosce, ama lo stile di Alberto. Mi auguro che altri lo possano gustare. Racconti brevi, che colpiscono. Poi, cambia registro, e assume il tono distaccato e scientifico, di chi descrive i problemi e spiega le strategie per risolverli. Già nella sua apertura, il libro vi spiazza, con un racconto che non saprete classificare. Fantascienza? Horror? Non farete in tempo a porvi le domande che sarete frustati dalla scoperta (che non vi rivelo, naturalmente). Quindi, Alberto passa a spiegare che cosa è un genocidio (come è giusto che sia in tutti i libri che ne parlano) e vi presenta, uno per uno, i protagonisti di questo evento: dai boia fino agli storici.  Segue il manuale delle tecniche antigenocidio e le “pratiche” attualmente messe in atto (qui troverete la scenetta dei due ragazzi a Auschwitz).

Alberto ha scritto questo libro appena due anni fa. Ma non lo troverete più in libreria. Nella nuova visione del mondo delle case editrici i libri sono merce “vendi e getta”. Stanno in giro pochi mesi, poi al macero. I soldi? Pochi, maledetti e subito. A suo modo, è un altro sterminio, al quale, a nostro modo, ci opponiamo con la diffusione in rete (HL).

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