Savater e l'istruzione (dall'Espresso)

Nella sua casa di Madrid, coi muri fittamente tappezzati da quadri allegorici e da foto di celebrità, il filosofo Fernando Savater riflette sulla crisi che gli scorre sotto gli occhi («Amici avviliti nelle ristrettezze, negozi costretti alla chiusura, tutto che diventa ogni giorno più triste») e prova a disegnare scenari per superare la Grande Depressione.

«Per cinque anni», spiega, «l'unica ancora di salvezza sia in Spagna che in Italia è stata la famiglia, una sorta di ong magica che ha assolto la funzione di ammortizzatore sociale. Ma le risorse ormai si sono assottigliate. E' necessario uno scatto che deve coinvolgere soprattutto le nuove generazioni. E' tempo che i giovani riscoprano il valore dell'istruzione. Qui in Spagna per troppo tempo sono stati quasi incentivati ad abbandonare gli studi per inserirsi nel settore turistico. Lasciavano la scuola a sedici anni e andavano a servire i cocktail alle bagnanti straniere alle Baleari o in Andalusia. Abbindolati dal guadagno immediato, dai lustrini di una vita gradevole e senza troppi impegni. Traviati dai miti ingannevoli della tv e dei giornali che dedicavano largo spazio alle modelle e agli assi dello sport. Oggi che il turismo è crollato quei ragazzi non sanno più che fare. Disorientati sono gli stessi "indignados" del movimento 15M che fino a qualche anno ostentavano disinteresse per la politica. Credevano di avere il futuro assicurato e quando si sono resi conto che le prospettive si facevano incerte sono passati dall'essere apolitici ad antipolitici Ma la parte più difficile è la proposta, non la protesta. E per costruire è n
ecessaria la preparazione. I Paesi che usciranno per primi dal tunnel sono quelli che avranno saputo investire in istruzione e formazione».

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