Marsiglia, 2 marzo

 

Non so se qualcuno l’ha già inventata. Sicuramente sì. In ogni caso, è divertente riproporla, la Cronofoto. Ecco l’idea. Cercare di fotografare il tempo. Questa l’ho scattata a Marsiglia, capitale della cultura per il 2013.

 

 

D’accordo, non è una foto artistica e l’iphone è solo comodo, e per di più maneggiato da un tipo provvisto di doti fotografiche scadenti. Comunque, ho riunito nella stessa immagine oggetti appartenenti a tempi diversi. A destra una chiesa, la Cattedrale  St. Marie Majeure o basilica di Sainte-Marie la Major, a sinistra la poppa di una nave e in alto un oggetto misterioso, ma chiaramente ipermoderno, del quale parleremo subito.

 

 

Tutto chiaro. Dalla cattedrale medievale, alla nave turistica, alla postmodernità. Solo apparentemente. La cattedrale, infatti, è della metà del 1800 (1852-1893). Viene costruita nello stile simil-medievale del tempo, proprio per celebrare l’esplosione commerciale di Marsiglia, che diventa un porto centrale del Mediterraneo, in corrispondenza con il nuovo ruolo che la Francia vi assume. Motore di questo sviluppo, il mare: perciò le navi, perciò il legame temporale stretto fra la nostra nave e la chiesa. Appartengono allo stesso “momento storico”. E ora la strana costruzione, in alto.

 

 

E’ un imponente auditorium, il Centre Régional de la Méditerranée, commissionato dalla città di Marsiglia all’architetto italiano Stefano Boeri. Sembra un’architettura impossibile, con la parte superiore, una specie di balcone che si sporge pericolosamente in avanti. In realtà, si regge perché poggia sul vero auditorium, sepolto sotto terra e invisibile. La costruzione si leva sopra un bacino d’acqua. E’ un’onda, infatti. Ma a differenza di quella celebre di Katsushika-Hokusai, che nasce nell’oceano e travolge con la sua violenza gli uomini, questa muove dalla terra ed è diretta “contro il mare”. Rappresenta la volontà di riscossa di Marsiglia. Dalla città, di nuovo alla conquista del Mediterraneo e del mondo. Marsiglia è una città povera e immensa. A differenza della vicina Aix en Provence, ricca, colta, aristocratica, è un infinito agglomerato di quartieri, popolati da immigrati italiani, orientali, e di ogni regione dell’Africa. Il suo lungo Ottocento, di lavoro e di prosperità (come il lungo Ottocento di tante regioni e città mediterranee) sembra terminare. Si vuole (si spera, si vorrebbe, si auspica, si intravede: dite voi il verbo che avete sentito migliaia di volte e che vi piace di più) un nuovo periodo di sviluppo. L’Onda è una specie di urlo verso il futuro. Un tempo nuovo, un altro periodo. Esattamente opposto a quello precedente. Quello veniva dal mare, questo va contro il mare. Riuscirà a vedere la luce? Non lo sappiamo: la parte fondamentale della nostra Onda, la sua base, è invisibile, sottoterra. Un giorno, forse.

 

Bene. Questa vorrebbe essere una cronofoto. Se vi piace l’idea, possiamo provarci e raccogliere le nostre cronofoto, in classe oppure qui, sul sito di HL.

 

 

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