
di Antonio Prampolini
Fig.1: DVD filmati Istituto Luce sulla Guerra civile spagnolaIndice
2. La partecipazione dell'Italia fascista
3. Una guerra raccontata per immmagini
4. I cinegiornali Luce nell'archivio storico online dell'istituto
Sapete che cosa è stata la Guerra di Spagna? Che cosa è stata veramente? Se non lo sapete non capirete mai niente del fascismo, del comunismo, della religione, dell’uomo, niente di niente capirete mai: perché tutti gli errori e le speranze del mondo si sono concentrati in quella guerra; come una lente concentra i raggi del sole e dà il fuoco.
da Gli zii di Sicilia di Leonardo Sciacia, 1958.
La Guerra civile spagnola era iniziata tra il 17 e il 19 luglio 1936 con una ribellione (alzamiento…

La Società Italiana di Didattica della Storia (SiDidaSt) unisce la sua alle voci di dissenso che provengono da Società storiche, associazioni professionali e altre società disciplinari e didattiche, e che riguardano sia il metodo seguito dalla Commissione che ha redatto le Indicazioni nazionali (audizioni che appaiono, come è stato detto, “di facciata” e questionari diffusi nelle scuole che predeterminano le risposte), sia il contenuto della bozza di storia.
Fra le tante critiche, una sembra dirimente: con questo documento, l’esecutivo intende cancellare dal curricolo la storia, intesa come ricostruzione scientifica del passato, e sostituirla con un racconto che la storiografia conosce come “biografia della nazione” e che annovera da tempo fra le tradizioni inventate. Questo testo non…

di Luigi Cajani
Solo l'Occidente conosce la storia?
“Solo l’Occidente conosce la Storia”. Questo l’icastico e perentorio incipit del programma di storia della bozza della riforma Valditara1. Icastico e sorprendente, tale da non passare inosservato fra gli storici, anche al di là dell’interesse per la didattica. Si ha un primo moto di sorpresa vedendo la parola storia con la S maiuscola, che fa nascere spontanea l’associazione con la visione hegeliana. Poi, riflettendo un momento sulla asserita eccezione occidentale, vengono in mente, a metterla in dubbio, nomi di importanti storici vissuti in tempi lontani e appartenenti ad altri universi culturali: Ibn Khaldūn e Ṭabarī a quello islamico, Sima Qian e Ban Gu a quello cinese. Allora, prima di proseguire la riflessione sulla storia della…

di Mauro Ceruti
Non c’è alcun dubbio che la scuola viva una crisi profonda. “La scuola prepara i ragazzi a vivere in un mondo che non esiste”, ebbe a dire a suo tempo Albert Camus, e questo vale a maggior ragione oggi, sebbene in forme molto diverse. Sono proprio le nuove generazioni “iperconnesse” a percepire e segnalare, con le loro inquietudini e i loro disagi, la “sconnessione” del sistema scolastico con la realtà dei problemi sociali e vitali del nostro tempo. Un malessere che fagocita gli studenti e, per osmosi, anche gli insegnanti, ostacolati sempre più nei loro compiti di ascolto educativo da una pletora insensata di adempimenti burocratici.
La diffusione straordinaria di nuovi veicoli di comunicazione e di informazione, sempre più versatili e veloci, tende ad annullare ogni…

di Luca Forassiepi
“Mio padre ha visto il primo uomo andare sulla Luna,
e ora che è già il futuro, più nessuno se ne cura.”
Cantava così, nel suo brano “Il Mondo nuovo”, il noto artista italiano Neffa qualche anno fa. Una frase che un piccolo (per ora) gruppo di studiosi sta cercando di smentire: gli archeologi dell’esplorazione spaziale.
Ma in che senso si può applicare il metodo archeologico a un sito di allunaggio così come lo si fa per un antico foro romano, o per un insediamento medievale?
Fig.1: Impronta lasciata dagli scarponi dell’equipaggio dell’Apollo 11 sulla superficie lunare, 20 Luglio 1969. Fonte: NASA. Che cos’è l’archeologia dell’esplorazione spaziale
Andiamo con ordine. L’archeologia dell’esplorazione spaziale (Space Archaeology in inglese), è nata…

di Antonio Brusa
I castelli sono dei mitomotori così naturali, che già in un passato lontano furono sottratti alla storia e trasferiti nel mondo delle fiabe, dove venivano adibiti di solito alla custodia di principesse in lacrime, alla cui sicurezza badavano draghi per lo più sputafuoco. Chiedete a un bambino di disegnare un castello. Molto probabilmente non riprodurrà le fattezze rotondeggianti di quello di Taranto, o gli spigoli dei bastioni di Bari o Barletta, ma nei suoi disegni svetteranno guglie e agili torrette, come nel castello fintomedievale di Neuschwanstein, che piacque così tanto a Walt Disney che ne fece il modello per i suoi cartoni animati e i suoi parchi a tema.
Fig.1: 1 Il castello di Neuschwanstein, costruito da Ludovico II di Baviera alla fine del 1800 FonteDalle fiabe…

di Antonio Brusa
Avete mai letto una novella, di quelle fra il comico e l’angosciato, dove il padrone di casa cambia continuamente idea sulla disposizione dei mobili? Lo fa per nobili ragioni: ora vuole una casa accogliente, ora severa e raccolta, ora vuole mettere a proprio agio i bambini, poi dice no, prima gli anziani. Cambia sempre idea, ma non ha soldi o, per qualche sua ragione, non ne vuole spendere per comprare mobili nuovi, ridipingere le pareti o, magari, per prendere una casa più adatta. Quindi, fa spostare i mobili. Sempre gli stessi. E più gli inquilini li trascinano di qua e di là, più lui si intestardisce, più ci si incavola e più lo stress aumenta. “Una gabbia di matti”, commentano increduli i vicini e scrollano le spalle.
Non l’avete letta? Mi dite che non esiste?…

di Daniele Boschi
Da diversi anni i medievisti americani e inglesi discutono vivacemente attorno all’uso di un etnonimo, Anglo-Sassoni, mediante il quale viene tradizionalmente indicato l’insieme delle popolazioni germaniche che invasero e dominarono l’Inghilterra a partire dal V secolo d.C.. Alcuni storici hanno deciso di mettere da parte questa espressione, anche per evitare qualsiasi possibile collegamento con le connotazioni razziali o razziste che il termine ha assunto nella propaganda di vari gruppi suprematisti bianchi. Ma altri studiosi contestano questa scelta, anche perché ritengono che sia sbagliato accettare che la ricerca e il dibattito in ambito accademico siano influenzati dal linguaggio usato da gruppi o movimenti politici, a prescindere dal loro orientamento. In…

di Antonio Prampolini
Indice
1. Alle origini della fotografia di guerra
2. Immagini della Guerra civile americana
3. Mathew Brady: The camera is the eye of history
3.1. Da ritrattista a fotografo di guerra
Fig.1: il carro fotografico di Roger Fenton nella Guerra di Crimea Fonte1. Alle origini della fotografia di guerra
Molto stretto è il rapporto tra la fotografia e la guerra. Fin dai primi anni dopo la sua invenzione (1839), la fotografia ha rappresentato un’importante fonte visiva della guerra, con finalità sia di documentazione/informazione degli eventi che di propaganda degli stati belligeranti1.
È con la Guerra di Crimea (1853-1856) che nasce, come genere, la “fotografia di guerra”2. Su incarico del…

di Massimo Baldacci e Antonio Brusa
Dopo aver letto l’intervista che l’on. Valditara ha rilasciato al “Giornale”, abbiamo deciso di scrivere il documento che alleghiamo. Lo abbiamo sottoposto a tanti colleghi universitari e di altre istituzioni culturali e moltissimi (in 147) lo hanno firmato con convinzione: storici, geografi, filosofi, pedagogisti e di altre discipline. Ora lo proponiamo agli insegnanti e ai cittadini sensibili alle questioni scolastiche. Non chiediamo a nessuno giudizi prematuri sulla riforma, né tantomeno di esprimere un rifiuto di principio al lavoro della Commissione. Chiediamo di riflettere sulla questione centrale di questa riforma, e cioè la sua dichiarata finalità identitaria. La storia serve per tramandare a ragazzi e ragazze “l’italianità”, o per…

di Antonio Brusa
Era di grande interesse il seminario su “vero, falso, manipolazione a fini politici: un falso problema?”, organizzato dalla fondazione Feltrinelli e online il 14 gennaio. Vi hanno partecipato come relatori Marina Gazzini, Serge Noiret, Francesco Filippi e tanti altri, tutti intervenuti con grande competenza. Si è parlato di stereotipi, false conoscenze, conoscenze approssimate: la quantità di falsità che circola nell’etere è tale che ci obbliga, quasi di corsa, a rivedere il vocabolario, per classificare, distinguere e quindi valutare (basti vedere la voce che la Crusca dedica a “disconoscere, misconoscere, sconoscere”, per accorgersi dell’affanno con il quale stiamo inseguendo il problema). Come ha ricordato un relatore, riprendendo certamente una vecchia…

di Alessandro Cavalli
Identità personali e identità collettive
Tutti gli esseri umani, prima o poi, consapevolmente o inconsapevolmente, si chiedono: chi sono io? Cioè, riflettono sul concetto di identità. Da Freud in poi sappiamo (in realtà lo sapevamo anche prima di lui) che la domanda ne contiene almeno altre due o tre: chi vogliamo essere (super-ego), chi non sappiano di essere (es o inconscio) e chi pensiamo di essere (Ego).
Tutto questo riguarda l'identità personale, ma non esaurisce il problema. Ognuno di noi infatti non è un individuo isolato, ma fa parte (appartiene) a diverse collettività alle quale facciamo riferimento quando parliamo di “noi”. Alcune identità collettive sono facilmente comprensibili: ad esempio, l'identità di genere (che peraltro anch'essa è messa in…

di Antonio Prampolini
Indice
1. L’iconografia della Guerra Fredda
2. La guida del Center for Slavic, Eurasian and East European Studies
3.1 Caratteristiche e uso didattico delle vignette
3.2 Herblock: il vignettista del “Washington Post”
3.3 La satira nell’URSS: la rivista “Krokodil”
Fig.1: Herbert, B. (1947, March 13). “I’m here to stay, too.” [Cartoon] Herbert L. Block collection (Library of Congress). Retrieved from the Library of Congress, Fonte. A 1947 Herblock cartoon, copyright The Herb Block Foundation. Fonte21. L'iconografia della Guerra Fredda
Durante la Guerra Fredda le immagini (dalle fotografie ai film, dai manifesti alle vignette) hanno svolto un ruolo importante nella propaganda degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica1.…

di Marco Brando
Fig. FonteNella cassetta degli attrezzi dell'insegnante può entrare un nuovo grimaldello. Si tratta del recente libro L’anima medievale nei nomi contemporanei (Olschki, 2024), firmato dal linguista Enzo Caffarelli, con prefazione del presidente dell'Accademia della Crusca Paolo D’Achille. Allievo di Luca Serianni, fondatore della Rivista Italiana di Onomastica-RIOn, consulente dell’Accademia citata, ex professore all’Università di Roma-Tor Vergata, Caffarelli è tra i principali studiosi e divulgatori dell’onomastica: si tratta del ramo della linguistica che studia il sistema dei nomi propri, i processi di denominazione e le loro caratteristiche.
Origine e funzione dei cognomi
In questo volume l'autore indaga in modo inedito il rapporto tra l’onomastica italiana e…

di Antonio Prampolini
Indice
1. L’Istituto Luce e la produzione di cinegiornali
1.3 L’Archivio Storico dell’Istituto Luce
2. I cinegiornali della Campagna di Russia
2.1 Il Corpo di spedizione italiano in Russia (CSIR)
2.2 L’Armata italiana in Russia (ARMIR)
Fig.1: Apparato scenografico con gigantografia di Mussolini allestito in occasione della cerimonia di fondazione della nuova sede dell'Istituto Luce (Roma, 10/11/1937) Fonte1. L’Istituto Luce e la produzione di cinegiornali
L’Istituto Luce, che fin dal momento della sua fondazione come ente parastatale (regio decreto legge del 5 novembre 1925) aveva come principale finalità la propaganda del regime…

di Marco Brando
Il compito di insegnare e spiegare il nostro passato richiede, tra le altre cose, che gli insegnanti siano consapevoli di trovarsi di fronte a una percezione pubblica della storia differente rispetto a quella sedimentata nei programmi scolastici e nel lavoro quotidiano delle scuole. Questa percezione non coincide quasi più con la narrazione concepita pochissimi decenni fa, quando a cavallo tra anni Ottanta e Novanta del XX secolo – era il tempo della guerra fredda e dell’apparente trionfo della democrazia liberale - non si immaginava ciò che sarebbe accaduto nel XXI: il boom di sovranismi e populismi, revisionismi e amnesie, nazionalismi e suprematismi, democrature e autoritarismi, complottismi e negazionismi moltiplicati esponenzialmente dalla rivoluzione del Web.…

di Pietro Manca*
Quando si parla dell’insegnamento della storia nella scuola secondaria di primo grado credo sia importante riprendere un assunto significativo, oltre che preciso e puntuale, contenuto nelle Indicazioni Nazionali per il Curricolo del 2012: «La storia, come campo scientifico di studio, è la disciplina nella quale si imparano a conoscere e interpretare fatti, eventi e processi del passato. Le conoscenze del passato offrono metodi e saperi utili per comprendere e interpretare il presente».
È possibile apprendere le conoscenze dei fatti storici, approcciarsi alla storia, costruire competenze storiche divertendosi? La risposta sicuramente potrebbe risultare non semplice, forse anche banale e scontata. Ma l’esperienza di apprendimento ludico è motivante e incoraggiante.…

di Antonio Prampolini
Indice
1. La fotografia e l’immaginario coloniale
2. L’Istituto Luce e il monumento visivo dell’Italia fascista
3. La produzione fotografica del Reparto Africa Orientale Italiana
3.2 Una “colonizzazione civilizzatrice”
4. Il sito online dell’Archivio Storico Luce
Fig.1: Somalia italiana - donna al mercato - foto di Carlo Pedrini (1894-1932) Fonte1. La fotografia e l’immaginario coloniale
Una delle eredità culturali più interessanti dei vari colonialismi europei in Africa è costituita dalle numerose fotografie prodotte, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, da soggetti diversi (esploratori, viaggiatori, scienziati, militari, missionari, scrittori e giornalisti, fotografi di professione, coloni e…

Addio, Alberto!
di Antonio Brusa
In tanti scriveranno della tua bravura come storico, delle tue intuizioni geniali, della tua capacità di affabulazione che ha incantato per anni studenti e colleghi, del tuo impegno politico e sociale, del tuo trascinante umorismo. In tanti, poi, ricorderanno i tuoi studi, da quelli di storia sociale fino alle tue acute ricostruzioni politiche. Qui ti ricordiamo come lo studioso che è riuscito a conciliare, come nessun altro, la ricerca scientifica e la didattica. Era come se sentissi il polso della scuola. Sapevi che tipo di storia raccontare in classe, come illustrare questioni complicate, come disegnare scenari storici, profondi ma comprensibili anche nelle scuole più diseredate. Per te la didattica non è stato il lusso accessorio dello studioso. È…