di Luigi Cajani
La storia controfattuale è stata a lungo irrisa dagli storici: Edward P. Thompson la definiva sbrigativamente “merda antistorica” (affiancandola in questa categoria anche ad altri approcci storiografici come l’econometria e la cliometria)1, mentre Edward Carr ne cercava anche le motivazioni, individuando in essa il gioco salottiero con cui i perdenti della storia, nel suo esempio gli antibolscevichi, si baloccano immaginando come le cose sarebbero potute andare diversamente2. Pertanto, la storia controfattuale è rimasta a lungo confinata nell’ambito della fantascienza, di cui costituisce un importante filone.
Storia controfattuale e fantascienza
Vi ricorrono questioni che colpiscono particolarmente l’immaginazione quando si pensa alla storia, come le conseguenze di una vittoria dell’Invencible Armada, oggetto dei romanzi di John Brunner, Times without Number3, del 1962, e di Keith Roberts, Pavane4, del 1968, oppure le conseguenze di una vittoria dell’Asse nella Seconda guerra mondiale, come nel romanzo The Man in the High Castle5 di Philip K. Dick, pubblicato nel 1962, e in Fatherland6 di Robert Harris, del 1992. Non di rado il tema della storia controfattuale si intreccia con quello dei viaggi nel tempo, che consentono cambiare la storia, e non solo di immaginarla diversa.
È il caso dei racconti raccolti nel 1991 da Poul Anderson in The Time Patrol7: con la macchina del tempo gruppi criminali di vario genere vanno nel passato per modificarlo in modo da creare una nuova catena di eventi che porti a un presente alternativo che sia sotto il loro controllo, mentre un corpo di polizia temporale li insegue nel passato per sventare i loro piani. Uno di questi racconti riguarda Annibale, la cui vittoria o sconfitta finale nella guerra contro Roma dipende dalla morte o dalla sopravvivenza dei due Scipioni nella battaglia del Ticino.
Gli storici e la controfattualità
Poi, a poco a poco, anche gli storici hanno cominciato a osare. Fra i primi, Alexander Demandt, che nel 1987 pubblicò Ungeschehene Geschichte8, in cui esamina le possibili conseguenze di un esito diverso di momenti cruciali nella storia, momenti di svolta le cui sorti sembrano essere state in bilico: fra di essi, la vittoria dei Greci a Maratona, la morte prematura di Alessandro Magno, la mancata marcia su Roma di Annibale dopo la battaglia di Canne e, ancora una volta, la sconfitta dell’Invencible Armada.
Già Arnold J. Toynbee si era chiesto che cosa sarebbe successo se Alessandro Magno fosse vissuto fino alla vecchiaia: fra l’altro, il suo impero sarebbe rimasto unito, anzi si sarebbe allargato da un lato fino all’Atlantico e dall’altro fino all’India, consentendo la diffusione del buddhismo in occidente; e, quanto a Roma, sarebbe stata costretta con un trattato ad abbandonare le mire espansionistiche sull’Italia meridionale9. Poi la schiera degli storici aperti alla controfattualità si è infittita.
Niall Ferguson, nel 1997, ha pubblicato un libro collettivo10 in cui si descrivono numerosi scenari controfattuali, come quello di un’Inghilterra in cui Carlo I evita la guerra civile, quello di una Germania nazista che invade l’Inghilterra nel 1940 e quello di un’Unione sovietica che non crolla nel 1989. E lui stesso anticipa lo scenario di una Gran Bretagna che rimane neutrale nella Prima guerra mondiale, che svilupperà in un libro successivo11.
La storia controfattuale in Italia
L’ineluttabilità o meno della Prima guerra mondiale è un altro dei temi che affascina e turba gli storici, e anche i politologi come Richard Ned Lebow, il quale immagina il fallimento dell’attentato di Sarajevo12. Anche fra gli storici italiani la storia controfattuale è diventata lecita, come mostra un forum su Italia e Germania durante la Seconda guerra mondiale, organizzato nel 2001 dalla rivista Reset, a cui parteciparono Simona Colarizi, Nicola Tranfaglia, Giovanni De Luna, Giovanni Sabbatucci. Quest’ultimo, riflettendo sul senso della controfattualità nell’analizzare le alternative realmente disponibili ai protagonisti di un evento storico e l’impatto di avvenimenti minimi su vicende enormi, citò l’esempio dello scoppio della Prima guerra mondiale:
«Se mentre Gavrilo Princip, l’attentatore di Sarajevo, puntava la pistola contro l’arciduca Francesco Ferdinando, una mosca fosse passata davanti al suo naso e gli avesse fatto sbagliare mira, sono assolutamente convinto che la storia del mondo sarebbe cambiata»13.
Una Roma controfattuale
A questa schiera di storici si aggiunge ora l’antichista Luca Fezzi con un libro che, pur non essendo destinato all’insegnamento, ne rappresenta una stimolante risorsa: Roma in bilico. Svolte e scenari alternativi di una storia millenaria (Milano, Mondadori, 2022). Fezzi analizza alcuni momenti chiave in cui la storia di Roma sarebbe potuta cambiare, e quindi con essa la storia del mondo: si inizia con la fondazione della città, seguono poi la nascita della repubblica, le oche del Campidoglio, il mancato attacco da parte di Alessandro Magno (tema a cui già Tito Livio dedicò molta attenzione), le scelte di Annibale dopo Canne e di Cesare al Rubicone, le Idi di marzo, e le battaglie di Filippi, di Azio, della selva di Teutoburgo, di Ponte Milvio e di Adrianopoli. Fezzi ricostruisce gli eventi attraverso un confronto fra le fonti rigoroso e accurato ma presentato con uno stile vivace e scorrevole (il che già ne fa un’utile risorsa didattica), e presenta poi alcuni scenari controfattuali, in cui dialoga anche con autori classici. Ad esempio, egli ritiene che se Varo avesse evitato la sconfitta ciò non avrebbe comunque portato a una conquista militare della Germania, dati i caratteri del territorio e la bellicosità delle popolazioni; ma forse avrebbe avuto successo una penetrazione culturale graduale, come aveva già suggerito Cassio Dione, e ciò avrebbe cambiato lo scenario delle invasioni barbariche. Quanto a Costantino, se egli fosse stato sconfitto da Massenzio la storia del cristianesimo sarebbe stata diversa, data la forte impronta personale che egli le diede. Ma non sempre il futuro sarebbe stato radicalmente cambiato dal diverso esito di un evento: se Bruto e Cassio avessero vinto a Filippi, ritiene Fezzi, l’agonia della repubblica sarebbe stata solo prolungata.
La Controfattualità tra realtà storica e conoscenza storica
La riflessione controfattuale non mette necessariamente in discussione il determinismo, come qualcuno ama credere. Che la storia sia il regno della libertà o della necessità è una posizione filosofica a sé, che riguarda il piano della realtà. La riflessione controfattuale riguarda invece il piano della conoscenza. Infatti, le nostre informazioni sulla realtà del passato sono inevitabilmente molto limitate, in vario modo a seconda dei contesti, e quindi la loro interpretazione si basa sull’attribuire ipoteticamente un certo peso e certe connessioni causali ai vari fattori di cui si è a conoscenza. L’interesse storico della riflessione controfattuale non risiede dunque nella costruzione di scenari di lunga durata, propri della letteratura fantascientifica, scenari sempre più fantasiosi quanto più ci si allontana dall’evento chiave, ma nel restare vicini all’evento e valutare le conseguenze immediate che si possono attribuire a questa o quella variazione. A ben vedere, quindi, la controfattualità è implicita in ogni ragionamento causale: se si afferma che l’attentato di Sarajevo fu la causa della Prima guerra mondiale si sta anche affermando implicitamente che se quell’attentato fosse fallito la guerra non sarebbe scoppiata.
Per concludere, è opportuno ricordare che la controfattualità, con il dibattito fra determinismo e libero arbitrio, offre – quasi impone - nei licei la possibilità di un dialogo interdisciplinare fra storia e filosofia. Il resoconto di uno di questi interventi didattici, che ha come tema l’inevitabilità o meno della Prima guerra mondiale, è stato pubblicato da Daniele Boschi su Historia Ludens.
Note
1 Edward P. Thompson, The Poverty of Theory: or an Orrery of Errors, London, Merlin Press, 1995 (ed. or. 1978), p. 145.
2 Edward H. Carr, What is History?, London, Penguin book, 1964 (ed. or. 1961), p. 97 (trad. it. Sei lezioni sulla storia, Torino, Einaudi, 1966).
3 Traduzione italiana La società del tempo, Piacenza, La Tribuna, 1972.
4 Traduzione italiana Pavana, Piacenza,La Tribuna, 1978.
5 Tradotto in italiano dapprima con il titolo La svastica sul sole da varie case editrici, e poi con il titolo L’uomo nell’alto castello dalla Arnoldo Mondadori nel 2022.
6 Traduzione italiana Fatherland, Milano, Arnoldo Mondadori, 1992.
7 Traduzione italiana La pattuglia del tempo, Milano, Arnoldo Mondadori, 1994.
8 Alexander Demandt, Ungeschehene Geschichte. Ein Traktat über die Frage: Was wäre geschehen, wenn..., Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1986.
9 Arnold J. Toynbee, If Alexander the Great had lived on, in Idem, Some Problems in Greek History, London, Oxford University Press, 1969.
10 Niall Ferguson (a cura di), Virtual History: Alternatives and Counterfactuals, London, Picador, 1997.
11 Niall Ferguson, The Pity of War. Explaining World War I, New York (NY), Basic Books, 1998 (trad. it. Il grido dei morti, Milano, Arnoldo Mondadori, 2014).
12 Richard Ned Lebow, Archduke Franz Ferdinand Lives! A World Without World War War I, New York (NY), Palgrave Macmillan, 2014.
13 Simona Colarizi, Giovanni De Luna, Giovanni Sabbatucci, Nicola Tranfaglia, Forum / Il nostro "posto al sole" sotto Hitler, in “Reset”, n. 64 (gennaio-febbraio 2001). Questa rivista è tornata sul tema della controfattualità a proposito dell’unità d’Italia, promuovendo in occasione del centocinquantenario il volume collettivo curato da Pasquale Chessa, Se Garibaldi avesse perso. Storia controfattuale dell'Unità d'Italia, Venezia, Marsilio 2011, con contributi di Giuseppe Berta, Emilio Gentile, Giovanni Sabbatucci, Luciano Cafagna, Franco Cardini e Mario Isnenghi.