Diario di bordo

Mobile qual piuma al vento. L’identità collettiva e i programmi di storia.

di Antonio Brusa 

La notizia che vedete riportata in foto (“Repubblica”, 22/07, 2024) non è solo la testimonianza dell’ennesima giravolta identitaria del più antico partito italiano, ma è la prova che, talvolta e miracolosamente, la storia giunge in soccorso della scuola, proprio come le galeazze di Venezia a Lepanto o, se vogliamo dirla tutta, come i cavalieri alati polacchi all’assedio di Vienna.

Qual è il rischio che la scuola sta correndo? Ne abbiamo già parlato tanto su HL, che basterà accennare ai dinosauri  che impedirebbero ai ragazzi di dotarsi di una salda identità italiana, e al libro Insegnare l’Italia, che potremmo considerare la summa ideologica della Commissione Galli Della Loggia/Perla per la riforma dei programmi. Ora, non pretendiamo affatto di convincere il…

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Maometto e Dante. Una buona occasione per parlare di inculture, didattica e storica.

di Antonio Brusa, Ilaria Sabbatini

 

Il fatto

Ne hanno parlato tutti i giornali e tantissimi hanno commentato sui social: due famiglie musulmane di Treviso hanno chiesto di non far studiare Dante e la prof le ha prontamente accontentate, sostituendolo con Boccaccio. Subito dopo, un docente di liceo ha spiegato a una tv locale che sì, in effetti, Dante mette Maometto nell’inferno, e questo non sta bene ai musulmani. Fra i commenti più autorevoli, leggiamo quelli del Ministro Valditara, della Sottosegretaria Facchinetti, di Matteo Salvini e di un deputato della Lega, Centinaio, noto alle scuole per aver promosso la legge sull’Educazione civica che le sta attualmente affliggendo. Con suoi Inferno, Purgatorio e Paradiso, Dante è offensivo per i musulmani, avverte “Il Corriere del…

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Dante in camicia nera. Un caso esemplare di medievalismo politico.

di Marco Brando

Prima affermazione: «Ritengo che il fondatore del pensiero di destra in Italia sia Dante Alighieri, perché quella visione dell’umano, della persona, delle relazioni interpersonali che troviamo in lui, ma anche la sua costruzione politica in saggi diversi dalla Divina Commedia, è profondamente di destra».

Seconda affermazione: «Il massimo poeta può dirsi a ragione l’antesignano dei grandi ideali che ora sono messi in essere dal Governo nazionale».

Sono concetti espressi nell’ambito dello stesso discorso? In apparenza, sì. Invece non è così. La prima affermazione risale al 2023. La seconda al 1927. Insomma, le separano 96 anni. Eppure entrambe sono casi esemplari di medievalismo politico, basati sull’uso (e soprattutto sull’abuso) dell’eredità dantesca (per medievalismo si…

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Una storia senza didattica? A proposito del trecentesimo numero di “Italia contemporanea”.

di Antonio Brusa

Trecento numeri sono un risultato di cui una rivista storica deve andare fiera. E lo è “Italia Contemporanea”, il cui trecentesimo numero, appena uscito (dicembre 2022), riproduce con orgoglio la copertina del primo fascicolo, apparso nel luglio del 1949. Vi si trova un bilancio in forma originale: la direzione ha individuato i temi fondamentali, quelli che hanno attraversato la vita della rivista e conservano ancora oggi la loro forza. Così, questo numero è organizzato in sei sezioni, dedicate alla società italiana, alla Resistenza, alla Seconda guerra mondiale e all’Italia repubblicana, al lavoro e all’economia e infine alle memorie pubbliche.

All’interno di queste sezioni non mancano i temi specificatamente culturali: su Calvino, sulla “resistenza immaginata”, sulle…

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Il museo. Un lusso del presente o un pegno per il futuro? Cosa ne pensa Krzysztof Pomian.

di Antonio Brusa

Krzysztof Pomian ha pubblicato una monumentale storia dei musei Il museo. Una storia mondiale, della quale Einaudi ha tradotto i primi due volumi (qui una recensione del “Manifesto”) . Carole Blumenfeld lo ha intervistato per “Il giornale dell’Arte”. Riporto la parte finale dell’intervista, nella quale il grande storico ed epistemologo esprime le sue preoccupazioni sulla sorte dei musei. Non so se l’ideologia ecologista, come dice, sia effettivamente antitetica ai musei. Certo lo è qualsiasi politica emergenziale, di quelle che dicono che occorre “eliminare il superfluo”, e per molti il museo è tale. Ma dovremmo renderci conto, tutti, del peso delle affermazioni di Pomian: che i musei non custodiscono il passato e basta. Lo fanno perché abbiamo una speranza di futuro.…

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