Diario di bordo

Autore: Fabio Fiore
Il Museo Ebraico di Berlino (d’ora in poi MEB) è un luogo che non cessa di commuovermi. Non è in senso stretto un “museo”, anche se sin dall’intestazione di fatto lo è. E’ qualcosa di più e di diverso: un luogo della commemorazione e del pensiero. Chi lo ha già visitato, forse mi capirà. A chi non ancora, provo qui a raccontarlo. Per farlo, oltre al sito ufficiale, mi avvalgo di due altri strumenti, l’Audio-Guida e la Guida Essenziale fornite dal museo: anche la loro notevole qualità divulgativa ha l’inconfondibile sapore di quella cultura ebraico-tedesca al centro della narrazione del MEB1 .
L’accesso.
L’accesso consiste in una ripida scala di quasi sette metri di lunghezza che passa sotto il muro portante dell’edificio barocco e conduce in un labirinto…

Autore: Antonio Brusa
Londra, 4 aprile
Vabbene, si tratta del solito museo per accalappiare i turisti, direte. E lo è, ma fino a un certo punto. Ha un suo aplomb, che attira visitatori attenti, silenziosi, che commentano questo o quell'aspetto della battaglia. E un bookshop, con due o tre stigli pieni delle solite carinerie fabbricate in Cina, ma foderato interamente di libri su quella battaglia.
Quello che mi aveva attratto era proprio il manifesto. "Una battaglia per la pace". Insomma, vi morirono 40 mila uomini (mettiamoci anche 10 mila cavalli, che dispiacciono pure quelli), e tu mi classifichi questo evento come "fatto di pace"? Il perché non lo si tarda a scoprire, dal momento che è ripetuto varie volte qua e là. Si veniva da 25 anni di guerra (quindi il conto parte - grosso modo…

La mostra su Piero della Francesca, o, come si sarebbe detto un tempo "sulla fortuna di Piero della Francesca", è bella, ricca, e va vista. Se c'è un po' di delusione per le poche opere pierfrancescane, ci si conforta subito al vedere le splendide raccolte quattrocentesche, ottocentesche e del Novecento italiano, che giustificherebbero da sole altrettante esposizioni.
I miei "ma" riguardano alcuni aspetti accessori, però dal mio punto di vista, dello studioso di didattica, di qualche interesse. A cominciare dalle didascalie, informate e immense. Ho visto qualcuno sostare in lettura. Io le ho lette attentamente, preso dal discorso coerente e informato, che si sviluppa dall'una all'altra. Se le hanno scritte per me, ne ringrazio i curatori. Temo (ma temo, non vorrei…

Autore: Antonio Brusa
A Ceuta uno pensa alle migliaia di migranti che vengono dal continente subsahariano e si aggrappano ai reticolati, passano attraverso i boschi, pagano contrabbandieri per farsi traghettare dall'altra parte, verso l'Europa. Qui mi hanno raccontato un'altra storia, di pochi anni fa, quando la Spagna sprofondò nella crisi, e un sacco di gente veniva dall'oltremare, dall'Europa, per cercare lavoro in Marocco. Gente di ogni ceto: quelli che elemosinavano un posto di sguattero o di cameriere e insegnanti che si offrivano a qualcuna delle numerose scuole private di queste parti.
Così, mi sono ricordato di un'altra storia, di un quarto di secolo fa, a Istanbul. Avevo conosciuto un giovanotto che faceva la guida agli italiani. Lo parlava benissimo, senza inflessioni e ne…

Autore: Antonio Brusa
Il grande fiume scorre nella foresta, la nemica acerrima dei Romani. Un canale, ben curato, attraversa la pianura centuriata. Sullo sfondo, la Brescia odierna. Fra queste scene, che ti avvolgono dagli schermi curvati, si snoda “Roma e le genti del Po” . Una mostra che, mi auguro, segna la fine della mania etnicistica che ha caratterizzato le esposizioni degli ultimi trent’anni (i Balti, i Celti, i Greci dell’Occidente, i Barbari e i Romani). Un avvilente ossequio all’andazzo ideologico, che, in tempi ancora freschi, ha spinto gli organizzatori a confinare nello spazio nascosto dei cataloghi quegli studi (di Gasparri e di Pohl, per esempio) che dimostravano l’abuso del termine “popolo”, per indicare aggregazioni antiche, le cui caratteristiche non…