di Lia Giachero
Il libro Oltre il muro, frutto del lavoro di aggiornamento di Isral (l’Istituto storico della resistenza di Alessandria), mi ha permesso di viaggiare in territori storici solitamente non frequentati nelle scuole. Con il saggio di Luigi Bonanate e con quello di De Bernardi ho ripercorso un pezzo di storia del XX secolo che in parte avevo visto accadere, e solo in parte avevo avuto la possibilità di studiare: la guerra fredda, la corsa agli armamenti di U.S.A. e U.R.S.S., l'invasione sovietica dell'Afghanistan, le presidenze di Reagan e di Gorbačëv, la guerra nei Balcani, il 4 giugno 1989 (Piazza Tien'anmen) e l'11 settembre 2001 (il crollo delle Torri Gemelle), la nascita dell'Isis, le primavere arabe, ma anche le due guerre mondiali, il '68, i cambiamenti della Cina, la globalizzazione.
Ho riflettuto su cosa significhi dopoguerra (la “fase nella quale i vincitori ridefiniscono l'ordine mondiale dal punto di vista geopolitico, economico, ma anche ideale”), su quanto la guerra fredda sia stata davvero una guerra dal punto di vista del potenziamento degli arsenali militari (miliardi e miliardi di dollari – per fortuna - sprecati), sul reale ruolo svolto dalla presidenza Gorbačëv, sul perché sia scoppiata la guerra nei Balcani.
Oltre il muro (a cura di Luciana Ziruolo), Falsopiano-Isral, Alessandria, 2020, 15 euro. Fa uno stranissimo effetto vedere gli eventi a cui si è assistito di persona sulla pagina sotto forma di argomenti di studio e di riflessione. Ci si sente nello stesso tempo protagonisti (mia era la mano che metteva la croce su un certo simbolo politico sulle schede elettorali, mia era la gola che gridava certi slogan durante le manifestazioni, miei erano gli interventi a volte pacati più spesso rabbiosi nelle discussioni in casa, a scuola in assemblea, con gli amici) e messi in disparte (anche se avessi preso un aereo per Berlino nel 1989 e avessi visto i Tedeschi dell'Est sciamare all'Ovest, come il protagonista di Cani neri di MacEwan in compagnia del proprio suocero, e magari preso a picconate il muro, questo non avrebbe significato che stavo facendo la Storia perché non avevo in mano tutti gli elementi per comprendere non tanto cosa stava avvenendo, quanto perché avveniva).
Il saggio che ho trovato più significativo per comprendere la realtà odierna e potermi cominciare a calare almeno un pochino nella realtà da cui una ormai buona parte dei miei alunni proviene è quello di Antonio Brusa sull'insegnamento della storia in Europa dell'Est. Quanto poco riflettiamo su quanto la maggior parte dell'Europa sia ormai slava! E di conseguenza difficilmente ci soffermiamo a pensare su quale storia questi cittadini europei si siano formati dopo che sono state abbandonate la storiografia e la didattica marxiste. In realtà, se lo facessimo, ci renderemmo conto quanto il crollo del comunismo abbia aperto le strade a nazionalismi fortemente divisivi. I programmi di storia dei paesi dell'Europa orientale si rifanno ai programmi ottocenteschi, mettendo in risalto le passate grandezze perché ogni stato vanta “un passato, quasi sempre più largamente esteso di quello racchiuso nei ristretti confini attuali.” Il che dà origine a una grande produzione mitopoietica che fa retrocedere il processo di scientificizzazione dell'insegnamento della storia e che tra l'altro “mette a fuoco solo i torti subiti” minimizzando o tacendo quelli perpetrati.
Se è indubbia quindi la valenza culturale della lettura di Oltre il Muro, altrettanto lo è la sua vocazione didattica. Carla Marcellini, analizzando i manuali di storia più adottati nelle scuole italiane, nota come manchino, nella narrazione, le conseguenze della caduta del Muro sulla costruzione dell'Europa. Antonella Ferraris propone infatti due laboratori per la scuola primaria e per la secondaria di primo grado e Dario Siess la realizzazione di un sito didattico. Sono proposte estremamente interessanti, anche in vista della preparazione agli esami di Stato.
Nel 2009 una di esse, l'ormai defunto “tema di ordine generale”1 era dedicato proprio al Muro:
“A vent'anni dalla caduta del muro di Berlino, il candidato rifletta sul valore simbolico di quell'evento ed esprima la propria opinione sul significato di 'libertà' e 'democrazia'.”
Nel 2013 invece l'analisi del testo era un ampio stralcio della Prefazione, che Magris ha scritto a L'infinito viaggiare, uscito nel 2005 per i tipi di Mondadori, in cui c'è la riflessione sulla frontiera, citata da Luciana Ziruolo nella sua introduzione:
“Quando ero un ragazzino la frontiera, vicinissima, non era una frontiera qualsiasi, bensì una frontiera che dividere in due il mondo – la Cortina di ferro. Io vedevo quella frontiera sul Carso, quando andavo a passeggiare e a giocare. Dietro quella frontiera c'era un mondo sconosciuto, immenso, minaccioso, il mondo dell'Est.”
Penso a questi ragazzini nativi digitali, ma così inconsapevoli del mondo che li circonda e del passato anche molto prossimo, quando riflettono su “libertà”, “democrazia”, “confini”. Vengono da famiglie in cui non si officia più il rito serale dell'ascolto del telegiornale durante la cena, in cui non si litiga più con un babbo democristiano o missino che non vuole lasciarti andare a Milano in manifestazione l'8 marzo, in cui il giornale forse non si legge nemmeno on-line. E non è che chi ha i genitori rumeni, bielorussi, albanesi o moldavi li senta a tavola dissertare sulle differenze tra il regime comunista, in cui sono nati e cresciuti, e l'Italia, in cui il destino li ha portati a vivere, valutando i pro e i contro.
Credo, perciò, che sia importante non perdere mai di vista il dialogo passato/presente e l'alternarsi di forze centripete e centrifughe che hanno segnato la storia d'Europa, tracciando linee di conflitto sempre pronte a riattivarsi. Perché quelle “origini meravigliose della propria storia nazionale”, ricordate da Hobsbawm e Ranger (L’invenzione della tradizione, Einaudi, 1983) esaltano sì eroi e tradizione popolari, ma spesso lo fanno in funzione divisiva.
Indice - Senza il Muro, appunti da Jacques Rupnik. Introduzione, di Luciana Ziruolo. - Il sistema internazionale a trent'anni dalla caduta del Muro di Berlino, di Luigi Bonanate. - Trent'anni di storia che si possono insegnare. L'epoca della globalizzazione, di Alberto De Bernardi. - L'insegnamento della storia nell'Europa orientale dopo il 1989. Quando la storia e la memoria diventano un ostacolo per la riconciliazione, di Antonio Brusa. - Il triennio 1989-1991 nella manualistica per la secondaria di secondo grado, di Carla Marcellini. - Una proposta di lavoro per la scuola. Il Muro di Berlino, di Antonella Ferraris. - Oltre il Muro (Beyond the Wall). Progetto didattico, di Dario Siess. |
La crescita di consapevolezza dei nostri alunni nei confronti di passato e presente non può prescindere, soprattutto oggi, dall'efficacia con cui noi insegnanti li sappiamo stimolare. Il che a sua volta non può prescindere da quanto noi siamo ricettivi nei confronti di tutte le utili proposte che istituzioni come l'Isral ci sanno per fortuna ancora offrire. Oltre il Muro è indubitabilmente una di esse.
1 A partire dall'anno scolastico 2018-2019 le prove sono: analisi del testo, testo argomentativo, riflessione critica di carattere argomentativo-espositivo.