Putin

  • Putin storico. Quando la storia si arma.

    di Antonio Brusa

    2022 02 28 12 27 03 putin on horse no shirt Jedimentat44 FlickrPutin a cavallo FonteMentre scrivo, il sito del Cremlino è oscurato da un attacco di Anonymus. Quando vi si potrà accedere di nuovo, spero sia ancora online un articolo di storia che Wladimir Putin ha pubblicato il 12 luglio del 2021, alle h. 17.00. Lo avevo letto prima dell’invasione, e pensavo di usarlo nei miei lavori sugli abusi storici in Europa Orientale. Fortunatamente, Luigi Cajani lo aveva scaricato e così lo posso commentare brevemente. Avverto subito che non deve far notizia il fatto che un Presidente della Repubblica scriva un articolo di storia, almeno in Europa Orientale, dal momento che Lukashenko e qualche altro dittatorello caucasico sono storici professionisti. L’articolo si intitola On the Historical Unity of Russians and Ukrainians ed è scritto in inglese: indirizzato, perciò, a un pubblico mondiale. Nasce, così esordisce Putin, dal suo desiderio di spiegare per bene una sua frase, pronunciata durante un’intervista: “la Russia e l’Ucraina sono un solo popolo”. E spiegare per bene significa, per lui, “fare la storia di Russia e Ucraina”.

    Oggi, di questo articolo ci colpisce la chiusa: And I will say one thing – Russia has never been and will never be ”anti-Ukraine“. And what Ukraine will be – it is up to its citizens to decide.

    “E io dico una cosa sola: la Russia non è mai stata e non sarà mai “anti-Ucraina”. E l’Ucraina sarà ciò che i suoi cittadini decideranno”.

    Chi, poi, vorrà vedere Putin che si cimenta da storico, troverà che inizia il suo racconto con quel Principato di Kiev che nel IX secolo signoreggiava su un vastissimo territorio, dal mar Baltico al mar Nero. Quel principato fu distrutto dall’Orda d’oro, a metà XIII secolo, e la Russia ne fu l’erede. Il suo compito fu da subito quello di ricostituirlo, per dare unità ai popoli che parlavano russo e professavano la religione ortodossa. Questa fu la missione dei vari zar che si batterono strenuamente contro nemici, che volevano impadronirsi di questo o di quel pezzo di eredità kievana: in primo luogo, i cattolici lituani e polacchi, ai quali si unirono successivamente gli austroungarici. Furono questi che sobillarono gli Ucraini, facendo credere loro di essere una nazione oppressa dai Russi. Infatti, l’Ucraina non esisteva a quel tempo. Semplicemente. È una creazione recentissima – sostiene Putin - costruita dai bolscevichi, che, con la loro mania di aggiustare i confini, assemblarono una regione con terre diversissime, dal Donbass alla Galizia e alla Bessarabia, che chiamarono Ucraina. Questa poi, ottenuta l’indipendenza, coltivò la russofobia, l’odio verso la Russia, nonostante gli aiuti e il denaro (dell’oleodotto) che questa generosamente non ha mancato di fornirle, e ha inventato l’Holodomor, il genocidio degli Ucraini, che fu certo una tragedia, ma non per colpa dell’Urss e dei bolscevichi.

    Putin dichiara le sue fonti: documenti pubblici, consultabili da tutti, e quella Cronaca dei tempi passati, che, scritta vari decenni dopo la caduta di Kiev, ne costituisce praticamente l’unica fonte scritta. Utilizzando le medesime fonti, anche gli Ucraini raccontano una storia che vanta origini ben più antiche di quella russa, perché affondano nella preistoria più remota, quando in Ucraina nacque la civiltà Trypilliana. Una cultura straordinaria, democratica e agricola, che si estese dal mar Nero fino all’Italia (non so se la cosa ci dovrebbe preoccupare). Anche per loro, però, momento fondativo fu quello del principato di Kiev, che lasciò la sua eredità alle terre del sud e quindi all’Ucraina. Eredità che una città del nord – Mosca – cerca in ogni modo di usurpare. Ma invano, perché il suo popolo non può nemmeno chiamarsi russo, ma moscovita. Il popolo ucraino, invece, si forma nella sua strenua lotta contro moscoviti e polacchi, nel corso dei secoli della modernità. Certo, a volte chiede l’aiuto di Mosca, ma da questa venne ripagata con persecuzioni, oppressione politica e culturale e, finalmente, con le due grandi tragedie, l’Holodomor e Chernobyl. L’indipendenza, ottenuta una prima volta durante la Prima guerra mondiale, poi annullata dal dominio sovietico, venne riacquistata nel 1991, con la dissoluzione dell’Urss.

    Come in Rashomon, l’indimenticabile film di Kurosawa, la medesima storia viene raccontata anche da Bielorussi, Lituani e Polacchi in forme sempre diverse, tutte però – come garantiscono i narratori – rigorosamente basate sulle fonti. Hobsbawm non avrebbe dubbi: si tratta di un caso esemplare di invenzione della tradizione. Con la differenza che sono storie scritte da studiosi che conoscono bene i suoi libri e, quindi, si accusano vicendevolmente di “inventare miti”. Queste storie hanno in comune alcune cose semplici ed evidenti: puntano a costruire un’identità nazionale, additano i nemici di questa identità, vedono il passato come il tempo delle malefatte subite e il presente come il momento per un loro risarcimento. È il modello di storia nazionalista, inventato nell’Ottocento, ripreso pari pari dalle nuove nazioni sorte sulle ceneri del Patto di Varsavia. Il modello ottocentesco ha qualcosa a che vedere con la Prima guerra mondiale e, rivestito di ideologia, anche con la Seconda. Su questa attuale, vedete voi. Speriamo tutti che finisca quanto prima, in modo da poterla studiare con calma e riflettere sui guasti della storia identitaria. Non solo per le connessioni più o meno dirette che ha coi conflitti, ma soprattutto perché viene meno al suo dovere di intelligenza critica dei fatti e delle credenze.

    Ps: Una curiosità tutta italiana. Per chiarire quanto le differenze linguistiche fra ucraino e russo siano irrisorie - “il linguaggio scritto è identico e le differenze vernacolari trascurabili” - Putin ricorre a un esempio italiano: dice che è un po’ come la lingua dei residenti di Roma e di Bergamo. Non gli poteva andare peggio.


    Riferimenti

    - Antonio Brusa, Cronaca dell’invenzione di una tradizione: i miti di fondazione dell’Ucraina, dalla preistoria al medioevo, in “Historia magistra”, anno ix, n. 23 2017.

    - ID., Miti di trasformazione. Morte e risurrezione dell’Ucraina: mitopoiesi storica dall’età moderna a quella contemporanea, ibidem, anno ix, n. 24 2017.

    - ID., Un inquietante laboratorio memoriale. Politiche della memoria e insegnamento della storia in Europa Orientale, ibidem, anno xi, n. 31 2019.

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