XIII secolo

  • MEME-NTO MORI. Ovvero come sfottere papi e imperatori al tempo dei social (e leggere attentamente il manuale)

    di Raffaele Guazzone

     

     

    Per un insegnante di storia la cosa più divertente sui social sono i meme sul Medioevo. Sfido qualsiasi collega a provare il contrario. Non sono solo io a dirlo: parlano i dati di accesso di pagine come Feudalesimo e Libertà pseudopartito filomedievale con tanto di merchandising a tema, oppure Alessandro Barbero noi ti siam vassalli, direttamente connesso alla crescente popolarità del docente universitario – il primo a guardare con ironia al suo strano ruolo di pop-star della storia, dimostrando in molti dei suoi interventi che è possibile fare divulgazione corretta e piacevole, anche ridendoci un po’ su.

    Ciò che più colpisce dei meme che circolano in rete, che sono ovviamente prodotto di appassionati e non di professionisti del settore (anche se forse qualche collega ci si trastulla volentieri…) è l’originalità, l’attualità e il lavoro di documentazione che spesso si nasconde dietro a quella che non è una semplice presa in giro, ma una forma di analisi del contemporaneo usando la storia non come pretesto, ma come punto di confronto.

    Piccola storia dei meme

    Il meme è forse la forma più bella e attuale di riappropriazione della cultura permessa dalla rete. È efficace, diretto, divertente, non guarda in faccia a nessuno, è facilissimo da realizzare, può diventare virale in un secondo e ciascuno può ri-manipolarlo a proprio piacimento. Sono quasi disposto a scommettere che fra 30 anni in università attiveranno un corso di Filologia del meme, e mi dispiace di non avere le competenze per aderire al bando di concorso, se mai lo pubblicheranno

     

     

    fig1Fig.1 Vignetta pubblicata nel 1919 dalla rivista satirica dell’Università dell’Iowa Wisconsin Octopus1921: forse il primo meme della storia. Fonte

     

     

    Ecco una rapida rassegna sull’origine del termine.

    Ciò che più mi interessa del meme, come fenomeno di comunicazione di massa, è il suo aspetto satirico e i suoi rapporti con il potere. “Feudalesimo e libertà” parte proprio da questo punto di vista: criticare la situazione politica attuale in chiave di confronto ironico con il passato, sbeffeggiando evidentemente chi questo confronto lo fa coscientemente, senza sapere granché di storia. Trollare chi sostiene che stiamo tornando al medioevo proponendo soluzioni pseudomedievali come agenda politica di radicale alternativa mi sembra geniale al di là della perizia storica delle informazioni su cui si basa la presa in giro e del latino/volgare maccheronico di cui ciascun meme è corredato.

     

     

    fig2Fig. 2 Contro l’abuso del medioevo e infografica di pseudopropaganda, 6 dicembre 2020. Fontefig3Fig. 3 Contro l’abuso del medioevo e infografica di pseudopropaganda, 4 dicembre 2020. Fonte

    Siamo di fronte a una tecnica nuova per una dinamica vecchia: parole e immagini per prendere in giro chi conta nella società, amplificate dalla velocità della rete e moltiplicate in modo esponenziale grazie alla facilità di manipolare, ricombinare e variare contenuti di partenza. Non sempre l’esito finale è all’altezza delle possibilità dello strumento, ma dobbiamo riconoscere che viviamo nel secolo migliore per prendere in giro il potere. Paradossalmente è proprio da questo punto che anni fa è partito il percorso di Beppe Grillo, oppure la fulminante carriera del neo-presidente ucraino Zelensky e comunque si valutino quelle esperienze, bisogna riconoscerne la novità nel panorama politico.

    Sfottere il potere

    La storia dei meme meriterebbe un bello studio interdisciplinare fra sociologia, arte, storia e comunicazione. Non è questa la sede e non posseggo le competenze per farlo. Nella programmazione di storia però ciascuno di noi dedica ampio spazio all’analisi delle forme del potere nel corso dei secoli, e una buona integrazione con letteratura consente di mettere in evidenza i contrasti fra cultura e potere: poeti, drammaturghi, pamphlettisti e rivoluzionari hanno versato fiumi d’inchiostro per criticare chi governa (non sempre nei limiti della libertà di parola). Le opere che generalmente hanno più successo, sia tra il pubblico dell’epoca che fra i nostri banchi, sono quelle in cui gli autori denunciano l’establishment a suon di battute, parodie e sberleffi.

    Introducendo la storia della letteratura, dedico sempre una lezione al ruolo dei giullari, riscuoto ovazioni leggendo i consigli di Gargantua su come pulirsi il sedere, e ai ragazzi lo scontro fra cattolici e protestanti arriva meglio con i grotteschi manifesti di propaganda di ambo le parti che con le analisi delle tesi di Lutero. Questi, peraltro, collaborò attivamente con Lucas Cranach per raggiungere un pubblico più vasto delle corti.  La storia della collaborazione fra Lucas Cranach e Lutero, corredata dalle immagini si trova qui.

     

     

    fig4Fig. 4. Due fedeli poco propensi a sottomettersi al rito del bacio del piede, mostrano al Papa tutto il loro disappunto. Incisione seicentesca da Lucas Cranach, su un’idea di Lutero stesso. Fonte

    Mi sembra impossibile spiegare il sistema industriale senza far vedere Tempi moderni di Chaplin, che si possano affrontare le trasformazioni dell’Italia dopo il boom economico senza Fantozzi. La lista è provvisoria, ma potrebbe arricchirsi all’infinito. Il punto è che prendere in giro non è mai un’operazione neutra: significa sempre, nella storia della cultura, confrontarsi criticamente con un tema, una figura, una situazione, prendere una posizione, ed esprimere il proprio dissenso con uno strumento differente ma altrettanto efficace del dibattito politico. Fare la storia del potere implica anche fare una storia della contestazione al potere stesso: dal punto di vista dell’efficacia, la satira vale quanto un proclama rivoluzionario.

    L’attività

    Nel corso della programmazione per il terzo anno (la classe è la 3ERR dell’Istituto Cossa di Pavia, lavoro nell’indirizzo alberghiero) ho inserito un’unità dedicata al contrasto fra papato e impero dal 1000 al 1300. Nel percorso emergono figure che purtroppo non si ha mai il tempo di approfondire a tutto tondo, sulle quali spesso ho assegnato ricerche individuali. Quest’anno, complici i tempi diversi della didattica a distanza e la necessità di proporre attività che coinvolgano gli alunni senza obbligarli ad ascoltarmi per ore con le loro precarie connessioni e i loro strumenti, ho modificato la proposta: visto che leggere wiki-relazioni copiate annoia anche me, ho chiesto ai miei alunni di prendere in giro uno dei personaggi che abbiamo incontrato sul manuale. La scelta è caduta su tre imperatori (Ottone I, il Barbarossa e Federico II) e tre papi (Gregorio VII, Urbano II e Bonifacio VIII).

    Ho creato una bacheca con Padlet, scegliendo il layout a colonne (la pagina è pubblicamente consultabile a questo indirizzo). Per ciascun personaggio poi ho aggiunto tre etichette, sotto le quali inserire le informazioni e le deduzioni frutto della ricerca di ciascuno dei gruppi tra cui ho diviso il lavoro: problemi da affrontare, punti di forza e punti deboli.

    Al termine della prima fase, dedicata all’analisi, i ragazzi hanno raccolto delle immagini da cui partire per elaborare l’output finale. Ho incentivato la loro creatività aggiungendo una ultima colonna, con alcuni esempi che man mano incontravo in rete.

    Ho creato poi delle stanze con Google Meet, per consentire a ciascun gruppo di riunirsi, fare un brainstorming, riflettere sul ritratto ideale del personaggio ottenuto durante la ricerca, esprimere e idiosincrasie e intuizioni di ciascuno nella valutazione vizi e virtù del protagonista prescelto, progettare l’immagine e la battuta di commento.

    Molti dei partecipanti erano già capaci di produrre meme in autonomia. Io comunque consiglio l’uso del software libero imgflip, che tra le altre cose permette facilmente di comporre e modificare immagini, testi, oltre che attingere ad un repertorio di immagini virali che i ragazzi ben conoscono e che sono liberi di utilizzare per integrare o sostituire la ricerca iconografica svolta in precedenza.

    I loro capolavori sono poi stati postati sullo stream di classroom. Qui pubblico gli esemplari più rappresentativi.

    L’attività è stata valutata come verifica formativa, usando come indicatori l’output finale, considerato sia per originalità che per coerenza storica, la cooperazione all’interno del gruppo, i materiali preliminari di ricerca pubblicati sulla bacheca di Padlet.

     

     

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    Usare bene il testo (e il contesto)

    Il testo principale del laboratorio è il manuale, che i ragazzi devono usare in maniera critica. I campi da compilare per ciascun soggetto implicano non una mera ricerca di fatti, ma una riflessione: non basta per esempio sapere che Urbano II lancia la prima crociata, bisogna ricostruire i problemi alla base dell’evento – in particolare, il tentativo di rafforzare ulteriormente la figura del papa nella diatriba con l’imperatore e la nobiltà europea. Bisogna insomma effettuare un’operazione di valutazione rispetto alle nozioni selezionate sul libro di testo. Cosa ci dice l’episodio dello schiaffo di Anagni su Bonifacio VIII? E sul suo successore, l’attuale papa Francesco, animato da una retorica dal tono abitualmente bonario, di cui però diventano spesso virali immagini che intenzionalmente rovesciano l’atteggiamento originario? Emblematica a tal proposito la diffusione della sua reazione alla fedele asiatica che lo strattonava in piazza San Pietro oppure l’intervento sul caso Charlie Hebdo (se uno “dice una parolaccia contro mia mamma, si aspetta un pugno”, dice in un’intervista a Marco Ansaldo pubblicata su Repubblica), al quale viene spesso associato un altro scatto che ha fatto ironicamente il giro del mondo, che però è stato probabilmente estrapolato da un’omelia in piazza San Pietro e decontestualizzato.

     

    fig11Fig. 11: Fontefig12Fig.12: Fonte 

    Progettare la presa in giro

    La parte finale del lavoro prevede l’elaborazione di un giudizio – anche a partire dalla sensibilità personale – sul malcapitato potente assegnato al gruppo. Per prendere in giro qualcuno, che ci animi la bonomia o la cattiveria, le linee d’azione sono sempre due: ingigantire i difetti o sminuire i pregi. Dinamiche adottate costantemente dagli autori dei meme che circolano in rete, con sfumature che vanno dal rovesciamento carnevalesco, all’iperbole, alla parodia, alla citazione postmoderna, al costante collegamento con la contemporaneità

     

     

    fig13Fig. 13 L’assedio al Campidoglio rivisto da Feudalesimo e libertà in data 10 gennaio 2021. Fonte

    Sfottere però non è un’operazione banale, a meno di non scadere nel triviale: implica consapevolezza, analisi, giudizio critico. La raccolta di informazioni preliminare è identica, come si è visto, a qualsiasi ricerca di approfondimento, quello che cambia è lo scopo: non spiegare, ma irridere, passando attraverso quella che tutto sommato è un’argomentazione di contenuti e di fatti storici, solo restituiti in una prospettiva ribaltata.

    Ricordati che devi morire

    L'idea è di prendere in giro i soggetti per i loro difetti e per le manie di grandezza, o di scherzare sul loro ruolo. Ma per farlo bisogna conoscerli, bisogna analizzare i fatti che li riguardano, le decisioni e le politiche intraprese.

    Non basta: bisogna empatizzare con i personaggi scelti, calarsi nei loro panni, cercare di interpretare il loro carattere alla luce delle fonti e dei fatti storici. E poi ribaltare completamente la prospettiva, per prenderli in giro, contaminando l'iconografia e l'immagine mentale che gli alunni hanno sviluppato nel corso del laboratorio con il quotidiano, con il gioco del meme.

    Insomma, un processo più evoluto che disegnare i baffi al papa o le corna al Barbarossa. Come ci insegna la pop-culture (sempre che questo termine abbia un senso - un senso univoco, intendo), se un graffito non è un semplice scarabocchio sul muro, anche la progettazione e la realizzazione di uno sberleffo come un meme può diventare un laboratorio di storia. E anche forse un processo politico, attraverso il quale lo studente di appropria del contenuto disciplinare trasformandolo con un linguaggio che è decisamente più suo che quello di chi scrive.

    L’ironia del meme insomma, giullarescamente, ci insegna che la storia non è fatta solo di papi e imperatori, e che a concentrarsi solo su quelli si perdono il divenire degli eventi, le trasformazioni di grande periodo ma anche la vita quotidiana degli individui. A scuola parliamo troppo di papi e poco delle pasquinate, troppo di Federico II e poco di chi lo prendeva in giro (siamo ancora qui a interrogarci sull’identità di Cielo/Ciullo d’Alcamo e sulla vera natura dei suoi testi); parliamo troppo del potere e poco, pochissimo del rapporto che la gente comune aveva con esso. Al di là di dei progetti magniloquenti, anche una attività piccola e agile come questa potrebbe rappresentare un passo avanti per consegnare ai nostri alunni una visione della storia che non sia una semplice successione di capitoli del libro di testo. Ma questa sarebbe già una grande revisione del curricolo.

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