Chivasso 26 febbraio


Didattica oltre le mura


Tanto ha insistito, che mi ha portato alle baracche Tav, a vedere Matteotti. Le baracche Tav di Chivasso sono quello che rimane dei cantieri per la costruzione della linea ad Alta Velocità fra Torino e Milano. Il Comune le ha salvate, restaurate e date in concessione ad associazioni culturali, palestre, bar. E a Faber Teater (senza l'acca perché non è inglese), il piccolo teatro dove stasera entro, a vedere Matteotti (regia di Aldo Pasquero e Giuseppe Morrone).

E' la seconda puntata. La prima, con l'assassinio, si è svolta l'anno scorso. Questa mette in scena una vicenda che corre sotto traccia, non molto conosciuta, ma che forse contribuì a far precipitare gli eventi. Non ne avevo alcuna idea, prima di stasera, così come non avevo nessuna idea della macchina didattica costruita da quel geniaccio di Fabio Fiore.

In realtà, me ne aveva mandato una descrizione, della quale (ora glielo posso dire) non avevo capito molto. Vi si parlava di andare "oltre le mura", della necessità di creare un ambiente didattico che includesse città, famiglie, ragazzi e professori; che mescolasse discipline diverse e forme diverse di comunicazione. Stasera mi rendo conto che si tratta di qualcosa di molto concreto.

La sala è severissima. Un divano in un angolo, dove siede Fabio con un attore (Marco Andorno). Un faro in alto. Le prime file di ragazzi del liceo, seduti per terra. Dietro alcune file di sedie, con tanta gente (genitori? gente di Chivasso?). Mi siedo. Silenzio.

Fabio comincia a leggere. La prima guerra mondiale. Chi vince, corre su un'onda di petrolio. Gli americani ne hanno tantissimo. I tedeschi no. Nelle terre dell'impero turco, nel vicino Oriente, ce n'è un mare. Vi si gettano inglesi e americani. Le nazioni più sviluppate stanno convertendo rapidamente la loro economia. L'Italia, invece, è al palo: solo il cinque per cento della sua energia viene dal petrolio, il resto dal carbone e dall'idroelettrico. L'Italia, dunque, è un grande mercato da costruire e da conquistare.

Fabio legge a voce alta. Un tono leggermente concitato, ma non sembra che reciti. O meglio, la sua parte è quella del professore e la mette in scena con passione. Pochi gesti della mano, ogni tanto guarda il pubblico. Il testo è senza concessioni al facilese o al piacionese. Niente battute. E' un testo sostenuto, come deve essere. Ha letto per venti minuti, in questa penombra e nel silenzio .

L'attore si alza. Scopriamo che sulla scena vi è un leggio, dove si dirige e di dove comincia a leggere. Entra in scena la vicenda di Matteotti. Le sue ultime settimane, seguite passo passo. Dove va, chi vede, con chi parla, che cosa legge, che cosa scrive. E' un'attività frenetica, da Roma a Bruxelles, a Parigi, a Londra. Durante questi giri, Matteotti viene a sapere che due compagnie petrolifere stanno cercando di penetrare in Italia. Sono gli inglesi della Bp e gli americani della Sinclair, una consociata della Standard Oil americana, il cui simbolo è un brontosauro verde in un ovale (lo ricordavo bene dalla mia infanzia e lo si vede nei film anni '50).

Ogni tanto, l'attore si stacca dal leggio, si rivolge verso Fabio che gli consegna un foglio: un telegramma, una lettera, un brano. Sono i documenti che avvalorano un sospetto, ci informano di un incontro, ci svelano poco a poco il covo di vipere che il deputato socialista sta mettendo in allarme. E' un groviglio tutto interno al fascismo. Una parte sostiene gli inglesi, un'altra gli americani. Mussolini è con questi. Le due parti si affrontano con ogni mezzo: leggi, campagne di stampa, lobbies, ambasciatori. In ballo ci sono la conversione energetica del paese e le concessioni minerarie in Emilia e in Sicilia.
E' questo imbroglio che Matteottti scopre a Londra e che si appresta a denunciare, dopo il suo celebre discorso sulle illegalità commesse dai fascisti nel corso delle elezioni. La sua uccisione impedì che lo facesse in parlamento, ma articoli di denuncia vennero pubblicati postumi in Inghilterra. Mussolini, esattamente come fece per l'omicidio, si assunse la responsabilità anche dell'accordo con la Sinclair. Poi, lo scandalo era insostenibile, lo ritrattò e, dopo poco tempo, dette il via alla formazione dell'Agip.

Per un'ora e mezzo niente ha disturbato il ritmo incalzante della vicenda. Ora, che è finita, ci si alza, ma si parla sottovoce. I ragazzi circondano il prof, qualcuno va a complimentarsi con l'attore. I genitori salutano. Strano, non sono venuti a vedere recitare i loro figli. Nessuna concessione, nemmeno su questo versante. Fabio ha raschiato con accuratezza ogni superfetazione, ogni cosa inutile. Ha reso visibile l'essenziale. Il professore, l'attore, la storia, la vicenda, i documenti. La ricerca storica e la comunicazione teatrale.

Beh, questa è didattica, dentro e fuori le mura

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