Casoli, 23 novembre

Per andare a Casoli devi risalire la valle dell'Aventino, un affluente del Sangro. Io lo faccio con Tina, la collega che organizza le attività del Cidi di Lanciano. A destra e a sinistra scorrono i calanchi, imbruniti dalla pioggia, e i colli scoscesi e verdi, ciascuno con un paesello in cima. Casoli è uno di questi, quasi alla fine della valle. Alla sua destra c'è Fara, paese celebre per i suoi pastai, e a sinistra Altino, che esibisce al suo ingresso il cartello "Paese del peperone dolce". Tina mi parla della valle, della deindustrailizzazione feroce, degli inglesi che comprano casali a destra e a manca, purché immersi nel verde. La situazione delle scuole non è bella, commenta fra un paesaggio e l'altro. Le scuole non hanno più soldi e, dal 2003 (Moratti) l'aggiornamento non è più un dovere, ma un diritto-dovere. E perciò non lo fa più nessuno. E' una donna minuta, dolce, con ha le idee chiare. Vuol dire che faremo da soli, conclude. Ci programmiamo una bella settimana di laboratori, e chi vuole venire venga. Ci attende Costanza, la dirigente di Casoli. Parliamo a lungo, a pranzo, prima di incominciare l'incontro. E' una donna determinata e colta. Una di quelle persone che conoscono a fondo le leggi, e dimostrano di saperle utilizzare per risolvere i problemi, e non per crearne agli altri. Sarebbe il modello, penso fra me e me, del "buon governante". Hanno lavorato bene. Fra Lanciano e Casoli abbiamo incontrato un centinaio di docenti. Non male, in tempi di diritti e doveri.

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