Didattica delle fonti iconografiche

  • "The Migrant Mother". Le donne dell’America rurale nella Grande Depressione.

    Laboratorio con le fonti iconografiche

    (questo laboratorio segue l’articolo di Prampolini L'America della Grande Crisi e del New Deal nelle fotografie della collezione FSA della Library of Congress).

    di Antonio Brusa, Antonio Prampolini

     

    Indice

    A. Schede per l'insegnante

    B. Il percorso didattico

    C. Le Galleries

     

    A. Schede per l’insegnante (numerate per il percorso didattico)

    Immagine1Fig.1: Copertina del libro di Hariman e Lucaites, pubblicato nel 2007 per i tipi della University Chicago Press. Da quest’opera sono tratti i brani virgolettati qui riportati.a.1 La foto iconica

    “Non ha bisogno di didascalie”. È una foto che parla. Chi la guarda sa subito (o pensa di sapere) che cosa vuole comunicare. Così scrivono Robert Hariman e John Louis Lucaites, gli studiosi che per primi hanno studiato la foto iconica e hanno preso a modello lei, la “madre migrante”, la donna che riassume, per tutti gli americani, le sofferenze della Grande Depressione.

    La foto iconica è un’immagine che è familiare a molti, a volte a tutti. Il “bambino di Varsavia”, impaurito e con le mani levate, Mussolini a piazzale Loreto, Lenin che arringa la folla, il bonzo vietnamita in fiamme, i muratori che fanno colazione sulla trave di un grattacielo in costruzione, la ragazza che sorride sbucando dal foro di un giornale il giorno della Repubblica, i soldati che issano la bandiera americana a Iwo Jima… L’elenco delle foto iconiche è lungo due secoli e queste sono talmente note che il lettore le avrà riconosciute al solo citarle.

    Questa familiarità, e il fatto che siano “parlanti”, rendono queste foto dei documenti speciali per l’insegnamento. Catturano l’allievo e lo invitano a dialogare. Questo loro potere facilita l’avvio alla lettura critica dei documenti e, per di più, invita alla riflessione sui meccanismi della diffusione culturale nella nostra società.

    Historia Ludens ne ha già trattato, con la bibliografia di base necessaria, a proposito delle foto iconiche della guerra del Vietnam (cliccando The Saigon execution: "la foto che fece perdere la guerra" (Prima parte) e (Seconda parte), e The Saigon Execution. Il laboratorio a distanzasi troveranno i percorsi didattici relativi, anche digitali). Sono immagini talmente incisive che si scrisse che furono determinanti per la fine di quel conflitto.

     

    Immagine2Fig.2: Dorothea Lange, The Migrant Mother. Titolo originale: Raccoglitrice di piselli indigente in California. Madre di sette figli. Età: trentadue anni. Nipomo (California), marzo 1936, Scheda FSA: 2017762891 Fontea.2 Una foto che commuove

    Qui riprendiamo l’argomento con la foto di Florence Leona Thompson, la Migrant Mother, che Dorothea Lange scattò nel 1936, nel pieno della Grande Depressione. Era il tempo delle Dust Bowl, le “palle di polvere”, quei cespugli di rovi che rotolano nella pianura disseccata (li vediamo in tanti western) che dettero il nome alla catastrofe climatica delle pianure centrali americane. Dorothea Lange percorre la route 66, la strada della migrazione verso la California. Vede un cartello che indica un accampamento di raccoglitori di piselli. Non ci fa caso e prosegue. Poi ci ripensa. Marcia indietro, entra nel campo, nota la tenda con una donna e dei bambini. Scende dalla sua macchina e scatta alcune foto con la sua Graflex 4x5. Scambia qualche parola con la donna, le promette che non verranno pubblicate, e poi riparte per San Francisco.
    Appena arrivata, sviluppa le foto. Sono straordinarie. Le manda ai giornali e, una dopo l’altra, vengono pubblicate. Questa è quella che diventa “The Migrant Mother”.

    Queste scene di povertà suscitano la commozione generale. Lo stato della California interviene. Manda tonnellate di viveri ai migranti accampati. The Migrant Mother spopola su giornali e riviste. Continua a essere pubblicata anche quando la crisi finisce e scoppia la guerra. Diventa iconica. È il simbolo dell’America che soffre, ma sa resistere. E circola ancora nel dopoguerra, quando gli USA si affermano come la prima potenza economica (e non solo) del mondo. Nel cimitero di Modesto, la città dove Florence andò ad abitare e dove morì, la lapide la celebra come “La Madre Migrante, una leggenda della forza della maternità americana”.

     

    Immagine3Fig.3: Tomba di Florence Leona Thompson, Modesto (California) Fontea.3 Perché questa foto diventa iconica?

    La foto diventa “l’immagine dominante nella memoria collettiva della Grande Depressione. Questo ruolo è in gran parte istituzionale: sono i libri scolastici, le esposizioni museali, i francobolli, le pagine web didattiche e gli altri media che mettono a punto una narrazione nazionale per un pubblico popolare” […]

    L'icona sembra essere diventata un modello di gente che ha bisogno. Negli anni '70, fu fatta propria da un artista delle Pantere Nere, un movimento di protesta nato nel 1966, che la trasformò in un disegno che razzializzava la madre e i suoi figli, rendendoli afroamericani. Il disegno enfatizzava la razza, un tema tipicamente represso nella memoria collettiva statunitense della Grande Depressione, ma la didascalia richiamava l'attenzione sul rapporto tra razza e oppressione economica, un problema che persisteva per gli afroamericani dopo che i successi iniziali del movimento per i diritti civili iniziarono a passare in secondo piano: "La povertà è un crimine e il nostro popolo ne è la vittima" […]

    Questa variazione dell'immagine si estende a una vasta gamma di gruppi etnici e argomenti, come risulta evidente da una ricerca su Google per "Madre Migrante". Questa ricerca ci restituisce immagini di donne povere con figli che lottano contro povertà, dipendenza e migrazione forzata. Le madri vanno da ispaniche ad asiatiche, a volte i loro figli sono allattati (al seno sinistro, come stava facendo Florence prima di farsi fotografare) e a volte sono tenuti in braccio (come nell'icona) […]

    La diffusione della foto come icona genera anche ulteriori impieghi. L’immagine di Florence venne scollegata dalla realtà storica e diventò l’icona intemporale della resilienza delle donne americane, se non dell’America stessa. E così come accade a ogni icona, è stata continuamente modificata, perfino per ottenere un effetto comico (anche se meno di altre foto iconiche)” (Robert Hariman e John Louis Lucaites). (Queste foto sono nella Gallery C1)

     

    a.4 L’analisi della foto

    “Scattata nel contesto della Grande Depressione, non è difficile notare come la fotografia catturi simultaneamente un senso di valore individuale e di vittimismo di classe. Il ritratto ravvicinato crea un momento di ansia personale mentre questa donna specifica, senza nome, cova silenziosamente le sue paure per i figli, mentre gli abiti sporchi e laceri e l'ambiente desolato simboleggiano il duro lavoro e le prospettive limitate delle classi lavoratrici.

    La disposizione del suo corpo – e soprattutto il gesto involontario del braccio destro che si alza per toccarsi il mento – comunica tensioni correlate. Vediamo sia la forza fisica che una preoccupazione palpabile: una mano capace di lavoro produttivo e un movimento distratto che implica l'inutilità di qualsiasi azione in circostanze così povere.

    Il resto della composizione comunica sia un atteggiamento difensivo riflessivo, poiché i corpi dei due bambini in piedi sono rivolti verso l'interno e lontano dal fotografo (come per un colpo imminente), sia un senso di ineluttabile vulnerabilità, poiché il corpo e la testa sono leggermente inclinati in avanti per consentire a ciascuno dei tre bambini il comfort di cui hanno bisogno, la camicia è sbottonata e il neonato addormentato è in una posizione parzialmente esposta”. (Robert Hariman e John Louis Lucaites)

     

    Immagine5Fig. 4: William Adolphe Bougeureau, Carità (1865), Birmingham museum. Fontea.5 La foto e la madonna

    La Migrant Mother richiama l’immagine della Madonna. Nel dipinto di Bougerau, la donna/Madonna ha lo sguardo perso nel vuoto, i bambini distolgono lo sguardo. Sono cenciosi. Il quadro ispira disperazione.

     

    a.6 Chi era Florence Leona Thompson?

    Non era un’americana “bianca”. Era una donna cherokee, la cui famiglia era stata costretta dai bianchi ad abbandonare le terre d’origine e a migrare in Oklahoma. Florence si era sposata due volte e aveva avuto in tutto sette figli.

    Era già emigrata una prima volta in California. Ora, nel 1936, vi tornava con tutta la famiglia, per cercare lavoro. Si era fermata nell’accampamento per un guasto al motore. Il marito era andato in città per cercare i pezzi di ricambio. Lei lo aspettava quando arrivò Dorothea e le chiese se poteva scattare delle foto. Poco dopo, anche lei partì per la città e non seppe nulla dei soccorsi che il governo della California inviò ai lavoratori accampati.

    Una volta giunta in città, la sua famiglia riuscì a trovare una sistemazione. Col tempo, comprarono casa, ma lei volle continuare a vivere in un camper. Aveva visto, finalmente, la sua foto sulla stampa. Non le era piaciuto. Scrisse anche ai giornali perché non venisse più pubblicata. Quando la intervistarono, molti anni dopo, si lamentò perché non aveva guadagnato nulla da quella foto.

     

    a.7 Chi era Dorothea Lange e perché scattò quella foto?

    Lange raccontò, anni dopo, che la decisione di fermarsi al campo dei raccoglitori di piselli fu fortuita. Stava tornando a casa in auto dopo un mese di lavoro, quando si imbatté in un cartello che indicava un accampamento. Cercò di ignorare il cartello e proseguire, ma dopo trenta chilometri fu costretta a tornare al campo "seguendo l'istinto, non la ragione". Scattò rapidamente sei fotografie della donna e dei membri della sua famiglia, iniziando da lontano e avvicinandosi sempre di più, come fa un fotografo ritrattista. Le sue foto apparvero per la prima volta sul “San Francisco News” il 10 marzo 1936, come parte di un articolo che chiedeva aiuti per i raccoglitori di piselli affamati. L'articolo fu un successo: vennero organizzati soccorsi e non c'è traccia di morti per fame.

    Questa storia dell'origine e dell'impatto della foto è, ovviamente, artefatta.

    Ogni icona acquisisce una narrazione standard, e spesso anche altre. La narrazione standard include un mito dell'origine, un racconto dell'accettazione o dell'impatto pubblico e una ricerca delle persone reali nella foto per fornire una conclusione al più ampio dramma sociale catturato dall'immagine. In questo caso, l'origine della foto è dovuta alla serendipità, non alla routine o all'abilità.

    Non si fa menzione del fatto che Lange lavorava per incarico del governo, né del fatto che la foto sia stata ritoccata per rimuovere il pollice della donna nell'angolo in basso a destra. Ancora più significativo, si sorvola sul fatto che la foto iconica non fu mandata all’archivio dello stato (come era nel contratto di Lange) ma sia stata pubblicata: violando l’accordo che Lange aveva preso con la signora Thompson.

    Le foto iconiche si ammantano di narrazioni mitiche: Lange diventa un veicolo poetico per l'azione di forze storiche e politiche (il New Deal); mobilitando l'opinione pubblica, il fotografo fornisce l'impulso all'azione collettiva. "L'esempio principe di come spingere qualcuno a fare qualcosa è 'Madre Migrante'".(da Robert Hariman e John Louis Lucaites)

     

    a.8 L'agricoltura americana nella Grande Crisi

    Negli anni Trenta l'agricoltura americana si trovava in uno stato di profonda crisi economica e sociale a causa della combinazione di sovrapproduzione, prezzi in calo, difficoltà finanziarie e catastrofi ambientali.

    Durante la Prima guerra mondiale l'elevata domanda di generi alimentari e materie prime a livello globale aveva spinto gli agricoltori americani ad incrementare le loro coltivazioni beneficiando di prezzi crescenti. Con la fine del conflitto, e la conseguente ripresa dell'agricoltura in Europa, era iniziata la fase discendente dei prezzi; fase ulteriormente aggravata dal crollo della domanda e dalle conseguenze della Crisi del 1929: i prezzi dei prodotti agricoli erano scesi in America ai livelli più bassi dalla guerra civile.

    Molti agricoltori che si erano indebitati per acquistare nuovi terreni e macchinari, con il drastico calo dei loro redditi, non furono più in grado di pagare le rate dei mutui. Ciò portò al fallimento di numerose imprese e all'esproprio delle proprietà da parte delle banche.

    Le "Great Plains", le vaste pianure agricole degli Stati Uniti centro-occidentali (Montana, Dakota, Nebraska, Wyoming, Kansas, Colorado, Oklahoma, Texas, New Messico), il cuore della produzione cerealicola americana e dell'allevamento del bestiame, furono colpite nel corso degli anni Trenta da una prolungata siccità e da una erosione del suolo causata da decenni di pratiche agricole troppo intensive e non sostenibili. Il risultato fu il "Dust Bowl".

     

    a.9 Le donne nella Grande Crisi

    La povertà era dilagante. Centinaia di migliaia di contadini e braccianti, spesso chiamati in modo spregiativo "Okies" (poiché molti provenivano dall'Oklahoma), furono costretti ad abbandonare le loro case e le loro terre. La maggior parte di questi migranti si diresse verso la California. Viaggiavano con mezzi di fortuna lungo la "Route 66" nella speranza di trovare lavoro nelle coltivazioni di frutta e verdura. Ma al loro arrivo in California la realtà si manifestava in tutta la sua durezza. I migranti venivano sfruttati come manodopera a basso costo; erano costretti a vivere in campi profughi improvvisati e dovevano affrontare una forte discriminazione e ostilità da parte delle popolazioni locali che li consideravano una minaccia economica e sociale.

    Nell'America rurale degli anni Trenta le donne svolsero un ruolo fondamentale per il mantenimento delle famiglie e per la sopravvivenza delle aziende agricole, dimostrando una notevole resilienza nell'affrontare sfide senza precedenti.

    Gestivano i magri bilanci familiari e le poche risorse alimentari a disposizione, svolgevano pesanti lavori manuali alla pari degli uomini, si accollavano un doppio fardello lavorando sia in casa che nei campi, partecipavano a reti di supporto comunitario per aiutare gli agricoltori nella lotta contro gli effetti della crisi economica e dei disastri ambientali del "Dust Bowl".

    Il loro contributo era stato decisivo nel mantenere unite le famiglie quando i mariti, in preda alla disperazione, si rifugiavano nell'alcolismo o cadevano in uno stato di apatia.

    Nelle migrazioni interne le donne diedero prova di grande coraggio nell'affrontare condizioni di vita umilianti in accampamenti improvvisati, senza acqua né elettricità. Per sopravvivere accettavano lavori agricoli faticosi e mal pagati (a salari nettamente inferiori a quelli degli uomini). E, tra le donne, quelle appartenenti a minoranze etniche (afroamericane o ispaniche) si trovavano in una situazione ancora più precaria poiché, oltre alla povertà e alla mancanza di protezione, dovevano subire le conseguenze della discriminazione razziale. (Le foto relative sono nella Gallery C.2)

     

    a.10 L’azione del governo

    La crisi agraria venne affrontata dal presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, fin dall'inizio del suo mandato (4 marzo 1933), come uno degli obiettivi principali del "New Deal". Due erano le finalità della politica agricola del governo federale: aumentare i prezzi dei prodotti favorendo un nuovo equilibrio tra offerta e domanda nel mercato, e sostenere economicamente con provvedimenti urgenti gli agricoltori in difficoltà e i disoccupati alla ricerca di un lavoro.

    Vennero create, in particolare, due agenzie: la Resettlement Administration (RA) e la Farm Security Administration (FSA). La RA, fondata nel 1935 con il compito di offrire opportunità di reinsediamento e assistenza finanziaria e tecnica agli agricoltori che vivevano su terreni marginali scarsamente produttivi, e la FSA, fondata nel 1937, in sostituzione della Resettlement Administration, per proseguirne l'attività concentrandosi sull'assistenza socio-sanitaria agli agricoltori più poveri e ai braccianti che alimentavano le migrazioni verso la California. In entrambe le agenzie operò l'unità fotografica, ideata, organizzata e diretta da Roy Stryker, la cui produzione è attualmente conservata presso la Library of Congress (collezione FSA). Dorothea Lange ne faceva parte.

     

    B. Il percorso didattico

    Le immagini raccolte in questo articolo, sia nel testo che nelle galleries (e unite a queste anche le foto dell’articolo precedente) possono essere usate in vari modi. Da quelli liberi, indicati per classi competenti (ordinate le foto e cercate di ricavarne un testo storico) a quelli che si trovano in rete, fra i quali segnalo Dorothea Lange + Migrant Mother Meet the artist through one of their most important works, a quello basato sulla “grammatica delle immagini” - e cioè sull’analisi e sull’interpretazione - che viene qui presentato.

    Questo modello è già conosciuto dai lettori di HL. Lo si è utilizzato a proposito del Vietnam (The Saigon execution: "la foto che fece perdere la guerra" (Prima parte) e (Seconda parte), ma se ne veda anche la versione digitale, elaborata da Lucia Boschetti durante la pandemia: The Saigon Execution. Il laboratorio a distanza) ed è particolarmente indicato per le foto iconiche. Si organizza in due momenti. Il primo è di analisi dell’immagine. Il secondo, introduce gli elementi critici per valutarla. Uno schema di lavoro potrebbe essere il seguente:

    Introduzione: breve contestualizzazione dell’evento rappresentato. La Grande Crisi, le migrazioni. Dorothea Lange che scatta una foto che ebbe un successo straordinario (testi di riferimento: a8 e a10).

    Si presenta la foto iconica. Breve spiegazione del concetto. Si invitano gli allievi ad analizzarla. Può essere di aiuto questo schema:

     

    Particolare da analizzare

    Analisi

    Che sentimenti o pensieri suscita questo particolare

    Postura della madre

    Postura dei bambini

    Volto della madre

    Sguardo della madre

    Mano della madre

    Indumenti

    Ambiente

     

    Una volta compilata la scheda (anche collettivamente), si leggono l’analisi e l’interpretazione professionali di Hariman e Lucaites (testi a4 e a5). Si confronta il lavoro della classe con quello professionale.

    Si pone la questione della foto iconica (a1). Si chiede alla classe perché questa foto lo divenne e si propongono, come fonti per rispondere, le foto nella Gallery C1. Si sintetizzano i risultati di questa breve indagine, e li si confrontano con i testi a2 e a3.

    La Migrant Mother, donna sola, che cura i bambini, rappresenta veramente le donne nella grande crisi? Per rispondere, occorre prendere in considerazione altre foto, come quelle riportate nella Gallery C2, e si legge il testo a.9.

    Il secondo momento, di lettura più interpretativa, inizia con l’analisi dei personaggi. Le vicende di Dorothea Lange e di Florence Leona Thompson strappano l’icona dalla sua idealizzazione e la riportano nella realtà storica e biografica (testi a2, a6 e a7). Questa fase può concludersi interrogandosi sulla definizione di Hariman e Lucaites: “è vero che le fonti iconiche non hanno bisogno di didascalie”? O ancora: “che succede quando le fonti iconiche non sono contestualizzate”?

    Infine, per i più appassionati, oltre alla lettura del primo articolo di Prampolini su HL, si suggerisce una breve sitografia:

    Kris Belden-Adams, Dorothea Lange, Migrant Mother;

    Federico Emmi, Migrant Mother. Un caso di manipolazione.

    Inoltre, la ricerca sulle donne nella Grande Crisi può proseguire sulla piattaforma photogrammar.org sia per le biografie dei fotografi/fotografe che per accedere alle schede di archiviazione delle fotografie nella collezione FSA della Library of Congress; o consultando le voci dell'enciclopedia online encyclopedia.com per approfondimenti sull'agricoltura americana degli anni '30.

     

    C. Galleries

    c.1 The Migrant Mother come foto iconica

      1Fig.1 “La povertà è un crimine, e il nostro popolo ne è vittima”: manifesto del Black Panther Party, movimento di protesta dei neri americani fondato nel 1966.

      2Fig. 2 Copertina della rivista “The Nation”, del 2005, con l’articolo di Liza Featherstone nel quale si dice che sono i poveri a decretare il successo della catena di supermercati Wal-Mart, dove si vendono prodotti a prezzo basso. Fonte

      3Fig. 3: Francobollo commemorativo della Grande Depressione, 1998.

    4Fig. 4: T-shirt da Amazon. La didascalia recita: “Il design vintage dell'immagine "Madre Migrante" è pensato per madri, sorelle, figlie, femministe e tutti coloro che sostengono i diritti delle donne e dei migranti. Il design accattivante permette agli utenti di mostrare il proprio sostegno alle popolazioni rurali povere d'America”.

    5Fig. 5: Con fotoshop l’icona si trasforma e gira nei social.

     

    6Fig.6: Madre migrante che allatta, riprodotta su una mascherina chirurgica del 1936. Fonte

     

    c.2 Le donne durante la Grande Crisi

     

    1

    Fig.1: Dorothea Lange, Zappare i campi nel sud del Mississippi, Mississippi, luglio 1936, Scheda 2017762999, Fonte: photogrammar.org/photo/fsa.

     

    2

    Fig. 2: Ben Shahn, Raccolta del cotone, Contea di Pulaski (Arkansas), ottobre 1935, Scheda 2017730832, Fonte: photogrammar.org/photo/fsa.

     

    3

    Fig. 3: Dorothea Lange, Raccoglitrici di ciliegie vicino a Millville (Il raccolto di ciliegie viene effettuato da famiglie locali, uomini, donne e bambini), Millville (New Jersey), giugno 1936, Scheda 2017762943, Fonte: photogrammar.org/photo/fsa.

     

    4

    Fig. 4: Carl Mydans, Donne che lavano i vestiti, Raleigh (Carolina del Nord), marzo 1936, Scheda 2017715240, Fonte: photogrammar.org/photo/fsa.

     

    5

    Fig. 5: Arthur Rothstein, Moglie di un contadino con figlia (la famiglia ha beneficiato degli aiuti della Resettlement Administration (RA)), Coos County (New Hampshire), febbraio 1936, Scheda 2017759808, Fonte: photogrammar.org/photo/fsa.

     

    6

    Fig. 6: John Vachon, La famiglia MacDuffey (fa parte di una delle comunità agricole create dalla Farm Security Administration FSA), Irwinville Farms (Georgia), maggio 1938, Scheda 2017762475, Fonte: photogrammar.org/photo/fsa.

     

    7

    Fig. 7: Arthur Rothstein, Moglie di un contadino reinsediato (grazie all'intervento della Resettlement Administration (RA)) che suona l'organo alla riunione della Falls City Farmsteads Cooperative, Nebraska, maggio1936, Scheda 2017760464, Fonte: photogrammar.org/photo/fsa

     

    * In corsivo rosso: i link alle biografie dei fotografi, alle schede di archiviazione della collezione FSA, alla piattaforma Photogrammar e ad altre fonti.

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