di Antonio Brusa
Con Amedeo Feniello la prima sessione del seminario sulla narrazione storica si è concentrata sulle modalità e i temi del racconto storico: come raccontano la storia i ragazzi, e come la racconta lo storico?
Fig.1: Amedeo Feniello, foto FacebookI ragazzi raccontano
I loro racconti sono a disposizione di tutti. Basta cliccare sul sito Narrazionidiconfine.it e si potranno scaricare i quattro volumetti che raccolgono i racconti che gli allievi di secondaria hanno presentato al concorso “Che storia”, organizzato da Amedeo Feniello e Pietro Petteruti Pellegrino, giunto quest’anno alla quinta edizione. Sono centinaia di racconti che permettono di capire fondamentalmente due cose:
1. Quali sono i periodi storici e gli argomenti che gli allievi prediligono.
2. Quali sono le modalità preferite quando scrivono un racconto storico
Fra i temi, la parte del leone la fa la storia contemporanea. Quella relativa alla seconda guerra e alla Resistenza, ma soprattutto il periodo “dei padri”, dal Sessantotto in poi. C’è stata una “fiammata medievale”, alimentata in particolare dal fantasy, che va lentamente spegnendosi (si vedrà quest’anno coi prossimi racconti). Fra i personaggi, prima per distacco è la strega. Amata soprattutto dalle ragazze e interpretata con un’ottica latamente femminista. Altri periodi storici sembrano sollecitare poco gli estri narrativi dei nostri allievi. Molto gettonata è la storia locale: racconto di una leggenda, un personaggio, un fatto (vero o di fantasia) avvenuto nel proprio ambiente.
Interessanti anche le modalità del racconto. Le elenco
1. Empatia. L’allievo finge di essere il protagonista e racconta in prima persona
2. Lo scenario. L’avventura potrebbe svolgersi ovunque. La cura dei narratori è nella ricostruzione del contesto. Non è infrequente l’ “effetto Don Brown”: improvvisamente, da un angolo spunta un personaggio notissimo, che si scopre aver qualcosa a che fare con la vicenda.
3. Impegnativo è il modello “docufiction”, un’avventura del tutto inventata, ma rigorosamente provata da una o più fonti
4. L’oggetto. Si parte da un oggetto storico e attorno a questo si costruisce il racconto
5. Ieri/oggi. La narrazione si sposta in continuazione fra ieri e oggi (es: Napoli durante le quattro giornate; Napoli oggi)
6. L’epistolario inventato. Un fatto (di primaria importanza o anche marginale e non raccontato nei manuali) viene ricostruito attraverso la corrispondenza di due suoi protagonisti
7. Il giallo. Incontra crescente interesse l’ambientazione di un giallo nel passato
Inoltre, ogni racconto è corredato da una scheda degli insegnanti che ne hanno seguito la produzione, che descrivono metodi di lavoro, fonti usate. I racconti sono sempre collettivi.
Lo storico racconta
Amedeo Feniello ci permette di esaminare tre modalità di racconto, a partire da tre suoi lavori.
Fig.2: Sotto il segno del leone FonteIl primo è Sotto il segno del leone. Storia dell’Italia musulmana (Laterza 2011). È la storia del tumultuoso e contraddittorio rapporto fra i musulmani arrembanti nel Mediterraneo e la nostra penisola. Si apre con l’assedio di Siracusa dell’878. Un lunghissimo e feroce assedio, che si conclude con la riduzione in schiavitù di gran parte dei siracusani, che vengono fatti sfilare, come prede di guerra, nella nuova capitale musulmana, Palermo. Si chiude con la triste vicenda di Lucera. Quando riuscì a domare le rivolte musulmane in Sicilia, Federico II deportò la popolazione superstite a Lucera. Lontano dalla loro patria, i musulmani fondarono qui una colonia che, col tempo, diventò fedelissima del sovrano svevo. La musica cambiò con gli angioini: bigotti (e diciamolo), non tolleravano questa enclave di infedeli. Che, quindi, alla fine del 1200 furono fatti prigionieri e venduti come schiavi.
Il testo di Feniello funziona, narrativamente, per contrasti. Si apre con i musulmani vincitori e si chiude con gli stessi che diventano vittime.
Fig.3: Dalle lacrime di Sybille FonteIl secondo testo è Dalle lacrime di Sybille. Storia degli uomini che inventarono la banca (Laterza 2015). Il tema è uno dei meno amati nella scuola italiana. La storia economica. Figuriamoci le complesse vicende che portarono, nella Toscana del XIV secolo, alla formazione delle prime banche e, con queste, alla nascita dei primi germi del capitalismo. L’espediente letterario adottato da Feniello è quello di rivivere questa vicenda astratta attraverso la figura di una donna, Sybille, una signora provenzale alla quale le banche fiorentine rubano l’intero patrimonio. La donna non si scoraggia e porta gli interlocutori (fra questi ci sono i fratelli Villani, che evidentemente non erano solo interessati a scrivere cronache) di fronte al giudice. Non ce la fa. Il nuovo potere è inarrestabile, caratterizzato dalla ferrea logica del denaro, privo di qualsiasi pudore: pensate che per vincere, quei banchieri cercarono di dimostrare che la ricorrente, Sybille, semplicemente non esisteva.
Fig.4: Demoni, venti e draghi FonteIl terzo è Demoni, venti e draghi. Come gli uomini hanno imparato a vincere catastrofi e cataclismi (Laterza 2021). Qui lo storico non racconta più personaggi o singoli eventi. Ora scrive la storia di tre macroaree geografiche - il Mediterraneo (il mondo dei demoni); l’Oceano Indiano (il mondo dei venti); la Cina (il mondo dei draghi) – alle prese con la tempesta perfetta. La crisi del XIV secolo. Una catastrofe nella quale si intrecciarono la crisi ambientale (la miniglaciazione), la crisi economica (il fallimento delle banche), e la peste (si prega di fare gli scongiuri per ogni analogia). Come gli uomini reagiscono? Qui, il motore della narrazione non è la differenza religiosa o l’odio etnico o la brama dei guadagni. Il motore è totalmente astratto: il paesaggio adattativo. L’uomo modifica totalmente il proprio rapporto con la natura, il proprio assetto sociale. E così facendo, supera la prova.
La didattica del racconto
Come utilizzare questi lavori in classe? Il livello base è a disposizione di tutti. Si legge il libro, se ne ricava uno spunto narrativo, lo si racconta in classe. Su questa ossatura didattica si possono innestare varie attività: lettura di qualche pagina, ricerca di illustrazioni a corredo della lezione (ecc.). Il “racconto-base”, tuttavia, nasconde quello che è lo specifico del lavoro dello storico: il rapporto con le fonti. Nel libro, questo è messo in evidenza dall’apparato delle note, spesso percepito come un insopportabile appesantimento erudito. Nella didattica andrebbe messo in rilevo attraverso forme opportune di didattica partecipata. Ne elenco alcune
a. Quando il racconto è centrato su un fatto o su un personaggio (l’assedio di Siracusa o Sybille), possiamo progettare un “miniarchivio”. Ricaviamo dal testo le fonti (i lavori di Feniello si prestano benissimo). Le adattiamo alla classe (prima media o terza superiore). Sono tutte fonti narrative. Bastano una decina di brani. Fingiamo di aver trovato il dossier in un vecchio archivio. Ne facciamo quattro copie e le distribuiamo ad altrettanti gruppi. Una breve introduzione (“siamo nel secolo IX, i musulmani attaccano la Sicilia. Abbiamo trovato delle fonti di quell’evento, ma non sappiamo di che cosa parlino con precisione”). I ragazzi devono ingegnarsi a scoprire personaggi e vicende. La storia eventografica (ché di questo si tratta) ha dalla sua il fatto che si snoda attraverso una cronologia ed ha come protagonisti dei personaggi in carne ed ossa. E questo fornisce un’ottima base per le domande da fare alle fonti. Gli allievi lavorano. L’insegnante fa un tutorato molto leggero. Non importa se sbagliano o prendono delle cantonate. Alla fine si legge quello che si è capito. Il lavoro si chiude con la lezione dell’insegnante che fornisce i termini giusti della vicenda (e magari invita a leggere il libro che non è male). Il lavoro va condotto con mano leggera. Non è una vera ricerca. Quindi non immaginate che duri chissà quante ore. Diciamo due (magari a casa scrivono il risultato del lavoro) e poi un’ora per il debriefing.
b. Quando il racconto è di carattere astratto (la seconda parte di Sybille o Demoni, Venti e Draghi) questo modello non può essere ovviamente applicato. Suggerisco due alternative.
B1: la lezione documentata. Preparo una lezione di sintesi del libro. Cerco nel testo di Feniello una decina di documenti che si riferiscono a punti precisi della mia sintesi (se la classe è competente anche di più). Possibilmente iconografici. Se sono scritti, che siano molto brevi. Preparo i quattro dossier. Li consegno agli allievi e concedo qualche minuto perché ne prendano visione. Poi inizio la mia lezione. Gli allievi la devono seguire con gli occhi puntati sui documenti. Infatti, quando mi fermo (o do un altro genere di segnale), gli allievi devono mostrare il documento che si riferisce a quel momento della mia lezione. Si può dare un po’ di pepe a questa attività, imbastendo una gara a squadre, con punteggi a chi primo azzecca il documento, e parallele penalità per chi sbaglia la citazione.
B.2 Il racconto sinottico. Ricavo dal testo tre timeline relative alle tre aree geostoriche: Mediterraneo, India, Cina. Curo che siano modulari (inizio, parte centrale, esito). Gli allievi le devono inscrivere in una tabella a tre colonne, una per ogni regione. Proveranno, utilizzando i dati della cronologia, a imbastire dei racconti. Leggendo le colonne in verticale, saranno quelli che riguarderanno una sola regione per volta. Ma se si legge in orizzontale, potranno provare un racconto sinottico. Qual è l’inizio della storia nelle tre regioni? Cosa succede dopo x anni? Come va a finire? Anche in questo caso, la narrazione può essere suddivisa nei gruppi, e poi montata in plenaria. Ovviamente, alla fine, la lezione del professore darà il quadro completo della vicenda.
Il seminario
Il seminario è organizzato da Palazzo Ducale, Genova. Si svolge online. La seconda sessione di lavoro sarà con Marina Gazzini. Vedremo i racconti falsi: quelli medievali e quelli odierni. Che farsene? Li buttiamo, insegniamo a evitarli come la peste o troviamo un modo per fare storia anche con questi?