Passatempo, 14 agosto

In Europa non si parla d’altro (facile pensare anche nel mondo, ma mi limito alle persone con le quali ho avuto a che fare negli ultimi tempi). La crisi. Ha il potere, questa parola, di trasformare in incubo tutto ciò che, in altri periodi, è un problema: i giovani, la disoccupazione, il futuro, l’ambiente, il debito pubblico e così via. La disoccupazione giovanile è un problema di oggi, nel sud? Da sempre, avremmo risposto quattro anni fa. Oggi no. Oggi ribattiamo quasi automaticamente: è una disoccupazione speciale. Oggi non ha speranza. Anche la politica italiana, per la quale “la crisi” è stata forse la parola corrente, dal dopoguerra in poi, assume toni apocalittici, quando paventa “la crisi in tempo di crisi”.

La crisi annulla decenni di esperienze, di vissuti, di problemi affrontati, i sofferenze sopportate e superate. Annulla le differenze geografiche. Noi italiani abbiamo questo senso di angoscia, è vero, e leggiamo che lo stesso accade per gli spagnoli e i greci. Siamo i Pigs e ce lo meritiamo. Ma hanno paura, eccome, anche gli altri, i virtuosi che se la dovrebbero spassare, dagli olandesi ai tedeschi.

La crisi ci mette a nudo, come le anime in attesa del Giudizio universale. Al punto che ci dobbiamo chiedere: quella di cui parliamo è la crisi, una delle crisi economiche (o di qualsiasi altro genere) che si sono periodicamente abbattute nel mondo contemporaneo (non parliamo naturalmente delle altre, più antiche, quelle di sussistenza, di penuria, di guerra: a peste, fame et bello libera nos domine, pregavano senza fermarsi i nostri avi). Parliamo, ascoltiamo, vediamo scene e dati di una crisi, oggetto storico, o della crisi “argomento politico-mediatico-retorico”? Non voglio affatto dire che la crisi non esiste ed è una bufala. Lasciamo queste volgarità ad altri. Vorrei, invece, avanzare l’ipotesi che quando parliamo di crisi, dentro questa parola ci mettiamo tante cose che non “appartengono a una crisi storica”. Ma appartengono all’uso pubblico e politico che di questa si fa e, dal momento che siamo in una società di una complessità estrema, anche all’uso pubblico che della “critica alla crisi” si fa.

Tutto questo interessa chi fa storia e chi la insegna? Of course. Certamente. Natuerlich (non scriverò mai “assolutamente si”, ma cavolo, è quello che mi viene subito in testa). Gli storici hanno studiato le crisi. Le sanno ricondurre alla loro dimensione reale, una dimensione beninteso nella quale le favole e le storie inventate circolano e muovono soldi e persone con straordinaria efficacia. E i professori debbono insegnare le crisi, affinché i loro allievi abbiano gli strumenti intellettuali per comprendere, distinguere, orientarsi. Saranno i cittadini di domani, e dobbiamo sperare con forza che sappiano comportarsi meglio dei cittadini di oggi, i quali si arrangiano con strumenti intellettuali autoprodotti, misconcezioni economiche, sentiti dire, i dixit della tv e di internet e, infine, l’amico mio che sta in banca mi ha detto che. Fortunatamente per noi, gli insegnanti di storia coltivano (non tutti, quelli che leggono Historia Ludens sì, anche se non assolutamente) la speranza che questa umiliazione venga risparmiata ai cittadini prossimi.

Così, per venire incontro a questi insegnanti, propongo due iniziative. Una piccola, di HL, e un’altra più grande e solida, dell’Insmli. Per la prima, sfogliate il sito. Vi troverete tre piccoli saggi di Massimiliano Lepratti sulle tre crisi (1929, 1973, 2008). Semplici, con esempi chiari. Possono essere uno strumento quasi manualistico da adoperare in classe, o per una rapida messa a punto di una storia economica che percorre e si intreccia profondamente con la storia del Novecento. Un modo anche per sintetizzarlo in tre battute forti, tre periodi, attorno ai quali costruire la programmazione di fine corso.

Il secondo è la Summer School che si svolgerà a San Marino, dal 9 all’11 settembre. Abbiamo invitato tre storici italiani, Carlo Fumian, Marcello Flores, Giovanni Gozzini a parlarci rispettivamente delle tre crisi. Per ciascuna di esse, poi, con l’aiuto di dieci colleghi degli Istituti Storici cercheremo, con i partecipanti, di individuare i problemi didattici, le modalità migliori di insegnamento e di delineare dei progetti. E’ la Summer School denominata “Laboratorio del Tempo Presente”. L’idea di base è “trasformare in oggetto di insegnamento” tutto ciò che costituisce motivo di angoscia, di discussione pubblica. Cominciamo con la crisi, l’anno prossimo potremo parlare di guerre (è l’anniversario della Grande Guerra e dello Sbarco in Normandia e il settantesimo della Resistenza) e così via. (altre informazioni sul sito www.novecento.org)

 

Le grandi crisi del mondo contemporaneo: 1929-1973-2008

 

9-11 settembre 2013


Repubblica di San Marino - Hotel San Giuseppe

 


 VIA DELLE FELCI, 3  47893 VALDRAGONE - REPUBBLICA DI SAN MARINO


TEL. +378 (0)549 903 121 FAX +378 (0)549 907 595

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Da inviare entro il 5 settembre 2013 a:
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