Autore: Alberto Salza


Questa l’ho presa come un bel regalo di Alberto Salza. Per ricambiare, segnalo la sua splendida performance alla Biennale della democrazia. Non sapevo che il mio Piccole Storie potesse interessare anche le signore che stazionano sulle rive del lago Turkana, ma Alberto è capace di tutto (A. Brusa).

 

“Mi trovavo sul lago Turkana in Kenya. È l’area di massima cronodiversità al mondo: vi si concentra l’evoluzione umana, dagli ominidi di 4 milioni di anni fa sino a Homo sapiens cellulariensis. Da antropologo stavo illustrandone gli scenari: sconvolgimenti tettonici, mutamenti climatici, la deambulazione dei primi bipedi barcollanti. Una signora mi chiese: «Come fa a saperlo? Mica c’era!».

Aveva ragione. Dato che l’esperimento dell’evoluzione umana non è ripetibile, la paleoantropologia  non è una scienza esatta. Si basa su: a) freccia lineare del tempo (modello antropico); b) pochi dati solidi (fossili e manufatti); c) modelli di evoluzione e comportamento (ipotesi e teorie); d) narrazioni (la preistoria come favola). 

Per insegnare la preistoria occorre pertanto avere strumenti dedicati per: 1) eliminare i paradigmi (vedere con altri occhi); 2) analizzare le prove concrete senza pregiudizi; c) pensare in modo multivariato e complesso; d) raccontarla il meglio possibile.

Tutto ciò si trova espresso in maniera impeccabile nel libro di Antonio Brusa Piccole storie 1. Giochi e racconti di preistoria per la primaria e la scuola dell’infanzia (edizioni La Meridiana, Molfetta 2012, 175 pagine, 18 €). La proposta è quella di otto giochi sugli aspetti della preistoria che ne rappresentino il «metabolismo basale» della trasformazione e sopravvivenza degli ominidi fino a Homo sapiens. I giochi operano per cablaggio: stringhe di evoluzionismo, ecologia, etologia, psicologia e storia vengono attorte tramite gioco, inferenza ed immedesimazione, le chiavi per la didattica della preistoria.

Brusa, con giochi semplici nella forma e complessi nei risultati, propone lo strumento per arrivare ai meccanismi della preistoria: la simulazione. Il gioco è un’attività che non ha un immediato ritorno funzionale: apparentemente costa più di quanto non renda. Però simula, a ripetizione e con aggiustamenti successivi, scenari di vita che inventano comportamenti non stereotipi.

Da qui la potenza del gioco, sottolineata da Brusa nell’introduzione metodologica (p. 22): «Il gioco crea un ambiente formativo [dove] convivono intuizione, fantasia, capacità di elaborare strategie, sentimenti, gioia e delusione, senso dell’avventura, calcolo, affettività, socializzazione e pensiero individuale, concretezza e astrazione». Ecco il perfetto studioso di preistoria, in cui convivono tre intelligenze: accumulo, performance e trasformazione.

La trasformazione è la magia del gioco. Tramite l’attività si pratica la simulazione; con la simulazione si sperimentano forme di vita aliena; questa va narrata con parametri comprensibili. La sequenza ricorda l’origine sciamanica dell’arte rupestre: con la danza si raggiunge lo stato alterato di coscienza; da qui si vola nel mondo dello spirito, trasformandosi; quando se ne esce, la roccia (interfaccia tra i due mondi) è il piano narrativo delle pitture e dei graffiti.

Come scrive Brusa (p. 23): «Ogni gioco [in questo libro] è intrecciato con racconti e, non di rado, termina con un racconto da leggere ai bambini o da far leggere loro». I giochi proposti rifiutano il «divertentismo». Sono complesse operazioni di apprendimento e performance del bambino che diventa iena, leone o cacciatore eschimese; parte della catena alimentare o elemento in via di fossilizzazione; Homo oeconomicus impegnato nel baratto oppure capobanda.

Questo libro ci insegna che le informazioni non sono i contenuti e che «l’importante è la storia» (p. 145). La preistoria non sarà una scienza esatta, ma se un racconto è bello, perché privarne i bambini?”

 

Alberto Salza
Analista del terreno umano

La recensione di Alberto è apparsa qui, su “l’indice dei libri del mese”.

 

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