Nuove indicazioni 2025

  • Come studiare la guerra a scuola

    Siracusa, 5-6 settembre

    2025 07 02 11 17 06 III Conferenza annuale e corso di formazione Come studiare le guerre a scuola La III Conferenza nazionale della Sididast si svolgerà nell’affascinante scenario di Siracusa, proprio nell’Isola di Ortigia. Tema obbligato della prima mattinata saranno le Nuove Indicazioni. Poi le due sessioni successive verranno dedicate a un tema di attualità, la Guerra: come studiarla (seconda sessione) e come insegnarla (terza sessione del sabato mattina). Come è nella nostra tradizione, infatti, alle lezioni seguirà una nutrita batteria di gruppi di lavoro.

    Quest’anno i colleghi che parleranno sono tanti. Oltre ai membri della Sididast, interverranno Monica Galfré, Gianluca Cuniberti, Giorgio Cavadi, Vincenzo Schirripa, Valentina Chinnici, Immacolata Eramo, Giampiero Brunelli, Rosario Mangiameli e Giovanni Gozzini. A questi aggiungeremo i molti insegnanti/tutor dei gruppi di lavoro.

    In questi, infatti, verranno proposti laboratori e attività varie di didattica digitale e ludica, sulle fonti scritte e iconografiche e una sessione particolare dedicata alla scuola primaria.

    Per iscriversi al corso si vada su Sofia: nella locandina allegata ci sono tutte le istruzioni sia per i fortunati che potranno venire, sia per coloro i quali assisteranno a distanza. Ma chi vuole venire, si sbrighi a prenotare il viaggio e soprattutto l’alloggio. E poi, per chi rimane la domenica, potremo passare insieme una bella giornata siracusana.

     

    https://www.sididast.it/2025/06/30/iii-conferenza-annuale-e-corso-di-formazione-come-insegnare-le-guerre-a-scuola/

  • Comunicato congiunto sulle Nuove Indicazioni Nazionali

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    comunicato NIN Società storiche 31 marzo 2025 Pagina 1

    comunicato NIN Società storiche 31 marzo 2025 Pagina 2

     

    Scarica il comunicato QUI.

  • Egemonia e Indicazioni Nazionali

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    di Antonio Brusa

    Immagine1Andrea Marchese, Egemonia FontePassatempo 12 luglio 2025

    Galli della Loggia rimprovera alla destra di non saper costruire un'egemonia. Questa, scrive nell'editoriale del "Corriere" dell'11 luglio, non si fa sostituendo gli amichetti degli altri con i propri, ma con le idee e le persone giuste al posto giusto. Non potremmo non essere d'accordo. Come esempio, cita le Indicazioni Nazionali che possono ambire a realizzare l'egemonia della destra proprio perché si servono di ragionamenti profondi e persone capaci. Ecco il motivo, continua lo storico, per il quale sono state accolte da un'opposizione "a prescindere".

    "A prescindere - spiega Galli della Loggia - cioè da ogni considerazione su quello che è diventato oggi, con le vecchie Indicazioni, il reale livello di apprendimento degli studenti; a prescindere da ogni verosimile capacità di comprensione e assimilazione delle conoscenze da parte di ragazzini di 11-12 anni o giù di lì; a prescindere da ogni ragionevole possibilità che la scuola diventi una dispensatrice di rimedi per qualunque male o problema della società."

    Così, veniamo a sapere che, da un anno e mezzo, le società storiche, le associazioni culturali e professionali di ogni colore politico, intellettuali, giornalisti e professori hanno preso un abbaglio collettivo, pensando che servisse a qualcosa far notare, per restare agli esempi che qui fa Galli della Loggia, che non è dimostrabile che la scuola va male "a causa delle Indicazioni del 2012", che il lavoro sui documenti non è una pratica didattica "irrealizzabile" (come dicono le Indicazioni da lui coordinate) e che la storia non è una disciplina morale (ma adesso sappiamo pure che la scuola ha virtù terapeutiche, dal momento che può dispensare rimedi per i mali della società) e via elencando affermazioni discutibili se non errori marchiani contenuti in quel testo e che restano a futura memoria nei numerosi articoli e dichiarazioni pubblicati da tanti, fra i quali Aime, Ceruti, Cardini, le Società storiche e, per ultimo, Carlo Ginzburg, sulla "Stampa" di oggi (15 luglio) e dei quali Historia Ludens ha fornito ampi resoconti.

    Ora che il documento è stato approvato, Galli della Loggia si toglie la maschera. Pensavate di discutere una nuova guida per il buon insegnamento (a questo in fondo dovrebbero servire le Indicazioni)? illusi. Sono lo strumento del coraggioso progetto politico di Valditara di stabilire in Italia l'egemonia della destra (leggetevi l'articolo: il riferimento è quasi testuale).

    Su un secondo punto gli daremo ragione. Che si trattasse di un progetto egemonico non lo avevamo proprio capito. Quale che sia il significato che il (povero) Gramsci dette a questo termine, per concretizzarlo ci vogliono intellettuali di spessore ma, come nota lo stesso Galli della Loggia ricordando la figura di Gentile, questi oggi non abbondano. Infatti, non è un progetto egemonico, quello di Valditara. Ma un atto di imperio.

    Le critiche sono servite, e servono, a questo. A svelarlo. Non si può imporre a decine di migliaia di bambini e di adolescenti di apprendere che "Alessandro Magno ha unificato il Mediterraneo", né che il colonialismo e l'imperialismo sono stati l'occasione per l'Occidente di "incontrare le altre civiltà". Se gli altri te lo fanno notare, ma tu continui a sostenerlo, vuol dire che non ti interessano né la storia né la formazione dei bambini, ma solo l'affermazione del tuo potere. La storia è quella che dici tu, perché tu, in questo momento, comandi.

    Questo editoriale del "Corriere" vi permette di fare, dal vivo, l'ultima prova.

    Verso la fine, Galli della Loggia dichiara che l'idea che queste Indicazioni siano "nazionalistiche" è frutto della fantasia della sinistra e del suo tentativo di delegittimarle. Date uno sguardo al capitolo di storia delle Indicazioni e chiedetevi: a cosa e a chi credere? ai vostri occhi che leggeranno in quel testo l'esaltazione dell'Occidente, il fatto che la sua cultura gli ha permesso di dominare il mondo, la sollecitazione a studiare fin da bambini eroi italiani e a limitare tutta la storia antica e medievale all'Italia, o al coordinatore della Sottocommissione di storia che vi dice che no, questo non è nazionalismo?

    No, non si tratta di egemonia. Non c'entrano i Quaderni del Carcere. Se proprio vogliamo illustrarci con una citazione, basterà quella vecchia canzone popolare che diceva "e qui comando io e questa é casa mia" (qui nell'interpretazione di Gigliola Cinquetti).

  • Multimedia per conoscere e discutere le Nuove Indicazioni

    di Antonio Brusa

    Immagine1 Clio92 e il Cidi hanno prodotto dei multimedia sulle NI. Clio92 ha prodotto un podcast, curato da Chiara Patuano, nel quale Ivo Mattozzi spiega le contraddizioni presenti nel testo delle NI, Giorgio Cavadi ne illustra le caratteristiche didattiche e Anna Aiolfi, della Rete di Geostoria, parla della storia nella scuola dell’infanzia, un tema che è stato poco affrontato nell’intenso dibattito che ha accompagnato la stesura e la pubblicazione di queste NI.

    Il Cidi, e in particolare la sezione di Perugia ha prodotto 8 clip rapide, “Parole di scuola. 300 secondi per l’istruzione pubblica contemporanea”, che si focalizzano su aspetti precisi: Gloria Calì, sui rapporti fra scuola e territorio, Simonetta Fasoli sugli aspetti pedagogici delle NI (il rapporto con le famiglie e le questioni dei “talenti” e della complessità), Pietro Levato, che si occupa del tema della letteratura, mentre ad Antonio Brusa è stato affidato il compito di spiegare il più problematico dei capitoli di queste NI, quello sulla storia, discutendo di lezione, occidente e progettazione curricolare.

  • Non hanno cambiato nulla. Varato il testo definitivo delle Indicazioni Nazionali

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    di Antonio Brusa

    giuseppe valditara indicato come ministro dell istruzione nel governo meloni Valditara si era lasciato andare in elogi nei confronti del CSPI per il suo parere così garbato, assicurando che avrebbe accolto tutte le osservazioni importanti. E Loredana Perla, di rincalzo, lo aveva lodato per non aver prodotto un giudizio “dicotomico” (sic), cioè sì o no, ma un testo articolato nel quale, certo, vi erano state delle osservazioni, ma su “aspetti tecnici di portata limitata, o l’opportunità di precisazioni terminologiche, o ancora l’esplicitazione di alcune formule per evitare ambiguità interpretative”. Ora, abbiamo il testo definitivo e possiamo controllare, per quanto riguarda la storia.

    Ecco il testo del Cspi

     

    Per quanto riguarda la disciplina “Storia”, sembra che sia stato totalmente eliminato l’ambito della lettura e dell’interpretazione delle fonti, che è stato un punto fondamentale dello studio della storia nelle scuole. Inoltre, tutto il capitolo dedicato alla disciplina “Storia”, si distingue per impostazione rispetto al resto del testo, assumendo una peculiarità tra le discipline. L’incipit, tra l’altro, potrebbe essere percepito come polarizzante e la finalità dell’insegnamento della “Storia” sembrerebbe accentuare la dimensione della disciplina come strumento per la costruzione di una identità nazionale più che come approccio tipicamente disciplinare.

     

    Non sembrano osservazioni di portata limitata o che chiedano solo delle precisazioni terminologiche. Stando a quanto dichiarato da Valditara, avrebbero dovuto suggerire quanto meno delle piccole modifiche.

    Nulla, invece. Il celebre incipit “Solo l’occidente conosce la storia” inaugura ancora il testo ministeriale, che continua a essere finalizzato alla costruzione dell’identità italiana, più che all’apprendimento di una disciplina scientifica. La frase sulla “irrealizzabilità del lavoro sulle fonti” è rimasta, anche se in contraddizione con l’avvertenza metodologica finale (che leggerete qui in fondo). Il capitolo sulla storia, poi, conserva la sua “diversità” rispetto a tutti gli altri, cosa che, con educazione, i membri del Cspi avevano consigliato di cambiare. La storia è una disciplina come tutte le altre scienze: perché riservare solo a lei un’introduzione che sembra voler rifondare il mondo?

    Se passiamo poi alla lista dei contenuti, oggetto di una critica serrata da parte delle Società storiche, vediamo che, anche in questo caso, la Commissione ha fatto orecchie da mercante. Il Cspi aveva consigliato di separarla dal testo e di relegarla in un box, in modo che si capisse chiaramente che non si trattava di un indice di un libro di testo.

    Nulla anche qui. I contenuti stanno lì, senza alcuna variazione. La Piccola vedetta lombarda continua a scrutare il nemico, l’uomo “compare” sulla terra, come nelle più accreditate teorie creazioniste, Alessandro Magno conquista ancora tutto il mediterraneo (i bambini italiani saranno gli unici al mondo a crederlo: sarà un modo per marcare un’identità italiana?) e, nonostante le puntuali osservazioni dei medievisti, le radici della civiltà giuridica occidentale continuano a fondarsi su Giustiniano (e non sui giuristi medievali), il feudalesimo continua ad essere un fenomeno legato a Carlo Magno e non tardomedievale (come da oltre mezzo secolo ci si affanna a spiegare), ci sono ancora le quattro Repubbliche marinare e le tre Italie della fine del medioevo (i comuni, lo stato della chiesa il regno meridionale), nel Cinquecento inizia la dominazione straniera in Italia, come si diceva negli antichi sussidiari, mentre, andando verso la fine, i professori di secondaria inferiore scopriranno che al tempo del colonialismo e dell’imperialismo, gli europei “incontrarono” le altre civiltà. E la storia da insegnare finisce ancora trent’anni fa, nonostante arrivi “ai giorni nostri” in tutti i programmi a partire dal 1960.

    Cos’ha imparato la Commissione da un dibattito durato un anno e mezzo e che ha coinvolto tutte le associazioni storiche? Certo, ha introdotto la dizione “regni romano barbarici”, in luogo del non più usato “regni romano-germanici” e, correzione che deve essere costata non poco dolore, i longobardi non sono più antesignani del Risorgimento, come era nella Bozza.

    Ma questo è tutto. Il che vuol dire che la Commissione ha giudicato marginali le osservazioni e le critiche. O le ha considerate mosse da prevenzione partigiana e ideologica, cosa del tutto impossibile da sostenersi, visto l’ampio schieramento critico, che va dalle società storiche (tutte) a quelle professionali e culturali, dal Cidi, al MCE, all’Uciim, a Comunione e Liberazione (per citare solo pochi). L’apertura alla discussione, lo possiamo affermare ora che i giochi sono finiti, era una finta. Il testo era nato come immodificabile, e tale è rimasto. Un atto di imperio.

    Vie di fuga? Fortunatamente esistono disposizioni sull’autonomia scolastica che la Commissione non poteva modificare. A queste, per ironia della sorte, ha dedicato la frase più chiara di tutto il testo. Da prendere in parola.

     

    L’elenco di argomenti che segue intende semplicemente aiutare l’insegnante fornendogli la traccia di un possibile percorso didattico. Restando egli libero, naturalmente, di apportarvi le integrazioni e le modifiche che riterrà opportune, avvalendosi eventualmente di tutte le fonti documentarie, scritte e non, utili a illuminare aspetti e vicende del passato.

     

    https://www.mim.gov.it/documents/20182/0/INDICAZIONI_NAZIONALI_7_7_2025.pdf/63802aed-f9f4-dd6e-f427-c45aa9222f31?version=1.0&t=1751893295452

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