storia moderna

  • "Chichecosadoveperché". Gioco-ripasso sull'Europa dei secoli XV-XVII

    di Simona Ansaloni

    Si parte da un problema

    Essenzializzare il curricolo di storia, in una progettazione che possa giungere, al terzo anno della scuola secondaria di I grado, al tempo presente e ai temi della contemporaneità, mi ha sempre posto problemi di gestione del curricolo in termini di tempi da rispettare e argomenti da selezionare tra quelli proposti dal manuale di storia.

    In particolare, questo vale per quei quadri storici e quei periodi che, per la loro complessità ed articolazione, per la loro importanza e per la ricchezza di eventi, date e personaggi ogni anno mi mettono in crisi poiché richiedono di essere sintetizzati, cercando tuttavia di non perderne i concetti fondamentali.

    Il manuale da parte sua, con capitoli che nulla trascurano e si basano su una sequenza tematico-cronologica che non agevola la comprensione dei concetti fondanti e caratterizzanti, non aiuta il lavoro dell’insegnante. A questo possiamo aggiungere una certa difficoltà degli studenti ad utilizzare il libro di testo in modo produttivo, applicando strategie di lettura finalizzate sia a reperire efficacemente le informazioni, sia a comprenderle e a selezionarle.

     

    E si arriva a un gioco

    Così, per tentare di tenere assieme entrambi gli obiettivi, ovvero la trattazione di un periodo storico complesso attraverso le sue caratteristiche fondamentali e favorire l’utilizzo consapevole del manuale, ho costruito una sorta di gioco-ripasso.
    L’attività che qui cerco di raccontare rappresenta un modo possibile per affrontare lo studio della prima età moderna – l’Europa fra Cinquecento e Seicento, tristemente nota fra gli allievi per essere fitta di eventi, personaggi e cambiamenti, al punto che mette quasi sempre in difficoltà quell’allievo che voglia capirci qualcosa.

    Prima del gioco vero e proprio, ho previsto una fase preparatoria, iniziata con una mia breve spiegazione del quadro storico dell'Europa nei secoli XV-XVII, nella quale mi sono soffermata principalmente sui concetti di stato moderno in opposizione al regno feudale, di guerre di predominio e di religione, e poi: crisi e sviluppo, rotte commerciali, cambiamenti dell’assetto economico e politico dei diversi stati.

    Successivamente ho lasciato tempo in classe per la lettura individuale dei due capitoli del manuale relativi al periodo preso in esame, con la richiesta di cercare e mettere in evidenza le 5W, ovvero il CHI-CHE COSA-DOVE-QUANDO-PERCHÉ. Al termine le informazioni individuate sono state confrontate e messe in comune in piccolo gruppo. Infine, è stato assegnato lo studio a casa.
    A questo punto, ho proposto un gioco a squadre.

     

    Il gioco Chichecosadoveperché

    Ogni squadra è dotata di post-it con colore specifico, e ha ricevuto alcuni materiali:

    • una tabella a doppia entrata che riporta nelle colonne i nomi degli STATI europei e, nelle righe, alcune aree di riferimento, ovvero PERSONAGGI/POLITICA/SOCIETÀ E CULTURA/ECONOMIA

     

       Italia Francia Spagna Impero Inghilterra Olanda
    Personaggi             
    Politica            
    Società e cultura             
     Economia            

     

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    • un foglio con 40 riferimenti storici presi dal manuale, da collocare nel giusto riquadro, definendo lo stato o gli stati coinvolti, l'area di riferimento e, in alcuni casi, anche il nome del personaggio e dell'evento specifico. Ogni evento ha il suo numero, che verrà scritto su post it, riportati a loro volta nella tabella (l’elenco è allegato in fondo a questo articolo).

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    Scopo del gioco è individuare i corretti abbinamenti, riportare i relativi numeri prima nella tabella, poi ricopiare i numeri sui post-it che verranno attaccati alla digital board. Il tutto in un tempo determinato dall’insegnante. Importante: può accadere che lo stesso evento debba essere collocato in più riquadri.

    Dunque, via via che il gruppo individua nel manuale il fatto storico, un giocatore si reca alla digital board, dove è proiettata la tabella, per collocare correttamente il post-it.

    Terminato il tempo a disposizione, l’insegnante fornisce le soluzioni. Ogni squadra calcola il punteggio ottenuto, sommando le collocazioni corrette. Si stila la classifica e si proclama la squadra vincitrice.

    Nel debriefing successivo al gioco, si scelgono i momenti più importanti, si individuano i concetti fondamentali per capire questo quadro storico. Ci saranno, inoltre, gli eventuali chiarimenti di ciò che non è stato compreso.

    Qualcuno avrà capito già che Chichecosadoveperché è una variazione del Quadrato Magico che si trova in Imparare storia con i giochi (Carocci 2021). Ma, a questo punto, è utile rendersi conto come le variazioni modifichino gli obiettivi del gioco. Nel gioco originario, infatti, l’obiettivo principale è “imparare a sfogliare autonomamente il manuale”: al punto che quel gioco può essere svolto anche senza aver studiato quel particolare argomento. In Chichecosadoveperché, come si è visto, l’obiettivo è il ripasso e la focalizzazione dei concetti principali. Perciò questo gioco si esegue DOPO aver studiato l’argomento. Inutile chiedersi quale versione sia migliore: si sceglie quella che serve, a seconda degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Ovvio ricordare che entrambe le varianti vanno adattate al manuale in adozione.

    La versione che qui viene presentata ha avuto una durata di due ore e a giudizio degli allievi è stata efficace e divertente. In particolare hanno giudicato l’attività utile per “mettere a fuoco le diverse modalità di ricerca delle informazioni storiche su un testo”, “per rielaborare insieme quanto studiato, “perché mi ha fatto capire meglio ciò che sapevo e ciò che non sapevo, “perché sono riuscita a confrontarmi con i compagni su alcune incertezze che avevo” e poi “perché giocare è sempre divertente!

    È stata sperimentata nella classe 2A della scuola secondaria di I grado “Lanfranco”, che fa parte dell’Istituto comprensivo Modena 6.

     

    Allegato 1. Elenco dei riferimenti storici da cercare nel manuale.

    Cerca nel manuale i seguenti eventi/situazioni/personaggi e, dopo averli ricopiati sul post-it col colore della tua squadra, collocali nel giusto spazio della tabella proiettata sulla digital board

    1. Vince la guerra dei Cent’anni contro l’Inghilterra, dopo aver esteso i confini dello stato alla Borgogna e alla Bretagna
    2. È accusato di essere troppo debole nei confronti di Carlo VIII, deve lasciare Firenze dopo tumulti popolari
    3. Durante il suo regno, durato fino al 1603, si svilupparono enormemente l’allevamento ovino, il commercio e le attività di esplorazione verso l’America
    4. L’agricoltura non si sviluppa, non nascono manifatture, le finanze statali sono in crisi
    5. Nessuno dei principali Stati ha la forza di imporre la propria supremazia sugli altri.
    6. Scende in Italia a capo di un esercito di mercenari e nobili francesi con l’intento di conquistare il Regno di Napoli
    7. Fu un grande animatore della Repubblica fiorentina, seppur per breve tempo, denunciò il lusso della società e la corruzione della corte papale.
    8. Portò a termine l’impresa di Carlo VIII conquistando il Ducato di Milano
    9. Nasce la Lega Italiana contro lo strapotere francese, appoggiata dall’imperatore e dalla corona di Spagna
    10. Machiavelli, importante uomo politico fiorentino, scrisse “Il principe” e altre opere che denunciavano la debolezza degli stati italiani
    11. Vuole restaurare un impero universale, utilizzando le sue sconfinate eredità territoriali.
    12. A lungo si affrontarono per il predominio politico e territoriale, soprattutto sui territori italiani
    13. Dopo la morte di Francesco I e l’abdicazione di Carlo V, pone fine alle guerre e segna la definitiva caduta dell’Italia sotto il dominio spagnolo
    14. Dopo la pace di Cateau-Cambresis precipita in una lunga guerra di religione
    15. I cattolici sono sostenuti dalla Spagna, gli ugonotti dai principi protestanti tedeschi e dall’Inghilterra
    16. Con l’Editto di Nantes, pone fine agli scontri religiosi e si dedica alla ricostruzione economica del paese, operando riforme importanti, relative alle finanze dello stato, alle manifatture nazionali e al commercio
    17. Con Filippo II d’Asburgo diviene lo stato più potente d’Europa nella II metà del XVI secolo
    18. Le colonie americane, il dominio sull’Italia mediterranea, l’annessione del Portogallo sono le principali cause della sua ascesa.
    19. Ci fu una rivolta antispagnola, sulla base di motivi economici e religiosi, e nel 1581 nacque la repubblica delle Province Unite
    20. Inflisse una seconda grave sconfitta alla Spagna e, anche attraverso le incursioni corsare, ottenne la supremazia sui mari, sconfiggendo l’Invincibile armata
    21. La figlia di Enrico VIII Tudor nel 1558 sale al trono e guida il suo paese in un’epoca di sviluppo
    22. Il drammaturgo William Shakespeare mette in scena le sue opere al Globe Theatre, il più famoso dell’età elisabettiana e frequentato da diversi ceti sociali
    23. All’inizio del XVII secolo si verificarono carestie ed epidemie, tra cui la terribile epidemia di peste, portata dagli eserciti in movimento
    24. In alcuni paesi la crescita demografica è più lenta
    25. Dopo il decadimento dei commerci a seguito della cacciata degli ebrei, anche l’agricoltura decade e, dopo la cacciata degli ultimi moriscos, tra le classi dirigenti si afferma una mentalità che disprezza le attività produttive
    26. Decadono i traffici commerciali, a causa dello spostamento delle rotte marittime dal Mediterraneo all’Atlantico
    27. L’aristocrazia non investe per migliorare l’agricoltura, ma cerca di ripristinare le antiche consuetudini feudali per opprimere i contadini
    28. Si smette l’esportazione di manufatti e ci si limita ad esportare materie prime
    29. Ingaggia una guerra commerciale contro il Portogallo, arrivando a controllare il commercio delle spezie con l’Oriente attraverso la Compagnia delle Indie Occidentali e delle Indie Orientali
    30. Si investono i profitti dei commerci nelle attività agricole e manifatturiere, con bonifiche e costruzione di dighe per recuperare terre al mare
    31. Il sistema delle recinzioni permette un miglior utilizzo delle terre agricole e ne aumenta la produttività
    32. Alla fine del Cinquecento tolgono al Portogallo il monopolio del commercio degli schiavi
    33. Nel Seicento aumentano i contrasti religiosi e politici, che sfociano nella guerra dei Trent’anni
    34. Gli Asburgo vincono sui Turchi e conquistano Ungheria, Transilvania e Croazia
    35. Scoppia una rivolta antispagnola, guidata dal popolano Masaniello
    36. Nella crisi generale in cui il paese sprofonda sempre più, la dinastia dei Savoia consolida il proprio potere e dominio
    37. Dopo la disfatta nella guerra dei Trent’anni, deve fronteggiare rivolte in Catalogna e Portogallo
    38. Agli inizi del XVIII secolo si apre la lotta per la successione al trono, dopo l’estinzione, con la morte di Carlo II, della dinastia degli Asburgo
    39. Occupa militarmente l’arcipelago indonesiano e riorganizza il lavoro delle popolazioni indigene, costrette a produrre solo i beni richiesti in Europa
    40. I quadri dei pittori fiamminghi, come Rembrandt e Vermeer, riflettono il potere crescente della borghesia mercantile

     

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  • Chi ripulisce i campi dopo la battaglia? Le guerre napoleoniche, come nessuno le studia

    Tratto da Shannon Selin*

    (traduzione di Valentina Arcidiacono e Raffaele Guazzone; adattamento e note didattiche di Antonio Brusa)


    Svegliarsi dopo la battaglia

    L’8 gennaio1807, al termine della sanguinosa battaglia di Eylau, nell’attuale regione russa di Kaliningrad, il soldato francese Jean Baptiste de Marbot si risveglia, dopo aver trascorso alcune ore in stato di incoscienza: è coperto di sangue e si trova su un carro, circondato da cadaveri. E’ completamente nudo, indossa solo il cappello perché, dandolo per morto, gli hanno portato via tutti i vestiti e gli oggetti personali.

    È lui stesso a raccontarci questa sgradevole esperienza.

    Abbandonato nella neve in mezzo a cumuli di morti e moribondi, incapace di muovermi in alcun modo, persi conoscenza pian piano, senza soffrire [...] Credo che il mio deliquio sia durato quattro ore. Quando ripresi i sensi mi ritrovai in una situazione orrenda. Ero completamente nudo, con addosso null’altro che il mio cappello e lo stivale destro. Uno dei barellieri, credendomi morto, mi aveva spogliato e, nel tentativo di portarsi via lo stivale rimasto, mi stava tirando per una gamba tenendomi un piede sul corpo. Senza dubbio era stato il suo strattone a farmi riprendere i sensi. Riuscii a mettermi seduto e a sputare i grumi di sangue che avevo in gola. L’impatto del proiettile da cui ero stato colpito aveva causato un’emorragia tale che avevo il volto, le spalle e il torace completamente neri, mentre il resto del corpo era chiazzato dal rosso del sangue che sgorgava dalla ferita. Cappello e capelli erano incrostati di neve sporca di sangue, avevo gli occhi scavati, dovevo essere orribile a vedersi. Ad ogni modo, il barelliere guardò dall’altra parte e se ne andò con le mie cose, ed io, per lo sfinimento totale, non riuscii nemmeno ad aprire bocca.

    Jean Baptiste de Marbot, The Memoirs of Baron de Marbot, tradotte da Arthur John Butler, Vol. 1, Londra, 1903, p. 216.

     

    Chi ripulisce, dopo la battaglia?

    Questa è proprio una di quelle questioni che i libri di storia non sono soliti raccontare perché normalmente si soffermano sulla vittoria o la sconfitta degli eserciti e sulle conseguenze politiche di tali avvenimenti. Pochi si chiedono: dopo una battaglia, che ne è delle migliaia di corpi, abbandonati per i campi?

    Ecco, ad esempio, come il generale inglese Robert Wilson descrive la scena dopo la battaglia di Heilsberg, del 10 giugno 1807, che i francesi combatterono contro i russi:

    Il terreno tra il bosco e le batterie russe, circa un quarto di miglio, era una distesa di corpi umani nudi, che amici e nemici avevano spogliato nottetempo, per quanto il numero dei cadaveri ricordasse loro costantemente la tragedia nella quale si trovavano. Una scena orribile a vedersi, ma da cui non si poteva distogliere lo sguardo.

    Robert Wilson, Brief Remarks on the Caracter and Composition of the Russian Army and Sketch of the Campaigns in Poland in the Years 1806 and 1807, Londra, 1810, p. 147.

    Si calcola che tra il 1803 e il 1815 le guerre napoleoniche si portarono via tra i 3,5 e i 6 milioni di persone, alcune a causa di azioni belliche (da 500.000 a 2 milioni) e il resto a causa di malattie.

    Che cosa ne fu di questi corpi? Chi si incaricò di ripulire quegli scenari raccapriccianti?

    Come in una curiosa imitazione dei processi naturali, in cui si alternano animali necrofagi, larve e batteri, notiamo l’azione di diversi soggetti che, uno dopo l’altro, sgombravano il terreno di battaglia.

    I primi erano proprio i soldati vincitori che raccoglievano armi e attrezzature del nemico, come scarpe, indumenti, oggetti personali di valore (orologi, bottigliette per liquori, medaglie, portasigari ecc.) in modo da integrare la loro esigua paga.

    In un secondo momento, giungevano le donne e dopo, se lo scontro era avvenuto nelle vicinanze di un villaggio, si univano a loro anche gli abitanti delle località vicine in cerca di qualcosa da portar via.

     

    A caccia di denti

    Successivamente arrivavano i saccheggiatori, i quali, poiché non trovavano quasi più nulla da rubare, si accanivano sui corpi: armati di pinze, si affannavano a estrarre i denti dei morti. Non soltanto i denti d’oro (naturalmente più rari e appartenenti solo agli ufficiali per il loro costo elevato), ma anche i denti normali, molto ricercati per fabbricare le dentiere.

    Nel 1814, in Spagna, il nipote del chirurgo inglese Astley Cooper ricevette la visita di un cacciatore di denti inviato dallo zio.
    Dopo aver chiesto a questo Butler, che si presentava in condizione di grande povertà, quale fosse lo scopo della sua visita, egli rispose che si trattava dei denti [...] ma quando lo interrogai sui mezzi che avrebbe impiegato per ottenerli, disse: “Oh, signore, lasci solo che scoppi una bella battaglia e non ci sarà più penuria di denti. Li strapperò al volo, non appena cominceranno a cadere i soldati” [...]
    Butler non era il primo [...]. Crouch e Harnett, due esumatori ben noti, lo avevano battuto sul tempo rifornendo le classi agiate di Londra con denti di simile provenienza.

    Bransby Blake Cooper, The Life of Sir Astley Cooper, Vol. 1 (Londra, 1843), pp. 401-402.
     

    Fig.1 Dentiere fabbricate con denti di Waterloo

     

    Si sa che, dopo la battaglia di Waterloo, il mercato delle dentiere conobbe un momento prospero poiché il numero di vittime procurò materiale in abbondanza e anche di notevole qualità data la giovane età dei soldati che persero la vita in quell’occasione. Questo era un dettaglio che si specificava negli annunci pubblicitari, tanto che le protesi di quell’epoca iniziarono ad essere chiamate “I denti di Waterloo”, sottolineandone appunto la garanzia di ottima qualità.

     

    Cremazioni, sepolture. E animali carnivori.

    Normalmente il vincitore destinava una quota del bottino, ricavato dalle spoliazioni dei cadaveri, per pagare la loro sepoltura, spesso in una fossa comune, con poche badilate di terra. Oppure si procedeva all’incinerazione dei cadaveri, per prevenire epidemie.

    La scelta dipendeva dall’urgenza, dato che, spesso, la guerra richiedeva di riprendere la marcia senza arrestarsi ulteriormente. In questo caso, era la natura a occuparsi della faccenda: avvoltoi, corvi, lupi, volpi. Tutti questi carnivori trovavano molto materiale a propria disposizione.

    Il capitano Jean-Roche Coignet così scrisse dopo la battaglia di Marengo, del 14 giugno 1800, combattuta tra francesi e austriaci:


    Davanti a noi il campo di battaglia brulicava di soldati austriaci e francesi che raccoglievano i morti e li accatastavano, trascinandoli con la cinghia del moschetto. Uomini e cavalli giacevano alla rinfusa, nel medesimo cumulo, e venivano dati alle fiamme per preservarci da un’epidemia. Sui cadaveri sparsi invece solo un po’ di terra, giusto per coprirli.
    Jean-Roch Coignet, The Note-Books of Captain Coignet, Soldier of the Empire, a cura di Jean Fortescue (New York, 1929), p. 81.

     
    Fig. 2 Adolfe E. G. Rohen, Battaglia di Marengo


    Il 2 marzo del 1807, tre settimane e mezzo dopo la difficile vittoria di Napoleone a Eylau, il 64° Bollettino della Grande Armata riportava un’immagine da brivido:

    È richiesto un lavoro enorme per sotterrare i morti… Si immaginino nello spazio di una lega quadrata nove/dieci mila cadaveri, quattro o cinque mila cavalli morti, rottami di moschetti e sciabole, il suolo ricoperto di palle di cannone; bossoli di obice e munizioni; ventiquattro pezzi di artiglieria, vicino ai quali giacciono i corpi dei loro equipaggi, caduti nel tentativo di portarseli via durante la ritirata. Tutto questo era ciò che più risaltava su un terreno coperto di neve.

    Jacques Peuchet, Campaigns of the Armies of France, in Prussia, Saxony, and Poland, tradotto da Samuel MacKay, Vol. 4 (Boston, 1808), p. 201.

     

    Dopo la battaglia di Borodino

    Anche il generale francese Philippe de Ségur diede una descrizione a forti tinte del campo di battaglia di Borodino (7 settembre1812), combattuta dai francesi nel corso della campagna di Russia, quando vi ritornò due mesi dopo la ritirata delle truppe napoleoniche:

    Proseguivamo la marcia assorti nei nostri pensieri, quando uno dei nostri, alzando lo sguardo, lanciò un grido d’orrore. Ci guardammo subito intorno: giaceva innanzi a noi una piana oppressa, brulla, devastata, tutti gli alberi tagliati a due piedi dal suolo, e poco oltre delle colline scoscese, la più alta delle quali sembrava deforme, pareva vagamente la cima di un vulcano spento. Il terreno accanto a noi era coperto ovunque da frammenti di elmetti e corazze, tamburi rotti, pezzi di fucile, brandelli di stendardi intrisi di sangue.
    In quell’angolo desolato giacevano quasi trenta mila cadaveri mezzi divorati; una pila di scheletri, in cima a una delle colline, sovrastava l’insieme. Era come se la Morte in persona avesse posto là il suo trono.

    Philippe de Ségur, History of the Expedition to Russia Undertaken by the Emperor Napoleon in the Year 1812, Vol. II (New York, 1872), p. 119.

     
    Fig. 3 Albrecht Adam, La battaglia di Borodino, Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo (Il pittore fu testimone oculare di quella battaglia) 

     

    Il colpo di grazia

    Napoleone aveva ordinato all’VIII Corpo dei reggimenti di Westfalia di sotterrare i morti e trasportare i feriti, mentre il resto dell’esercito proseguiva il cammino verso Mosca. Ma una cosa era la teoria e un’altra la pratica. La sanità militare era piuttosto rudimentale. Si limitava all’amputazione per prevenire la cancrena. In più c’era il problema di reperire carri per il trasporto di coloro che non potevano camminare. Per tale ragione, si dovettero adottare misure estreme come quella di dare il colpo di grazia ai feriti gravi. Altri, invece, morirono lentamente e furono ritrovati in seguito, fermi nell’atto di mordere la carne dei loro cavalli.

    Gli uomini della Westfalia rimasero sul campo circondati da cadaveri e moribondi. Erano continuamente obbligati a cambiare posizione, per via della puzza [...] I soldati, dietro richiesta di alcuni feriti al culmine dell’agonia, inferivano il colpo mortale, voltandosi dall’altra parte mentre sparavano [...] Mentre cavalcava attraverso il campo il quinto giorno dopo la battaglia, von Borcke vide dei soldati feriti a terra accanto al cadavere di un cavallo, di cui masticavano la carne. Il 12 settembre gli uomini della Westfalia si spostarono a Mashaisk, che era stata abbandonata dagli abitanti, saccheggiata e ridotta in cenere per metà [...] Corpi bruciati giacevano tra le macerie delle case, i cui ingressi erano barricati dai cadaveri. L’unica chiesa [...] ospitava diverse centinaia di feriti e tanti cadaveri quanto il conto dei giorni [...] Venne ordinato ai soldati, della Westfalia, così come ai prigionieri russi, di rimuovere i corpi dalle case e dalle strade e di dare una ripulita all’intera città, prima che venisse occupata dalle truppe.

    Achilles Rose, Napoleon’s Campaign in Russia. 1812, New York, 1913, pp. 32-34.

     

    Tanti morti, che non li si può sotterrare

    Il sergente Adrien Bourgogne completò questa descrizione terribile, raccontando che a Borodino c’erano braccia, gambe e corpi disseminati ovunque. Erano stati sotterrati i soldati francesi e non quelli russi. Ma la fretta aveva obbligato a scavare fosse poco profonde e la pioggia torrenziale aveva rimosso la terra, portando le vittime in superficie.

    Dopo aver attraversato un fiumiciattolo, arrivammo al famoso campo di battaglia [Borodino], completamente coperto da morti e rottami di ogni tipo. Gambe, braccia, teste giacevano sul terreno. Il più dei corpi erano dei russi perché i nostri erano stati sepolti, nei limiti del possibile; ma siccome la cosa era stata fatta in fretta e furia, la pioggia battente aveva scoperto molti dei cadaveri. Era uno spettacolo triste, coi corpi che a malapena conservavano l’aspetto umano. La battaglia era stata combattuta cinquantadue giorni prima.

    Adrien Bourgogne, Memoirs of Sergeant Bourgogne, 1812-1813, a cura di Paul Cottin, New York, 1899, p. 60.

     
    Fig. 4 James Rouse (1816), Contadini che bruciano cadaveri a Hougoumont (Waterloo)

     

    Con i suoi oltre 80 mila morti, la battaglia di Borodino era stata una carneficina che sarebbe stata superata solo da quella della Somme, nel 1916. Uomini e animali. Ricorda Adam Zamoyski (Marcia fatale: 1812, Napoleone in Russia, Utet 2013), che, l’anno successivo, i russi trovarono sul campo 35478 carcasse di cavalli. 

    Il processo di sgombero dei campi era qualcosa la cui durata dipendeva da molte variabili: il fattore climatico, la gravità delle perdite e la disponibilità di soldati e gente del luogo. A Waterloo si ingaggiarono i contadini locali per ripulire il campo di battaglia. Sotto la supervisione del personale medico, procedevano coprendosi il viso con un panno per sopportare il fetore dei cadaveri. I defunti alleati venivano inumati e i francesi arsi. Le pire bruciarono per più di una settimana, alimentate negli ultimi giorni solo dallo stesso grasso umano.

    Le pire bruciarono per otto giorni, le fiamme alimentate esclusivamente dal grasso umano. C’erano cosce, braccia, gambe accatastate in un cumulo e quasi cinquanta operai, con fazzoletti sul naso, attizzavano il fuoco e le ossa con lunghe forche.

    Bernard Cornwell, Waterloo: The True Story of Four Days, Three Armies and Three Battles, New York, 2015, p. 325.

     

    Ossa come fertilizzanti

    Così, ancora dopo un anno, si potevano vedere le ossa dei combattenti. Fu questo il motivo per il quale venne affidato a un’impresa l’incarico di raccoglierle: gli scheletri erano destinati ad essere macinati per essere usati come fertilizzanti (a quanto pare di ottima qualità). Non è un mito, come è stato ben dimostrato da Joe Turne, che riporta, fra l’altro, la testimonianza di giornali del tempo. Un periodico britannico calcolava, nel 1822, che l’anno precedente erano stati importati da quei luoghi un milione di bushel (recipiente da 35 litri) di ossa umane ed equine, che, sbarcate nel porto di Hull in Inghilterra, venivano inviate alle trituratrici a vapore dello Yorkshire. Da lì si mandavano a Doncaster, dove c’era il principale mercato agricolo nazionale, e le si vendevano ai contadini.

    L’articolo si concludeva spiegando al lettore che le perdite al fronte, tutto sommato, avevano un loro risvolto utile.

    Si stima che più di un milione di bushel di ossa umane e no siano state trasportate l’anno scorso dall’Europa continentale al porto di Hull. I dintorni di Lipsia, Austerlitz, Waterloo e tutti gli altri luoghi dove, durante la recente sanguinosa guerra, vennero combattute le principali battaglie, sono stati spazzati allo stesso modo delle ossa dell’Eroe e del cavallo che montava. Raccolte da ogni angolo, sono state spedite al porto di Hull, e quindi inoltrate nello Yorkshire dove le società che macinano ossa si sono dotate di motori a vapore e potenti macchinari, con lo scopo di ridurle in piccoli grani. In questo formato vengono inviate principalmente a Doncaster, uno dei più grandi mercati agricoli di quella parte del paese, dove vengono vendute ai contadini per concimare i campi. Le sostanze oleose, decomponendosi gradualmente, insieme con il calcio delle ossa creano un concime più efficace di qualsiasi altra sostanza, e ciò è particolarmente vero per le ossa umane. È ormai provato oltre ogni dubbio, attraverso esperimenti su larga scala, che un soldato morto è un articolo di commercio particolarmente prezioso; al contrario, è giusto far sapere come i bravi agricoltori dello Yorkshire, per il loro pane quotidiano, siano in larga misura in debito con le ossa dei loro stessi figli. È evidente infatti che la Gran Bretagna abbia inviato una moltitudine di soldati a combattere le battaglie del paese sul continente europeo: essa ha quindi il diritto di importare le loro ossa come risorsa economica con cui ingrassare il proprio suolo!

    The New Annual Register, or General Repository of History, Politics, Arts, Sciences and Literature for the Year 1822 , Londra, 1823, p. 132.

    Fig. 5 Sfuggito ai predatori, questo scheletro di un soldato britannico morto a Waterloo è stato trovato e identificato dopo 200 anni

     

    Cacciatori di souvenir

    L’ultimo agente di pulizia è il “cacciatore di ricordi”. Dopo la sconfitta finale di Napoleone, in Inghilterra divenne di moda recarsi a visitare Waterloo, Parigi e gli altri luoghi legati all’Imperatore, come in una sorta di turismo organizzato.

    Passeggiare per i campi di battaglia in cerca di oggetti, senza badare troppo all’odore di morte e carne bruciata che ancora aleggiava nell’ambiente, divenne un autentico hobby: cappelli, lettere, munizioni, libri, corazze (ancor meglio se erano perforate dai proiettili), elmetti, bottoni e a volte qualche osso dimenticato sul campo. Ben presto la richiesta di reliquie alimentò una nuova attività commerciale: il collezionismo.

    Fig. 6 La palla di moschetto che ha ucciso il soldato britannico

     

    Nel 1816 un poeta satirico scrisse:

    Tutti ormai tornano dai viaggi parigizzati o waterlizzati [...] conosco un onesto gentiluomo che si è portato a casa un autentico pollice di Waterloo, con unghia e tutto il resto, e se lo conserva in una bottiglia di gin.

    Eaton Stannard Barrett, The Talents Run Mad; or, Eighteen Hundred and Sixteen: A Satirical Poem , Londra, 1816, pp. 18-19.

    Il giornalista scozzese John Scott, che visitò Waterloo il 9 agosto 1815, sette settimane dopo la battaglia, trovò un proiettile inglese da 12 libbre (5 chili e mezzo), che progettò di portare a casa “con le corazze e le altre spoglie della battaglia che mi sono assicurato”. Scrisse:

    L’amore straordinario per le reliquie mostrato dagli inglesi era causa di non poche soddisfazioni per i contadini che dimoravano vicino al campo, e di burle da parte dei nostri amici militari [...] Il nostro stesso gruppo non passò dal campo senza seguire l’esempio dei nostri compatrioti; ciascuno, credo, raccogliendo la propria piccola collezione di curiosità. Il terreno era completamente disseminato da frammenti di cartucce, pezzi di cuoio, cappelli, lettere, canzoni, diari, ecc., tanto da assomigliare, in buona misura, al sito dove si era tenuta una fiera, e dove diverse carovane di zingari avevano acceso i fuochi, a più riprese, per cucinarsi il vitto. Camminando, abbiamo raccolto molte di quelle cose; tuttora conservo nei miei archivi una lettera, evidentemente slavata dalla pioggia, datata 3 aprile, a giudicare dalla porzione ancora leggibile, inviata dallo Yorkshire; ho anche una pagina di un libro burlesco, intitolato “L’assassino scrupoloso”.
    A Hougoumont ho comprato un proiettile di mitraglia, una di quelli con cui il bosco di fronte doveva essere stato preso d’assalto, almeno a giudicare dai fori ancora visibili su ogni albero.
    Il tempo che era trascorso dalla data dello scontro aveva tolto alla scena quel tanto di orrore che mi era capitato di percepire fino a poco prima; ma il grande numero di tumuli, sparsi in ogni direzione – in alcuni casi montagnole di buone dimensioni – particolarmente vicino alla stradina sopra a La Haye Sainte, e soprattutto l’aspetto desolato di Hougoumont, dove l’odore degli ossari appesta l’aria in maniera morbosa, erano indizi sufficienti della temibile tempesta che aveva spazzato un tempo questo tranquillo distretto rurale.

    John Scott, Journal of a Tour to Waterloo and Paris, in company with Sir Walter Scott in 1815, Londra, 1842, pp. 46-48.

     

    Proposte didattiche

    Come è comune fra gli storici di lingua inglese, questo testo ha un andamento scorrevole, che abbiamo cercato di accentuare nella nostra trasposizione didattica: frasi brevi, sintassi controllata, documenti brevi e abbastanza facili da capire alla prima lettura. Per questo, potremmo suggerire una lettura in classe, senza troppe presentazioni, seguita da una discussione. Poiché il testo ha un forte impatto emotivo, se ne può rafforzare la presa con un minimo di “sceneggiatura”: l’insegnante legge le parti narrative, due o tre allievi (adeguatamente preparati in precedenza), leggono a turno i documenti. Alla lim si proiettano le immagini, che, come avrete notato, sono tutte di carattere documentario.

    In questa strategia didattica si fa molto conto, dunque, sugli aspetti emotivi della vicenda e, al tempo stesso, la documentazione viene adoperata più come rinforzo, illustrazione e sottolineatura, che come “strumento per la ricostruzione di un evento”. Se questa strada non appare in linea con la propria programmazione, se ne può tentare un’altra, di carattere più laboratoriale. Suggerirei, in questo caso, di scorporare i documenti (testi e immagini), stamparli in fogli separati e allestire con questi dei piccoli dossier.

    Si procede con la tecnica dell’ “archivio simulato”. Presentazione del problema, consegna del dossier (preferibilmente si lavori in piccoli gruppi). Assegnazione del compito (“siete degli storici che hanno a disposizione dei documenti per capire qualcosa delle campagne militari napoleoniche, che solitamente viene trascurata dai vostri colleghi studiosi”). Gli allievi vengono lasciati liberi di lavorare, se competenti. In caso contrario, si elabora una rapida traccia di lavoro, avendo cura che non sia troppo pedante (come classificare i documenti, come ricavare le notizie utili, come valutare il loro grado di affidabilità). Al termine, gli allievi vengono invitati a scrivere una breve relazione, supportata da frasi ricavate dai documenti, o da riferimenti alle immagini. Suggerirei, alla fine, di utilizzare il testo di questo articolo come termine di confronto, in modo che gli allievi possano rapportare il loro lavoro a quello di un esperto.

    Questa unità di lavoro ha una sua collocazione ovvia, nel curricolo. Tuttavia, potrà essere utile nel caso si affronti il tema della guerra, anche in altri momenti della programmazione. Si sarà notato, inoltre, come permetta una magnifica apertura ad una delle branche più avvincenti dell’archeologia: quella militare. Lo scavo di un campo di battaglia consente di ritrovare le tracce di notizie tratte dalla documentazione scritta e, al tempo stesso, di “fotografarne” gli attimi più drammatici. Ecco alcuni suggerimenti, per iniziare a documentarsi e per discutere:

    Sulla campagna di Russia: https://www.artec3d.com/it/cases/ricerche-archeologiche-sul-campo-di-battaglia-originario-di-borodino; fossa comune in Lituania: http://www.oltremagazine.com/site/index.html?id_articolo=490;
    Su Waterloo: Hougoumont: https://www.rtbf.be/info/regions/brabant-wallon/detail_waterloo-des-fouilles-aux-abords-de-la-ferme-d-hougoumont?id=8968612; Waterloo: http://waterloo.skynetblogs.be/archive/2009/10/16/waterloo-histoire-locale-archeologie.html ; sul ritrovamento del soldato britannico:  http://spw.wallonie.be/dgo4/tinymvc/apps/patrimoine/views/Documents/archeologie/soldat1815/Catalogue-waterloo-web-EN.pdf

    Infine, per affrontare alcune questioni profonde, legate a questo tema: Sara Santoro, Archeologia, identità e guerra
    http://www.rivistailmulino.it/journal/articlefulltext/index/Article/Journal:RWARTICLE:83958

    *Il testo è tratto da: Shannon Selin, How were Napoleonic battlefields cleaned up? , che ringraziamo per averci concesso di pubblicare questo adattamento; è integrato con la sua trasposizione spagnola, di Jorge Alvarez, Cómo se limpiaban los campos de batalla de las guerras napoleónicas e con altre precisazioni che mi sono sembrate utili per il lavoro in classe. Le foto, dove non specificato, sono quelle proposte da Selin, il cui sito, inoltre, è ricchissimo di racconti, materiali e indicazioni di studio, in genere di storia militare.

  • La battaglia di Marignano e le origini della neutralità elvetica

    Autore: Michele Maria Rabà

    Non se l’era fatta sfuggire, “Repubblica”, l’occasione di commemorare la battaglia di Marignano. Scomparsa dall’orizzonte delle medie e periclitante in quello delle superiori, un tempo primeggiava fra le battaglie cinquecentesche, quelle che ebbero come teatro principale l’Italia. Perché, allora la commemorazione? Il motivo è che, secondo una vulgata, diffusissima in Svizzera, ma conosciuta anche in Italia, gli Svizzeri persero, e fu allora che cominciarono a prendere in considerazione l’idea di fare i neutrali. Una battaglia mitica, che i nostri vicini aggiungono alla leggenda di Guglielmo Tell e al giuramento dei Tre Cantoni, che, secondo la tradizione, smentita dalla storia quanto riconfermata ad ogni pié sospinto dai gestori pubblici della memoria storica, ha costituito il fondamento della Confederazione. Michele Maria Rabà ci aiuta a capire che cosa successe veramente in quei primi decenni del XVI secolo. (HL)

    La battaglia di Marignano, dettaglio. Attribuito a Maître à la Ratière


    Per gli storici non ci sono battaglie decisive

    Lunghi secoli di storiografia cosiddetta evenemenziale – fondata cioè sul ricordo di eventi, più che sulla ricostruzione di fenomeni – non potevano non lasciare la loro traccia nel tipo oggi più comune di approccio al passato, che consiste nell’interpretarlo, appunto, come una catena di fatti, alcuni irrilevanti, altri determinanti. Ecco perché tutte le guerre che non hanno partorito almeno una ‘grande battaglia’ – l’evento per antonomasia, capace più di ogni altro di condizionare l’immaginario, coinvolgendo il lettore di storia nel senso più emozionale e favorendone l’immedesimazione con i combattenti – sono rimaste anche senza memoria. Ecco perché, ancora oggi, pur avendo la letteratura scientifica in larga parte superato tali orientamenti, l’idea che l’esito di una sola battaglia possa condizionare in modo assoluto il corso della storia è quanto mai dura a morire.


    La battaglia di Marignano

    La battaglia di Marignano (combattuta ferocemente tra il 13 ed il 14 settembre 1515 da 20.000 svizzeri, 31.000 fanti e cavalieri del re di Francia, Francesco I di Valois, e da 12.000 veneziani al comando di Bartolomeo d’Alviano) fu indubbiamente uno scontro di dimensioni rilevanti per il periodo, sia per le cifre dei feriti e dei caduti che per l’accanimento degli eserciti in campo. Nella storia della Penisola e della Lombardia, tuttavia, quei due giorni di scontri sanguinosi significarono ben poco: per la seconda volta un re di Francia strappò ad uno Sforza – Massimiliano, protetto dall’imperatore di Germania, dal papa e dai Cantoni Svizzeri – il Ducato di Milano (il primo a riuscirci era stato il suo predecessore, re Luigi XII di Valois, che nel 1500 aveva sconfitto a Novara e fatto prigioniero il padre di Massimiliano, Ludovico il Moro), il cui possesso gli venne confermato l’anno dopo, con il trattato di Noyon, ma che perdette in meno di sei anni, quando a scendere in campo contro di lui fu il nuovo imperatore e re di Spagna, Carlo V (battaglie della Bicocca, 1522, e di Pavia, 1525).

    Ritratto giovanile di Massimiliano Sforza, Giovanni Ambrogio de Predis (1455 circa-dopo il 1508)


    Alcune domande

    Quale significato dobbiamo attribuire dunque alla battaglia nell’economia della storia svizzera? Fu davvero, come sovente si è argomentato, lo spartiacque tra un’età ‘eroica’, segnata dall’aggressivo protagonismo elvetico negli equilibri europei, e l’inizio del ripiegamento dei Cantoni e della loro vocazione alla neutralità, se non l’origine di tale ripiegamento? Di certo la periodizzazione tradizionale ha individuato nello scontro del 14-15 settembre 1515 il momento conclusivo di una fase di prorompente espansionismo, da collocarsi nel quarantennio compreso tra le Guerre burgundiche (1474-1477) e la sconfitta subita in Lombardia, al termine della quale la Confederazione originaria di otto cantoni (Achtörtige Eidgenossenschaft) arrivò a ricomprenderne 13 (Dreizehnörtige Eidgenossenschaft). Com’è noto, l’istituzione di raccordo centrale tra gli associati, la Dieta, venne sovente rallentata e persino ostacolata nell’esercizio delle proprie funzioni dai dissidi interni tra i singoli Cantoni e dall’attitudine dei più ricchi e dinamici (soprattutto Berna e Zurigo) a perseguire obiettivi politici autonomi e, talora, antitetici. Ma è altrettanto noto che, se l’indipendenza della regione dai poteri forti che la circondavano (gli Asburgo, a nord e ad est, la Francia ed il Ducato di Borgogna ad ovest, Milano a sud) venne garantita dalla natura montagnosa del suolo – che ne faceva una preda poco appetibile sul piano economico e costosissima da conquistare e controllare sotto il profilo militare –, l’aggressività degli elvetici verso l’esterno fu l’espressione di una fortissima volontà politica comune, alimentata dal dato, ancora una volta prettamente economico e demografico, del rapporto sfavorevole tra una terra avara ed una popolazione in continuo aumento. La diffusa consapevolezza di questo dato di fatto sta all’origine della creazione di uno strumento di guerra particolarmente originale e temuto, il quadrato di picchieri, massa mastodontica e organizzata di uomini estesa per chilometri, che si muoveva senza un capo, capace di respingere gli attacchi ripetuti della cavalleria pesante e persino le piogge di frecce lanciate dagli arcieri, grazie alla siepe di picche lunghe tra i quattro ed i cinque metri e lo spirito comunitario dei fanti.

     

    Geopolitica europea e mercenariato nel XV secolo

    Nello scenario geopolitico europeo della seconda metà del XV secolo, fortemente polarizzato dall’espansionismo su larga scala del Regno di Francia, vittorioso nella Guerra dei Cento anni, la spettacolare forza d’urto del quadrato trovò alcuni lungimiranti imitatori – che addestrarono alla nuova tattica i propri sudditi –, tra cui Massimiliano d’Asburgo, ‘inventore’ dei Lanzichenecchi, e, più tardi, i capitani spagnoli impegnati nelle Guerre d’Italia (che organizzarono i propri uomini nella formazione più tardi detta tercio). Ma soprattutto trovò dei facoltosi arruolatori, disposti a pagare forti somme per ottenere i servigi dei fanti elvetici: il mercenariato, in un certo senso, risolveva il problema della scarsità delle risorse grazie al flusso costante di denaro dall’estero –infatti, tra i mercenari del tempo, gli svizzeri erano i più temibili quando le paghe tardavano –, soprattutto dal re di Francia, che non disponeva ancora di una buona fanteria e che pertanto, in questo settore, dipendeva in toto dai mercenari della Confederazione.

    La battaglia di Marignano, acquaforte di Urs Graf, mercenario svizzero, 1521


    Le Guerre d’Italia

    Furono soprattutto le Guerre d’Italia, a partire dall’attacco mosso da Carlo VIII di Valois contro il Regno di Napoli (1494), ad alimentare la domanda di braccia per la guerra, con incommensurabili profitti per la Confederazione, cui tuttavia corrisposero anche non pochi inconvenienti. In primo luogo il reclutamento dei militari da parte degli emissari del re di Francia seguiva due binari. Il primo, legale, passava attraverso l’autorizzazione della Dieta e delle autorità cantonali, che fissavano il numero delle reclute, l’ammontare delle paghe, la durata e le condizioni del servizio. A prosperare era tuttavia soprattutto un diffuso arruolamento clandestino, grazie alla cooperazione tra gli agenti del Valois, coordinati dallo stesso ambasciatore francese presso la Dieta, ed una sterminata lista di notabili locali, cui la Francia versava cospicue pensioni perché chiudessero entrambi gli occhi sulla partenza ed il passaggio degli arruolati. Alla preoccupazione di ampi settori dell’opinione pubblica per la corruzione dilagante e per la delegittimazione di un’istituzione, la Dieta, che nel bene e nel male aveva garantito l’indipendenza dei Cantoni tanto dagli Asburgo quanto dai duchi di Borgogna, si unirono ben presto considerazioni di carattere etico e patriottico, dal momento che l’intensificarsi della competizione politico-militare nella Penisola italiana sottraeva alle comunità elvetiche i maschi più robusti ed intraprendenti per porli al servizio di potenze straniere, sulla cui amicizia dubitavano in molti. Quando poi i Valois, con la battaglia di Agnadello (1509), acquisirono le province, allora venete, di Bergamo e Brescia, il timore di venire circondati da una potenza già egemone in Italia settentrionale aprì la strada all’azione politica dell’emissario papale Matteo Schiner, vescovo di Sion e più tardi cardinale, che coinvolse i Cantoni nell’offensiva anti-francese orchestrata da papa Giulio II (la cosiddetta Lega Santa, 1 ottobre 1511), offrendo, quale ricompensa, la ghiotta preda di Milano e della sua cospicua produzione agricola.

     

    La battaglia di Marignano: svolta o episodio?

    Dunque l’ingresso della Confederazione nelle Guerre d’Italia come potenza belligerante rispose ad esigenze economiche e di sicurezza, che non mutarono dopo la battaglia di Marignano, ma che trovarono semplicemente una diversa risposta, anche in questo caso, militare e politica. L’atteggiamento di Francesco I verso la Dieta risultò, a partire dal 1515, molto più rispettoso di quello del predecessore Luigi XII, mentre il ritorno degli Sforza alla guida del Ducato di Milano (1522) e la sua successiva acquisizione da parte degli Asburgo (1535) riequilibrarono l’assetto dei poteri nell’arco alpino, spingendo gli svizzeri verso una neutralità orientata all’amicizia con la Francia. D’altra parte tutti i nuovi signori di Milano, a partire da Francesco I, furono molto scrupolosi nel mantenere intatti i privilegi di esportazione dei prodotti agricoli dalla Lombardia alla Svizzera, che garantirono un costante e abbondante afflusso di derrate senza pagamento di alcuna tassa o dazio (e nella quantità richiesta) e, con esso, la neutralità della Dieta.

    Il che non impedì agli svizzeri, nonostante i dissidi interni per ragioni religiose che tuttavia non incrinarono mai la comune intesa verso l’esterno, di acquistare significative posizioni a spese dei vicini anche dopo Marignano – soprattutto a danno del Duca di Savoia che dovette cedere il Vaud al cantone di Berna e mollare la presa sull’evangelica Ginevra (marzo-aprile 1536) – e di preparare, protetti dall’alleanza con la Francia, spedizioni contro la Borgogna di Carlo V, che l’establishment asburgico evitò al prezzo di nuove concessioni di franchigie sui commerci di materie prime. In altre parole, anche dopo Marignano gli svizzeri realizzarono gli obiettivi condivisi a breve e lungo termine, ora attraverso la guerra, ora attraverso la neutralità, ad un costo molto inferiore di quello economico ed organizzativo necessario a mantenere una presenza stabile nel Ducato di Milano.

    Francesco I durante la battaglia di Marignano Ignoto - André Castelot, François Ier, Perrin 1999

     

    La fama dopo il “declino”

    Certamente la battaglia di Marignano sancì il declino della supremazia militare del quadrato di picchieri, sempre più evidente a mano a mano che l’innovazione tecnologica perfezionava le artiglierie pesanti da campo, ma va pure detto che gli svizzeri combatterono in inferiorità numerica (rapporto 1:2) ed a restare impresse nella memoria dei testimoni dell’evento (e nel re avversario per primo) furono più che altro la straordinaria tenacia e disciplina di una truppa che aveva deciso autonomamente di attaccare, aveva resistito agli assalti della cavalleria ed ai vuoti aperti dal fuoco dei cannoni nemici, aveva dormito una notte all’addiaccio, per poi riattaccare il giorno dopo, sempre senza ricevere alcun ordine. Già a Cerignola, nel 1503, Consalvo di Cordoba aveva dimostrato che una palizzata ben difesa con armi da fuoco poteva frenare l’impeto dei giganteschi quadrati. Nella battaglia della Bicocca (1522) il copione si sarebbe ripetuto. A Ceresole d’Alba (1544) gli svizzeri e francesi di Re Francesco I sconfissero i quadrati di spagnoli e lanzichenecchi grazie all’uso combinato di archibugieri, picchieri e cavalieri pesanti, mentre nella famosa battaglia di San Quintino (1557) Emanuele Filiberto di Savoia avrebbe fatto ricorso alla sola cavalleria coordinata con l’artiglieria per annientare la fanteria in quadrato. La fama dei picchieri svizzeri, ed il prezzo del loro arruolamento, restarono nondimeno immutati.

    Il cardinale Matteo Schiner di Sion, legato papale in Lombardia,
    percorre a cavallo il campo di battaglia di Marignano incitando le truppe al combattimento

     

    Riferimenti:


    John McCormack, One Million Mercenaries. Swiss Soldiers in the Armies of the World, London, Leo Cooper 1993
    Marco Pellegrini, Le guerre d’Italia 1491-1530, Bologna, il Mulino, 2009

  • La nave negriera. Esempio di lezione documentata

    di Paolo Ferrari

    Che cos'è la lezione documentata

    La lezione documentata è una modalità di lavoro laboratoriale alquanto agevole da realizzare. Serve a far capire agli allievi che esiste una relazione fra testo storico e documenti, insegna a discutere di queste relazioni (quali sono importanti, quali secondarie, quali dirette, quali indirette). Per realizzarla occorre preparare un testo (come vedrete piuttosto breve) e un piccolo dossier di documenti. I documenti possono essere (preferibilmente) iconografici. Se sono scritti, come in questo caso, devono essere brevi. I documenti vanno consegnati agli allievi qualche minuto prima della lezione, in modo che ne prendano conoscenza. Quando l’insegnante pensa che questa sia sufficiente, inizia a leggere la lezione. Agli asterischi si ferma. In quel momento gli allievi devono citare il documento al quale le parole del docente si riferiscono. Ovviamente, ci possono essere varie proposte e discussioni. Si può dare a questa fase una forma di gara, dividendo la classe in gruppi e assegnando il punto a chi cita il documento giusto, e la penalità a chi lo sbaglia. Oppure si può procedere in modo più tradizionale, sollecitando la scelta dei documenti attraverso la discussione collettiva. Un esempio di questo strumento didattico è già stato pubblicato da HL, e riguarda il commercio della porcellana in età medievale e moderna.

    Materiali e preparazione della classe

    La lezione documentata è stata proposta lo scorso autunno, in una seconda della SS1G "Trevigi" di Casale Monferrato. È stata costruita partendo dal saggio La nave negriera di Marcus Rediker, che contiene brani tratti da numerose fonti. L’autobiografia di uno schiavo, Olaudah Equiano, ampiamente citata da Rediker, ha permesso di completare l’archivio dei documenti. La lezione ha costituito uno degli approfondimenti di un grande quadro dedicato alla Rivoluzione geografica, all'espansione dell'economia mondo europea e allo sviluppo del capitalismo. Per comodità, l’archivio è stato condiviso su Classroom per una lettura preliminare dell’introduzione e dei documenti. Il lavoro si è concluso con la condivisione dei risultati e con una riflessione su una carta storica, per osservare che la tratta non ha riguardato solo il mondo atlantico ma anche quello dell'Oceano Indiano e il Mediterraneo.
    La preparazione del laboratorio ha richiesto – da parte del docente -la lettura del saggio di Rediker e la selezione dei documenti, poi integrati da alcuni brani (quelli non già citati in Rediker) dell’autobiografia di Olaudah Equiano. Questo lavoro di preparazione si è concluso con la stesura del testo della lezione. Per quanto invece riguarda l’effettivo tempo di lavoro in classe, si sono impiegate due ore, comprensive della presentazione dello scenario introduttivo (15’ circa), della lettura preliminare dei documenti (15’ circa) e dell’attività vera e propria. La maggior parte del tempo è stata utilizzata per il confronto suscitato da ciascuno dei punti in cui fare riferimento alle fonti: inserire un solo documento o più di uno? Distinguere tra informazioni dirette e indirette? Stabilire che alcuni documenti erano più “utili” di altri?

    Conclusione e risultati

    «Prof, questo laboratorio è stato interessante ma anche atroce». Mi ha colpito molto l’uso di questo aggettivo, così forte. Genericamente, anche uno studente di seconda media sa, prima di studiarla a scuola, che è esistita la schiavitù e la ritiene qualcosa di sbagliato e di orribile. Mi sono accorto, però, che lavorare sui documenti ha reso le sofferenze del viaggio degli schiavi molto più tangibili di un paragrafo su un libro di testo, o di un numero o di una freccia su una carta geografica. «Alcune parti sono state dure da affrontare», ha aggiunto un altro dei miei studenti. Anche se dure, sono rimaste impresse nella mente. Ho notato che la conoscenza delle modalità della tratta degli schiavi è diventata patrimonio duraturo dei miei alunni, anche a distanza di mesi, e ciò che avevano imparato è tornato a galla quando abbiamo affrontato, nelle ore di italiano, la lettura collettiva del romanzo Oh freedom (Francesco D’Adamo, 2014) sulle rotte segrete che, nel XIX secolo, permettevano agli schiavi del Sud degli Stati Uniti di fuggire in Canada. Da notare la ricchezza della discussione, nata dalla condivisione dei numeri dei documenti da inserire al posto dell’asterisco. Alcuni documenti sembravano essere meno utili di altri, mentre alcuni punti erano confermati da più documenti. In ogni caso, la discussione è stata molto partecipata, con il contributo di tutti. E forse proprio questo è il risultato più soddisfacente.

    Scenario introduttivo (Lezione frontale)

    Dopo la conquista di gran parte dei territori dell’America, gli europei iniziarono a sfruttare le risorse del continente di cui si erano appena impadroniti. Le risorse erano innanzitutto alcuni metalli, come l’argento, estratti dalle miniere; e poi le risorse agricole: gli europei diffusero in America alcune piante che erano originarie dell’Asia, come il caffè, il tè e la canna da zucchero. La coltivazione di queste piante avveniva in grandi piantagioni (aree molto vaste coltivate ininterrottamente con una stessa pianta), dove venne dapprima sfruttato il lavoro degli indios, cioè gli abitanti originari dell’America. Come sai, gli indios diminuirono rapidamente a causa soprattutto delle epidemie che erano arrivate in America dall’Europa. Gli europei, perciò, iniziarono a sostituire gli indios nelle piantagioni e nelle miniere con uomini e donne catturati in Africa e venduti come schiavi.

    Si calcola che, tra il XV e XIX secolo, l’epoca in cui si svolse la tratta (cioè il commercio) degli schiavi, 12 milioni di persone siano state portate in America dall’Africa. Secondo gli storici, almeno 1 milione e mezzo morirono durante il viaggio nell’Atlantico.

    In questo laboratorio, utilizzerai un archivio di fonti che ti permetteranno di conoscere meglio cosa succedeva sulle navi negriere, cioè le navi che trasportavano gli schiavi dall’Africa all’America. Ora, con grande attenzione, leggi tutti i documenti e osserva l’immagine. Poi il prof leggerà un testo, e tu, al posto degli asterischi, dovrai inserire il numero di uno o più documenti dell’archivio quando ti sembrerà che la fonte stia confermando il racconto della storia letto dal prof.

    Il testo della lezione

    Le navi negriere erano soprattutto inglesi, e caricavano gli schiavi sulle coste dell’Africa Occidentale. Erano altri africani a catturare gli schiavi, a trasportarli sulla costa e a rivenderli agli europei*. I comandanti delle navi negriere avevano potere assoluto sugli schiavi, ma anche sull’equipaggio, che spesso era trattato duramente; non era raro che i marinai fossero puniti con molta violenza, persino con la morte*.

    La sorte degli schiavi, però, era ovviamente anche peggiore. Ciascuno di loro veniva identificato solo attraverso un numero*; Venivano spesso incatenati*, anche se le donne e i bambini avevano più frequentemente la libertà di restare sul ponte della nave*, all’aria aperta. Gli uomini, invece, rimanevano molto tempo incatenati nella stiva*, ammassati l’uno all’altro*, con pochissimo spazio, in condizioni igieniche terribili, in mezzo a un odore insopportabile*. Gli schiavi venivano crudelmente frustati per molti motivi, ad esempio se si rifiutavano di mangiare*. Rifiutarsi di mangiare, infatti, era una strategia che spesso gli schiavi usavano per lasciarsi morire e far finire le loro sofferenze. Un’altra strategia era quella di gettarsi in mare*, per lasciarsi annegare. Per questo motivo, delle reti circondavano la nave*, per impedire ai neri di buttarsi nell’Oceano. Poteva capitare che i neri provassero a ribellarsi: in quel caso l’equipaggio puniva duramente le rivolte, con una crudeltà estrema*.

    A causa delle terribili condizioni igieniche, non era raro che a bordo scoppiassero delle epidemie*, che facevano vittime tra l’equipaggio ma soprattutto tra gli schiavi ammassati nella stiva*.

    Una volta arrivati in America, gli schiavi venivano venduti*, e le famiglie venivano separate per sempre, perché quasi sempre le persone dello stesso nucleo familiare venivano acquistate da padroni diversi*. A questo punto, per gli schiavi iniziava una durissima vita di lavoro nelle piantagioni americane.

    I documenti

    Documento 1

    Nave negrieraImmagine della nave negriera Brooks, 1789

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Documento 2

    Gli schiavi iniziarono a morire il 9 gennaio. La prima fu una bella schiava, la n.11. Temendo un’epidemia, ordinai ai marinai di pulire a fondo e lavare i ponti con l’aceto. Nonostante ciò, ben presto morirono uno schiavo maschio, il n. 6, un ragazzo, il n. 27 e un altro uomo, il n. 33, nonostante tutte le nostre cure.

     

    Dal diario di bordo di John Newton, comandante della nave negriera Duke of Argyle

     

    Documento 3

    [Il capitano Jackson] mozzò agli schiavi che si erano ribellati, con l’ascia, prima i piedi, poi le gambe sotto il ginocchio, poi all’altezza delle cosce; allo stesso modo le mani, poi le braccia sotto ai gomiti, poi all’altezza delle spalle, fino a che del corpo non rimase che il tronco, come quello di un albero quando se ne tagliano i rami; da ultimo, la testa. E mentre procedeva con l’operazione, gettava le cruente membra e le teste in mezzo al gruppo degli schiavi terrorizzati, che erano in catene sul ponte.

     

    Dalla lettera di John Newton all’abolizionista [= chi vuole abolire la schivitù] Richard Phillips, 1788

     

    Documento 4

    Ero quello che doveva occuparsi degli schiavi maschi, e quando erano stivati non c’era spazio per infilare la punta di un bastone fra l’uno e l’altro.

     

    Testimonianza del marinaio George Millar, 1767

     

    Documento 5

    Fui condotto a bordo. Immediatamente parte dell’equipaggio cominciò a toccarmi e a lanciarmi in aria per vedere se ero in buone condizioni fisiche.

     

    Dall’autobiografia di Olaudah Equiano, 1789

     

    Documento 6

    Quando sulla nave mi guardai attorno e vidi una grande fornace o un calderone in ebollizione, una moltitudine di negri di ogni sorta incatenati assieme e sul viso di ognuno un’espressione di scoramento e dolore, non ebbi più alcun dubbio circa la mia sorte, e del tutto sopraffatto dalla paura e dall’angoscia mi accasciai sul ponte e svenni. Quando mi ripresi, mi trovai circondato da alcuni negri che credo fossero tra quelli che mi avevano portato a bordo e che erano stati pagati per questo. […] Poco dopo, i negri che mi avevano portato a bordo scesero a terra.

     

    Dall’autobiografia di Olaudah Equiano, 1789

     

    Documento 7

    Fui ben presto portato sottocoperta dove le mie narici furono accolte da un benvenuto mai provato prima nella mia vita e così, un po’ per la ripugnanza del fetore e un po’ per il pianto, mi sentivo così male e abbattuto da non riuscire a mangiare.

     

    Dall’autobiografia di Olaudah Equiano, 1789

     

    Documento 8

    Due dei bianchi mi offrirono delle vivande e, al mio rifiuto di mangiare, uno di loro mi tenne stretto per le mani, mi stese sopra quello che credo fosse l’argano e mi legò i piedi, mentre l’altro mi frustava forte.

     

    Dall’autobiografia di Olaudah Equiano, 1789

     

    Documento 9

    L’equipaggio sorvegliava molto attentamente quelli di noi che non erano incatenati per paura che saltassimo fra le onde; vidi alcuni di quei poveri prigionieri africani feriti molto gravemente per averci provato e frustati senza posa perché non mangiavano.

     

    Dall’autobiografia di Olaudah Equiano, 1789

     

    Documento 10

    Non avevo mai veduto in nessun popolo esempi di tanta brutale crudeltà, dimostrata non soltanto verso noi negri, ma anche nei confronti di alcuni degli stessi bianchi. Una volta […] ne vidi frustare uno con una grossa corda vicino all’albero di trinchetto in modo talmente spietato da ucciderlo.

     

    Dall’autobiografia di Olaudah Equiano, 1789

     

    Documento 11

     

    L’esiguità dello spazio e il caldo, aggiunti al numero di persone sull’imbarcazione, talmente affollata che a malapena c’era posto per girarsi, ci soffocavano. Tutto questo faceva sudare oltre misura, tanto che ben presto l’aria si fece irrespirabile per i disgustosi odori di varia natura e diffuse tra gli schiavi una malattia che ne fece morire molti.

     

    Dall’autobiografia di Olaudah Equiano, 1789

     

    Documento 12

    Quella miserabile situazione era per di più aggravata dalle escoriazioni delle catene, ora diventate insostenibili. […] Fortunatamente per me, forse, fui ben presto ridotto in uno stato di tale debolezza che si reputò necessario tenermi quasi sempre sul ponte, e a causa della mia giovanissima età non venni messo ai ceppi.

     

    Dall’autobiografia di Olaudah Equiano, 1789

     

    Documento 13

    Un giorno di mare calmo e vento debole, due dei miei esausti connazionali che erano incatenati insieme (in quel momento ero vicino a loro), preferendo la morte a una tale vita di sofferenza riuscirono in qualche modo a oltrepassare le reti e a saltare in mare: immediatamente un altro sconsolato […] seguì il loro esempio.

     

    Dall’autobiografia di Olaudah Equiano, 1789

     

    Documento 14

    Fummo venduti alla solita maniera, vale a dire: a un segnale dato (ad esempio un colpo di tamburo), i compratori si precipitano tutti insieme nel cortile dove sono tenuti gli schiavi e scelgono quelli che preferiscono. […] Vengono così separati senza scrupolo alcuno parenti e amici, gran parte dei quali non si rivedrà mai più.

     

    Dall’autobiografia di Olaudah Equiano, 1789

     

    Bibliografia

    M. Rediker, La nave negriera, Bologna, Il Mulino, 2007.

    G. Schiavi (a cura di), L’incredibile storia di Olaudah Equiano, o Gustavus Vassa, detto l’Africano, Milano, Epoché, 2008.

    C. Grataloup, Atlante storico mondiale, Milano, Ippocampo, 2020.

     

  • La risposta di una Comunità di valle di fronte alla peste.

    Autore: Francesco Antonio Bernardi

    Un laboratorio didattico sulla pestilenza del 1571 in Val di Fassa

    Una piccola premessa

    Si tratta di un piccolo percorso interdisciplinare della durata complessiva di tre tempi-scuola da 50 minuti ciascuno, che è stato proposto agli alunni delle classi 2aC e 2aD della Scuola secondaria di primo grado di Pozza di Fassa, facente parte della Scola Ladina de Fascia°.

    Il materiale e gli spazi utilizzati

    Per realizzare il progetto sono stati utilizzati i seguenti materiali:

    •    la copia di una carta geografica storica della Val di Fassa, realizzata nel 17521 ;
    •    una presentazione realizzata con il programma PowerPoint sulla storia istituzionale della Val di Fassa e della sua Comunità (alla quale si accennerà più avanti);
    •   la trascrizione di un documento relativo alla pestilenza del 1571, in versione semplificata per poter essere compresa meglio dagli alunni. Il documento originale è conservato a Trento; la sua trascrizione integrale, invece, è consultabile in un volume curato dallo storico locale Padre Frumenzio Ghetta2 (1920-2014) . Questo documento offre un esempio perfetto di come si affrontassero a quei tempi le epidemie che flagellavano periodicamente gli uomini o il bestiame, ed evidenzia come le misure preventive e i provvedimenti sanitari si accompagnassero sempre alle pratiche religiose, in un’epoca nella quale la scienza moderna muoveva i primi passi.

    Per quel che concerne gli spazi, invece, tutte le attività sono state svolte in aula, essendo sufficiente il semplice supporto di un pc e di una LIM.

    I prerequisiti

    In primo luogo gli alunni devono conoscere il concetto di fonte, le sue tipologie e i suoi possibili usi;devono quindi essere capaci di ricavare informazioni valide dal libro di testo, dalle carte storico-geografiche e dalle diverse tipologie di fontiche gli vengono proposte, utilizzando il metodo storico; devono poi saper produrre rappresentazioni sintetiche degli argomenti studiati; infine, ultimo ma non meno importante, devono essere in grado di esporre correttamente le conoscenze acquisite, in forma sia orale che scritta.

    I traguardi per lo sviluppo delle competenze

    Il progetto è stato ideato tenendo conto di alcune delle competenze che gli studenti do-vrebbero possedere al termine del primo ciclo d’istruzione, secondo quanto stabilito dalle Linee guida provinciali entrate in vigore nel 2012. In primo luogo, utilizzare i procedimenti tipici del metodo storiografico e il lavoro sulle fonti per compiere semplici operazioni di ricerca storica, con particolare attenzione all’ambito locale. Quindi, riconoscere le componenti che costituiscono le società organizzate (economia, società, politica, istituzioni e cultura), e comprendere che esse sono interdipendenti; in terzo luogo, comprendere e saper contestualizzare fenomeni relativi al passato e al presente, nello spazio e nel tempo, cogliendone le relazioni di causa e le interrelazioni. E ancora, effettuare confronti tra le varie modalità con cui gli uomini, nel corso del tempo, hanno dato una risposta ai loro bisogni e problemi, comprendendo in che modo essi abbiano costituito organizzazioni socio-politiche diverse tra loro e rilevando permanenze e mutamenti nel processo storico. Infine, saper utilizzare le conoscenze e le abilità acquisite per orientarsi nel mondo contemporaneo, comprendendone i problemi fondamentali e sviluppando un atteggiamento critico e consapevole3 .

    Gli obiettivi di apprendimento

    Innanzitutto, conoscere le procedure e le tecniche di lavoro in uso nelle biblioteche e negli archivi storici; quindi, usare fonti di tipo diverso (documentarie, iconografiche, materiali, narrative, orali ecc.) per produrre conoscenze sul tema prescelto; in terzo luogo, collocare la storia locale nel contesto della storia italiana ed europea nel periodo considerato; quindi, formulare e verificare ipotesi sulla base di informazioni raccolte e conoscenze elaborate. E ancora: utilizzare le conoscenze apprese per comprendere problemi ecologici, interculturali e di convivenza civile;selezionare e organizzare le informazioni con mappe concettuali, schemi e tabelle; produrre un testo utilizzando le conoscenze selezionate da fonti d’informazione diverse, manualistiche e non, cartacee e digitali; infine, argomentare sulle conoscenze e sui concetti appresi usando il linguaggio specifico della disciplina4 .

    La declinazione in indicatori di competenza5

    I collegamenti interdisciplinari   
    Per quanto riguarda l’Italiano, si è lavorato sulla necessità di esprimere correttamente i contenuti appresi durante il laboratorio, in modo tale da poter produrre e organizzare informazioni utilizzando il lessico specifico. Quest’abilità è stata verificata tramite la produzione di un testo scritto (come si spiegherà tra poco), ma può essere rafforzata dall’analisi di ulteriori fonti documentarie relative al periodo storico esaminato, come anche dalla lettura di brani tratti da opere letterarie. A questo proposito si evidenzia che il Prof. Parzian, nei giorni in cui si è svolto il progetto, stava introducendo e spiegando le caratteristiche del dialogo. Si è pensato perciò d’individuare uno stralcio tratto daI ll re di Girgenti, romanzo storico di Andrea Camilleri: più precisamente si tratta del dialogo tra Zosimo, il protagonista (che, in disaccordo con la medicina ufficiale del tempo, ha intuito che il morbo si diffonde tramite contagio) e il vescovo di Girgenti, sulle cause della peste e sulle possibili contromisure6. Il brano non è stato analizzato in classe per mancanza di tempo, ma può essere tranquillamente utilizzato in un secondo momento per approfondire le conoscenze degli alunni. Per quel che concerne la Geografia, invece, la localizzazione dell’area geografica interessata - facilitata e incentivata dall’uso della carta storica della valle - ha permesso ai ragazzi di far fruttare la loro conoscenza delle caratteristiche fisiche, politiche ed economiche della Val di Fassa nei secoli scorsi. In questo modo, tra l’altro, gli alunni hanno potuto arricchire e/o riorganizzare in modo significativo le proprie “carte mentali”.

    Le competenze chiave di cittadinanza

    Le competenze individuate durante la stesura del progetto, ben note, sono le seguenti:

    •    Imparare ad imparare;
    •    Individuare collegamenti e relazioni;
    •    Acquisire ed interpretare l’informazione;
    •    Comunicare;
    •    Collaborare e partecipare.

     

    L’articolazione del laboratorio didattico
    Le attività del laboratorio sono state articolate nel modo che segue:

    Primo tempo-studio

    •    Prima fase (35 minuti):sono state fornite ai ragazzi alcune brevi notizie sull’organizzazione politica e amministrativa della Val di Fassa nel XVI secolo, nonché sulle caratteristiche dei centri abitati, con l’aiuto di una piccola presentazione in PowerPoint. Gli alunni, in questo modo, hanno appreso che la Comunità di Fassa, nata nel 1264, dipendeva dal Principato vescovile di Bressanone ma godeva di una certa autonomia. Fino al 1796 essa, pur avendo un potere limitato di fronte al principe-vescovo e alla dinastia degli Asburgo d’Austria, difese gelosamente le proprie leggi e consuetudini, e rivendicò il diritto di amministrare la giustizia. La Comunità era formata da sette “Regole” abitate da contadini-pastori (Pozza, Soraga, Canazei, Vigo, Campitello, Pera e Mazzin-Fontanazzo), che eleggevano annualmente i propri rappresentanti da inviare alle riunioni ufficiali. I sette rappresentanti, a loro volta, nominavano due procuratori incaricati di amministrare i conti della Comunità, che duravano in carica un anno. I documenti redatti erano stilati e conservati da uno scrivano appositamente incaricato. Si ricorderà infine che nel 1803, dopo la conquista napoleonica, il principato vescovile di Bressanone fu definitivamente soppresso e anche la storia plurisecolare della Comunità giunse al termine.

    Fig. 1: le caratteristiche dei centri abitati della valle


    Fig. 2: le sette Regole che costituivano la Comunità di Fassa.


    •    Seconda fase (15 minuti):in entrambe le classi gli alunni sono stati divisi in sette gruppi di lavoro, per riprodurrel’organizzazione politico-amministrativa della Comunità in Regole. Ciascun gruppo ha scelto il proprio rappresentante, che si è calato nei panni del proprio “antenato” citato nel documento selezionato. Quest’accorgimento ha rappresentato il primo “contatto diretto” con la fonte storica e ha consentito ai ragazzi d’immergersi in una sorta di roleplaying.

     

    Secondo tempo-studio

    •    Prima fase (20 minuti): gli alunni sono stati chiamati a rispondere al seguente problema: Nell’anno del Signore 1571 la peste minaccia la Val di Fassa. Cosa si può fare per proteggerla? I sette gruppi si sono serviti della carta geografica storica della valle e, facendo riferimento anche a contenuti econoscenze apprese dal libro di testo e dalle spiegazioni in aula, hanno cercato d’individuare le soluzioni più ade-guate, utilizzando la strategia didattica del cooperative learning.

    Fig. 3: J. DE SPERGS, Tyrolis pars meridionalis cum Episcopatu Tridentino, Vienna 1762. Edita in Su la sèides de l'Impèr: chèrtes e mapes de Fasha. Sec. XVI-XVIII, a cura di Mario Infelise e Fabio Chiocchetti, Vigo di Fassa 1986, p. 39.


    Quest’attività, naturalmente, ha consentito di verificare alcune abilità significative: gli alunni, infatti, hanno dovuto dimostrare di sapersi confrontare e di cooperare per sviluppare una strategia valida e motivata. Noi insegnanti, da parte nostra, in questa fase siamo intervenuti in modo discreto, principalmente per garantire il rispetto dell’ordine e del silenzio, verificando che ciascun componente del gruppo avesse la possibilità di esprimere le proprie idee rispettando il proprio turno. Al termine di questa fase di confronto e discussione, ciascun gruppo ha stilato una lista di cinque proposte, affidata poi al rispettivo rappresentante.

    •    Seconda fase (30 minuti): al termine della prima fase di lavoro, i rappresentanti delle sette Regole - autorizzati a prendere la parola a nome di tutto il gruppo - sono stati invitati a parlare. È iniziato così un acceso dibattito che ha avuto l’obiettivo d’individuare soluzioni condivise, votandole a maggioranza.
     

    Fig. 4: il verbale stilato dai rappresentanti delle sette Regole


    Al termine della discussione è stato redatto un documento finale in forma scritta, recante la stessa data di quello originale (26 novembre 1571), nel quale sono state elencate le cinque proposte che hanno ottenuto i maggiori consensi. Questa fase si è rivelata particolarmente interessante, perché ha permesso agli alunni di esaminare gli elementi caratteristici della struttura di un verbale (la data topica e cronica, l’indicazione dell’ordine del giorno, l’elenco dei partecipanti, il nome dei funzionari e/o degli ufficiali che la presiedono, l’elenco delle decisioni adottate).

     

    Terzo tempo-studio

    •    Fase unica(50 minuti): gli alunni hanno confrontato il documento finale prodotto da loro con quello originale, evidenziando similitudini e differenze: in questo modo i ragazzi hanno potuto prendere coscienza delle scelte effettuate dai loro antenati, giustificandole e motivandole adeguatamente. Nell’analisi della fonte ci siamo ispirati liberamente alla “grammatica dei documenti” proposta da Antonio Brusa7 . Nel caso in cui si voglia riproporre questo laboratorio, la raccomandazione per il corretto svolgimento di quest’ultima fase è che gli alunni siano stati attenti e pienamente partecipi a tutte le attività svolte in precedenza. Il confronto tra i due documenti, in effetti, può essere inteso anche come momento di debriefing, durante il quale i ragazzi possono ripensare le loro strategie di gioco ed evidenziare agli insegnanti gli elementi che hanno colpito maggiormente la loro attenzione. Tutto ciò, d’altra parte, consente ai docenti di chiarire i concetti più difficili tra quelli esposti a lezione.


    La risposta degli alunni al laboratorio

    Ci sembra opportuno sottolineare il pieno coinvolgimento di tutti gli alunni e l’attenzione mostrata anche da parte di coloro che normalmente si dimostrano meno interessati allo studio della Storia: se è vero che la validità di un laboratorio di questo genere si coglie an-che dalla motivazione e dalla serietà con cui gli studenti vi partecipano, allora si può dire che il risultato sia stato ampiamente soddisfacente. Ci preme evidenziare soprattutto il contributo attivo offerto dagli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento, che è stato davvero confortante e stimolante.A conclusione di questo piccolo resoconto, allego la tra-scrizione del documento e la scheda di lavoro per l’analisi di quest’ultimo.


    La trascrizione del documento preso in esame

    26 novembre 1571, Vigo di Fassa

    Il dì 26 novembre dell’anno 1571.
    Davanti allo spettabile messer Battista Chaliar, vice-vicario in Fassa, sono stati inviati al-cuni uomini per ciascuna Regola, per discutere della devozione e delle messe in onore di Santa Giuliana. Lo stesso per andare in processione durante la settimana. Lo stesso per ben governare la peste che ha colpito Moena.

    •    Per Canazei, sono presenti ser Zan de Livan e ser Jori de Caterina e Cristoforo.

    •    Per Campitello, mastro Paolo fabbro, mastro Marino de Simone e ser Bastiano de Funé;
    •    Per Fontanaz e Mazzin, ser Gian Antonio de Lastei.
    •    Per Pera, ser Giovanni de Soial, ser Zan de Piaz e ser Bartolomeo de Piaz.
    •    Per Pozza, ser Gianbattista Barat, ser Valerio de Zilli e ser Giacomo Bres.
    •    Per Vigo, Gian Pruner, ser Tommaso da Tamion e ser Nicolò de Marel.
    •    Per Soraga, ser Giacomo del Cristina, ser Bartolomeo de Chrazuel e ser Giovanni de Pelegrin.

    Così è stato deciso da tutta la Comunità: in primo luogo, che le messe in onore di Santa Giuliana vengano celebrate per un anno intero, e con consiglio del Pievano si è deciso di farle celebrare da un solo sacerdote, pagandogli il denaro dovuto.

    Allo stesso modo, che si faccia un atto di devozione, andando il primo venerdì del mese a San Giacomo, l’altro venerdì a Santa Giuliana, il terzo a San Sebastiano. La comunità vada tutta insieme una volta al mese e con grande devozione.

    Allo stesso modo, circa le guardie, per timore del morbo, si è deciso di mettere due uomini per ogni luogo, e di fare il cambio delle guardie a mezzogiorno, e di nominare un Sorastant con il potere di arrestare e imprigionare chi non rispetta questi ordini, che sia in servizio giorno e notte e che venga pagato dalla comunità con la somma di 15 grossi.
    Allo stesso modo, tutti coloro che sono stati a Moena non devono andare davanti agli altri abitanti per quaranta giorni, pena la perdita della vita e dei loro beni.

     

    La scheda per l’analisi del documento

     

    A. Individuiamo il documento

    1.    Quando, dove e da chi è stato scritto il documento? (punti…/1)

    B. Interpretiamo il documento

    2.    Da quante “Regole” è formata la Comunità di Fassa? Quali sono? (punti…/1)
    3.    Perché alla riunione non sono presenti i rappresentanti di Moena8? (punti…/1)
    4.    Quali provvedimenti adotta la Comunità per scongiurare la pestilenza? (punti…/1)
    5.    A quali santi la Comunità chiede aiuto e protezione di fronte al pericolo? (punti…/1)

    C. Tiriamo le somme

    6.    Secondo te, gli uomini che vivevano nella Comunità di Fassa in quel tempo conoscevano le cause che scatenavano la peste? Sapevano come curarla? Motiva la tua risposta. (punti…/2)
    7.    In un breve testo (massimo 15 righe) esponi tutto ciò che hai imparato dall’analisi del documento proposto. (punti…/3)

     

    NOTE

    ° La Scuola primaria di I grado è composta da sei corsi, suddivisi tra i plessi di Pozza di Fassa, Moena e Canazei. Il percorso è stato ideato da me, in qualità di docente di Sostegno in servizio presso l’Istituto suddetto, con la collaborazione e l’aiuto della Prof.ssa Barbara Bonu e del Prof. Nicola Parzian, docenti rispettivamente di Storia e Geografia e di Italiano in entrambe le classi selezionate. Il laboratorio ha permesso di approfondire alcuni argomenti previsti dalla programmazione disciplinare di Storia e già svolti. L’attività, però, può essere proposta anche prima della lezione sui relativi contenuti: in questo caso, infatti, essa potrebbe esprimere pienamente il suo potenziale cognitivo, poiché costringerebbe gli alunni a confrontarsi con problemi non ancora affrontati. Ringrazio ancora una volta la Prof.ssa Bonu e il Prof. Parzian per la grande disponibilità e per l’amichevole collaborazione prestata, e il Prof. Christian Fontana, coordinatore della classe 2aC, per l’entusiasmo con cui ha accolto la proposta progettuale.

    1. La carta utilizzata è consultabile in Su la sèides de l'Impèr: chèrtes e mapes de Fasha. Sec. XVI-XVIII, a cura di Mario Infelise e Fabio Chiocchetti, Vigo di Fassa 1986, p. 39.

    2. FRUMENZIO GHETTA, Documenti per la storia della Comunità di Fassa. Sedute e delibere dei rappresentanti della Comunità di Fassa. 1550-1780,Vigo di Fassa 1998, p. 81.

    3. PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO, Piani di studio provinciali. Primo ciclo d’istruzione. Linee guida per l’elaborazione dei Piani di studio delle istituzioni scolastiche, 2010, p. 32-33. Le Linee guida, entrate ufficialmente in vigore nel 2012, sono consultabili online. Per quel che concerne il resto d’Italia, invece, si rimanda alle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, anno LXXXVIII (2012), numero speciale, p. 51-55, anch'esse consultabili online.Si veda inoltre Le nuove indicazioni per il curricolo verticale, a cura di Giancarlo Cerini, (I quaderni di “Rivista dell’Istruzione”, n. 4), Dogana (San Marino) 2014, p. 263-264.

    4.Indicazioni nazionali, p. 51-55.Tali indicazioni, peraltro, sono perfettamente armonizzabili con le tematiche proposte dalla legge provinciale trentina, che fanno leva sull’appartenenza a un territorio che presenta caratteristiche morfologiche e culturali specifiche e distintive (Linee guida, p. 27-29).
     Linee guida, 76-89.  

    5.ANDREA CAMILLERI, Il re di Girgenti, Palermo 2001. Il dialogo è riportato alle p. 249-253.

    6. La “grammatica delle fonti” è articolata in quattro fasi: la prima è la selezione dei documenti utili; la seconda è la loro interrogazione, al fine di ricavare le informazioni esplicite ed implicite; la terza è l’interpretazione, necessaria a capire che le informazioni presenti nei documenti sono direttamente collegate allo scopo dell’autore; la quarta, infine, è la scrittura, cioè la raccolta di tutte le informazioni rintracciate e la loro organizzazione in brevi testi corredati da note. Al proposito si veda IVO MATTOZZI, La didattica laboratoriale nella modularità del curricolo di storia, «I quaderni di Clio ’92», n. 4 (dicembre 2003), p. 41-54.

  • La Rivoluzione francese studiata sul proprio manuale. L’analisi dei conflitti sociali come argomento di storia e di educazione civica.

    di Cesare Grazioli

    Immagine6 La Rivoluzione francese è un argomento didatticamente bifronte. Da una parte è impossibile farla studiare e imparare in senso tradizionale, data l’enorme complessità e la densità delle sue vicende, che rendono del tutto velleitario il tentativo di farle memorizzare. Dall’altra, è un argomento straordinariamente utile ed efficace se usata come laboratorio di indagine del conflitto sociale-politico-ideologico, in quanto luogo di nascita del linguaggio e dei concetti della politica moderna. Da questo punto di vista, la Rivoluzione francese è un’autentica palestra di educazione storica alla cittadinanza.

    Proprio questo sarà l’obiettivo del lavoro didattico che qui si propone, la cui caratteristica – credo interessante per tutti i docenti - è di basarsi sull’uso esclusivo del manuale in adozione. Come si vedrà, infatti, le conoscenze richieste possono essere considerate standard nella manualistica. Tuttavia, il manuale non andrà studiato linearmente, nel modo tradizionale, ma andrà smontato e rimontato. La classe, inoltre, lavorerà sia in gruppi di 4/5 allievi sia in plenaria, in interazione col docente. Dunque, si tratta di un laboratorio sul manuale, nel quale la lezione gioca il triplice ruolo di lezione frontale di apertura, partecipata nell’analisi del manuale e di chiusura, come riepilogo e sistemazione cognitiva, mentre la verifica degli apprendimenti è parte integrante della sequenza di lavoro.

    Il modulo dura 10/11 ore ed è stato sperimentato per anni nelle mie classi quarte del BUS di Reggio Emilia.

     

    Materiali

    • Il manuale in adozione
    • La cronologia sintetica/ragionata della Rivoluzione, fornita dal docente
    • Il modello di conflitti sociali fornito dal docente
    • I correttori forniti dal docente

    (questi materiali vengono allegati in seguito)

     

    Immagine1 Sequenza di lavoro

    Lezione introduttiva sui primi due periodi della Rivoluzione, basata sulla cronologia, proiettata alla Lim o consegnata in fotocopia (un’ora).

    Prima fase laboratoriale: sulla base del modello dei conflitti storico-sociali, che viene spiegato, gli allievi, divisi in gruppi, lavorano dapprima sul periodo pre-rivoluzionario, poi cercano nel manuale le notizie relative al periodo monarchico-costituzionale della Rivoluzione. Terminato il lavoro, si fornisce il correttore, in modo che gli allievi possano confrontare e valutare il loro operato. (3/4 ore)

    Seconda fase laboratoriale: in modo più autonomo, gli allievi applicano il modello alle pagine relative al periodo della rivoluzione radicale. Come nella fase precedente, il correttore permette agli allievi il lavoro di valutazione del proprio lavoro. (3 ore)

    Lezione frontale/partecipata: si analizza insieme il periodo repubblicano moderato, per osservare le modificazioni del modello. (2 ore)

    Lezione frontale/partecipata di storia e di educazione civica: si ragiona sulla nascita di un linguaggio politico usato ancora oggi. (1 ora)

     

    Materiali di lavoro

    A. Cronologia sintetica
    (da stampare e consegnare agli allievi o da proiettare in classe)

    0. Introduzione: la situazione della Francia nel secondo ‘700, caratterizzata da un “assolutismo debole”, dal grave debito pubblico e dal fallimento delle riforme: fatti che portano all’instabilità sociale e alla convocazione degli Stati generali.

     

    1. Periodo monarchico costituzionale: dalla primavera del 1789 all’estate del 1792. All’inizio di questo periodo, esplodono “tre rivoluzioni in una”, ciascuna caratterizzata dal protagonismo di un soggetto sociale:

    • Il Terzo Stato si autoproclama Assemblea nazionale, riconosciuta, suo malgrado, dal re: qui il soggetto protagonista è costituito dai vertici del Terzo Stato, cioè dalla borghesia;
    • l’assalto alla Bastiglia, che ha per soggetto le masse popolari urbane;
    • la rivolta antifeudale nelle campagne, che ha come soggetto i contadini.

    A questi tre soggetti rivoluzionari si contrappongono altri due soggetti reazionari:

    • la monarchia (in questo caso è un soggetto istituzionale, coincidente con la figura del re);
    • l’aristocrazia (“ordine” privilegiato, con il clero).

    I fatti salienti di questo periodo sono:

    1789: decreto di abolizione della feudalità, e Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che diventa il preambolo della “Costituzione del ‘91 che instaura una monarchia costituzionale

    1790: la Costituzione civile del clero nel ’90, con un forte impatto religioso (il clero “refrattario”) e con forti conseguenze economico-finanziarie, con la nascita degli “Assegnati”.

    1791: l’emancipazione degli ebrei e la legge Le Chapelier, che abolisce le corporazioni e il diritto di sciopero, nel segno del liberismo economico.

    1791: la tentata fuga del re (giugno ’91) che incrina il rapporto tra monarchia e nazione;

    1792: la guerra, voluta dall’alleanza fra monarchia e girondini, porta alla radicalizzazione della Rivoluzione: il re viene deposto, i sanculotti iniziano i loro massacri. Nel settembre viene proclamata la Repubblica.

     

    2. Periodo repubblicano radicale, dal settembre del 1792 alla fine del luglio 1794. Durante questo periodo il protagonismo politico passa dai girondini ai giacobini/montagnardi.

    Gli eventi salienti sono:

    Gennaio 1793: la condanna e la decapitazione del re è il culmine dello scontro, in atto già dalla seconda metà del ’92, tra girondini (moderati in politica e liberisti in economia) e giacobini-montagnardi, guidati da Robespierre (aperti all’alleanza col movimento popolare dei sanculotti, dei cordiglieri di Danton e del gruppo degli “arrabbiati”), che sono radicali in politica e interventisti-dirigisti in economia.

    Primavera/estate ‘93, radicalizzazione della Rivoluzione, alla quale concorrono diversi fatti:

    - rivolta contadina in Vandea;
    - caduta dei girondini e potere ai giacobini;
    - rivolte federaliste (cioè, filo-girondine) in molte città;
    - instaurazione del Comitato di Salute pubblica (che ha di fatto il ruolo di governo, sempre più autoritario, cioè di fatto una dittatura), egemonizzato da Robespierre;
    - maximum (cioè calmiere dei prezzi); leva militare di massa;
    - legge sui sospetti in settembre, che instaura il Terrore, cioè la dittatura rivoluzionaria del Comitato di Salute pubblica;
    - il nuovo calendario laico e il culto della Dea Ragione (= tentativo di scristianizzazione)

    Estate 1793: la Convenzione (nuova assemblea eletta nel ’92 a suffragio universale maschile) approva una nuova Costituzione con una nuova Dichiarazione dei Diritti.

    Inverno ’93/ giugno ’94: aumento delle condanne a morte; instaurazione del “Grande Terrore”, prima contro i vandeani, poi contro “arrabbiati” e “indulgenti” (tra i quali Danton).

    27 luglio 1794 (9 Termidoro): la componente moderata della Convenzione arresta e mette a morte senza processo Robespierre e altri 22 montagnardi.

     

    3. Periodo repubblicano moderato: dal Direttorio all’ascesa di Napoleone (1794-1804). Questo periodo si apre con il “contro-terrore bianco”, organizzato dalla “Gioventù dorata” (monarchica) contro i giacobini. È dominato dalla “Pianura” cioè della componente moderata. Registra l’insuccesso di due insurrezioni popolari, la prima spontanea, causata dalla penuria di generi alimentari, e la seconda “comunista”; e da un’insurrezione reazionaria che tenta di restaurare la monarchia.

    I fatti salienti sono:

    1795: una nuova Costituzione (la terza): si torna al suffragio ristretto censitario con un sistema bicamerale e un Direttorio nel ruolo di governo.

    1796: il Direttorio rilancia la guerra.

    1796/1799: nella campagna d’Italia emerge il genio militare di Napoleone, che crea le “repubbliche sorelle” in Italia, e in altre parti d’Europa.

    Novembre 1799 (18 brumaio): il colpo di stato che abbatte il Direttorio e consegna il potere a tre consoli: Ducos e Sieyes (già del Direttorio) e lo stesso Napoleone;

    Dicembre 1799, una nuova costituzione (la quarta), confermata da un plebiscito, instaura il consolato: inizia il potere personale di Napoleone, eletto primo console.

    1802: Napoleone “console a vita”.

    1804: Napoleone è “imperatore dei francesi”. Termina l’esperienza repubblicana francese.

     

    Immagine2 B. Il modello dei conflitti storico sociali (e come si usa)

    Il nostro modello di analisi del conflitto storico-sociale si basa sulla individuazione dei soggetti collettivi che ne sono i protagonisti, e per ciascuno di essi sull’individuazione di:

    • obiettivi, cioè che cosa ciascun soggetto collettivo vuole ottenere;
    • metodi, cioè che cosa ciascun soggetto fa, come si muove per ottenere quegli obiettivi;
    • risultati effettivamente ottenuti.

    Ecco, ad esempio, come si configura il modello nell’analisi dei periodi pre-rivoluzionario e di quello monarchico-costituzionale

     

     

     

     

     

     

     

     Soggetti collettivi del periodo prerivoluzionario e del periodo monarchico-costituzionale   Obiettivi Metodi    Risultati
     I vertici dello Stato/i borghesi                                                                                                                                                                                                                                                                                               
     Le masse popolari urbane, soprattutto parigine      
     I contadini      
     I ceti privilegiati, soprattutto l’aristocrazia      
     La monarchia, rappresentata dal Re      

     

    Questo modello va stampato e consegnato a ciascun gruppo, che si impegnerà in una ricerca sul manuale per riempire le caselle vuote.

    Nella sua generalità, questo modello può essere applicato a qualunque tipo di conflitto politico-sociali, variando ovviamente i protagonisti, e segnalando per ciascuno di essi obiettivi, metodi, e risultati specifici.

    Come si vedrà, il modello permette di individuare con una certa facilità delle differenze fra i diversi periodi. Richiederà, perciò, un duplice lavoro: segnalare le variazioni - compito che gli allievi eseguiranno attraverso la lettura selettiva del manuale - e spiegarle, obiettivo che, invece, sarà realizzato discutendo con l’insegnante.

    In particolare, nel lavoro sulla fase prerivoluzionaria, alla vigilia della riunione degli Stati generali, si chiede ai gruppi di individuare e riassumere gli obiettivi di ciascuno dei cinque soggetti, per iscritto sul quaderno (un’ora in aula, lavoro eventualmente da completare a casa). Per facilitare lavoro, si fornisce una parte dei correttori, per esempio i testi che riguardano il Re e il Terzo Stato. É possibile, infatti, che alcuni allievi siano disorientati dalla consegna: ricordare la prima parte della lezione e individuare le notizie che vanno inserite nel modello.

    Terminato questo lavoro, si effettua la correzione (un elaborato per gruppo) e si consegna agli allievi il testo completo dei correttori, in modo che si rendano conto di errori, dimenticanze e successi.

    Si passa subito al primo periodo. Questa volta la consegna è quella di andare sul manuale, alle pagine indicate e cercarvi le notizie da inserire nel modello. (due o tre ore, con completamento del lavoro a casa).

    Sul periodo successivo (quello repubblicano-radicale) il lavoro dovrebbe essere più autonomo. Si indicano le pagine e si invitano i gruppi ad applicare di nuovo il modello, secondo le modalità viste sopra (due ore, con completamento a casa).

    Terminato questo lavoro, si discutono – durante una breve lezione partecipata - i problemi incontrati, si cerca insieme di cogliere i mutamenti che si verificano con la caduta della monarchia e la proclamazione della repubblica (un’ora). In particolare:

    • monarchia e aristocrazia escono di scena, in modi e forme diverse;
    • il Terzo Stato, ovvero il suo vertice rappresentato nelle assemblee rappresentative (l’Assemblea nazionale, poi la Legislativa, ora la Convenzione), cioè la borghesia, appare sempre più divisa al suo interno in posizioni politiche diverse: una moderata, rappresentata prima dai Foglianti e poi, entro la Convenzione, dal club dei Girondini, e una più radicale, rappresentata dal club dei Giacobini (che all’interno della Convenzione trova espressione nei Montagnardi, così chiamati per la collocazione nell’aula);
    • le masse popolari urbane sono ancora presenti come soggetto, in particolare il movimento parigino dei sanculotti;
    • sono poi ancora presenti i contadini, che rappresentano circa i ¾ della popolazione francese, per quanto con una capacità di incidere minore rispetto al periodo precedente.

    A questo punto, le correzioni dei lavori sono state ben tre (sull’introduzione e sulle prime due fasi). Sulla terza fase, non sono più necessari i lavori di gruppo e si può procedere speditamente con due lezioni frontali di un’ora ciascuna: una, dal Termidoro al 1799; l’altra sull’età napoleonica (2 ore).

    Immediatamente dopo, si può svolgere la lezione partecipata sulla nascita del linguaggio politico attuale:

    Si richiamano e si discutono, in una breve introduzione, i termini “Destra”, “Sinistra”, si fa notare come facciano ancora oggi parte del linguaggio politico. Poi, si invita la classe la classe a completare la tabella e discuterla insieme.

     

       Estrema destra Centro destra Destra Centro sinistra Estrema sinistra
    Aggettivi politici          
    Protagonisti individuali e collettivi          

     

    Gli aggettivi politici da inserire sono:

    Moderato, Rivoluzionario, Progressista, Reazionario, Conservatore, Riformista, Radicale.

    I protagonisti collettivi e individuali (eventualmente ritornare sul manuale per cercare le informazioni necessarie):

    La Fayette – i Girondini – Danton – Robespierre – i Foglianti – la maggior parte degli aristocratici.

    Nella discussione, infine, si inviteranno gli allievi a spiegare gli eventuali cambiamenti di collocazione politica dei soggetti.

     

    Immagine3 C. I correttori

    0. Periodo pre-rivoluzionario

    La monarchia: vuole ottenere l’approvazione degli Stati Generali a una profonda riforma fiscale (nel senso indicato dagli intellettuali fisiocratici: l’abolizione dei privilegi ed esenzioni degli ordini privilegiati), senza che questo metta in discussione il suo potere assoluto.

    Gli ordini privilegiati, in particolare l’aristocrazia: vuole approfittare della debolezza della monarchia per condizionarla (e certamente va in questa direzione la convocazione degli Stati Generali, che l’assolutismo ha svuotato, non convocandoli più dal 1615), e al contempo difendere e riaffermare i propri privilegi sia fiscali (l’esenzione dalla “taglia”, la principale imposta diretta, che colpiva le proprietà terriere del Terzo Stato) sia, per la nobiltà di toga, inerenti l’accesso alle cariche pubbliche (ancora ereditarie, cioè ad essa riservate): tutto questo si traduce in una specie di “rivolta nobiliare” che mette in moto tutto il processo rivoluzionario, nel 1789.

    Il Terzo Stato, cioè le diverse componenti della borghesia: Vuole ridimensionare sia l’assolutismo del sovrano sia i privilegi giuridici e fiscali di clero e aristocrazia, trasformando il sistema politico in una monarchia costituzionale basata sull’uguaglianza del diritto, e di conseguenza acquistare un peso politico e sociale corrispondente al proprio ruolo economico, di vero e proprio colonna portante della società francese (ciò che era efficacemente riassunto nell’incipit del pamphlet [=libello, opuscolo] dell’abate Sieyes Che cos’è il Terzo stato.

    Le masse popolari urbane: (anche se il libro non parla esplicitamente di loro, e si riferisce invece alle componenti borghesi e a quelle rurali del Terzo stato) E’ evidente che anche le masse popolari urbane condividono l’insofferenza verso i privilegi dei primi due Stati e il disagio per la tassazione che, esentando i ceti privilegiati, si basa soprattutto sulle imposte indirette, cioè sui consumi, come la gabella sul sale, che colpisce soprattutto i consumi popolari, e questo cresce a dismisura per la crisi economica del 1788-89.
    I contadini: Il malcontento contadino, più che nei confronti del monarca, visto per lo più con devozione e deferenza, si rivolge contro i diritti signorili, residui del passato feudale, che gravano su di loro (come la taglia sulle proprietà non nobiliari, il ventesimo, le bannalità e le corvées signorili, la decima ecclesiastica), e quel malcontento cresce a dismisura a causa di due anni di cattivi raccolti per la siccità, nel 1788-89.

     

    1. Periodo monarchico-costituzionale

    La Monarchia

    Obiettivi: si trova subito in posizione difensiva e cerca di “limitare i danni”, per mantenere il potere, condizionando l’assemblea con il diritto di veto sospensivo che la Costituzione gli assegna; nel 1791 sceglie la fuga, con l’obiettivo di combattere dall’estero la rivoluzione e di abbatterla; poi, nella primavera del 1792 il re appoggia l’idea girondina della guerra all’Austria e alla Prussia, ma con l’obiettivo di perderla, sempre con il fine di affossare la rivoluzione.

    Metodi: prima il re si dimostra incerto sulla posizione da prendere, poi si sposta sempre più apertamente su posizioni controrivoluzionarie, fino al tentativo di fuga e alla paradossale decisione di appoggiare una guerra con la finalità di perderla, cosa che scava una distanza incolmabile con la nazione, e questo porta alla rovina la monarchia, che viene travolta e abbattuta.

    Risultati ottenuti: il re riesce solo, con il suo diritto di veto sospensivo, a rallentare qualche provvedimento deciso dall’Assemblea Nazionale, ma di fatto non riesce ad incidere sul corso degli eventi, se non radicalizzandoli e perciò danneggiando se stesso fino alla propria completa rovina.

     

    Gli ordini privilegiati, in particolare l’aristocrazia.

    Obiettivi: l’aristocrazia, così come anche il clero, si trova spaccata tra una maggioranza arroccata nella difesa dei propri privilegi e una minoranza solidale con il Terzo Stato (al quale procura anche alcuni leader molto prestigiosi), e questa spaccatura la indebolisce. La maggioranza controrivoluzionaria, di fatto messa fuori causa già nell’agosto 1789, alimenterà con l’emigrazione i tentativi di sollevare le altre monarchie europee contro la rivoluzione, per stroncarla.

    Metodi: è proprio l’aristocrazia a dare avvio, incautamente, alla rivoluzione imponendo la convocazione degli Stati generali per limitare l’assolutismo e riaffermare i propri privilegi, ma ne risulta travolta, e non riesce più ad avere un ruolo, se non, come detto sopra, quello di cercare di spingere le altre monarchie alla guerra contro la Francia per stroncare la rivoluzione.

    Risultati ottenuti: disastrosi, dato che non ottiene nulla degli obiettivi che si era data, e perde tutto.

     

    Immagine5 Il Terzo Stato

    Obiettivi: gli stessi della fase prerivoluzionaria, cioè ridimensionare sia l’assolutismo del sovrano sia i privilegi giuridici e fiscali di clero e aristocrazia, trasformando il sistema politico assolutista in una monarchia costituzionale basata sull’uguaglianza del diritto; di conseguenza, acquistare un peso politico e sociale corrispondente al proprio ruolo economico. Dopo la fuga del re gli obiettivi per molti (non tutti) si radicalizzano in senso democratico e antimonarchico.

    Metodi: dopo la prova di forza del giuramento della Pallacorda e dell’auto-proclamazione ad Assemblea nazionale, che risulta vincente (anche per l’aiuto del popolo di Parigi con l’assalto alla Bastiglia), è protagonista di una intensa attività legislativa, a partire, in agosto ’89, dall’abolizione della feudalità e dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, prima all’interno dell’Assemblea Nazionale Costituente poi in quella Legislativa, e questa attività cambia profondamente la struttura giuridica, amministrativa ed economico-finanziaria dello Stato francese. Al di fuori delle assemblee sopra indicate, è protagonista di un dibattito politico molto acceso e molto partecipato, che soprattutto a Parigi si sviluppa in diversi ambiti: sulle piazze, nei salotti, nei circoli delle 48 sezioni elettorali della città, e in particolare in quei nuovi organismi che sono i club o circoli, che possiamo considerare gli antenati dei moderni partiti politici.

    Risultati ottenuti: certamente gli obiettivi iniziali vengono completamente ottenuti, ma diversi fattori, tra i quali la spinta delle masse popolari urbane e la fuga del re nel 1791, concorrono a radicalizzare le posizioni di una parte sempre più rilevante del Terzo Stato, che si sposta da iniziali posizioni moderate e liberali a posizioni più radicali, democratiche e antimonarchiche, cioè repubblicane, fino ad ottenere la caduta della monarchia e la proclamazione della repubblica, nel settembre 1792.

     

    Immagine4 Le masse popolari urbane, in particolare il popolo di Parigi

    Obiettivi: difendere le posizioni del Terzo Stato e rilanciarle, contro l’assolutismo e i privilegi aristocratici, con violente manifestazioni di piazza a altri atti di forza; poi, dopo la fuga del re e l’inizio della guerra, nel ’92, gli obiettivi si radicalizzano, sotto la spinta del movimento dei sanculotti, rappresentato soprattutto dal club dei Cordiglieri: i nuovi obiettivi diventano la repubblica, il suffragio universale, la repressione dei controrivoluzionari, e drastiche misure economiche in senso dirigista ed egualitario.

    Metodi: grandi manifestazioni collettive e azioni di forza: l’assalto alla Bastiglia del 14 luglio ’89, la marcia delle donne su Versailles nell’ottobre, i massacri dei controrivoluzionari incarcerati nel settembre ’92.

    Risultati: tutte le azioni sopra citate hanno l’effetto di spostare a sinistra gli equilibri politici, facendo sì che anche i borghesi di orientamento giacobino radicalizzino sempre più le loro posizioni, per avere il sostegno delle masse popolari urbane.

     

    I contadini

    Obiettivi: partiti da obiettivi difensivi, cioè mossi dalla cosiddetta “Grande Paura” della violenza degli aristocratici, con la loro rivolta antifeudale vogliono eliminare i residui dei privilegi feudali ed estendere la piccola e media proprietà contadina, contro l’aristocrazia; e ridurre il peso del fisco, che grava in gran parte su di loro, anche a causa delle esenzioni dei ceti privilegiati.

    Metodi: la loro rivolta anti-feudale, a differenza delle jacqueries del passato, trova uno sbocco politico cioè rafforza l’azione dell’Assemblea nazionale e del popolo di Parigi, gli altri due soggetti rivoluzionari, coi quali si stabilisce di fatto un’alleanza. Dopo l’estate, una volta raggiunti i loro obiettivi, escono di scena come soggetto rivoluzionario, e l’epicentro del conflitto si sposta nelle città, specialmente a Parigi.

    Risultati: la loro rivolta antifeudale ha l’eccezionale risultato di spingere l’Assemblea, spaventata da quell’assalto ai castelli, al decreto del 4 agosto ’89 che dichiara integralmente abolito il sistema feudale, un risultato di enorme portata sul piano giuridico, sociale e simbolico.

     

    2. Periodo repubblicano – radicale

    I Girondini

    Obiettivi: questo club, che eredita di fatto il ruolo moderato esercitato dai Foglianti nella 1^ fase, sono liberali in politica e liberisti in economia, in quanto espressione soprattutto della borghesia imprenditoriale, per cui vogliono consolidare la rivoluzione ma evitarne gli eccessi, opporsi all’estremismo sanculotto, e per questo difendere il re nel processo che si apre contro di lui.

    Metodi: il loro leader Brissot è già stato a capo del governo nel 1791, quando ha lanciato la guerra contro Austria e Prussia, per consolidare la rivoluzione, ma in una alleanza paradossale con il re, il quale ha appoggiato la guerra sperando nella sconfitta che avrebbe abbattuto la rivoluzione. Dopo avere “coperto” la fuga del sovrano, dalla proclamazione della repubblica in poi i girondini si oppongono all’estremismo giacobino, e in questa prospettiva si battono per evitare la condanna a morte del re, all’inizio del 1793. Sconfitti su questo, i girondini si oppongono alle misure di emergenza prese nella prima parte del 1793 di fronte alla grave situazione militare (per la nuova guerra contro la prima coalizione antifrancese) ed economica, e di fronte alla guerra civile esplosa in Vandea.

    Risultati ottenuti: dopo avere imposto la loro linea nel 1792, nel 1793 vengono messi sempre più sulla difensiva finché in giugno un movimento di piazza dei Sanculotti impone alla Convenzione l’arresto e la condanna dei capi girondini, segnando la loro totale sconfitta e uscita di scena.

     

    I Giacobini (Montagnardi all’interno della Convenzione)

    Obiettivi: in origine erano contrari alla guerra promossa dal re e dai Girondini, proprio perché temevano la radicalizzazione che la guerra avrebbe provocato, e che essi non volevano. Poi, quando quella radicalizzazione si attua, con il crescente peso dei Sanculotti, essi decidono di assecondare tale tendenza, per mantenere l’alleanza con il movimento sanculotto, rappresentante del popolo di Parigi. Questo porta Robespierre, loro leader, a dominare il Comitato di Salute pubblica, dopo la violenta uscita di scena degli avversari girondini, e a inaugurare la politica del Terrore, cioè di fatto una dittatura, per salvare con misure drastiche la triplice emergenza in cui la Francia si trova nel 1793, cioè economico-finanziaria, militare e sociale (per la guerra civile in Vandea).

    Metodi: le misure estreme prese per fronteggiare la triplice emergenza, a partire dalla creazione di un Tribunale rivoluzionario e del Comitato di Salute pubblica che, sotto la guida di Robespierre, assume di fatto poteri di governo dittatoriali: queste misure sono la leva obbligatoria di massa per l’esercito, il controllo sull’economia, con il maximum (cioè il calmiere, o prezzo massimo) fissato sui prezzi e i salari e durissimi controlli contro gli accaparramenti; la messa in vendita dei beni degli emigrati (quasi tutti aristocratici); poi anche misure di laicizzazione e di vera e propria scristianizzazione (per combattere il clero refrattario e la Chiesa cattolica, nella quale il Papa ha condannato la rivoluzione), come la festa della Dea Ragione, un nuovo calendario laico e il culto dell’Essere supremo. Viene anche approvata una nuova Costituzione, molto più democratica di quella del 1791 (prevede il suffragio universale), ma non entra mai in vigore. La fase più estrema, che inaugura il cosiddetto Terrore, si ha da settembre 1793 con la legge sui sospetti, che porta alla ghigliottina nei mesi successivi circa 40.000 vittime, e la tremenda repressione della rivolta in Vandea. All’inizio del ’94 il Terrore diventa uno strumento di lotta politica con cui liquidare le opposizioni: prima gli estremisti di sinistra, i cosiddetti “Arrabbiati”, poi i moderati, cosiddetti “Indulgenti”, tra i quali Danton, in precedenza popolarissimo capo dei Cordiglieri e membro dei Comitato di Salute pubblica.

    Risultati: una volta che la triplice emergenza è stata superata, soprattutto quella militare contro i nemici esterni e contro i focolai controrivoluzionari, il clima di terrore e di arbitrio creato dal governo dittatoriale del Comitato di Salute pubblica diventa intollerabile, cosicché quando la Convenzione decide la destituzione, l’arresto e l’esecuzione senza processo di Robespierre e dei suoi più stretti collaboratori, non c’è alcuna reazione popolare.

     

    I Sanculotti, espressione delle masse popolari urbane, soprattutto di Parigi

    Obiettivi: questo movimento (composto da artigiani, operai, popolani), che viene rappresentato prima dal club dei Cordiglieri di Danton e Marat, poi dal gruppo degli Arrabbiati di Roux ed Hebert, si sposta su posizioni sempre più radicali sotto la spinta della crisi economica e della guerra. Dopo avere ottenuto la caduta della monarchia, poi la condanna a morte del re, poi la caduta dei Girondini, preme per misure sempre più severe sia di controllo dei prezzi (di fronte a una inflazione galoppante che affama le masse popolari) e di regolamentazione dell’economia, sia di repressione dei controrivoluzionari (veri e presunti) e di lotta agli aristocratici.

    Metodi: continuano ad agire come hanno fatto già dall’assalto alla Bastiglia, con agitazioni e manifestazioni di piazza, spesso violente, che incalzano la Convenzione ad assumere misure sempre più drastiche, fino al Grande Terrore, quando il bagno di sangue che esso provoca, e il venire meno dell’emergenza militare, fanno mutare atteggiamento, tanto che non si muovono di fronte alla svolta improvvisa che porta alla caduta di Robespierre.

    Risultati: con le azioni sopra descritte, ottengono tutti i risultati voluti sul piano del controllo politico, militare ed economico, cioè di fatto una dittatura, ma alla fine gli eccessi di questa politica provocano la caduta di Robespierre [e, come si vedrà poco dopo, un brusco arretramento degli equilibri politico-sociali, a favore delle classi abbienti e contro le masse popolari urbane].

     

    I contadini

    Obiettivi: tutti gli obiettivi dei contadini erano stati raggiunti già con il decreto del 4 agosto 1789 e con i successivi provvedimenti che ne avevano completato l’attuazione, eliminando i residui feudali e ampliando lo spazio per la piccola e media proprietà contadina. Molti contadini medio-agiati si erano anche avvantaggiati della vendita delle terre ecclesiastiche sequestrate, ma non i piccoli contadini, che anzi avevano visto i borghesi comprare la maggior parte di quelle terre [borghesi certo molto più “esigenti”, come proprietari, di quanto era il clero]. Nel seguito delle vicende, i contadini avevano smesso perciò di essere un soggetto rivoluzionario ed anzi, di fronte alla leva militare obbligatoria, alla persecuzione del clero refrattario, e poi alle misure di scristianizzazione, erano diventati un soggetto controrivoluzionario, soprattutto nelle remote regioni dell’Ovest, come in Vandea.

    Metodi: in Vandea e in altre regioni lontane dall’influenza della capitale e molto fedeli ai loro parroci cattolici, il rifiuto della politica attuata dal governo rivoluzionario dà luogo a vaste e accanite rivolte, con vere e proprie armate controrivoluzionarie, che vengono sconfitte a fatica.

    Risultati: le spietate repressioni con cui la rivolta in Vandea viene piegata, con la devastazione dell’intera regione, lasciano tracce profonde, e scavano una distanza incolmabile tra Parigi e la provincia rurale francese, tra città e campagna. Sul piano economico, però, il mondo contadino francese continua ad essere avvantaggiato dai provvedimenti di abolizione della feudalità e dall’ampliamento della proprietà contadina della terra.

  • La Rivoluzione industriale nelle immagini

    di Joan Santacana Mestre
    (Traduzione e attività di Antonio Brusa, Alessandra Gabelli e Giuseppe Losapio)

    Joan Santancana Mestre, docente di Didattica delle Scienze Sociali dell’Università di Barcellona, nel suo blog ha pubblicato un laboratorio sulle immagini relativo alla prima parte della Rivoluzione industriale, quella che normalmente nei manuali è identificata come la Prima rivoluzione industriale.

    Il laboratorio è formato da 37 incisioni (illustrazioni di stampo politico, satirico e di denuncia sociale), che rappresentano fenomeni e tecnologie a partire dal 1703.

    Il docente catalano suggerisce di far lavorare gli studenti e le studentesse a gruppi, dando loro il compito di osservare un paio di immagini e di leggere le relative didascalie, invitandoli poi a fare una verbalizzazione di quello che ritengono di aver appreso.

    Aggiungiamo a questa altre attività didattiche che possono essere realizzate sia singolarmente, sia in sequenza, montandole – tutte o alcune - in modo da costruire un percorso più complesso. I percorsi possono essere adattati ai vari ordini e gradi scolastici. Il lavoro in gruppi è sicuramente proficuo, vista la quantità di materiali, ma alcune fasi possono essere svolte singolarmente.

    01Fig.1: Fig. 1. Popolo liberato, la cui felicità sta per cominciare, incrocia le braccia dopo aver tanto lavorato, disegno caricaturale di Charles Joseph Travies de Villers, che mostra uno sciopero a Parigi Fonte

    Preparazione del materiale

    Dopo la descrizione delle attività, troverete la tabella delle immagini, tradotta in italiano. Come vedrete, ogni immagine è corredata da un titolo e da una breve nota che guida all’osservazione. Conviene stampare le immagini su carta un po’ spessa, e ritagliarle in modo da “giocare/lavorare” con 37 carte.

    Tematizzare

    Le carte possono essere classificate nei seguenti nuclei tematici:

    Agricoltura
    Industria tessile
    Fonti d’energia
    Materie prime
    Condizione dei lavoratori o Questione sociale
    Urbanizzazione
    Trasporti
    Colonizzazione

    L’attività, dunque, consiste nel classificare le carte. Può essere svolta tutti insieme, oppure in gruppi: in questo caso, ogni gruppo avrà il mazzo delle 37 carte. Se la classe è competente, si può lanciare l’attività chiedendo alla classe, o ai gruppi, di individuare autonomamente i temi.

    Al termine di questo lavoro, che può durare 15 minuti all’incirca, si propongono i seguenti problemi:

    - Ci sono delle carte che sono presenti in più gruppi? Questo vuol dire qualcosa rispetto alla loro importanza?
    - Ci sono dei temi che si giudicano più importanti degli altri? Per quali motivi?
    - Ci sono dei temi che appaiono del tutto accessori, rispetto al processo complessivo della Rivoluzione industriale?

    In chiusura, si possono proporre le seguenti consegne:

    - Descrivi un tema, citando tutte le immagini che vi sono comprese
    - Descrivi il processo della rivoluzione industriale, citando tutti i temi trattati.

    Periodizzare

    In questa attività si trasformano i temi, visti sopra, in periodizzazioni: cioè si scopre e si ragiona sulla valenza temporale dei singoli aspetti della Rivoluzione industriale.

    In una prima fase si datano le carte. Le date possono essere cercate sia su Wikipedia, sia sulla Treccani ragazzi. Non tutte le carte hanno una data precisa. Di quelle che descrivono dei fatti continuativi (per esempio: il lavoro dei bambini nelle miniere) stabilite in quale momento della cronologia vanno sistemate; di quelle che descrivono dei processi (come la colonizzazione del pianeta), scegliete la data di un evento (per esempio: 1819, l’Inghilterra conquista Singapore) che vi appare significativo.

    Nella seconda, si tracciano quattro cronogrammi e si ordinano cronologicamente le carte relative:

    agricoltura
    industria
    urbanizzazione
    colonizzazione

    Nella terza fase, si confrontano i cronogrammi soffermandosi su quei fenomeni che interessano più linee temporali. Esempio: la carta del luddismo, che verrà messa nel cronogramma della società, ha rapporti sia con il cronogramma dell’industria, sia con quello delle città. Ecco alcuni problemi che possiamo sollevare a partire da queste cronologie:

    - Possiamo affermare che gli eventi più importanti sono quelli che interessano più cronologie?
    - Ci sono eventi nel manuale, non necessariamente trovati nel capitolo della rivoluzione industriale, che possono essere inseriti in queste cronologie?
    - Aggiungendo a queste cronologie una tutta politica (ricavata dal manuale): avrebbe qualche rapporto con gli eventi della Rivoluzione industriale?

    Complessificare

    In una prima fase, si dispongono le carte a spaglio, su un cartoncino abbastanza grande (70X90, per esempio). Con un pennarello, gli studenti tracciano i collegamenti, che secondo loro, si possono stabilire fra i diversi elementi. A richiesta dell’insegnante li spiegano. Questa attività può essere svolta collettivamente o in gruppi.

    In una seconda fase, la classe lavora in gruppi. Ad ognuno di essi viene indicata una carta che dovrà essere messa al centro del tabellone. Le altre carte dovranno essere collegate in modo ragionato rispetto a questo centro. Le carte centrali potrebbero essere:

    - La filatrice
    - Il luddista
    - Il padrone
    - La signora che usa i nuovi beni di consumo
    - Il colonizzatore (l’ultima carta)

    Ogni gruppo proporrà un testo descrittivo del suo cartellone ai compagni. Si valuteranno insieme le differenze.

    Narrare: l'historytelling

    L’immagine è già di suo una forma di narrazione attiva e, se la si comprende, anche coinvolgente. Il lavoro di tematizzazione è utile perché un fenomeno può essere raccontato dall’interno, da un protagonista, oppure da un punto di vista esterno. Questo lavoro sarà facilitato nel caso gli allievi abbiano già svolto quello della complessificazione.

    Due suggerimenti:

    - il punto di vista interno ovvero raccontare il fenomeno con gli occhi di un contadino che descrive quello che lui vede della Rivoluzione agricola, di un operaio luddista che parla della questione sociale, oppure la scrittura di un diario di un abitante della città o di una relazione da parte dell’autore di una delle invenzioni del tempo, per farla acquistare dal proprietario di una fabbrica. Scritti brevi, molto personali, che diano il senso di una testimonianza diretta, che, perciò dovrà sfruttare bene le informazioni ricavate dalle immagini.

    - il punto di vista esterno di un sindacalista, di un politico o di un giornalista. Il primo sosterrà le sue proposte per risolvere i problemi sociali, che descriverà con passione; il secondo spiegherà al parlamento come governare un processo complesso, che coinvolge attori sociali così diversi; il terzo sarà un giornalista straniero che vuole dare notizia, ai lettori del suo giornale, di ciò che sta accadendo in Inghilterra. A differenza del precedente, questi testi saranno tendenzialmente impersonali.

     

    La narrazione può essere realizzata col metodo dell’historytelling. In questo caso, ha bisogno di una arche-tipizzazione dei profili dei singoli personaggi da inserire nel “viaggio dell’eroe”, cioè in una struttura narrativa che metta in discussione una certezza iniziale del personaggio. La struttura ha diversi passaggi, dei quali non è possibile tenere conto in questa sede. Con questa avvertenza, una traccia narrativa potrebbe essere questa:

    - la partenza. Il nostro eroe vive in una certa situazione e formula una speranza: vuole fare qualcosa. Lui sa di potervi riuscire perché …
    - nel suo percorso incontra diversi ostacoli
    - trova un alleato
    - combatte contro un nemico
    - alla fine, riesce/non riesce nel suo intento.

    Per quanto in un historytelling sia lecito (e desiderabile) inserire elementi di fantasia, il riferimento alle carte è un vincolo da sottolineare. Nel corso del debriefing se ne valuteranno il numero e l’uso. Sarà anche utile confrontare le storie, dal momento che varieranno sensibilmente a seconda del personaggio scelto.

    (per una descrizione più dettagliata dell’historytelling si veda: G. Losapio, Intrecci di storie: l’historytelling nella didattica della storia, in C. Dal Maso (a cura di), Racconti da museo. Storytelling d’autore per il museo 4.0, Edipuglia, Bari 2018, pp. 153-166).

    Ricomporre

    Dividete ogni immagine in tre carte, separando il titolo, l’immagine, le osservazioni. Quindi, otterrete 111 carte. Proponete a ciascun gruppo cinque immagini con i relativi titoli e osservazioni. Saranno, perciò, quindici carte ben mescolate. Il gruppo dovrà, attraverso l’osservazione, abbinare correttamente ogni immagine al suo titolo e alla sua didascalia.

    Un’alternativa ludica consiste nel costruire un memory con queste carte. Si può partire da un minimo di dieci immagini, quindi con trenta carte (ogni immagine = tre carte). Non è necessario che ogni gruppo lavori con le stesse carte. Quindi, utilizzando un solo mazzo di 111 carte si potranno realizzare almeno tre gruppi.

    Sarà un memory originale e impegnativo, perché a tre: scoprire contemporaneamente l’immagine, la sua didascalia e il suo titolo. Memorizzazione assicurata.

     

    Titolo della fonte Fonte grafica Osservazioni
    Attrezzo agricolo per seminare
    (1743)
    02  Una delle condizioni perché esista una industrializzazione è che esista una agricoltura moderna.
     Seminatrice Jethro Trull
    (1703)
      03  Prima della rivoluzione industriale ci fu una “rivoluzione agricola”, che introdusse alcuni attrezzi che facilitarono l’ampliamento delle colture
     Immagine dei campi agricolo in piena trasformazione   04  In territori come Inghilterra, Olanda, Piemonte, Catalogna si iniziò una trasformazione agraria che portò a un grande aumento della produttività dei suoli.
    Recinzioni dei campi
    (enclosures)
      05  Prima di introdurre macchinari nella campagna ci fu il fenomeno delle recinzioni, I proprietari recintarono le terre comuni per coltivarle secondo i nuovi sistemi. I contadini che non avevano accesso a queste nuove coltivazioni furono costretti ad abbandonare le campagne.
     Manifattura tessile con spoletta volante   06  Un’invenzione, la spoletta volante, permise di tessere molto più rapidamente senza molto sforzo
    Filatrice   07  La facilità di tessere aumentò la necessità di filo, che – però - si produceva a mano in modo molto lento.
     Filatrice multipla
    (Jenny)
      08  L’invenzione di una macchina per filare: molto semplice, ma molto efficace. A quel punto c’era filo in abbondanza.
     Telaio meccanico   09  L’abbondanza di filo fece emergere la necessità di telai meccanici più rapidi. Così vennero creati dei telai mossi dall’energia idraulica.
    Macchina a vapore di J. Watt   10  L’invenzione di macchinari mossi dal vapore dell’acqua, ottenuto attraverso l’uso di carbone, permise di azionare meccanicamente i telai.
    La fabbrica a vapore   11  Una sola macchina a vapore poteva muovere molti telai a la volta.
    Era nata la fabbrica!
    Miniere di carbone   12  Il crescente bisogno di carbone dette impulso all’attività mineraria
    Minatori   13  I minatori erano reclutati tra i contadini cacciati dalle terre. Il loro lavoro era duro e spesso molto pericoloso.
    Bambini minatori   14  Per muovere i carrelli nelle gallerie strette si utilizzavano i bambini
    Alcuni animali nelle miniere di ferro e carbone   15  Il carbone si trasportava con dei carrelli su rotaie guidati dagli animali
     Distruzione dei macchinari   16  L’industrializzazione lasciava senza lavoro gli antichi tessitori e coloro che si occupavano dei filati. La loro reazione fu di organizzarsi per distruggere i macchinari.
    Movimento luddista   17  I distruttori dei macchinari vennero chiamati “luddisti” in Gran Bretagna e questa parola assunse il significato di “nemici delle macchine”
    Padrone/proprietario assassinato da un luddista   18  Il nascente movimento operaio si oppose ai macchinari con tutti i mezzi e si diffuse anche l’idea di assassinare i proprietari delle macchine
    Città con quartieri industriali   19  Le città si circondarono di grandi quartieri, pieni di camini del vapore che ingrigivano il cielo.
     Telai azionati da macchine a vapore   20  Le fabbriche, azionate dal vapore, utilizzarono soprattutto donne, perché le potevano pagare di meno per gli stessi compiti svolti dagli uomini
    Nascono città che sono grandi centri industriali   21  Quasi tutte le grandi città europee si trasformano in centri industriali con un significativo aumento della popolazione urbana, a causa della migrazione dei contadini che migravano in città per cercare lavoro.
    Treni a vapore   22  Presto il vapore divenne una fonte di energia che si utilizzò per il trasporto terrestre delle materie prime
    Trasporto dei viaggiatori   23  La ferrovia fu uno dei “figli” della rivoluzione industriale e permise per la prima volta il trasporto facile dei viaggiatori sui grandi distanze
    Battelli a vapore   24  Presto il vapore si utilizzò per muovere ruote ed eliche dei battelli. In questo modo potè nascere un commercio internazionale delle merci più sicuro e più economico
    Battelli con lo scafo di ferro   25  I battelli a vapore funzionavano magnificamente con gli scafi di ferro. Il ferro divenne un elemento strategico per l’economia di molti paesi.
    Contadini cacciati dai campi si accalcano nei quartieri urbani   26  I contadini cacciati si affollarono nei sobborghi e presto rappresentarono un esplosivo problema sociale
    Cresce la povertà   27  La povertà delle classi basse provocò ondate di carestie
    Sfruttamento del lavoro minorile   28  L’industria si rese conto che la manodopera minorile non solo era utile per le miniere, ma anche per i lavori che richiedevano mani piccole
    L'industria invade la campagna con le macchine a vapore   29  Le macchine a vapore, che muovevano telai, treni e battelli, vennero utilizzate anche in campagna
    Si inventano nuovi macchinari per ottenre l'acciaio   30  A metà del secolo XIX ci fu un’invenzione fondamentale per il futuro industriale: il convertitore Bessemer che permetteva di fabbricare acciaio con grande precisione. Adesso si potevano perfezionare moltissimo i nuovi macchinari.
    Miserabili quartieri operai in tutta Europa e nel Nord America   31  Gli antichi contadini si trasformarono in operai dipendenti, chiamati “proletari” perché l’unica cosa che possedevano era la “prole”, cioè i figli.
    Costante aumento della produzione   32  La rivoluzione industriale avviò un processo di costante aumento della produzione.
    D’ora in poi le crisi non sarebbero state per la scarsa produzione, ma per la produzione, a volte così abbondante che non si poteva vendere.
    Aumenta il commercio internazionale   33  Per poter vendere i prodotti era necessario ricorrere al grande commercio internazionale, che era facilitato dai battelli a vapore e dai treni.
    L'industria tessile cresce molto   34  La rivoluzione industriale permise la nascita di una società dei consumi, che poteva acquisire beni, come vestiti, a prezzi molto più bassi di prima.
    Necessità di cotone. 
    Schiavitù
      35  La rivoluzione industriale richiese milioni di tonnellate di cotone. Il commercio degli schiavi fu il risultato di ciò
    Bisogno di mercati e di materie prime   36  La ricerca di nuovi mercati per le materie prime come i metalli, il cotone, il legno, etc, fu all’origine del nuovo colonialismo che nacque nella seconda metà del XIX secolo.
    Le nazioni industriali acquisiscono colonie e le occupano militarmente   37  Il dominio coloniale necessitava di un crescente controllo militare sulle colonie, Così si giustificarono enormi eserciti.
    I paesi industriali sottomettono continenti interi   38  Africa, Oceania e parte dell’Asia furono oggetto prima del colonialismo europeo e poi di quello nordamericano.

     

  • La rivoluzione simulata

    Autore: Salvatore Di Pasqua

    Siamo intervenuti già altre volte sul tema del gioco, della simulazione e della didattica empatica. Ora cominciano ad arrivare i resoconti di insegnanti. Questo giunge da una scuola superiore di Pordenone. Si tratta di un percorso misto, in parte tradizionale e in parte “innovativo” (metto le virgolette perché solo in Italia la didattica empatica è considerata ancora tale). I colleghi a cui l’esperienza piacerà, hanno qui tutti i  materiali per ripeterla. E per HL, sia pure con qualche giorno di ritardo, è un bel modo per ricordare la Révolution (HL).

     

    Indice 

    •    La proposta didattica
    •    Partiamo dalla lezione e dal manuale
    •    I materiali di approfondimento
    •    Letture
    •    Elenco di parole, di concetti e di frasi fornito ai ragazzi
    •    La fase operativa
    •    I lavori degli studenti
    •    Qualche breve considerazione
    •    Il riflesso sull’insegnante
    •    Sitografia


    La proposta didattica

    La difficoltà  di sviluppare curiosità e interesse per quanto è distante nel tempo e di recuperare di conseguenza una sensibilità per la dimensione storica, mi ha spinto a richiedere agli studenti di una  classe quarta1  di simulare un discorso ai tempi della  rivoluzione francese precisandone il contesto,  individuando  correttamente i riferimenti storici e ponendo attenzione non solo alla verosimiglianza della situazione ipotizzata ma anche a quella del lessico adoperato.  Lo studente autore dell’intervento doveva innanzitutto chiarire la propria posizione rispetto agli eventi:  se cioè intendeva assumere la parte di un rappresentante del Terzo stato durante la convocazione degli Stati generali, di un deputato girondino che discute della condanna a morte del re, oppure immaginare di essere Robespierre che si rivolge ai membri della Convenzione, o ancora interpretare una donna che pone all'Assemblea nazionale il problema dei diritti delle donne e delle cittadine, e così via. Quindi elaborare un discorso credibile e coerente  tanto nella prospettiva storica, quanto (come si è detto) sotto un profilo più strettamente retorico.


    Partiamo dalla lezione e dal manuale

    Il libro di testo in adozione (il secondo volume del Giardina, Sabbatucci, Vidotto, Laterza), unito alle mie spiegazioni, è stato il punto di partenza per fornire un quadro generale degli eventi, già orientato tuttavia al coinvolgimento “emotivo” degli allievi. In tal senso durante le lezioni sono stati accentuati nella loro natura  “drammatica”  (di fatti cioè che rappresentano per chi li vive dei veri e propri snodi in quanto pongono i protagonisti di fronte a scelte cruciali, cambiamenti risolutivi) alcuni avvenimenti che hanno preceduto e accompagnato la Rivoluzione francese: il senso di consapevole gravità con cui vengono preparati i Cahiers de doléances, la decisione del Terzo stato di autoproclamarsi Assemblea nazionale con il solenne giuramento di non sciogliersi fino a quando la Francia non avesse avuto una costituzione, gli assalti – in più occasioni scomposti e feroci – del popolo parigino, la passione con cui i deputati  della Convenzione confrontano le loro posizioni, le reazioni alla fuga del re,  lo scontro tra  girondini e montagnardi,  il patriottismo dei volontari marsigliesi che entrano a Parigi cantando Allons enfants de la Patrie, le condanne a morte durante il periodo del terrore che coinvolgono  anche figure di rivoluzionari storici come Brissot, Hébert, Danton, la controversa, e insieme affascinante,  personalità  dell’incorruttibile Robespierre…

    In altre parole l’argomento “Rivoluzione francese” è stato presentato in modo tale da interrogare il vissuto degli allievi (la loro coscienza di giovani che si vanno formando) attraverso uno scambio passato-presente che si è sforzato di essere non un’indistinta sovrapposizione di fatti e giudizi, ma problematica ricerca di nessi,  possibilità di stabilire  un ponte tra uomini che appartengono a periodi, società, culture diversi.


    I materiali d’approfondimento

    Per raggiungere questo scopo i materiali di partenza sono stati integrati da vari documenti e fonti.
    Ho attinto le mie informazioni principalmente da altri manuali scolastici (Bertini, Lepre, Manzoni-Occhipinti, Guarracino…), ma anche da letture personali (Soboul, Lefebvre…) e da ricerche sul Web.

     

    Fino a questo momento si era trattato di svolgere  nel complesso un lavoro abbastanza tradizionale e di “routine”, che non si discostava molto, se non per il taglio e l’intenzione, da analoghe lezioni da me stesso tenute in altre classi e in altri anni: gli strumenti erano quelli che un qualsiasi insegnante di storia di solito adopera quando vuole approfondire un argomento. La consapevolezza di una  richiesta finale meno scontata (la costruzione autonoma di un discorso che  doveva diventare oggetto di verifica e di valutazione) mi ha spinto tuttavia a cercare anche  altri materiali che potessero essere d’aiuto agli studenti e a fornire nel contempo qualche modello per il loro lavoro.


    Letture

    In classe ho letto il testo della Marsigliese, frammenti di discorsi di Sieyès,  Robespierre, Saint-Just, Olimpe de Gouges (su quest’ultima ho anche fornito agli allievi informazioni particolareggiate sulla vita e le opere principali); ho commentato alcuni documenti che ritenevo essenziali per una conoscenza meno sommaria dell’argomento (i Cahiers de doléances della Parrocchia di Vollerague, della Comunità di Aigues-Vives, della Città di Beaucaire, della Siniscalchia di Nîmes; la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 26 agosto 1789, quella del 24 giugno 1793, la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina di Olympe de Gouges del settembre 1791 e altro ancora); infine, per aiutare gli studenti a non allontanarsi troppo dal clima e dallo stile propri del periodo rivoluzionario, obiettivo abbastanza ambizioso se si pensa  che la richiesta era rivolta a giovani con limitate conoscenze del vocabolario settecentesco, ho predisposto un elenco di parole ed espressioni che ricorrevano con una certa frequenza in testi e documenti  prodotti da alcuni dei  principali artefici della rivoluzione francese. Per tale elenco mi sono servito soprattutto di un volume curato da Cesare Vetter il cui titolo è La felicità è un’idea nuova in Europa. Contributo al lessico della rivoluzione  francese (Trieste, 2005). In questo studio sono tra l’altro indicate in lingua francese  le liste di frequenza di  parole, nonché di lessie composte e complesse, che compaiono più frequentemente nelle opere di Robespierre, di  Marat e di Saint-Just.

    Je dis que, si le peuple ne se lève pas tout entier, la liberté est perdue (Maximilien Robespierre)


    Elenco di parole, di concetti e di frasi fornito ai ragazzi

     

    PAROLE
    Aristocrazia/Aristocratici /Nobili /Nobiltà
    Assemblea
    Bene
    Bisogno
    Cittadino/i
    Comitato
    Coraggio
    Cospiratori
    Costituzione
    Diritto/i
    Donna/e
    Eroe
    Fede
    Felicità
    Generale
    Giacobino/i
    Giustizia
    Governo
    Guerra
    Istituzione
    Legge/i
    Libertà/Libero
    Natura
    Nazione
    Nemico/i (della repubblica)
    Oppressione
    Ordine (inteso come “appartenenza a un ordine”)
    Passione/i
    Patriota/i
    Popolo
    Potere
    Proprietà
    Pubblico
    Ragione
    Rappresentanti
    Re/Sovrano
    Repubblica
    Rivoluzione
    Salute
    Società
    Tiranno/Tirannia
    Uguaglianza
    Umanità
    Utile
    Verità
    Virtù

     

    LESSIE COMPOSTE E COMPLESSE
    Amici della libertà
    Amore dell’umanità/della patria
    Bene comune/generale/pubblico
    Buon cittadino/i
    Cittadini virtuosi
    Diritto naturale/politico /di assemblea/ di petizione
    Felicità pubblica/dell’umanità/degli uomini/del popolo/della società
    Gloriosa rivoluzione
    Governo rivoluzionario
    Interesse generale/pubblico/della nazione
    Libertà di stampa/di culto/di opinione /individuale/pubblica
    Nemici della Libertà/del popolo/della repubblica/della rivoluzione
    Salute della patria/del popolo/pubblica
    Volontà generale

     

    FRASI  ESTRAPOLATE DA  DOCUMENTI E TESTI VARI
    Che cos'è il Terzo stato? Tutto. Che cosa è stato finora nell'ordinamento politico? Nulla. Che cosa chiede?

    Divenirvi  qualche cosa (E. J. Sieyès, Che cos'è il Terzo stato?, 1789).

    Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull'utilità comune (Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, Art. 1, 1789).

    La Donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell'uomo. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull'utilità comune (Olympe de Gouges, Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, art. 1, 1791).

    Popolo, se il re sarà assolto, ricordati che noi non saremo più degni della tua fiducia e tu potrai accusarci di perfidia (L. A. de Saint-Just, 13 novembre 1792: Discorso alla Convenzione).

    I principali diritti dell’uomo sono di provvedere alla conservazione della propria esistenza e della propria libertà (M. Robespierre,  24 aprile 1793: Discorso alla Convenzione).

    L’uomo è nato per la felicità e per la libertà: e tuttavia egli è dappertutto schiavo ed infelice! (M. Robespierre, 10 maggio 1793: Discorso alla Convenzione).

    Un uomo che manca di virtù pubbliche non può avere delle virtù private (M. Robespierre, 9 luglio 1794: Discorso ai giacobini).

    Il bene pubblico, la felicità di tutti: ecco  l’unico oggetto del patriottismo; l’amore della giustizia e dell’uguaglianza:  ecco la sua passione (M. Robespierre, Considerazioni su una delle principali cause dei nostri mali, in «Le défenseur de la constitution», n. 3, 31 maggio 1792).

    Popolo di Francia! […] È giunto il momento di fondare la Repubblica degli Uguali, questo grande asilo aperto a tutti gli uomini (Manifesto degli Uguali, 1794).

    I nemici del popolo sono quelli che cercano di annientare la libertà pubblica, sia con la forza, sia con l’astuzia (Legge 22 pratile, art. 5, 10 giugno 1794).

    PEUPLE DE FRANCE !
    Pendant quinze siècles tu as vécu esclave, et par conséquent malheureux. Depuis six années tu respires à peine, dans l'attente de l'indépendance, du bonheur et de l'égalit

    (Sylvain Maréchal, Manifeste des Égaux)

     

    La fase operativa

    Conclusa tra novembre e dicembre questa fase (l’intero modulo “rivoluzione francese” è stato articolato in 10 ore di lezione; per dare maggiore continuità al lavoro, avendo solo due ore settimanali a disposizione per la storia, ho utilizzato anche alcune ore dell’altra materia che insegno in classe:  italiano), ho chiesto ai ragazzi di predisporre  il loro  discorso in forma scritta  come compito da svolgere durante la pausa natalizia. Eventuali difficoltà o richieste di chiarimento  mi potevano essere formulate  attraverso il contatto della posta elettronica.

    Al rientro dalle vacanze ho proceduto alla verifica dei lavori svolti; ho chiesto a ciascuno allievo di leggere il proprio discorso  curando il piano dell’oralità:  la lettura doveva essere accompagnata da un tono adatto alla situazione simulata e tradursi in un’oratoria che puntava a coinvolgere gli ascoltatori e a provocarne l’assenso. Per dare maggiore enfasi al discorso ho invitato i ragazzi a posizionarsi in piedi davanti alla cattedra assumendo un ruolo centrale nella classe mentre io sedevo tra i banchi.

    Alla lettura ha fatto seguito la mia valutazione “sommativa”  (un breve commento sul lavoro svolto che si è poi convertito  in un voto); quindi  ho chiesto agli studenti  “interrogati” di inviarmi il file del loro discorso per procedere a un’analisi meno legata a quelle esigenze più strettamente scolastiche cui è pur sempre tenuto un insegnante (la necessità di dare un voto alla singola prestazione di uno studente).  

     

    I lavori degli studenti

    L’osservazione più evidente che  ho  ricavato dalla lettura dei vari lavori è che gli studenti  “si erano calati in una parte”: essi avevano cioè scelto in base ai loro orientamenti emotivi, culturali e ideologici, anche forse senza esserne del tutto consapevoli. La condanna a morte di Luigi XVI ad esempio ha visto la classe  (molti studenti avevano scelto questo avvenimento come sfondo per costruire il loro discorso) divisa in due contrapposti schieramenti: i favorevoli alla condanna (la maggioranza) e coloro che, pur censurando il comportamento del re, avanzavano seri dubbi non tanto sulla moralità di questo atto quanto piuttosto sull’utilità e la sua coerenza con i principi illuministici e rivoluzionari.

    Le motivazioni di questo secondo gruppo di studenti risultano particolarmente interessanti per gli argomenti che introducono e l’individuazione dei punti critici della condanna a morte.
    Assumendo la parte di un parlamentare girondino che  si rivolge alla Convenzione durante il processo di Luigi XVI nel gennaio 1793,  uno studente della classe, Marco, così  difende il re:

    Cari cittadini nonché parlamentari francesi, sarò diretto, siamo tutti d’accordo su un punto: il nostro sovrano non è in grado di governare e reggere il nostro grande paese; questo lo abbiamo già appurato e abbiamo già approvato la sua destituzione dalla carica di re il settembre scorso. Il re ormai non ha più alcun potere decisionale su nulla; è un uomo come gli altri, come noi, e come tale ha dei diritti che sono il diritto alla conservazione della propria esistenza e la libertà, libertà peraltro già toltagli subito dopo un più che sospetto ritrovamento di documenti compromettenti nei suoi appartamenti nel palazzo delle Tuileries, che lo incriminano e dimostrano come sia in combutta coi sovrani di Prussia e Austria, nostri dichiarati nemici, per far invadere la Francia e riottenere così il suo potere.
    Ma questo è tutto da dimostrarsi perché chiunque avrebbe potuto mettere quei documenti nelle stanze del re e chiunque avrebbe potuto corrompere un inserviente del palazzo per nascondere lì i suddetti documenti, anche un membro di questo Parlamento che vorrebbe toglierlo di mezzo e che ne trarrebbe profitto.
    Signori, ora siamo dove siamo grazie a questa nostra rivoluzione e io vi dico che non avremmo potuto fare di meglio, perché ci ha permesso di affermarci come persone con diritti, come cittadini. E per questo quasi tutti gli stati europei ci hanno dichiarato guerra, ci vedono deboli, isolati e senza un unico punto di riferimento; se adesso mandassimo al patibolo l’ex sovrano gli stati nemici si accanirebbero con ancora più ferocia su di noi e comunque non ci mostreremmo tanto diversi da quei sovrani dispotici come tra l’altro lo era il nostro ultimo re: siamo sicuri che la sua morte sia utile alla nostra società? È nell’interesse generale uccidere brutalmente un uomo finito?
    Penso che la nostra patria non abbia bisogno di una giustizia simile e che anzi tale comportamento leda alla sua salute. La futura repubblica non dovrebbe basarsi sulla morte di un re ma sull’umanità di coloro che l’hanno fondata e che l’amministrano. Faccio richiesta a voi da parte di tutti i girondini di ascoltare la volontà generale del popolo francese perché riteniamo che una decisione di tale portata debba essere rimessa al popolo e non ai soli rappresentanti di esso in quest’aula2 .

      Luigi XVI davanti alla Convenzione per il processo


    Anche Andrea, che fa sua la posizione del leader dei girondini Jacques Pierre Brissot,  si appella al senso di responsabilità dei deputati della Convenzione invitandoli a riflettere, prima del loro voto, sulla complessità della decisione e sulle conseguenze  dell’atto che stanno per compiere:


    Colleghi deputati rappresentanti dei cittadini francesi, con la gloriosa rivoluzione, compiuta dal popolo grazie all’unione di vere passioni come giustizia e uguaglianza e comuni obiettivi come il bene pubblico e la felicità di tutti, lo Stato di Francia lascia a tutto il mondo in eredità gli ideali di libertà, affinché questi possano moltiplicare e alimentare le speranze che noi abbiamo generato.
    I principali diritti dell’uomo per i quali noi abbiamo lottato sono: il diritto alla conservazione della propria esistenza e la libertà.
    Per sostenere questi ideali noi dobbiamo dare un’immagine di cambiamento dimostrando allo stesso tempo di attenerci con coerenza a ciò che noi aspiravamo e che abbiamo conseguito.
    Nonostante tutti noi siamo a conoscenza della colpevolezza del nostro sovrano nell’essersi dimostrato privo di virtù pubbliche, traditore della patria e nemico della repubblica, della libertà, del popolo, della rivoluzione, annuncio che i girondini voteranno contro la condanna a morte del re Luigi XVI, non per salvare la vita del nostro sovrano ma per difendere l’immagine del nostro paese di fronte agli altri Stati.
    Come possiamo rinnegare i diritti per i quali ci siamo battuti?
    Che immagine di Stato rinnovato diamo al mondo se condanniamo a morte il nostro re?
    Io chiedo fortemente a tutti i rappresentanti dei cittadini di riflettere e di pensare all’interesse pubblico e alle conseguenze che potrebbero portare i nostri voti e spero che in futuro non ci dovremo pentire della strada seguita oggi3 .
      Les principaux droits de l'homme sont celui de pourvoir  à la conservation de son l'existence, et la liberté

     

    Non meno interessanti comunque risultano le posizioni (e le argomentazioni di supporto) degli allievi che invece optano per la condanna a morte del  re.
    Una studentessa, Anna, si chiede:

    Si può definire re colui che non pensa al bene e ai bisogni del suo popolo? Colui che ha cercato di mantenere ad ogni costo il suo potere, andando quindi contro le necessità dei cittadini? Ma ancora, si può definire re colui che non prende decisioni, che rimane passivo davanti agli eventi?
    Riflettete, dobbiamo dare pietà ad un uomo che si è dimostrato vile scappando da Parigi durante una fase delicata della nostra Nazione e che ha alimentato l’instabilità sociale e la situazione di confusione politica in cui ci troviamo?
    Come se non bastasse, ci ha incoraggiati a intraprendere una guerra contro gli austro-prussiani, una guerra nella quale Luigi XVI riponeva le sue segrete speranze per restaurare il suo potere assoluto.
    Siamo riusciti a vincere questa guerra grazie alle sole nostre forze e abbiamo sconfitto alla fine i nemici della Francia. Ora rimane una sola minaccia per la sopravvivenza di questa gloriosa rivoluzione: la figura del re.
    Come possiamo noi non condannare un uomo che con le sue azioni ha messo in pericolo tutti noi, ci ha esposti a gravi pericoli  non curandosi del bene comune, della sorte di uomini, donne, bambini della nostra amata Patria?
    E in conclusione, se voi tuttora dopo il mio discorso mi chiedete ancora: “Ma chi siamo noi per condannare a morte Luigi XVI?”. Bé, Signori, noi siamo il popolo, il popolo che si oppone alla tirannia del sovrano e che ora, per dimostrare la sua forza e potenza, ucciderà colui che è stato il simbolo dell’Assolutismo4 .

    Il 21 gennaio 1793 Luigi XVI viene ghigliottinato a Parigi in Piazza della Rivoluzione


    Qualche breve considerazione

    Anche se l’argomento “condanna a morte del re” è stato quello che ha finito per catturare l’interesse della maggior parte  degli allievi, non sono mancate scelte e orientamenti diversi. Qualcuno, come Giada o Martina, ha voluto rivendicare di fronte all’Assemblea nazionale del 1791 i diritti delle donne in nome di un più esteso (e meno sessista)  concetto di uguaglianza, qualche altro, come Nico, ha realizzato un discorso compatibile con quello tenuto da un rappresentante del Terzo stato nella sala della Pallacorda il 20 giugno 1789 e così via, in un alternarsi certamente limitato di varianti, che ha dato luogo comunque a un confronto interessante di idee e posizioni e, quel che più conta nel contesto “lezione di storia”, alla riproduzione di informazioni in una situazione diversa da quella più strettamente disciplinare, che diventavano dunque acquisizioni (competenze) trasversali capaci di trasmigrare in altri ambiti e di essere utilizzate in modo autonomo.

     

    Il riflesso sull’insegnante

    Il lavoro che ho proposto agli allievi della quarta B non è stato senza riflesso sulla mia attività di docente. Come ogni approfondimento in cui si dà spazio all’iniziativa degli studenti ho dovuto procedere alla veridicità dei loro apporti. Ciò non è stato sempre facile, per molteplici ragioni. Alle difficoltà strutturali o istituzionali che ogni insegnante ben conosce (tempo contingentato, incombenze burocratiche, esigenze del programma…) si sono aggiunte questioni legate alla conoscenza disciplinare. Ad esempio uno studente, ipotizzando di essere un rappresentante del Terzo stato che si rivolge all’Assemblea nazionale nella sala della Pallacorda, così inizia il suo discorso: “Noi deputati siamo cittadini francesi provenienti da…”.

    In casi come questo (abbastanza frequenti negli elaborati che gli allievi mi avevano consegnato) più che verificare una generica  preparazione occorreva  accertare qualcosa di più  specifico: il grado di attendibilità delle scelte lessicali rispetto a un preciso riferimento storico (i termini “deputati” e “cittadini”  in quel contesto erano plausibili?).

    Nel momento in cui l’insegnante  si avventura in un campo “incognito”  non può fare affidamento  solo sulle sue acquisizioni “pregresse”; deve essere pronto a un confronto meno scontato e più aperto, con gli studenti e con la disciplina. L’insegnante può così di fronte alla classe  dimostrare un’altra dote: ammettere i propri limiti riconoscendo che alcune conoscenze richiedono competenze particolari e specialistiche, e che nessuno può essere così bravo e preparato da saper trovare sempre una risposta. In situazioni di incertezza si può  anche prendere tempo per andare ad appurare la natura di una informazione, magari sottoponendo a un esperto i propri dubbi.  Una dose di umiltà e un clima di maggiore franchezza tra docente e allievi è il risultato, non strettamente disciplinare ma fondamentale per il clima in cui si determina l’apprendimento, che un lavoro come questo si porta dietro, oltre naturalmente a chiedersi come un determinato avvenimento sia potuto accadere.

     

    SITOGRAFIA

    La felicità è un’idea nuova in Europa. Contributo al lessico della Rivoluzione francese
    http://www.openstarts.units.it/xmlui/bitstream/handle/10077/8299/Vetter-I.pdf?sequence=1
    M. Robespierre, Esposizione dei miei principi, maggio 1792                
     http://www.giovanniarmillotta.it/metodo/robespierre02.htm  

    M.  Robespierre, Discorso alla Convenzione, 24 aprile 1793
     http://www.giovanniarmillotta.it/metodo/robespierre03.htm

    M.  Robespierre, Discorso alla Convenzione,  10 maggio 1793
     http://www.giovanniarmillotta.it/metodo/robespierre04.htm

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    Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino 1793
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    Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina
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    Risposta al cittadino Robespierre di Olympe de Gouges
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    Il manifesto degli Eguali
    http://digilander.libero.it/education/dati_box/STO_2/BABEUF.pdf

     

    NOTE

    [1] Si tratta della quarta B ad indirizzo afm (amministrazione, finanza, marketing) dell’Istituto tecnico del settore economico “Odorico Mattiussi” di Pordenone. Tengo a precisare che è una classe di studenti attenti, in genere interessati alle proposte dell’insegnante, attivi dal punto di vista dello studio e della partecipazione.

    [2] Intervento realizzato da Marco Magini.

    [3] Autore di questo discorso è Andrea Pezzot.

    [4] Questo discorso è stato proposto da Anna Magarotti.

     

  • La schiavitù dall'antichità ai giorni nostri. Sitografia per autori.

    di Antonio Prampolini

    Per un migliore utilizzo delle risorse della rete sulla storia della schiavitù si propone di seguito una sitografia in ordine alfabetico degli autori (studiosi, enciclopedie, centri di ricerca, networks, associazioni culturali, istituzioni/enti, organismi internazionali) degli articoli/testi/documenti elencati nella Sitografia per temi.

    Tutti i testi erano consultabili in rete alla data del 24 /11/2020.

     

    A..2 B..3 C..5 D..6 E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W Z.23

    SCHIAVITÙ SITOGRAFIA PER AUTORI IMMAGINE 1Fig.1: acquerello di Francis Meynell (1821-1870) raffigurante gli schiavi sotto il ponte della nave negriera spagnola Albanoz catturata dalla marina inglese nel 1846 al largo della costa occidentale dell’Africa. Fonte

     

     

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    SCHIAVITÙ SITOGRAFIA PER AUTORI IMMAGINE 2Fig.2: tela del pittore inglese J.M.W. Turner (1775- 1851) raffigurante una nave negriera che durante un tifone si libera degli schiavi gettandoli a mare. Fonte

     

     

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    SCHIAVITÙ SITOGRAFIA PER AUTORI IMMAGINE 3Fig.3: tela del pittore inglese George Morland (1763-1804) raffigurante una famiglia di schiavi brutalmente separata dai negrieri bianchi al momento della vendita. Fonte

     

     

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    SCHIAVITÙ SITOGRAFIA PER AUTORI IMMAGINE 4Fig.4: schiavi al lavoro in una piantagione di canna da zucchero nell’isola caraibica di Antigua (acquatinta dell’esploratore americano William Clark, 1770-1838). Fonte

     

     

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    -Prima guerra servile,Seconda guerra servile,Terza guerra servile,Spartaco;First Servile War,Second Servile War,Third Servile War,Spartacus,  Première guerre servile,Deuxième guerre servile,Troisième guerre servile,Spartacus; per l’elenco delle voci sull’argomento:Category Slave rebellions,Catégorie:Révolte d'esclaves.

    -Slavery in the 21st century,Esclavage contemporain,Esclavage auxxe siècle,Esclavitud en la actualidad,Tratta di esseri umani,Human trafficking,Traite des êtres humains,Menschenhandel; per l‘elenco delle voci sull‘argomento:Category Contemporary slavery,Categoria Traffico di esseri umani,Category Human trafficking,Kategorie Menschenhandel, Categoría Trata de personas.

    -Schiavitù moderna in Africa,Slavery in contemporary Africa;per l‘elenco delle voci sull‘argomento: CategoryHuman trafficking in Africa.

    -Human trafficking in Canada,Contemporary slavery in the United States,Human trafficking in the United States; per l’elenco delle voci sull’argomento:Category Human trafficking in North America.Human trafficking in Mexico.

    -Human trafficking in Venezuela,Human trafficking in Brazil,Human trafficking in Argentina,Human trafficking in South America;per l’elenco delle voci sull’argomento:Category Human trafficking in South America.

    -Human trafficking in China,Human trafficking in India;per l’elenco delle voci sull’argomento:Category Human trafficking in Asia.

    -Human trafficking in Europe,Human trafficking in Italy,Human trafficking in the United Kingdom,Human trafficking in France,Human trafficking in Germany,Human trafficking in Spain; per l’elenco delle voci sull’argomento:Category Human trafficking in Europe.

    -Human trafficking in Australia,Human trafficking in New Zealand; per l’elenco delle voci sull’argomento:Category:Human trafficking in Oceania.

    -Per un elenco completo delle voci sull’argomento relative ai diversi paesi dell’America e del mondo nell’edizione in lingua inglese dell’enciclopedia online:Category Human trafficking by country.

    -Abolizionismo,Abolitionism,Abolitionnisme,Abolition de l'esclavageAbolitionismusAbolicionismo;per l’elenco delle voci sull’argomento:Categoria Abolizionismo,Category Abolitionism,Catégorie Antiesclavagisme,Kategorie Abolitionismus,Categoría Abolicionismo.

    -Abolizionismo negli Stati Uniti d'America,Abolitionism in the United States,  Antiesclavagisme aux États-Unis; per l’elenco delle voci sull’argomento:Categoria Abolizionismo negli Stati Uniti d'America,Category Abolitionism in the United States.

    -Abolitionism in France;per l’elenco delle voci sull’argomento:Catégorie Antiesclavagisme en France.

    -Abolitionism in the United Kingdom,Abolition de l'esclavage au Royaume-Uni;per l’elenco delle voci sull’argomento:Category Abolitionism in the United Kingdom.

    ► Wilkinson Mick, Gaus Aline, Craig Gary, Skrivankova Klara, McQuade Aidan,Contemporary slavery in the UK, Joseph Rowntree Foundation, 2007.

    ► Williams Heather Andrea,How Slavery Affected African American Families, National Humanities Center.

    Z

    ► Zdziebłowski Szymon,Slavery was common in medieval Europe, Science in Poland, 04/02/2019.

    ► Zheng Tiantian,Human trafficking in China, in «Journal of Historical Archaeology & Anthropological Sciences», 3 (2),2018.

    ► Zubeldia Pérez Germán,La abolición de la esclavitud en España. Una aproximación comparada a los casos británico y francés, Grado en Historia – Facultad de Filosofía y Letras - Universidad de Cantabria, Curso 2016/2017.

  • La schiavitù dall’antichità ai giorni nostri. Sitografia per temi.

    di Antonio Prampolini

    La recente “guerra delle statue” ha suscitato un nuovo interesse per la storia della schiavitù e dello schiavismo. Historia Ludens ha affrontato l’argomento negli articoli di Antonio Brusa[1] e diDaniele Boschi[2].

    Numerose e disperse nel “mare magnum” del Web sono le fonti digitali sull’argomento. Il loro utilizzo impone perciò un attento lavoro di individuazione/ selezione e giustifica una sitografia che percorra la storia della schiavitù attraverso i secoli dall’antichità alla nostra contemporaneità.

    La sitografia che qui si propone è suddivisa in due parti: Schiavitù / Schiavismo e Abolizione della schiavitù / Abolizionismo. Nella prima parte le fonti digitali sono aggregate per epoche/periodi storici (Antichità, Medioevo, Età Moderna, Forme contemporanee di schiavitù), per continenti (Africa, America, Asia, Europa, Oceania) e paesi (Canada, Stati Uniti, Cuba, Brasile); nella seconda, per paesi (Canada, Stati Uniti, Cuba, Brasile, Francia, Inghilterra, Spagna). Le fonti sono state selezionate per tipologia (Enciclopedie, Articoli/Saggi/Risorse didattiche) nelle seguenti aree linguistiche: italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, ed elencate, raggruppate per aree linguistiche omogenee, seguendo l’ordine cronologico di pubblicazione.

    Le enciclopedie, in particolare, sono ricorrenti nella sitografia. Le loro voci (autoriali o redazionali) contengono trattazioni sintetiche utili sia come “punto di partenza” che “punto di arrivo” in un percorso di approfondimento (individuale o collettivo) sulla storia della schiavitù e dello schiavismo. Come “punto di partenza”, perché in esse è possibile trovare il necessario inquadramento dei fatti, le interpretazioni prevalenti, e, talvolta, anche opportune informazioni bibliografiche e sitografiche. Come “punto di arrivo”, in quanto le voci enciclopediche offrono in generale uno schema/modello per una sistematizzazione e per una memorizzazione delle nuove conoscenze acquisite dopo avere completato il percorso di approfondimento.

    Wikipedia[3], pur con le sue note criticità, viene segnalata in tutti i livelli tematici della sitografia. Le voci dell’enciclopedia online attinenti alla storia contengono convinzioni diffuse e luoghi comuni (spesso scientificamente non fondati) che è comunque interessante e opportuno conoscere, ma anche, in alcuni casi, spunti interpretativi originali che meritano di essere verificati e sviluppati. Wikipedia, inoltre, per la sua natura open access, si presta in particolare nel mondo della scuola ad interessanti attività laboratoriali[4].

    Tutti i testi erano consultabili in rete alla data del 10/11/2020.

    A breve seguirà la sitografia ordinata per autori.

    Sommario

    Parte prima: Schiavitù / Schiavismo

    .5

    1. Definizione e storia in generale.5

    1.1 Enciclopedie.5

    1.2 Articoli/Saggi/Risorse didattiche

    .6

    2. Antichità.8

    2.1 Grecia.8

    2.1.1 Enciclopedie.8

    2.1.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .8

    2.2 Roma.9

    2.2.1 Enciclopedie.9

    2.2.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .9

    3. Medioevo.10

    3.1 Enciclopedie.10

    3.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .10

    4. Età Moderna

    .11

    4.1 Africa.11

    4.1.1 Enciclopedie.11

    4.1.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .11

    4.2 America.12

    4.2.1 Continente.13

    4.2.1.1 Enciclopedie.13

    4.2.1.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .13

    4.2.2 Canada.13

    4.2.2.1 Enciclopedie.13

    4.2.2.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .14

    4.2.3 Stati Uniti 14

    4.2.3.1 Enciclopedie.14

    4.2.3.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .15

    4.2.4 Cuba.16

    4.2.4.1 Enciclopedie.16

    4.2.4.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .16

    4.2.5 Brasile.17

    4.2.5.1 Enciclopedie.17

    4.2.5.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .17

    4.3 Asia.17

    4.3.1 Enciclopedie.17

    4.3.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .18

    4.4 Europa.18

    4.4.1 Enciclopedie.18

    4.4.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .18

    4.5 Oceania.19

    4.5.1 Enciclopedie.19

    4.5.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .19

    5. La tratta degli schiavi 19

    5.1 Enciclopedie.20

    5.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .20

    6. Le rivolte degli schiavi 21

    6.1 Enciclopedie.21

    6.2 Articoli/Saggi/Risorse didattiche

    .22

    7. Forme contemporanee di schiavitù

    .23

    7.1 In generale.23

    7.1.1 Enciclopedie.23

    7.1.2 Articoli/Saggi/Risorse didattiche

    .23

    7.2 Africa.25

    7.2.1 Enciclopedie.25

    7.2.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .25

    7.3 America

    .25

    7.3.1 Nord America.26

    7.3.1.1 Enciclopedie.26

    7.3.1.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .26

    7.3.2 Centro America.26

    7.3.2.1 Enciclopedie.26

    7.3.2.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .26

    7.3.3 Sud America.27

    7.3.3.1 Enciclopedie.27

    7.3.3.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .27

    7.4 Asia.27

    7.4.1 Enciclopedie.27

    7.4.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .27

    7.5 Europa.28

    7.5.1 Enciclopedie.28

    7.5.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .28

    7.6 Oceania.28

    7.6.1 Enciclopedie.29

    7.6.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .29

    Parte seconda: Abolizione della schiavitù / Abolizionismo

    .29

    1. Definizione, diritto internazionale e storia in generale.29

    1.1 Enciclopedie.29

    1.2 Articoli/Saggi/Risorse didattiche

    .30

    2. America

    .31

    2.1 Canada.31

    2.1.1 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .31

    2.2 Stati Uniti 31

    2.2.1 Enciclopedie.31

    2.2.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .31

    2.3 Cuba.32

    2.3.1 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .32

    2.4 Brasile.32

    2.4.1 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .33

    3. Europa

    .33

    3.1 Francia.33

    3.1.1 Enciclopedie.33

    3.1.2 Articoli/Saggi/Risorse didattiche

    .33

    3.2 Inghilterra (UK) 34

    3.2.1 Enciclopedie.34

    3.2.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    .34

    3.3 Spagna.35

    3.3.1 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche.35

    Parte prima: Schiavitù / Schiavismo

    1. Definizione e storia in generale

    1.1 Enciclopedie

    L’Enciclopedia Italiana contiene la voce Schiavitù (Vol. XXXI, 1936), autori: Raffaele Corso (etnografo), Ugo Enrico Pàoli (studioso del diritto greco e romano), Gino Luzzatto (storico dell’economia), Giorgio Balladóre Pallièri (giurista). Indice:  Presso i primitivi, Bibliografia; Nell'antichità: Grecia (Osservazioni generali, Gli schiavi nell'economia generale del mondo greco, Condizione degli schiavi presso i Greci, Cause da cui deriva lo stato servile, Condizione giuridica dello schiavo, Affrancazione dello schiavo),  Roma (Degli schiavi in generale, La "familia rustica", La "familia urbana", Speculazione industriale sugli schiavi, Condizione materiale degli schiavi in Roma, Origine e cessazione dello stato di servitù, Origine e cessazione dello stato di servitù, Condizione giuridica dello schiavo), Bibliografia; Medioevo ed età moderna; Il movimento antischiavista, Bibliografia; Diritto internazionale, Bibliografia.

    ► Nell’Enciclopedia delle scienze sociali (Treccani) troviamo la voceSchiavitù (1997), autori: Emilio Gabba (storico dell’antichità) e Raimondo Luraghi (studioso di storia americana e moderna). Indice:Schiavitù nel mondo antico: 1. Considerazioni generali, 2. Teorie antiche sull'origine della schiavitù, 3. La schiavitù nelle età micenea e omerica, 4. Forme di dipendenza: fra libertà e schiavitù, 5. La servitù per debiti ad Atene e a Roma, 6. La schiavitù-merce: il rifiuto del lavoro manuale, 7. Il caso etrusco, 8. L'economia schiavile in Roma (III-I secolo a.C.), 9. Le guerre servili del II e I secolo a.C, 10. Il declino della schiavitù antica, Bibliografia;Schiavitù nell'età moderna: 1. Introduzione, 2. Zucchero e schiavitù, 3. La tratta, 4. La cultura della piantagione, 5. Aspetti della schiavitù, 6. L'abolizione della schiavitù, Bibliografia.

    Nell’Enciclopedia dei ragazzi (Treccani), la voce Schiavitù è firmata da Sergio Parmentola (autore anche della voceRazzismo). Indice: Gli schiavi, Le origini, Nell’antica Grecia, Il mondo romano, Nel Medioevo, La tratta dei Neri, La schiavitù risorge sotto altre forme.

    Il Dizionario di Storia (Treccani) contiene la voce redazionale Schiavitù (2011) Indice: Età antica, Medioevo, Età moderna.

    L’Enciclopedia on line (Treccani) indirizza gli utenti alla voce redazionale Schiavitù. Indice: Antropologia, Diritto, Storia (Antichità classica, Medioevo, Età moderna).

    In Sapere (De Agostini), la voce redazionale Schiavitù (Lessico, Le origini, Il mondo romano, La tratta degli schiavi, Diritto, Bibliografia).

    ► Nell’Enciclopedia Britannica troviamo la voceSlavery dello storico americano Richard Hellie. Indice della voce:Introduction,Historical survey (Slave-owning societies, Slave societies, Slavery in the Americas, The international slave trade, Ways of ending slavery),The Law Of Slavery (Sources of slavery law, Legal definitions of slavery, Master-slave legal relationships, Family and property, Legal relationships between slave owners, Legal relationships between slaves and free strangers,Laws of manumission),The Sociology Of Slavery (The slave as outsider, Attitudes toward slavery: the matter of race, Slave occupations),Agriculture (Slave demography,Slave protest),Slave Culture.

    L’Encyclopedia.com (sito in lingua inglese che aggrega informazioni tratte da fonti enciclopediche, dizionari e da altre opere di reference) propone numerose voci sull’argomento. Tra queste segnaliamo:Slavery (Blacks In The New World, The Slave Trade, Opposition To Slavery, Conditions Of Slavery, The Abolition Of The Slave Systems, Slavery Scholarship And The Place Of The Slave In The World, Bibliography),The Business Of Slavery Overview,Slavery And Race (Definitions Of Slavery, Slavery As A Global Phenomenon, The Transatlantic Slave Trade And The Racialization Of Slavery, Slavery And Racial Categories, “Scientific” Racism And Slavery, Bibliography). Per l’elenco completo delle voci si rinvia a:Slavery Search Results.

    ► Nell’Enciclopedia Larousse, la voce redazionaleesclavage che fa parte del dossiergrandes découvertes. Indice:1. Introduction (Selon Aristote, Une pratique quasi universelle, Économie de profit et de plantation)2. L’esclavage depuis les premières civilisations (Mésopotamie, Égypte, Inde, Perse, La Grèce antique, Rome),3. Le Moyen Âge (En Occident: de l’esclavage au servage, L’esclavage en terre d’Islam),4. La traite des noirs (Les portugais, Les exigences de la conquête coloniale, Le commerce triangulaire, «Déportation sans retour», Traitements inhumains),5. Vers l’abolition de l’esclavage (L’exemple d’Haïti, L’Angleterre en première ligne, États-Unis: un long combat),6. Survivance de l’esclavage: le travail forcè.

    Wikipedia, nelle principali edizioni linguistiche, presenta sull’argomento diverse voci. Tra queste segnaliamo: nell’edizione in lingua italiana:Schiavismo (La schiavitù nelle civiltà antiche, Schiavismo nel Medioevo, Schiavismo nell'età moderna, La Chiesa cattolica e lo schiavismo, Il dibattito sull'abolizionismo, Colonialismo europeo e schiavitù, L'abolizionismo, La schiavitù ieri e oggi, Bibliografia),Storia della schiavitù (Origini neolitiche, Africa, Americhe, Medio Oriente, Asia, Europa, Oceania, Movimenti abolizionisti, Storiografia, Bibliografia); nell’edizione in lingua inglese:Slavery (Terminology, Characteristics, History, Contemporary slavery, Abolitionism, Apologies, Bibliography and further reading),History of slavery (Origins, Africa, Americas, Middle East, Asia, Europe, Oceania, Abolitionist movements, Contemporary slavery, Historiography, Bibliography);  nell’edizione in lingua francese:Esclavage (Étymologies, Définitions, Histoire, La réduction en esclavage, Fonctions, Traitement, Valeur économique, La sortie de l'esclavage, Formes de l'esclavage moderne - xxie siècle, Mémoires de l'esclavage, Esclaves célèbres dans l'histoire, Bibliographie); nell’edizione in lingua francese:Histoire de l'esclavage (L'esclavage au Néolithique, Dans les civilisations de l'Antiquité, La traite arabe, Au Moyen Âge, De la Renaissance aux Lumières, Le commerce triangulaire à partir de 1674, Le commerce triangulaire au XVIIIe siècle, Abolitions de l'esclavage, Esclavage contemporain, Bibliographie); nell’edizione in lingua tedesca:Sklaverei (Begriff, Geschichte der Sklaverei, Verbreitung, Rechtfertigung, Sklaverei und sklavereiähnliche Abhängigkeit heute, Literatur),Geschichte der Sklaverei (Altertum, Mittelalter, Sklaverei im arabischen Raum, Sklaverei in der Neuzeit, Sklaverei in Asien, Sklaverei in Afrika, 20. Jahrhundert, Literatur); nell’edizione in lingua spagnola:Esclavitud (Historia, Movimientos proesclavistas, Una institución que rompía los lazos de la esclavitud, Los movimientos abolicionistas, La esclavitud en la actualidad, Bibliografía),Historia de la esclavitud (Esclavitud en la antigüedad, Esclavitud en la Edad Media, Esclavitud en la Edad Moderna, La abolición de la esclavitud). Per l’elenco delle voci correlate si vedano:Categoria Schiavismo,Category Slavery,Catégorie Esclavage,Kategorie:Sklaverei,Categoría:Esclavitud.

    1.2 Articoli/Saggi/Risorse didattiche

    La schiavitù (La schiavitù nell’antichità, La schiavitù nel Nuovo Mondo, La schiavitù oggi) Mondadori Education.

    Storia della schiavitù. Una visita al Merseyside Museum di Liverpool di Gabriella Giudici.

    La schiavitù degli antichi e dei moderni di Emanuele Stolfi, in «Historia et ius», 4/2013.

    Gli effetti economici di lungo periodo della schiavitù di Graziella Bertocchi, slide relazione al XXXIV Convegno dell’Osservatorio “Giordano Dell’Amore”, Milano, 25 gennaio 2018.

    Slavery in history, in «The History Press».

    Ethics and slavery, BBC History.

    Slavery in Islam, BBC History.

    Slavery – Supporting the teaching and learning of transatlantic histories and legacies, USI – Understanding Slavery Initiative.

     

    Learning About Sensitive History: “Heritage” of Slavery as a Resource  di Geerte M. Savenije, Carla Boxtel e Maria Greverin in «Theory & Research in Social Education», October 2014.

    L'esclavage, comprendre son histoire, Lumni –Enseignement.

    L'esclavage - Parcours pédagogique di Pascale Hellegouarc'h, Gallica.

    L'esclavage comme institution di Alain Testart, in «Homme», Année 1998/145.

    Déraison, esclavage et droit, a cura di Isabel Castro Henriques e Louis Sala-Molins, Éditions UNESCO, 2002.

    Marx, Weber et l'esclavage di Wilfried Nippel, in «Anabases», 2002/2.

    Enseigner l’histoire de l’esclavage à l’école primaire di Sylvie Lalagüe-Dulac, 31/01/2011.

    Enseigner l’histoire des traites, des esclavages et de leurs abolitions, mutations et ambiguïtés sensibles dans une discipline scolaire di Éric Mesnard et Marie-Albane de Suremain, in «Diasporas» n. 21, 2013.

    Enseigner l’histoire d’un crime contre l’humanité di Éric Mesnard, in «Revue Quart Monde» n. 233, 2015/1.

    "Les routes de l'esclavage", une histoire millénaire, Unité documentaires - Radio Télévision Suisse - Avril 2018

    Sklaverei di Gregor Delvaux de Fenffe, in «Planetwissen – Geschichte», 13/07/2020.

    Sklaverei di Rainer Kessler, WiBiLex, 2019.

    Jahrhunderte des Menschenhandels di Julia Ley, in «Deutschlandfunk Kultur»,27.09.2020

    Historia de la esclavitud di Benedicto Cuervo Álvarez, in <monografias.com>.

    Esclavitud y cristianismo di José-M. Casabó Suqué, in «Biblio 3W», 5 de noviembre de 2007.

    El derecho internacional y la esclavitud di Mark D. Welton, in «Military Review»,  Mayo-Junio 2008.

    2. Antichità
    SCHIAVI IMMAGINI PARTE I 2.1Fig.1: Tavola votiva corinzia in terracotta raffigurante schiavi che lavorano in miniera, datata alla fine del VII secolo a.C. Fonte

    2.1 Grecia

    2.1.1 Enciclopedie

    In Wikipedia troviamo le voci: Schiavitù nell'antica Grecia (Terminologia, Origini della schiavitù, Ruolo economico, Demografia, Status degli schiavi, Condizioni degli schiavi, Considerazioni, Bibliografia), Slavery in ancient Greece (Terminology, Origins of slavery, Economic role, Demographics, Status of slaves, Slavery conditions, Views of Greek slavery, References),Esclavage en Grèce antique (Terminologie, Origines, Rôle économique, Démographie, Statuts serviles, Condition des esclaves, Conceptions de l’esclavage grec, Bibliographie),Sklaverei im antiken Griechenland (Grundlagen, Ursprünge der Sklaverei, Wirtschaftliche Bedeutung, Demografie, Rechtsstellung der Sklaven, Lebensbedingungen der Sklaven, Freilassung, Auffassungen, Literatur),Esclavitud en la Antigua Grecia (Terminología, Orígenes de la esclavitud, Función económica, Demografía, Estatus serviles, Condición de los esclavos, Concepciones de la esclavitud griega, Bibliografía). Per l’elenco delle voci correlate:Categoria Schiavitù nell'antica Grecia,Category Slavery in ancient Greece,Catégorie:Esclavage en Grèce antique.

    2.1.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Erodoto, VI, 137 e la schiavitù minorile di Annalisa Paradiso, in «Mètis. Anthropologie des mondes grecs anciens», vol. 8, n°1-2, 1993

    Il problema della concorrenza tra lavoro libero e lavoro servile nella Grecia antica di Marcello Valente, in «Museum Helveticum», Vol. 75 Fasc. 1, Juni 2018.

    La schiavitù in Grecia di Ana Iriarte, in «Storica», National Geographic, 20 marzo 2020.

    The Bitter Chain of Slavery di Keith Bradley, in «Dialogues d'histoire ancienne», vol. 41, n°1, 2015.

    The Principles of Slavery in Ancient Greece di Robert Garland, 11/08/2020.

    Classification of Slaves in Ancient Greece di Robert Garland, 11/08/2020.

    De l'esclavage en Grèce antique di Yvon Garlan, in «Journal des Savants», n. 2, 1999.

    L’esclave-expert et le citoyen di Paul Demont, recension, 25 novembre 2015.

    L’esclavage dans le monde grec, dans les manuels d’histoire de 6ème di Adrien Arteaga, Education. 2019.

    L'esclavage en Grèce et à Rome, Dossier Eduscol, 01/06/2020.

    Sklaverei im klassischen Athen di Udo Steinniger, Seminararbeit, 2001.

    Zur Sklavenwirtschaft der alten Griechen di Wal Buchenberg, 27/10/2014.

    La esclavitud en la sociedad griega diMaría Hinojosa Aguilera, 4th December 2016.
    SCHIAVI IMMAGINI PARTE I 2.2Fig.2: Mosaico romano raffigurante schiavi che svolgono attività agricole. Fonte

    2.2 Roma

    2.2.1 Enciclopedie

    In Wikipedia: Schiavitù nell'antica Roma (Vita degli schiavi romani, Cause della schiavitù, Condizione giuridica degli schiavi, Leggi che regolavano la schiavitù, Condizione degli schiavi, Importanza della schiavitù nell'economia e nella società romane, Lavoro degli schiavi e libertà aristocratica, Lista di alcuni tra i più famosi schiavi nell'antica Roma, Bibliografia),Slavery in ancient Rome (Origins, Slavery and warfare, Trade and economy, Demography, Auctions and sales, Types of work, Treatment and legal status, Rebellions and runaways, Serfdom, Slavery in philosophy and religion, In literature, Emancipation, Freedmen, Bibliography),Esclavage dans la Rome antique (Les sources de l'esclavage, Historique, Révoltes d'esclaves, Chiffres, Bibliographie),Sklaverei im Römischen Reich (Anzahl, Wege der Versklavung, Rechtsstatus, Freilassung und Freigelassene, Entwicklung der Sklaverei, Aufgaben von Sklaven, Kleidung, Sklavenmärkte, Literatur),Esclavitud en la Antigua Roma (Orígenes, Condición de esclavos, derecho y manumisión, Bibliografía). Per l’elenco delle voci sull’argomento:Categoria Schiavitù nell'antica Roma,Category Slavery in ancient Rome.

     

    2.2.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Gli Schiavi, «Romano Impero» – sito web.

    Il fenomeno della schiavitù a Roma, «Historia Regni» – sito web.

    Guerre servili, un esempio antico di Massimo Iacopi, «Storia in Network».

    La schiavitù nell'età giustinianea. Disciplina giuridica e rilevanza sociale di Marco Melluso, Collection de l'Institut des Sciences et Techniques de l'Antiquité, Année 2000.

    Schiavi, liberti, stranieri: Roma e "il resto del mondo" di Nicola Criniti, in «Ager Veleias», 11.17 (2016)

    Slavery in the Roman Empire - Primary Sources, Spartacus Educational.

    The Labor Supply of the Early Roman Empire di Peter Termin, Massachusetts Institute of Technology – Department of Economics – Working Paper Series, 07/12/2001.

    The Roman slave supply di Walter Scheidel, Stanford University, 2007.

    Roman slavery and the question of race di Sandra Joshel, 04/01/2009.

    Resisting Slavery in Ancient Rome di Keith Bradley, BBC, 17/02/2011.

    Slavery in the Roman World di Mark Cartwright, «Ancient History Encyclopedia», 01/11/2013.

    The Bitter Chain of Slavery di Keith Bradley, in «Dialogues d'histoire ancienne», vol. 41, n°1, 2015.

    L'esclave à Rome sous l'Empiredi Gaston Boissier, L’Agora – encyclopédie.

    Prolétaires et entrepreneurs. La vie d'esclave à Rome diJean Andreau, in «L’Histoire», janvier 2000.

    L'esclavage en Grèce et à Rome, Dossier Eduscol, 01/06/2020.

    Sklaven im Römischen Reich di Anja Schreiber, 2001.

    Sklavenkinder in Recht, Ökonomie und Gesellschaft des Römischen Reiches di Elisabeth Herrmann-Otto, in «Revue Internationale des droits de l’Antiquité», LI, 2004.

    Sklavenfürsorge im Römischen Reich di Stefan Knoch, 2017.

    Esclavitud femenina en la Roma antigua. Entre la reproducción biológica y la maternidaddi Carla Rubiera Cancelas, in «Dialogues d’Histoire Ancienne»,2015/2 (41/2).

    Libertad y esclavitud en Roma arcaica di Carlos Amunátegui Perelló, in «Revista de estudios histórico-jurídicos», no.41, ago. 2019.

    3. Medioevo

    3.1 Enciclopedie

    In Wikipedia: Slavery in medieval Europe (Early Middle Ages, Slave trade, Slavery in law, Slavery in the Crusader states, Slavery in Iberia, Slavery in Moldavia and Wallachia, Slavery in the Medieval Near East, Slavery in the Mediterranean, Slavery in Poland, Slavery in Russia, Slavery in Scandinavia, Slavery in the British Isles, Serfdom versus slavery, Justifications for slavery, Further reading),Esclavage au Moyen Âge (Étymologies; Aperçu géographique: Orient byzantin, Monde arabo-musulman, Europe médiévale, Bibliographie),Esclavitud en la Europa medieval (Inicio de la Edad media, Esclavitud en la ley, Esclavitud en el Imperio bizantino, Esclavitud en los estados cruzados, Esclavitud en la Iberia musulmana, Esclavitud en la Iberia cristiana, Esclavitud en Rumanía, Esclavitud en Oriente Próximo medieval, Esclavitud al imperio otomano, Esclavitud en Polonia, Esclavitud en Rusia, Esclavitud en Escandinavia, Esclavitud en las Islas Británicas, Servidumbre – esclavitud, Justificaciones de la esclavitud, Bibliografía).Per l’elenco delle voci sull’argomento:Category Slavery in Europe,Catégorie Esclavage en Europe,Categoría:Esclavitud en Europa.

    3.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    I secoli degli schiavi slavi diAldo C. Marturano, in «Italia Medievale», 09/02/2008.

    Schiavitù e servaggio nell’economia europea. Secc. XI-XVIII di Sergej Pavlovic Karpov, 2014.

    Lo schiavismo nel Medioevo di Antoni Albacete, 01/04/2017.

    Medieval European And Mediterranean Slavery di Stephen P. Bensch, in A Historical Guide To World Slavery, 1998.

    Slavery in Medieval Italy di Pauline Montagna, in «The History Buff», 21/08/2016.

    Slavery was common in medieval Europe di Szymon Zdziebłowski, Science in Poland, 04/02/2019.

    Réévaluer l’économie de l’esclavage en Méditerranée au Moyen Âge et au début de l’époque Moderne di Ivan Armenteros Martínez et Mohamed Ouerfelli, in «Rives Méditerranéennes», 53/2016.

    Les Fils de Canaan.L’esclavage au Moyen Âge di Sandrine Victor, intervista all’autore, 29/04/2019.

    L'esclavage dans l'Europe médiévale di Alban Dignat, in <herodote.net>,13 JUIN 2020.

    Europas Sklavinnen und Sklaven im Mittelalter. Eine Spurensuche im Osten des Kontinentsdi Undine Ott, 2014.

    La condición del hombre en la Edad Media: ¿siervo, esclavo o qué? di Angel Muñoz García, in «Revista de Filosofia», n. 57 dic. 2007.

    Los esclavos en la Edad Media y la Edad Moderna di Mariona Bustio Alegre, 08/11/2014.

    4. Età Moderna
    SCHIAVI IMMAGINI PARTE I 4.1Fig.3: gruppo di africani (uomini, donne e bambini) prigionieri di mercanti arabi in cammino verso la costa orientale dell’Africa per essere venduti come schiavi ("rude sketches" made by Livingstone - 1866). Fonte

    4.1 Africa

    4.1.1 Enciclopedie

    In Wikipedia segnaliamo: Schiavismo in Africa (Schiavismo autoctono, Schiavi esportati, Il ruolo dei regni africani, Effetti dello schiavismo, Abolizione),Slavery in Africa (Forms of slavery, Slavery practices throughout Africa, Transformations of slavery in Africa, Effects, Further reading),Esclavage en Afrique (Itinéraires, Pratiques esclavagistes en Afrique, Transformations de l'esclavage en Afrique, Époque contemporaine, Bibliographie),Esclavitud en África (Formas de esclavitud, Prácticas de esclavitud en África, Transformaciones de la esclavitud en África, Efectos, Bibliografía). Per l’elenco nelle diverse edizioni linguistiche delle voci relative ai singoli stati o forme/aspetti dello schiavismo in Africa:Categoria» Schiavismo in Africa,Category Slavery in Africa,Catégorie Esclavage en Afrique,Kategorie Sklaverei in Afrika,Categoría Esclavitud en África.

    4.1.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    La schiavitù nel mediterraneo moderno storia di una storia di Salvatore Bono, in «Cahiers de la Mediterranee», n.65/2002.

    Schiavi a Zanzibar: Tre Testimonianze Ottocentesche a cura di Gabriele Campagnano, in «Zhistorica», 20/01/2016.

    The Story of Africa - Slavery, BBC – website.

    Africa before European slavery, National Museums Liverpool – History of slavery - West Africa.

    The impact of the slave trade on Africa di Elikia M’bokolo, in «Le Monde diplomatique», April 1998.

    History of slavery and early colonisation in South Africa, SAHO – South Africa History Online, 02 June 2011.

    Slavery, Statehood and Economic Development in Sub-Saharan Africa di Dirk Bezemer, Jutta Bolt, Robert Lensink, AEH – Working Paper Series N. 6/2012.

    The Role of Islam in Slavery in Africa di Alistair Boddy-Evans, ThoughtCo, June 30, 2019.

    Le discours sur l’esclavage en méditerranée: une réalité occultée di Alain Blondy, in «Cahiers de la Mediterranee», n.65/2002.

    Pour une géographie de l’esclavage méditerranéen aux temps modernes di Michel Fontenay, in «Cahiers de la Mediterranee», n.65/2002.

    Esclaves noirs en Méditerranée di Jean-Michel Deveau, in «Cahiers de la Mediterranee», n.65/2002.

    Des origines au XXe siècle. L'esclavage en Afrique di Alban Dignat, in <herodote.net>, 13/06/2020.

    Sklaverei in Afrika di Wolfgang Kaese, LWG – Lernwerkstatt Geschichte, 1991.

    Sklaverei in Südafrika di Helmut Bley und Uta Lehmann-Grube,LWG – Lernwerkstatt Geschichte, 1991.

    Vorkoloniale Gesellschaftsstrukturen und Sklaverei: Das Beispiel Buganda di Willi Füßer,LWG – Lernwerkstatt Geschichte, 1991.

    Del olvido a la memoria: África en tiempos de la esclavitud a cura di Rina Cáceres Gómez, UNESCO, 2008.

    La historia olvidada de los europeos que fueron esclavos en África, BBC News Mundo, 20/01/2019.

    4.2 America

    4.2.1 Continente

    4.2.1.1 Enciclopedie

    ► In Wikipedia:Slavery in Latin America (Enslavement of the peoples of the Americas: the encomienda system, Enslaved Africans in Latin America, Wealthy African-descended women, 20th century, Further reading),Slavery in colonial Spanish America (Iberian precedents to New World slavery, Prohibition of forced labor of Indigenous Peoples, Africans in the early colonial period, Black slavery in the late colonial period, British and American slaves in Spanish Florida, Ending of slavery). Per l’elenco delle voci enciclopediche relative a singoli stati o forme/aspetti dello schiavismo nell’America del Nord e del Sud:Category Slavery in North America,Category Slavery in South America.

    4.2.1.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    History of slavery >The Americas, National Museums Liverpool.

    Esclavage colonial, Eurescl – Site pédagogique.

    Noirs esclaves et affranchis en Amérique ibérique di Carmen Bernand, in «Clio», Mai 2002.

    Sklaven für Amerika di Gregor Delvaux de Fenffe, in «Planet Wissen - Geschichte», 13/07/2020.

    Leyes para esclavos El ordenamiento jurídico sobre la condición, tratamiento, defensa y represión de los esclavos en las colonias de la América española di Manuel Lucena Salmoral, 2000.

    Del olvido a la memoria: africanos y afromestizos en la historia colonial de Centroamérica a cura di Rina Cáceres Gómez, UNESCO, 2008.

    Del olvido a la memoria: esclavitud, resistencia y cultura a cura di Rina Cáceres Gómez, UNESCO, 2008.

    Una historia total de la esclavitud: La Esclavitud en América Latina y el Caribe di Pierre Guy, in «Memorias. Revista Digital de Historia y Arqueología», n. 22, 2014.

    4.2.2 Canada

     

    4.2.2.1 Enciclopedie

    ► In WikipediaSlavery in Canada (Under Indigenous rule, Under French rule, Under British rule, Abolition movement, Modern slavery, Further reading)Esclavage au Canada (Esclavage chez les autochtones, En Nouvelle-France, Sous la domination britannique, Mouvement d'abolition),Sklaverei in Kanada (Sklaverei bei den First Nations, Unter der französischen Herrschaft, Unter der britischen Herrschaft). Per l’elenco delle voci sull’argomento nell’edizione in lingua inglese:Category Slavery in Canada.

     

    4.2.2.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    The story of slavery in Canadian history di Matthew McRae, Canadian Museum for Human Rights.

    Black Canadian Migration Experiences, Lesson Resource Kit, Archives of Ontario.

    Black Enslavement in Canada di Natasha L. Henry, The Canadian Encyclopedia, 16/06/2016.

    A Short History of Slavery in Canada di Jean Bellefeuille, CRC JPIC National, 2017.


    SCHIAVI IMMAGINI PARTE I 4.2.3Fig.4: Schiavi in una piantagione della Carolina del Sud (1862). Fonte

    4.2.3 Stati Uniti

    4.2.3.1 Enciclopedie

    Nell’Enciclopedia Britannica: Slavery In The United States (Free Blacks And Abolitionism, The Civil War Era, Reconstruction And After),Slave code,Slave rebellions.

    L’Encyclopedia.com (sito in lingua inglese che aggrega informazioni tratte da fonti enciclopediche, dizionari e da altre opere di reference) propone numerose voci sull’argomento. Tra queste segnaliamo:Slavery In America,The Geography Of Slavery Overview, Slavery in New England (CT, ME, MA, NH, RI, VT),Slavery in the Far West (CA, CO, NM, NV, OR, UT, WA),Slavery And The American South,Native Americans And Slavery,Slavery And The Economy: An Overview,Regulating Slavery Overview, Moral Debates On Slavery,The Debate Over Slavery In The United States. Per un elenco completo delle voci:Slavery Search Results.

    In Wikipedia:Schiavitù negli Stati Uniti d'America (Gli schiavi nell'America coloniale, La rivoluzione americana, Dal 1790 al 1850, 1850, La guerra civile e l'emancipazione, Ricostruzione, Giustificazioni, Nativi americani, Schiavisti neri, Censimenti, Bibliografia),Slavery in the United States (Origins, Revolutionary era, 1790 to 1860, Agitation against slavery, Economics, 1850s, Civil War and emancipation, Reconstruction to the present, Native Americans, Black slave owners,  Barbary pirates, Distribution, Historiography, Bibliography),Slavery among Native Americans in the United States (Traditions of slavery by Native American, European enslavement of Native Americans, Native-American enslavement of Africans, Further reading),Esclavage aux États-Unis (Introduction, Origines, 1776-1865, Location d'esclave, Révoltes, fuites et marronnage, Abolition dans les États du Nord, Conséquences politiques de l’expansion vers l'ouest, Guerre de Sécession, Abolition et Reconstruction, Prisonniers-esclaves, Historiographie, Bibliographie),Esclavage parmi les Amérindiens aux États-Unis (Tradition du travail contraint chez les Amérindiens, L'esclavage européen, Les esclaves africains chez les Amérindiens, Traitements des esclaves par les Amérindiens, Fin de l'esclavage parmi les amérindiens, Bibliographie),Sklaverei in den Vereinigten Staaten (Übersicht, Vorgeschichte, Der Amerikanische Unabhängigkeitskrieg, Ab der Unabhängigkeit der Vereinigten Staaten, Die große Wanderung,Sezessionskrieg und Abschaffung der Sklaverei, Widerstand und Flucht, Abolitionismus und Reformversuche, Thema in Literatur und Filmen),Esclavitud en los Estados Unidos (Historia, Esclavitud en los Estados Unidos coloniales),Esclavitud entre los nativos americanos en Estados Unidos (Esclavitud de los nativos americanos, Esclavitud europea de los nativos americanos, La esclavitud africana por parte de los nativos americanos en el sureste de Estados Unidos, Asimilación o desplazamiento voluntario, Otras respuestas a la esclavitud de los africanos por los nativos americanos, Guerra civil estadounidense, Bibliografía). Per l’elenco delle voci sull’argomento:Categoria Schiavismo negli Stati Uniti d'America,Category Slavery in the United States,Catégorie:Esclavage aux États-Unis,Kategorie Sklaverei in den Vereinigten Staaten,Categoría:Esclavitud en Estados Unidos.

    4.2.3.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Il punto di vista nazionale: razza, schiavitù e colonialismo negli scritti di Tocquevilledi Natascia Mattucci, 2012.

    La schiavitù in America, una “peculiare istituzione” diRoberto Poggi in «Storia in Network», 01/10/2015.

    Le leggi di Jim Crow hanno creato un altro tipo di schiavitù di Erin Blakemore, National Geographic, 20/02/2020

    Raccontare la nascita della schiavitù negli Stati Uniti di Nicola Nosengo, 07/07/2020.

    La schiavitù in America: quando iniziò? La sua storia di Miriam Campopiano settembre 2020.

    A History of Slavery in the United States, interactive timeline and related resources, National Geographic.

    Daily Lives of Slaves - What Really Happened? di Wendy Schanberger, UMBC – Center of History Education – Teaching American History Lesson Plans.

    Slavery in the USA – History, Spartacus Educational.

    Slave Auctions in South Carolina - Lesson Plan, Teaching American History in South Carolina.

    Slavery in New York - Teacher’s Guide, New York Historical Society.

    The Varieties of Slave Labor di Daniel C. Littlefield, National Humanities Center.

    How Slavery Affected African American Families di Heather Andrea Williams, National Humanities Center.

    Slave Resistance di James H. Sweet, National Humanities Center.

    The Demise of Slavery di J. William Harris, National Humanities Center.

    A Framework for Teaching American Slavery, Teaching Tolerance.

    Pre-Civil War African-American Slavery, Library of Congress.

    Teaching the Complex History of Abolition and the Civil War diAdam Sanchez, 2019.

    400 years since slavery: a timeline of American history di Shah Khushbu e    Adolphe Juweek, in «The Guardian», 16/08/2019.

    Les esclaves aux États-Unis de 1790 à 1860. Données sur leur nombre et leurs caractéristiques démographiques di Ernest Rubin, in «Population», Année 1959/14-1.

    A propos de l'esclavage aux États-Unis di Fohlen Claude, in «Outre-Mers. Revue d'histoire», Année 1975/226-227.

    Bürgerkrieg und Sklaverei di Christof Mauch, Dossier USA, BpB, 10/10/2008.

    El esclavismo antiguo en los Estados Unidos del periodo antebellum (1780-1860) di Clelia Martínez Maza, in «Gerión» 2016, Vol. 34.

    El sistema esclavista en los Estados Unidos di Diego Ruiz Panadero, <archivoshistoria.com>, 02/08/2018.

     

    4.2.4 Cuba

     

    4.2.4.1 Enciclopedie

    ► Nell’Enciclopedia Britannica:Sugarcane and the growth of slavery.

    ► In Wikipedia:Slavery in Cuba (History, Condition of the slaves, Gendered slavery, Literary legacy, References). Per l’elenco delle voci sull’argomento:Category Slavery in Cuba.

    4.2.4.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    The Cuban Slave Trade in a Period of 1790-1843 di Herbert S. Klein, in «Revue d'histoire», Année 1975.

    Sugar and Slavery: the Bittersweet Chapter in the I9th Century Cuba, 1817-1886 di Javier A. Calvan, in «Revista de Humanidades», Tecnológico de Monterrey, núm. 16, 2004.

    Slavery and the Atlantic Slave Trade in Brazil and Cuba from an Afro-Atlantic Perspective di Ana Lucia Araújo, in «Almanack» no.12, Guarulhos, Jan./Apr. 2016.

    Le commerce des esclaves vers Cuba di Christian Huetz de Lemps, in «Les Cahiers d'Outre-Mer», Année 1982, 35-138.

    De l’évolution de l’esclavage à Cuba. La rhétorique de José Agustín Caballero (1791-1798) di Jean-Pierre Tardieu, in «Caravelle»,111|2018.

    Azúcar, esclavitud y racismo: oligarquía criolla y colonialismo en Cuba di Pablo Tornero, in «Caravelle. Cahiers du monde hispanique et luso-brésilien». Année 2005, 85.

    Narraciones de la esclavitud en Cuba y los Estados Unidos di Ivan A. Schulman, in «América sin nombre», no 19 (2014).


    SCHIAVI IMMAGINI PARTE I 4.2.5Fig.5: Brasile, 1830: schiavi acquistati dai latifondisti in attesa di essere trasferiti nelle proprietà dei nuovi padroni. Fonte

    4.2.5 Brasile

    4.2.5.1 Enciclopedie

    ► In WikipediaSchiavitù in Brasile (Inizi della schiavitù nel Brasile portoghese, XVII-XVIII secolo, XIX secolo, Bibliografia),Slavery in Brazil (History, Slave identities, Gender divides, Modern era, Further reading),Esclavage au Brésil (L’esclavage au Brésil colonial, La question de l’abolition après l’Indépendance du Brésil, Campagne abolitionniste, Les évasions et les quilombos dans les dernières années de l'esclavage au Brésil, La Loi d'or),Esclavitud en Brasil (Esclavitud entre los indígenas, Esclavitud en las plantaciones, Comercio atlántico de esclavos africanos, Resistencia a la esclavitud, Abolición de la esclavitud, Bibliografía). Per l’elenco delle voci sull’argomento:Category Slavery in Brazil,Catégorie Esclavage au Brésil.

    4.2.5.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    The African Slave Trade and Slave Life, Brown University Library.

    The dynamics of slavery in Brazil: Resistance, the slave trade and manumission in the 17thto 19thcenturies di Rafael de Bivar Marquese, in «Novos Estudos - CEBRAP», São Paulo, n.74, Mar. 2006.

    Slavery in Brazil di Natalie Arsenault, Christopher Rose, Mar. 2006.

    Slavery in Brazil: Brazilian Scholars in the Key Interpretive Debates di Jean M. Hébrard, Center for Latin American and Caribbean Studies, University of Michigan, 2013.

    Brazil: a society shaped by slavery di Lilia M Schwarcz, in «BBC World Histories magazine», August/September 2018.

    L'esclavage africain et le travailleur esclave au Brésil di Silvia Hunold Lara, in «Dialogues ds’histoire ancienne», Année 1993, 19-1.

    Historiographie et usages publics de l’esclavage au Brésil di Keila Grinberg, in «Revue d’Histoire du XIX Siècle», 51/2015.

     

    4.3 Asia

    4.3.1 Enciclopedie

    ► In Wikipedia: Slavery in Asia (Indian subcontinen, Afghanistan, China, Japan, Korea, Southeast Asia, Crimean Khanate, Central Asia and the Caucasus, Further reading),Slavery in China,Esclavage en Chine,Slavery in India,Slavery in Japan,Esclavitud en Japón.Per l’elenco delle voci sull’argomento:Kategorie Sklaverei in Asien,Catégorie:Esclavage en Asie.

    4.3.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Slavery and the Slave Trades in the Indian Ocean and Arab Worlds: Global Connections and Disconnections di Janet Ewald, 2008.

     

    Slavery and the Slave Trade in the Indian Ocean di Vijayalakshmi Teelock and Abdul Sheriff, 2016

     

    Slavery and Post Slavery in the Indian Ocean World di Alessandro Stanziani, 2020.

     

    In Colonial Bombay, Slavery Practiced by Both Indians and the British Administration, di Murali Ranganathan, 31/07/2020.

    Slave Trade and Slavery in Asia. New Perspectives diTitas Chakraborty, Matthias vanRossum, in «Journal of Social History», Volume 54, Issue 1, Fall 2020.

     

    L’esclavage pour dettes en Asie orientale diAlain Testart, in «Moussons -Recherche en sciences humaines sur l'Asie du Sud-Est», 2/2000.

    4.4 Europa

    4.4.1 Enciclopedie

    ► In Wikipedia segnaliamo, tra le voci dedicate ai singoli paesi del continente: Slavery in Britain,Sklaverei in Deutschland,Slavery in Spain,Esclavitud en España.

    Per l’elenco delle voci sulla schiavitù nella “Categoria Europa” dell’edizione in lingua inglese: Category Slavery in Europe.

    4.4.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    La schiavitù nel mediterraneo moderno storia di una storia di Salvatore Bono, in «Cahiers de la Mediterranee», n.65/2002.

    Schiavi in Italia: maghrebini, neri, slavi, ebrei e altri (Secoli XVI-XIX) di Salvatore Bono, in «Mediterranea – Ricerche storiche», Anno VII, n. 19, Agosto 2010.

    Schiavitù e servaggio nell’economia europea. Secc. XI-XVIII di Sergej Pavlovic Karpov, 2014.

    The status of slaves in Britain di Alan Rice, Revealing Histories.

    Teaching colonial slavery in France, looking at the fight against anti-Black racism  through history and memory diPauline Vermeren, 2005.

    Les esclaves noirs en France et la Révolution (1700-1794) di Marcel Koufinkana, in «Horizons Maghrébins - Le droit à la mémoire» Année 1992 /18-19.

    Pour une géographie de l’esclavage méditerranéen aux temps modernes di Michel Fontenay, in «Cahiers de la Mediterranee», n.65/2002.

    Histoires d'esclavage en France et aux États-Unis di Laurent Dubois, in Esprit, février 2007.

    «Faut-il rétablir l'esclavage en France?». Droit naturel, économie politique et esclavage au XVIIIe siècle di Jean-Yves Grenier, in «Revue d’histoire moderne & contemporaine», 2010/2 (n°57-2).

    Les traces discrètes de l'esclavage en France diYanik Dumont Baron, 27/08/2019.

    Sklaven in Deutschland di Rebekka von Mallinckrodt, 2018.

    La esclavitud negroafricana en España, una historia silenciada di Domitila Barbolla Mate, 2013

    Los esclavos en España durante la Edad Moderna di Ángel Hernández Sobrino,

    27 Noviembre 2017.

    La oscura historia del pasado esclavista español di Claudia Contente, 12/07/2020.

    4.5 Oceania

    4.5.1 Enciclopedie

    In Wikipedia: Slavery in Australia (Types of slavery: Convicts, Coolies, Indigenous labour, Blackbirding, Pearling, Modern Slavery; Legislation and anti-slavery campaigning; The "History Wars"; Colonisation funded by slavery elsewhere; Further reading).

    4.5.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Australia’s hidden history of slavery: the government divides to conquer di Emelda Davis, 31/10/2017.

    Was there slavery in Australia? Yes. It shouldn’t even be up for debate di Thalia Anthony, Stephen Gray, 11/06/2020.

    Australia has a history of Aboriginal slavery di Jens Korff, 22 September 2020.

    5. La tratta degli schiaviSCHIAVI IMMAGINI PARTE I 5Fig.6: ispezione e vendita di uno schiavo africano nelle Americhe (1854 circa). Fonte

    5.1 Enciclopedie

    Nel Dizionario di Storia (Treccani), la voce redazionale Tratta negriera (2011).

    Nell’Enciclopedia Britannica, la voce redazionale Slave trade.

    ► Nell’Encyclopedia.com (sito in lingua inglese che aggrega informazioni tratte da fonti enciclopediche, dizionari e da altre opere di reference), le voci:Slavery And The Slave Trade,The Slave Trade: An Overview,Slavery And The African Slave Trade,Atlantic Slave Trade,Liverpool Slave Trade, Slave Trade Domestic,Interstate Slave Trade.

    ► InWikipedia,  le voci:Tratta atlantica degli schiavi africani,Tratta araba degli schiavi,Tratta barbaresca degli schiavi;Atlantic slave trade,Arab slave trade,Barbary slave trade;Commerce des esclaves,Traite arabe,Traite des esclaves de Barbarie;Sklavenhandel,Atlantischer Sklavenhandel,Ostafrikanischer Sklavenhandel,Mediterraner Sklavenhandel;Comercio atlántico de esclavos,Comercio árabe de esclavos,Comercio berberisco de esclavos.Per l’elenco delle voci sull’argomento:Categoria Tratta degli schiavi,Category Slave trade,Catégorie Commerce des esclaves,Kategorie Sklavenhandel.

    5.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Schiavi africani verso l'America di Giuseppe Corsaro, RAI Scuola.

    Lo schiavismo dal XVI al XIX Secolo: tratta dall’Africa alle Americhe di Marco Unia, in «Storia in network», n. 123, gennaio 2007.

    La Tratta dei Neri: tra Africa e Europa di Gabriele Campagnano, in «Zhistorica», Febbraio 27, 2020.

    The Slave Route,UNESCO’s project.

    The transatlantic slave trade, National Museums Liverpool.

    European traders, National Museums Liverpool.

    Life on board slave ships, National Museums Liverpool.

    Slave Voyages. The Transatlantic Trade in Enslaved Africans di Hilary McDonald Beckles, 2002.

    A Short History of the African Slave Trade di Alistair Boddy-Evans, July 26, 2019.

    'My Nigerian great-grandfather sold slaves', BBC, 18 July, 2020.

    Ressources pour l'enseignement de l'histoire des esclavages et de leurs abolitions, Éduscol – Histoire-géographie, Ministère de l’Éducation Nationale.

    L’esclavage et les traites négrières, Mémorial de l’Abolition de l’Esclavage, Nantes.

    Traite négrière: les détournements de l'histoire di Olivier Petre-Grenouilleau, in «Le Monde», 05/03/2005.

    Les traites négrières: essai d'histoire globale di Pap N’Diaye, recensione di Les traites négrières. Essai d'histoire globale di Pétré-Grenouilleau Olivier, in «Critique internationale», 2005/3 (no 28).

    Les traites négrières. Essai d'histoire globale di Bonin Hubert, recensione di Les traites négrières. Essai d'histoire globale di Pétré-Grenouilleau Olivier, in «Outre-Mers. Revue d'histoire», Année 2005, 346-347.

    La traite négrière, l’esclavage et leurs abolitions : mémoire et histoire, ÉduSCOL, Actes du colloque national, Paris, le 10 mai 2006.

    Les grands débats actuels de l’historiographie sur la traite négrière di Pierrick Pourchasse, in «Cahiers du CEIMA», 5/2009.

    "Les routes de l'esclavage", une histoire millénaire a cura di Frédéric Pfyffer e Jean Leclerc, Radio Télévision Suisse - Avril 2018.

    XVIe au XIXe siècles. La traite atlantique di Alban Dignat, in <herodote.net>, 05/06/2020.

    Transatlantischer Sklavenhandel - Das Beispiel Dahomey di Gunnar Meyer,LWG – Lernwerkstatt Geschichte, 2002.

    Sklaverei und Sklavenhandel di Sebastian Jobs, BpB – Bundeszentrale für politische Bildung, 20/05/2016.

    Sklavenhandel: Was hatte Deutschland damit zu tun? diGunnar Lammert-Türk, Deutschlandfunk Kultur, 20.05.2020.

    Kolonialer Sklavenhandel in Deutschland: Als Prestigeobjekte gehalten di Gunnar Lammert-Türk, Deutschlandfunk Kultur,28.06.2020.

    Jahrhunderte des Menschenhandels di Julia Ley, Deutschlandfunk Kultur,27.09.2020

    Esclavos, la trata humana a través del atlántico, Historia – National Geographic, 05/12/2014.

    El negocio de la esclavitud africana en la Europa moderna di Clara Felis, 25/02/2017.

    La oscura historia del pasado esclavista español di Claudia Contente, 12/07/2020.

    6. Le rivolte degli schiaviSCHIAVI IMMAGINI PARTE I 6.1Fig.7: uccisione di Spartaco e sconfitta della rivolta degli schiavi da parte di Marco Licinio Crasso nel 71 a.C. Fonte

    6.1 Enciclopedie

    ► Nell’Enciclopedia dei ragazzi (Treccani), la voceSpartaco di Tommmaso Gnoli (2006)

    ► Nell’Enciclopedia Britannica, le voci:Third Servile War,Zanj rebellion,Slave rebellions.

    Nell’Encyclopedia.com (sito in lingua inglese che aggrega informazioni tratte da fonti enciclopediche, dizionari e da altre opere di reference), la voce:Slave Rebellions.

    ► In Wikipedia, le voci:Prima guerra servile,Seconda guerra servile,Terza guerra servile,Spartaco;First Servile War,Second Servile War,Third Servile War,Spartacus;Première guerre servile,Deuxième guerre servile,Troisième guerre servile,Spartacus. Per l’elenco delle voci nelle edizioni in lingua inglese e francese:Category Slave rebellions,Catégorie:Révolte d'esclaves.

     

     

     

     

    6.2 Articoli/Saggi/Risorse didatticheSCHIAVI IMMAGINI PARTE I 6.2Fig.8: 23 agosto 1791: esplode la rivolta degli schiavi a Saint-Domingue (oggi Haiti). Fonte

    Spartacus, Imperium Romanum.

    La Rivolta degli Schiavi Zanj (869-883) di Gabriele Campagnano, in «Zhistorica», 26/03/2015.

    Guerre servili: un esempio antico di Massimo Iacopi, in «Storia in Network», 01/12/2016.

    Spartaco e la rivolta degli schiavi a cura di Andrea Contorni R., Il Sapere Storico, febbraio 2019.

    Resistance to Slavery, The Abolition Project.

    Slave Rebellions and Uprisings, American Battlefield Trust.

    Slave Resistance di James H. Sweet, National Humanities Center.

    Resistance and Rebellion, USI – Understanding Slavery Initiative.

    Slave Rebellions, <collaborativelearning.org>.

    What does a slave rebellion look like? (lesson sequence for year 8 students), The National Archives.

    Slave Revolts - Photo Essay, Oxford African American Studies Center.

    Did African-American Slaves Rebel? diHenry Louis Gates Jr.,The African Americans.

    The French and Haitian Revolutions, and resistance to slavery in the Americas : an overview di David Geggus, in «Outre-Mers. Revue d'histoire», Année 1989, 282-283.

    7 Famous Slave Revolts di Evan Andrews, 15/01/2013.

    The Bittersweet Victory at Saint-Domingue di Edward E. Baptist, 06/08/2015.

    New Frontiers in American Slave Revolts di Kathryn Olivarius, 17/06/2017.

    How two centuries of slave revolts shaped American history di Erin Blakemore, National Geographic, 08/11/2019.

    Les révoltes des esclaves – Album, HPI – Histoire Par Image.

    La révolte des esclaves du Carbet à la Martinique (octobre-novembre 1822) di Françoise Thésée, in «Outre-Mers. Revue d'histoire», n.301, Année 1993.

    La révolte des Zandj, esclaves noirs importés en Mésopotamie di Alexandre Popovic, in «Cahiers de la Mediterranee», n.65/2002.

    Un panorama des révoltes d’esclaves sous le régime colonial di Marcel Dorigny, 23/05/2018.

    Rebeliones de esclavos negros en Venezuela antes y después de 1789 di Reinaldo Rojas,

    Lucharon por la libertad: los negros de Martinica arrojados en la Guajira di Javier Laviña, 1983.

    Venezuela colonial: las rebeliones de esclavos y la Revolución Francesa di Federico Brito Figueroa, in «Cahiers du monde hispanique et luso-brésilien», n.54, Année 1990.

    Revueltas y rebeliones de los esclavos africanos en la Nueva España di Araceli Reynoso Medina, in «Revista del CESLA», núm. 7, 2005.

    Revueltas esclavas y espacios simbólicos de libertaddi Carlos García Mac Gaw, Actes du Groupe de Recherches sur l’Esclavage depuis l’Antiquité, Année 2015.

    7. Forme contemporanee di schiavitù


    SCHIAVI IMMAGINI PARTE I 7Fig.9: incidenza della schiavitù moderna nei diversi paesi del mondo espressa in percentuale sul totale della popolazione (Global Slavery Index, ottobre 2013). Fonte

    7.1 In generale

    7.1.1 Enciclopedie

    ► Nell’Encyclopedia.com (sito in lingua inglese che aggrega informazioni tratte da fonti enciclopediche, dizionari e da altre opere di reference), le voci:Human Trafficking,Trafficking Of Women.

    ► In Wikipedia, le voci:Slavery in the 21st century,Esclavage contemporain,Esclavage auxxe siècle,Esclavitud en la actualidad,Tratta di esseri umani,Human trafficking,Traite des êtres humains,Menschenhandel. Per un elenco delle voci sull‘argomento:Category Contemporary slavery,Categoria Traffico di esseri umani,Category Human trafficking,Kategorie Menschenhandel, Categoría Trata de personas.

     

    7.1.2 Articoli/Saggi/Risorse didattiche

    Tratta e schiavitù: una componente sistemica dei conflitti, OSCE, Comunità di sicurezza, 3/2016.

    Attraverso la lente dello schiavismo transatlantico, OSCE, Comunità di sicurezza, 3/2016.

    La migrazione e la tratta di esseri umani: Un legame inestricabile di Madina Jarbussynova, OSCE, Comunità di sicurezza, 3/2016.

    Le forme moderne di schiavitù, Amnesty International, 2018.

    La schiavitù: pensavamo fosse il passato e la riscopriamo nelle catene del valore di Elisa Giuliani, 28/08/2020.

    What is modern slavery?, Anti-Slavery International.

    Modern slavery, BBC - Ethics guide.

    Why slavery persists,BBC - Ethics guide.

    Modern slavery: a hidden, every day problem, Global Slavery Index.

    Slavery and Human Trafficking, Council of Europe - Impact of the European Convention on Human Rights.

    Forced labour, modern slavery and human trafficking, International Labour Organization.

    The Slave Route,UNESCO’s project.

    Slavery To Day – Human Rights In The Curriculum, Amnesty International.

    Lesson Plans: Primary Collective Worship, Secondary Collective Worship, Modern Slavery Lessons.

    Modern slavery and the role of business di Polly Foley, 08/10/2014.

    Formes contemporaines d'esclavage, OHCHR - Office of the High Commissioner for Human Rights – United Nations.

    Abolir l’esclavage et ses formes contemporaines, Haut-Commissariat des Nations Unies aux droits de l’homme, 2002.

    Situations contemporaines de servitude et d’esclavage a cura di Alexis Martig et Francine Saillant, in «Anthropologie et Sociétés », Volume 41, numéro 1, 2017.

    Esclavage contemporain di Martig Alexis, 2018.

    Der lange Schatten der Sklaverei di Lennart Pyritz, Deutschlandfunk, 13/08/2015.

    Moderne Sklavereien di Jan-Christoph Marschelke, BpB – Bundeszentrale für politische Bildung, 04/12/2015.

    Weltweit 46 Millionen Menschen versklavt di Stefan Fries, Deutschlandradio, 23/08/2016.

    Moderne Formen der Sklaverei: ein Überblick, <humanrights> 20/03/2018.

    2.000 años de esclavitud di Lino González Veiguela, 10/02/2014.

    Estimaciones mundiales sobre la esclavitud moderna: trabajo forzoso y matrimonio forzoso, Oficina Internacional del Trabajo, 2017.

    7.2 Africa

    7.2.1 Enciclopedie

    ► In Wikipedia, le voci:Schiavitù moderna in Africa,Slavery in contemporary Africa. Si veda l’elenco delle voci nellaCategoryHuman trafficking in Africa.

     

    7.2.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    La schiavitù in Africa oggi di Anna Pozzi, 12/08/2019.

    The impact of slavery on modern Africa di Bob Koigi.

    Types of Forced Labour and Slavery-like Abuse Occurring in Africa Today di Mike Dottridge, in «Cahiers d’Études africaines», n. 179-180/2005.

    Slavery in Africa is still alive di Stanley Azuakola, 04/12/2014.

    Domestic servitude and ritual slavery in West Africa from a human rights perspective di Veronika Gyurácz, in «African Human Rights Law Journal», vol.17/ n.1, 2017.

    West African slavery lives on, 400 years after transatlantic trade began di Angela Ukomadu, Nneka Chile, Reuters, 07/08/2019.

    Africa’s (Modern) Slavery Problem di Joanna Rozpedowski, 14/09/2020.

    Le nouveau visage de l'esclavage au Xxe siècle di Suzanne Miers, in «Cahiers d’Études africaines», n. 179-180/2005.

    La question de l’esclavage en Afrique: Politisation et mobilisations di Christine Hardung, Lotte Pelckmans, in «Politique africaine» 2015/4 (n°140).

    7.3 America

    7.3.1 Nord America

     

    7.3.1.1 Enciclopedie

    ► In Wikipedia, le voci:Human trafficking in Canada,Contemporary slavery in the United States,Human trafficking in the United States. Per un elenco delle voci sull’argomento nell’edizione in lingua inglese dell’enciclopedia online:Category Human trafficking in North America.

    7.3.1.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Forced Labor in the United States: A Contemporary Problem in Need of a Contemporary Solution di Chrissey Buckley, Topical Research Digest, 2008.

    Modern Day Slavery in Mexico and the United States, COHA – Council on Hemispheric Affairs, 21/12/2009.

    Modern Slavery in Canada, Global Slavery Index, 2018.

    Modern Slavery in USA, Global Slavery Index, 2018.

    Does Slavery Exist in America Today? di Micah Hartmann, The Exodus Road, 12/10/ 2018.

    7.3.2 Centro America

     

    7.3.2.1 Enciclopedie

     

    In Wikipedia segnaliamo la voce: Human trafficking in Mexico. Per un elenco completo delle voci sull’argomento relative ai diversi paesi dell’America e del mondo nell’edizione in lingua inglese dell’enciclopedia online:Category Human trafficking by country.

    7.3.2.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Modern Day Slavery in Mexico and the United States, COHA – Council on Hemispheric Affairs, 21/12/2009.

     

    Human Trafficking in Mexico di Arjan Shahani, 14/06/2013.

     

    La esclavitud moderna en México di Jorge Luis De Santiago Sanches, in «MONOLITO», 10/05/2017.

     

    "Esclavas modernas", así trabajan miles de niñas en el empleo doméstico di Gustavo Pineda, 23/07/2018.

    7.3.3 Sud America

    7.3.3.1 Enciclopedie

    In Wikipedia segnaliamo le voci: Human trafficking in Venezuela, Human trafficking in Brazil,Human trafficking in Argentina,Human trafficking in South America. Per un elenco delle voci sull’argomento nell’edizione in lingua inglese dell’enciclopedia online:Category Human trafficking in South America.

    7.3.3.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    A Growing Concern: Modern Slavery and Agricultural Production in Brazil and South Asia di Justin Campbell, Topical Research Digest.

    Contemporary forms of slavery in Argentina di Mike Kaye, Anti-Slavery International 2006.

    Contemporary slavery in Brazil: what have companies (not) done to prevent it? di Tobias Coutinho, Angela Christina Lucas, Rafaela Almeida Cordeiro, in RAM. «Revista de Administração Mackenzie», vol.18 no.4 São Paulo July/Aug. 2017.

    Modern Slavery in Brazil, Global Slavery Index, 2018.

    Modern-day slavery in Venezuela di Pierre C Justine, 29/06/2020.

    Domination et servitude dans le Brésil rural contemporain: le «travail esclave» rural migrant di Alexis Martig, in «Anthropologie et Sociétés» Volume 41, Numéro 1, 2017.

    7.4 Asia

    7.4.1 Enciclopedie

    In Wikipedia segnaliamo le voci: Human trafficking in China,Human trafficking in India. Per un elenco delle voci sull’argomento nell’edizione in lingua inglese dell’enciclopedia online:Category Human trafficking in Asia.

    7.4.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Modern Slavery in India. Cases of Bonded Labour, Franciscans International (FI), 2012.

    Modern-day slavery widespread in India di Gabriel Domínguez, 25/10/2013.

    Modern Slavery in China,Global Slavery Index, 2018.

    Modern Slavery in India, Global Slavery Index, 2018.

    Modern Slavery in Asia and The Pacific, Global Slavery Index, 2018.

    Human trafficking in China di Tiantian Zheng, in «Journal of Historical Archaeology & Anthropological Sciences», 3 (2),2018.

    Human Trafficking in China di Honglan Shuai, Jianhong Liu, 01/02/2019.

    7.5 Europa

    7.5.1 Enciclopedie

    In Wikipedia segnaliamo le voci: Human trafficking in Europe,Human trafficking in Italy,Human trafficking in the United Kingdom,Human trafficking in France,Human trafficking in Germany,Human trafficking in Spain. Per l’elenco delle voci sull’argomento nell’edizione in lingua inglese dell’enciclopedia online:Category Human trafficking in Europe.

    7.5.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Human Trafficking in Europe: an Economic Perspective di Gijsbert Van Liemt, International Labour Organisation, 2004.

    Contemporary slavery in the UK di Gary Craig, Aline Gaus, Mick Wilkinson, Klara Skrivankova and Aidan McQuade, Joseph Rowntree Foundation, 2007.

    Modern day slavery: What drives human trafficking in Europe? di Diego Hernandez, Alexandra Rudolph, in «European Journal of Political Economy», Volume 38, June 2015.

    Modern Slavery in Italy, Global Slavery Index, 2018.

    Modern Slavery in United Kingdom,Global Slavery Index, 2018.

    Modern Slavery in France,Global Slavery Index, 2018.

    Modern Slavery in Germany,Global Slavery Index, 2018.

     

    7.6 Oceania

    7.6.1 Enciclopedie

    In Wikipedia, le voci Human trafficking in Australia,Human trafficking in New Zealand. Per un elenco delle voci sull’argomento nell’edizione in lingua inglese dell’enciclopedia online:Category:Human trafficking in Oceania.

     

    7.6.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

     

    Human trafficking to Australia: a research challenge, Trends & issues in crime and criminal justice,Australian Institute of Criminology, 2007.

    Modern Slavery in Australia,Global Slavery Index, 2018.

    Modern Slavery in New Zealand di Emily Lyons, Sophie Vreeburg, Mukti Rathod, Laura Wang, Veronica Shepherd, Equal Justice Project, September 2018.

    Parte seconda: Abolizione della schiavitù / Abolizionismo

    SCHIAVI IMMAGINI PARTE II 1Fig.10: "Am I Not a Man and a Brother?" Medaglione per la campagna britannica contro la schiavitù (1795). Fonte

    1. Definizione, diritto internazionale e storia in generale

     

    1.1 Enciclopedie

     

    ► Nell’Enciclopedia Britannica, la voce: Abolitionism (European and American social movement).

     

    Nell’Encyclopedia.com (sito in lingua inglese che aggrega informazioni tratte da fonti enciclopediche, dizionari e da altre opere di reference), la voceAbolition Movement.

    ► In Wikipedia, le voci: Abolizionismo (L'abolizionismo teorico, La morale cristiana e l'abolizionismo, Le tappe dell'abolizione nel mondo, Le motivazioni economiche dell'abolizionismo, Bibliografia),Abolitionism (France, Great Britain, In the Americas, Notable abolitionists, Abolitionist publications, Contemporary abolitionism, Further reading),Abolitionnisme (Un concept d'une radicale nouveauté, Une sortie progressive du système esclavagiste, De la difficulté de différer l'abolition de l'esclavage au xixe siècle, Bibliographie),Abolition de l'esclavage (La question des origines, Le xviiie siècle: une remise en cause progressive, Voies nationales de l'abolition des traites occidentales, Fin des traites arabes et internes au continent africain, Conséquences de l'abolition, Bibliographie),Abolitionismus (Geschichte des Abolitionismus, Motive, Bedeutende Personen der Abolitionisten-Bewegung, Literatur),Abolicionismo(Abolicionismo por país, Bibliografía).Per l’elenco delle voci sull’argomento nelle diverse edizioni linguistiche dell’enciclopedia online:Categoria Abolizionismo,Category Abolitionism,Catégorie Antiesclavagisme,Kategorie Abolitionismus,Categoría Abolicionismo.

    1.2 Articoli/Saggi/Risorse didattiche

    Convenzione supplementare sull’abolizione della schiavitù, ONU, 1956/57.

    Proibizione della schiavitù e del lavoro forzato, Articolo 5 del Titolo I dellaCarta dei diritti fondamentali dell'UE, FRA – European Union Agency For Fundamental Rights,14.12.2007.

    Articolo 4 - Divieto di schiavitù, Dichiarazione Universale dei diritti umani commentata dal Prof. Antonio Papisca, Dossier del Centro Diritti Umani dell’Università degli Studi di Padova, 16/07/2009.

    Diritto e schiavitù in età moderna di Marco Fioravanti, in «Historia et ius», 2/2012.

    The Age of Abolition, Slavery in History, <freetheslaves.net>.

    Abolition of the transatlantic slave trade, Liverpool Museums.

    Anti-slavery sources, British Library.

    Atlantic slave trade and abolition di Richard Reddie, BBC, 29/01/2007.

    Debates Over Slavery and Abolition: An Interpretative and Historiographical Essay di Burton Orville Vernon, 2009.

    Abolitionism in the Atlantic World: The Organization and Interaction of Anti-Slavery Movements in the Eighteenth and Nineteenth Centuries di Birgitta Bader-Zaar, in «EGO – Europäische Geschichte Online», 09/12/2011.

    Civil Society and Paths to Abolition di Seymour Drescher, in «História» vol.34 no.2, July/Dec. 2015.

    Abolir l’esclavage et ses formes contemporaines, Haut-Commissariat des Nations Unies aux droits de l’homme, 2002.

    Le siècle des abolitionnistes di Olivier Pétré, in «L’Histoire», mensuel N°353 daté mai 2010.

    L’abolitionnisme de l’esclavage au prisme du passé/présent di Nelly Schmidt, 1 May 2015

    Abolitionnisme (Esclavage), di Nathalie Dessens, Richard Marin, HAL, 2016

    Mettre fin à l’esclavage moderne di William Lacy Swing, OIM - Organisation internationale pour les migrations – ONU, 19/09/2017.

    Les chemins de l’abolitionnisme di Anthony Guyon, 07 novembre 2017.

    Abolitionismus im transatlantischen Raum: Organisationen und Interaktionen der Bewegung zur Abschaffung der Sklaverei im späten 18. und 19. Jahrhundert di Birgitta Bader-Zaar, EGO, Europäische Geschichte Online – EGO, 03/12/2010.

    Abolición de la Esclavitud y la Trata de Esclavos,Beyond Foreignness.

    Abolicionismo di Michael Seidman, in «Revista de Libros», 01/10/2010.

    2. America

    2.1 Canada

     

    2.1.1 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Abolition of Slavery in Canadadi Bryan Walls, <pbs.org>.

    Slavery and its Gradual Abolition in Upper Canada di Natasha Henry, Lesson Plans, 31/01/2018.

    Anti-Slavery Movement in Canada, Library and Archives Canada,01/11/2019.

    2.2 Stati Uniti

    SCHIAVI IMMAGINI PARTE II 2.2Fig.11: Proclama di emancipazione: l’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti d'America (Abraham Lincoln, 1° gennaio 1863). Fonte

    2.2.1 Enciclopedie

    ► Nell’Enciclopedia Britannica, le voci:Abolitionism – United States,American Anti-Slavery Society.

    Nell’Encyclopedia.com (sito in lingua inglese che aggrega informazioni tratte da fonti enciclopediche, dizionari e da altre opere di reference),le voci:Abolition Of Slavery: United States,American Anti-Slavery Society,Abolition Of Slavery In The North.

    ► In Wikipedia, le voci:Abolizionismo negli Stati Uniti d'America (Richieste di abolizione, Abolizione nel Nord, Liberati dai proprietari del Sud, Territori dell'Ovest, Fondazione e colonizzazione della Liberia, Immigrazione,  Religione e morale, Garrison e l'emancipazione immediata, Cattolici americani, Donne abolizioniste, Progressione dell'abolizionismo negli Stati Uniti d'America, Bibliografia),Abolitionism in the United States (History, Variations by area, Abolitionist viewpoints, Anti-abolititionist viewpoints, Further reading),Antiesclavagisme aux États-Unis (Avant l’indépendance: les précurseurs quakers, La révolution américaine et l'abolition dans le Nord, De 1804 à 1830: le creux de la vague, La renaissance des années 1830, L'antiesclavagisme politique). Per l’elenco delle voci sull’argomento nell’edizione italiana e inglese:Categoria Abolizionismo negli Stati Uniti d'America,Category Abolitionism in the United States.

    2.2.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    The African American Odyssey: A Quest for Full Citizenship, Library of Congress.

    Facts, information and articles about Abolitionist Movement, one of the causes of the civil war, Historynet.

    The Abolitionist's John Brown (Martyrdom through Militancy and the Onset of Civil War) di Elisa De Togni, American Battlefield Trust.

    Frederick Douglass (leader U.S. Abolition movement), Stanford Encyclopedia of Philosophy.

    Anti-Slavery Resistance Movements (Learning Objectives, Key Takeaways), Lumen - Boundless US History.

    The American Abolitionist Movement (Source Set, Additional Resources, Teaching Guide), DPLA – Digital Public Labrary of America.

    Abolitionism di Paul Finkelman e Carl E. Prince, Oxford African American Studies Center, 06/04/2006.

    The Abolitionist Movement di Julie Holcomb, Essential Civil War Curriculum  December 2012.

    Abolitionism di Jochen Kemner, Universität Bielefeld, 2015

    Abolitionists and the Constitution, Constitutional Rights Foundation, 2016.

    Radical Reform and Antislavery, Digital History, 2019.

    De l'abolitionnisme à l'esclavagisme ? Les implications des anthropologues dans le débat sur l'esclavage des Noirs aux États-Unis (1840- 1870) di Luc Forest, in «Outre-Mers. Revue d'histoire», Année 1998/320.

    «La terreur des esclavagistes»: la révolution française et les origines de l’abolitionnisme en Amérique di Rachel Hope Cleves, in «Annales historiques de la Révolution française», n.363, janvier-mars 2011.

     

    2.3 Cuba

    2.3.1 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    British Abolitionists in Cuba, 1833-1845 di David R. Murray in «Historical Papers / Communications historiques», 11 (1), 1976.

    Madden and the Abolition of Slavery in Cuba di José Antonio Quintana García, in «Irish Migration Studies in Latin America» 7:1 (March 2009).

    La emancipación de los esclavos en Cuba y Puerto Rico di Christopher Schmidt Nowara, Departamento de Historia, Fordham University, 2014.

    Ley de la abolición de la esclavitud en Cuba -13 de febrero de 1880, Proyecto Ensayo Hispánico, 2015.

    2.4 Brasile

    2.4.1 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    L'abolizione della schiavitù in Brasile, racconto di Patrizia Giancotti, RAI-Wikiradio, 13/05/2013.

    Slavery and Abolition in the 19th Century – Center for Digital Scholarship – Brown University Library

    La abolición de la esclavitud en HispanoAmérica y Brasil: nuevos aportes y debates historiográficos a cura di Carlos Aguirre, 2005.

    La abolición en el Brasil: movimientos sociales y políticos en el Sudeste Cafetalero di María Helena Pereira Toledo Machado, 2014.

    3. Europa

    3.1 Francia

     

    3.1.1 Enciclopedie

    In Wikipedia, Abolitionism in France (Abolition in continental France - 1315, “Code Noir” and Age of Enlightenment, First general abolition of slavery – 1794, Re-establishment of slavery in the colonies – 1802, Second abolition - 1848 and subsequent events), Per l’elenco delle voci sull’argomento dell’edizione in lingua francese dell’enciclopedia online:Catégorie Antiesclavagisme en France.

    3.1.2 Articoli/Saggi/Risorse didattiche

    French anti-slavery under the Restoration: “Société de la morale chrétienne” di Lawrence C. Jennings, in «Outre-Mers. Revue d'histoire», Année 1994, 304.

    Ressources pour l'enseignement de l'histoire des esclavages et de leurs abolitions, Histoire et géographie, Ministère de l’Éducation Nationale.

    Victor Schoelcher (1804-1893). Une vie, un siècle, in <senat.fr>.

    Les abolitions francaises de l’esclavage (1789-1848) a cura di Gracia Dorel-Ferré, in Le Bulletin de Liaison des Professeurs d'Histoire-Géographie de l'académie de Reims, n. 14, janvier 1998.

    Les abolitionnistess français de l’esclavage, 1820-1850 di Nelly Schmidt, in «Outre-Mers. Revue d'histoire», Année 2000, 326-327.

    Enseigner l'histoire de l'abolition de l'esclavage, CANOPÉ, 25/11/2015.

    1848: l'abolition définitive de l'esclavage en France di Isabelle Bernier, 30/04/2020.

    3.2 Inghilterra (UK)

    SCHIAVI IMMAGINI PARTE II 3.2Fig.12: targa commemorativa dell’abolizione della tratta degli schiavi da parte del Parlamento britannico nel 1807. Fonte

    3.2.1 Enciclopedie

    ► Nell’Enciclopedia Britannica, la voce:Slavery Abolition Act -United Kingdom [1834] di Natasha L. Henry.

    Nell’Encyclopedia.com (sito in lingua inglese che aggrega informazioni tratte da fonti enciclopediche, dizionari e da altre opere di reference),la voce:Abolition Of Slavery: British Empire.

    ► In Wikipedia, le voci:Abolitionism in the United Kingdom (Origins, Activists organize, Growth of the movement, Slave Trade Act 1807, Slave Trade Felony Act 1811, Slavery Abolition Act 1833, Campaigning after the act, Further reading),Abolition de l'esclavage au Royaume-Uni (Origines du mouvement abolitionniste britannique, Contraindre l'État britannique à abolir l'esclavage, L'État britannique, militant de l'abolition de la traite hors du monde britannique, Bibliographie). Per l’elenco delle voci sull’argomento nell’edizione in lingua inglese dell’enciclopedia online:Category Abolitionism in the United Kingdom.

    3.2.2 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Inghilterra 1807: l’abolizione della tratta degli schiavi di Massimo Ragazzini, in «Storia in Network», 9 luglio 2016.

    The Abolition of Slavery In Britain di Jessica Brain,The History Magazine- Historic UK.

    Abolition of slavery. teaching and learning resources for schools,The National Archives – Education.

    Parliament and the British Slave Trade, UK Parliament.

    The Abolition Campaign - The Unsung Heroes of Abolition, BBC.

    The abolitionist campaigns, BBC.

    Anti-slavery movement, Britain di Jason M. Kelly, 2009.

    British Anti-slavery di John Oldfield, BBC, 17/02/2011.

    Abolition in Britain: the link between slavery and the British national identity di Christopher Leslie Brown, in «BBC History Magazine» 08/06/2020.

    Abolitionism must come from below: A critique of British Anti-Slavery Abolition di David Scott, HERC - The home of criminology research at The Open University, 23/06/2020.

    Chronologie du débat sur l’abolition de l’esclavage en Grande-Bretagne, 1787-1840di Lucienne Germain, in «Revue Française de Civilisation Britannique», vol. XV, n. 1, 2008.

    3.3 Spagna

     

    3.3.1 Articoli/Saggi/ Risorse didattiche

    Spanish Antislavery and Africa, 1808–1898 di Christopher Schmidt-Nowara, paper presented at “Treating The Trata: A Conference on the Historiography of Ignorance and the Spanish Slave Trade,” Stanford University, April 9–10, 2010.

    La abolición de la esclavitud en España. Una aproximación comparada a los casos británico y francés di Germán Zubeldia Pérez, Grado en Historia – Facultad de Filosofía y Letras - Universidad de Cantabria, Curso 2016/2017.

    La economía política de la esclavitud: los argumentos económicos del debate abolicionista español del siglo XI di José Luis, in «Scripta Nova. Revista Electrónica de Geografía y Ciencias Sociales», vol. XXI, nº 567, 01/06/2017.

    Esclavitud, un episodio silenciado de la historia de España di Alberto León, 19/01/2020.

     

    [1] I grandi tabù della Tratta dei neri e il difficile rapporto fra protesta sociale e ricerca storica;

     Le verità spiacevoli della storia. Miti sugli indiani e realtà dello schiavismo.

    [2] Passato e presente negli attacchi ai monumenti sull'onda del Black Lives Matter;

     La “guerra delle statue”: dibattito pubblico e pratica didattica.

    [3] Antonio Prampolini,Wikipedia e le regole per la scrittura delle voci di storia,Novecento.org, n. 3, 2014; Gli storici dilettanti in rete: la scrittura della voce fascismo nell’edizione italiana di Wikipedia, ISREC Piacenza, 2017; Le donne nella storia secondo Wikipedia, ISREC Piacenza, 2017; Peter Haber, Wikipedia ist nichts für blutige Anfänger, 25/06/2010; Bundeszentrale für Politische Bildung, Wikipedia – Dossier, 2012.

    [4] Flavio Febbraro, Wikipedia, la palestra della storia pubblica: didattica “anche” in classe, Novecento.org, n.10, 2018; Jan Hodel,Wikipedia in sieben Schritten erkunden. Ein Vorschlag für einen geschichtsdidaktischen Umgang mit der Online-Enzyklopädie,in «Wikipedia in der Praxis», n.2, 2016;Philippe Weber,Die Geschichte der Enzyklopädie weiterschreiben. Eine Unterrichtseinheit mit Kommentarfunktion, in «Wikipedia in der Praxis», n.7, 2016.

  • La sopravvivenza degli antichi dei

    di Vincenzo Medde

    Gli antichi dei vivono ancora nei musei, nei palazzi, nelle chiese, nell'arte e nella grande letteratura, classica e moderna. Nelle scuole sopravvivono a stento. Qui si racconta perché la loro memoria si è tramandata per oltre venti secoli e si ricordano alcune ragioni per conservarla anche nella scuola.

    Zeus, Artemide, Ermes, Afrodite, Ares e moltissime altre divinità ed eroi nacquero in Grecia tra il IX e l'VIII secolo a.C. I Romani li chiamavano con altri nomi, ma sostenevano che erano gli stessi: Giove, Diana, Mercurio, Venere, Marte. Nel Medioevo e nel Rinascimento il mondo dei Greci e dei Romani era finito da secoli, eppure continuarono ad essere conosciuti, onorati, citati nelle opere di poeti e storici e rappresentati nelle opere di pittori e scultori che erano senza alcun dubbio sinceri cristiani. Come mai quegli antichi dei non scomparvero con i popoli che li avevano creati? Come mai sopravvissero presso popoli che oramai avevano adottato un'altra religione, il cristianesimo? Perché, ancora dopo più di duemila anni, erano conosciuti, onorati, rappresentati? Ecco alcune risposte a queste domande.

    1. Gli dei come personaggi storici

    Nel Medioevo, quando gli dei antichi non erano più considerati tali, si pensava che fossero effettivamente esistiti in un tempo lontanissimo e che fossero stati, però, re, fondatori di città, eroi, grandi inventori che per la loro grandezza i Greci avevano appunto divinizzato. Gli uomini del Medioevo e del Rinascimento consideravano infatti Minerva la prima donna che aveva lavorato la lana; Chirone (un centauro, per i Greci) l'inventore della medicina; Mercurio il primo musicista e l'inventore dell'alfabeto; Prometeo aveva donato il fuoco; Atlante aveva rivelato la scienza dell'astrologia; Bacco aveva insegnato a produrre il vino.

    Gli dei e gli eroi della mitologia greca furono inoltre considerati come capostipiti di popoli e nazioni: i Franchi avrebbero avuto origine dall'eroe troiano Franco; i Tedeschi e Francesi da Ettore. Nel Rinascimento anche alcune grandi famiglie nobili pretendevano di avere come capostipite un dio o un eroe dell'antichità: i duchi di Borgogna, ad esempio, vantavano Ercole come fondatore della loro dinastia.

    Così considerati, gli antichi dei potevano ancora essere onorati, rappresentati e citati, addirittura, insieme con i personaggi della storia religiosa biblica Adamo, Abele, Mosè. Sulla facciata della Cappella Colleoni a Bergamo scene tratte dalla Bibbia sono mischiate alle fatiche di Ercole e lo zoccolo della Certosa di Pavia è ornato con medaglioni che raffigurano insieme profeti, imperatori, dei.

    2. Gli dei diventano astri e gli astri diventano dei

    Perseo in un manoscritto araboPerseo in un manoscritto arabo

    Gli antichi dei ed eroi poterono dunque sopravvivere al prezzo di scendere dal cielo e diventare personaggi storici; certo eccezionali, ma pur sempre esseri terreni ed umani. Poterono di nuovo tornare in cielo quando furono identificati con gli astri o quando, il che è lo stesso, gli astri diventarono delle divinità. E questo accadeva già a partire dal V sec. a.C. quando ai pianeti, alle singole stelle e alle costellazioni vennero associati dei ed eroi della mitologia: Saturno, Mercurio, Giove diventarono degli astri dotati di poteri immensi.

    Agli astri, dunque, con le caratteristiche divine, fu anche assegnato il potere di influire sui destini e sulle vicende umane, individuali e collettive. Si diffuse allora in Europa l’antica disciplina dell'astrologia, che interpreta le influenze delle stelle sul carattere e sul comportamento dell'uomo. E l'astrologia ebbe una grande importanza nella cultura, nell'arte, nella politica, nella vita quotidiana degli uomini del Medioevo e del Rinascimento.

    Gente semplice, principi, condottieri, cardinali, papi, poiché credevano nell'influsso astrale, ricorrevano molto spesso agli astrologi sia per interpretare gli avvenimenti passati e presenti, sia per averne ascoltati consigli sui tempi e i modi migliori di condurre un'azione seguendo il corso e la congiunzione di pianeti e costellazioni. Papa Giulio II (1443-1513) fa calcolare dagli astrologi il giorno favorevole alla propria incoronazione; Paolo III (1468-1549), un altro Papa, si fa indicare l'ora dei concistori; Leone X (1475-1521), anche lui un Papa, fonda alla Sapienza, l'università pontificia, una cattedra di astrologia destinata a gareggiare con quelle delle Università di Padova, Bologna e Parigi.

    3. L’astrologia e la fede cristiana

    L'astrologia diventò così il tema dominante di molti affreschi nei palazzi pubblici e in quelli privati e persino nelle dimore degli ecclesiastici e nelle cappelle delle chiese. Certo, l'astrologia era in forte contrasto con il cristianesimo perché la prima sosteneva che il destino dell'uomo era sottomesso agli astri, mentre il secondo insegnava che l'uomo deve confidare solo nella propria volontà e nella grazia di Dio. E gli scrittori della Chiesa dei primi secoli ingaggiarono un'aspra e lunga battaglia contro l'astrologia e i suoi seguaci. Ma, alla fine, anche la Chiesa dovette trovare un compromesso con le credenze astrologiche sulla base di due idee fondamentali:

    1) Le stelle influenzano il carattere e i comportamenti dell'uomo, ma non lo determinano interamente. La volontà umana è infatti libera e non costretta dagli astri.
    2) Le stelle, in ultima analisi, non sono che strumenti nelle mani di Dio; Dio per ordinare il mondo si serve anche delle stelle.

    Un esempio significativo sul piano artistico di questo compromesso lo si può vedere nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma; nella cupola che sormonta la tomba del banchiere Agostino Chigi, sono raffigurati il sole, i sette pianeti e i segni dello zodiaco, al di sopra di ciascuno vi è però un angelo, e in cima, al di sopra di tutti, troneggia Dio Padre onnipotente creatore del cielo e della terra. Il significato è chiaro: il corso del mondo è determinato dai pianeti e dalla loro posizione, ma questi non sono liberi, sono costretti invece a seguire la volontà di Dio. Per Agostino Chigi e il suo pittore i pianeti sono sì dei , cioè esseri viventi e fatali, mezzo demoni e mezzo semidei, ma restano in ogni caso strumenti nella mani di Dio.

    4. Le verità nascoste degli antichi dei

    Molti scrittori cristiani del Medioevo e del Rinascimento fecero anche di più che cercare un compromesso tra mitologia, astrologia e religione. Questi scrittori affermarono che nelle storie degli dei c'erano verità religiose e significati morali nascosti molto vicini o addirittura identici alle verità del cristianesimo. Occorreva allora saper leggere i racconti mitologici, andare oltre il significato letterale e superficiale per cogliere significati più profondi, più importanti, più autentici. Insomma, gli antichi creatori della mitologia, anche senza esserne coscienti, avrebbero anticipato quelle verità e quegli insegnamenti morali che solo il cristianesimo avrebbe poi esplicitamente e chiaramente proclamato e insegnato.

    Ma quali erano questi significati e queste verità? Secondo Fulgenzio, un chierico del XII secolo, le tre dee fra le quali Paride deve scegliere la più bella, Era Afrodite Atena, non sono altro che i simboli della vita attiva, contemplativa e amorosa. Un filosofo, Guglielmo di Conches (1085 circa-dopo 1154), vede nella guerra dei Giganti contro Zeus la ribellione dei nostri corpi fatti di fango contro l'anima. Secondo altri autori, Ganimede è il simbolo dell'anima che desidera raggiungere la fonte della sua gioia, Dio; mentre la punizione di Marsia evoca la punizione dell'ignoranza e dell'orgoglio.

    5. Andrea Mantegna, un esempio

    Questa interpretazione moraleggiante della mitologia venne illustrata molte volte dai pittori del Rinascimento. Valga a questo proposito un solo esempio, Minerva caccia i vizi dal giardino della virtù, opera di Andrea Mantegna (1431-1506) per Isabella d'Este (1474-1539), marchesa di Mantova. Il quadro, proveniente dallo studiolo che Isabella aveva nel Palazzo Ducale, ha per tema la virtù che sgomina i vizi. Si tratta di un'allegoria che utilizza appunto temi e figure della mitologia classica piegandola a fini moraleggianti.

    La scena, ispirata da Isabella stessa, si svolge in un giardino attraversato da un'arcata che sembra spingere verso lo spettatore i personaggi della rappresentazione. In primo piano una palude d'acqua verdastra, a sinistra incombono alberi e soprattutto uno sperone roccioso che sembra quasi crollare; nuvole dalle forme umane e inquietanti riempiono ancora lo spazio. A sinistra, la figura di donna imprigionata in un albero di alloro allude alla storia di Dafne che preferì prendere le forme di quest'albero piuttosto che cedere alle lusinghe di Apollo.

    Attorno al tronco una lunga striscia con una scritta in latino che dice: "Voi divine compagne delle virtù, agite, cacciate dalle nostre case quei mostri repellenti che sono i vizi". L'appello è rivolto alle tre dee della scena: Minerva, Diana e Aurora o forse Cerere. Minerva, che insegue i vizi, impugna una lancia dalla punta spezzata, indossa l'elmo e una corazza decorata con una testa sormontata da due ali. La precedono Diana che impugna l'arco e Aurora o Cerere con una torcia.

    Le tre dee spingono verso la palude i vizi rappresentati in forme mostruose e ripugnanti. Una faunessa che stringe al seno tre piccoli mentre un terzo, tenuto per mano cerca di starle dietro. Sopra la faunessa cinque putti alati che rappresentano i desideri e i sogni dell'amore carnale, e un po' più in là altri quattro esserini dal volto di gufo che rappresentano l'Eros notturno che annuncia i sogni osceni e la morte. In primo piano sulla destra, l'ozio, senza braccia perché disprezza il lavoro, preceduto dalla pigrizia che lo tiene al laccio. A sinistra di Ozio, su una striscia di terra che emerge dalla palude, c'è una scritta in latino che dice: «Se cederai all'ozio, morirai colpito dall'arco di Cupido».

    Ozio e Pigrizia sono preceduti da un mostruoso ermafrodito dalle forme scimmiesche simbolo dell'invidia che può assumere le sembianze dell'odio, della perfidia, della malizia; da un simile mostro ci si può attendere il male, il peggiore, il pessimo. Sul centauro c'è la Venere volgare che ha affidato il figlio Eros a un satiro. A destra l'Ingratitudine e l'Avarizia portano una donna obesa e stralunata: l'Ignoranza. In alto a destra, incorniciate in una nuvola appaiono le tre virtù cardinali: la Giustizia, con la bilancia e la spada, la Forza, con la mazza e la colonna, la Temperanza, con due boccali che le permettono di temperare il vino con l'acqua.

    6. Gli dei si trasformano.

    Nel corso dei secoli le antiche divinità si trasformarono, spesso in modo molto vistoso, anche dal punto di vista fisico. Giove viene rappresentato da Andrea Pisano (1290-1349) sul campanile di Santa Maria del Fiore a Firenze vestito come un monaco, con un calice nella mano destra e una croce nella sinistra. Un miniaturista vissuto attorno alla metà del XV sec. raffigura Giunone abbigliata come una ricca dama del tempo con l'arcobaleno di Iride che le fa da aureola [inserire qui l’immagine]. Ercole, in un manoscritto del XII sec., viene raffigurato con degli abiti arabi, senza la pelle di leone, con una calotta in testa e una scimitarra al posto della clava. In un manoscritto italo-arabo Perseo viene rappresentato con in mano una testa di demone barbuto invece della testa della Medusa perché l'illustratore arabo ha interpretato i rivoli di sangue come la barba del demone.

    7. Vulcano, Plutone, Bacco, Mercurio

    Vulcano, Plutone, Bacco, MercurioVulcano, Plutone, Bacco, Mercurio

    In un manoscritto del 1023 troviamo rappresentati Vulcano, Plutone, Bacco e Mercurio in un modo assai curioso. Plutone tiene in mano un orcio perché l'autore ha confuso tra orca (orcio) e Orcus (il regno dei morti). Mercurio, i cui calzari alati sono diventati un uccello che gli svolazza tra le gambe, uccide un serpente con un lungo bastone, perché l'autore del manoscritto interpreta male la descrizione del caduceo: invece di leggere «Virga, quae serpentes dividit», (un bastone che separa due serpenti), legge «Virga, qua serpentes dividit», (un bastone con il quale taglia in due un serpente) (Panofsky, Saxl, p. 66).

    Quali i motivi di queste talvolta bizzarre trasformazioni in sembianze che comunque non lasciavano dimenticare del tutto l’antica identità?

    8. Perché gli antichi dei hanno cambiato aspetto?

    La tradizione degli antichi dei lungo i secoli e la fruizione dei suoi esiti iconografici sono sempre stati appannaggio di un'élite sociale e culturale che poteva convivere con la pratica diffusa, sostenuta dalla cultura più legata alle ortodossie cristiane, musulmane, bizantine, di accanita distruzione delle immagini e dei simulacri di divinità ritenute false o imparentate col demonio.

    Gli illustratori perciò, non disponendo quasi mai di immagini antiche, si dovettero inventare dei tratti somatici e un abbigliamento sulla base di semplici indicazioni verbali reperibili, nei casi più fortunati, nei testi solo scritti.

    Inoltre, gli illustratori o chi li consigliava potevano leggere male o interpretare male i testi in cui si descrivevano le antiche divinità, con conseguenti esiti di allontanamento dalla iconografia originale.

    Quando invece potevano disporre di immagini, gli illustratori le traevano da manoscritti arabi in cui però i tratti di divinità e costellazioni, rispetto agli originali greci, avevano subito radicali metamorfosi.

    In ogni caso, l'interesse primario degli illustratori era rivolto ad attualizzare e cristianizzare gli antichi dei piuttosto che a renderne con fedeltà i tratti caratteristici.

     

    Bibliografia

    Franz Boll, Carl Bezold, Interpretazione e fede negli astri, Sillabe, Livorno 1999.

    Erwin Panofsky, Fritz Saxl, La mythologie classique dans l'art médiéval, Gérard Monfort Éditeur, Brionne 1990.

    Erwin Panofsky, Iconografia e iconologia. Introduzione allo studio dell'arte del Rinascimento, in Il significato delle arti visive, Einaudi, Torino 1962.

    Fritz Saxl, La fede negli astri, Boringhieri, Torino 1985.

    Jean Seznec, La survivance des dieux antiques, Flammarion, Paris 1993.

    Aby Warburg, La rinascita del paganesimo antico, La Nuova Italia, Firenze 1980.

     


    Aggiungiamo all'articolo alcuni strumenti che possono risultare utili in classe: la visita particolareggiata dei dipinti citati e due serie di esercizi.

    ⦿ Osserva i dettagli della tela di Mantegna

    ⦿ Come gli dei sono cambiati in 25 secoli

    ⦿ Questionario interattivo

    ⦿ Rispondi alle seguenti domande

    1. Nel testo vengono individuate tre ragioni che spiegano la sopravvivenza degli antichi dei. Sintetizza ciascuna di queste ragioni in una frase.
    2. Quale operazione culturale consentiva di rappresentare gli antichi dei insieme con i personaggi della storia religiosa biblica Adamo, Abele, Mosè?
    3. Quali immagini contiene la cupola che sormonta la tomba di Agostino Chigi nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma?
    4. Qual è il significato di tali immagini?
    5. Rintraccia ed esponi le ragioni che hanno determinato la trasformazione, talvolta radicale, delle sembianze degli antichi dei.
    6. Sulla base di quale compromesso la tradizione astrologica poté essere accolta nell’ambito della fede cristiana?
    7. In che cosa consiste l’interpretazione moraleggiante della mitologia greca?
    8. Rivedi e osserva con cura le rappresentazioni delle cinque divinità (Giove, Marte, Mercurio, Venere, Saturno) nel VI secolo a.C. e nel XV secolo. Per ciascuna coppia indica un elemento presente nella prima e nella seconda immagine e un elemento presente nella prima ma non nella seconda.
    9. Rivedi le immagini sulla trasformazione degli dei greci; quale episodio mitologico viene rappresentato nell’immagine di sinistra relativa a Crono? Il personaggio femminile è Rea, sposa di Crono.
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  • The Mary Rose. La nave di Enrico VIII/1.Il museo e il sito

    Autore: Enrica Bricchetto

     

    Si riapre il museo della Mary Rose

     

    Il 14 luglio 2016Bbc News annuncia la riapertura, nella sua versione definitiva, delMary Rose Museum di Portsmouth. Sono passati 34 anni da quando è stato riportato alla luce il relitto della nave da guerra fatta costruire da Enrico VIII e affondata nel 1545 nella battaglia del Solent, nelle acque di Portsmouth.

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    fig.1 14 luglio 2016 La BBC News annuncia l'apertura definitiva del Mary Rose Museum clicca qui     

     

    Inaugurato nel giugno 2013, il Museo è stato realizzato da due studi di architettura consorziati: Wilkinson Eyre Architect, responsabile della progettazione dell'esterno e Pringle Brandon Perkins+Will per gli interni.

    In rete si trovano i documenti di questo straordinario progetto che vede l’edificio sorgere nello stesso luogo nel quale fu costruita la nave e che ora è parte delPorthsmouth Historic Dockyard(clicca qui), l’antica area portuale trasformata in museo a cielo aperto, in cui si trova anche laHMS Victory, la nave ammiraglia in cui morì Lord Nelson a Trafalgar.

     

     

     Il museo

     

    L’esterno del museo, di forma ellittica, rispecchia il profilo curvo dello scafo dellaMary Rose, di cui mantiene le dimensioni. Il legname nero di cui è ricoperto gli conferisce, però, l’aspetto di uno yacht di lusso (clicca qui): si fondono l' ancoraggio al passato, dato dal luogo, e un forte senso di contemporaneità dato dal disegno e dai materiali. Per l’essenzialità e la maestosità dell’edificio l’effetto sul visitatore è davvero impressionante.

    Il Mary Rose Museum  ha richiesto un investimento di 30 milioni di euro (clicca qui) e il coinvolgimento di molti soggetti. Gli architetti hanno lavorato in stretta collaborazione con il comitatoThe Mary Rose Trust, fondato nel 1979, presieduto dal principe Carlo e diretto dall’archeologa Margaret Rule.The Mary Rose Trust ha raccolto i fondi e seguito tutta la storia del recupero e dell’allestimento fino all’ultima versione del museo.

     

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     Fig.2  2 giugno 2013 la BBC annuncia l'apertura del Mary Rose Museum

     

    Il museo è “reborn” nel 2013 perché già dal 1984, due anni dopo il recupero del relitto dellaMary Rose, in un padiglione, era possibile visitare lo scafo mentre  in un museo  erano esposti gli oggetti. Il museo rinasce quando un unico edificio, “su misura”, è pronto per ospitare e presentare al completo il mondo di questa maestosa nave da guerra.

     

     

     Il recupero

     

      Alle 9.03 dell’11 ottobre del 1982 più di 60 milioni di persone vedono per la prima volta il relitto dellaMary Roseaffiorare dal mare in diretta TV.  

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    Fig. 3 11 ottobre 1982 il sito della BBC segue l'evento clicca qui

     

    Molti inglesi lo ricordano. Il recupero, infatti, ha una lunga storia.

    Nel 1818 il fattore John Deane riuscì a salvare un fienile in fiamme indossando l’elmo di un’armatura e un tubo per evitare di respirare il fumo. Il  fratello, comprendendone le potenzialità, perfezionò lo strumento e lo adattò alle immersioni. Nel 1836 Deane fu così ingaggiato per esplorare il fiume Solent alla ricerca dei resti delRoyal George,affondato qualche decennio prima, nel 1782, nelle acque di Portsmouth. Deane, invece, portò a galla fucili di bronzo con il timbro di Enrico VIII. Tutti erano a conoscenza che un’unica nave appartenente alla flotta di Enrico VIII era affondata in quelle acque, laMary Rose.Vennero recuperati alcuni oggetti. Poi l’impresa fu abbandonata.

    Soltanto nel 1965 l’intero relitto venne individuato, a 14 metri di profondità, dallo storico e subacqueo dilettante Alexander McKee, che si occupò del recupero per alcuni anni. Nel 1971 il team dell’archeologa Margaret Rule, che diventerà la figura chiave di una sorta di avventura nazionale, fece il primo sopralluogo.

    Alle ricognizioni iniziali seguirono i primi dubbi : il relitto era abbastanza importante da giustificare il recupero che si prevedeva molto costoso? Lo scafo sarebbe stato recuperato integro? Archeologi, storici navali, architetti navali e ingegneri si misero a studiare e diedero risposta affermativa. Così ilMary Rose Trust avviò la raccolta dei fondi.

    Le difficoltà furono molte sia tecniche sia economiche. L’unico caso simile in Europa era quello della nave reale svedese Vasa del XVII sec., recuperata nel 1961 clicca qui. Inglesi e svedesi avviarono una collaborazione proficua e esemplare.

    In tre anni, dal 1979 al 1982, 500 tra archeologi e sommozzatori, in circa 27.000 immersioni, hanno portato alla superficie lo scafo dellaMary Rose e circa 19.000 oggetti. Lo scafo ha poi richiesto due anni soltanto per la fase di asciugatura, mentre il restauro si è definitivamente concluso nell’estate 2016.

     Al termine delle operazioni, è stato restituito  un  relitto simbolico e di grande significato  a tutto il Regno Unito  ma soprattutto alla comunità di Portsmouth. Nel 1929, come dimostra uno spezzone video conservato nell’archivio della British Pathè, nella cattedrale era stato collocato un modellino dellaMary Rose,in memoria delle vittime del naufragio (clicca qui per vedere il video). Una storia, quella dellaMary Rose, molto sentita sul piano locale e su quello nazionale .

    Per questo le vicende del recupero e del restauro dellaMary Rosesono state sostenute da un’attenta politica di donazioni, da finanziamenti e anche dalla lotteria di stato. 

     

     

     La conservazione 

     

     Fin dalle prime immersioni, per gli archeologi marini la Mary Rose  è stata la “Pompei del Regno Unito”. La nave, infatti, inabissandosi, si è appoggiata  da un lato e lì tutto  è rimasto bloccato, come era poco prima dell'inabissamento. Con il passare dei secoli il lato a tribordo è sprofondato nel limo del fondale, creando un ambiente povero di ossigeno che ha conservato legname e oggetti. Il lato a babordo, esposto all’acqua, si è disintegrato. Questa è la ragione per cui si è conservata metà della nave con tutti gli oggetti, le armi e i corpi.

     

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    fig. 4 A. Roll, Mary Rose,1546 (Mary Rose Museum, Gallery). 

     

     Enrico VIII e la Royal Navy

     

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    Fig. 5. Riproduzione di un francobollo del 16 giugno del 1982 - anno del recupero della Mary Rose -  appartenente a una serie realizzata per celebrare la Royal Navy Tradition.

     

    Enrico VIII Tudor si considerava l’ultimo di una dinastia di sovrani con la vocazione per la guerra e per questo ha investito sulla costruzione di una grande flotta, a ridosso della scoperta dell’America e dell’apertura delle rotte transoceaniche.

    Prima di lui, per le battaglie navali, le navi commerciali venivano adattate alla guerra per poi essere riconvertite di nuovo in tempo di pace. Durante il suo regno, Enrico VIII ha attuato la prima riforma dellaNavy Royal, poiRoyal Navy, creando un segretariato alla Marina, appositi quartieri navali e un piccolo numero di navi specificamente da guerra. Alla sua morte le navi erano 58. Per finanziare tutto questo ha impiegato le ricchezze provenienti dalla confisca dei monasteri mentre trasformava l’Inghilterra in un paese protestante.

    Portsmouth è stata scelta come il principale luogo di costruzione della nuova flotta. Era una città fortificata. Vi era laRound Tower, costruita da Enrico V, laSquare Tower costruita da Enrico VII e Enrico VIII fece costruire ilSouthSea Castle. Nel 1495 fu migliorata l'area portuale con la costruzione dei bacini di carenaggio dove, nel 1510 fu costruita laMary Rosee nel 1511 fu varata.

    La Mary Roserappresentava l’idea più avanzata di architettura navale perché la forma dello scafo era definita da una serie di strutture curve al suo interno alla quali venivano aggiunte successivamente le tavole di legno. La forza dello scafo era garantita dalla struttura interna non dalle tavole. Questa in inglese si definiscecarvel e sostituisce la tecnicaclinker in cui venivano sovrapposte le tavole di legno e successivamente aggiunta la struttura. In sostanza laMary Rose inaugura nella marina inglese laCarvel tradition, che rende le navi più resistenti. L’armamento era straordinario. con potenti  cannoni che uscivano dai boccaporti.

    Mary Rose e Grâce à Dieu ,le due navi più famose - carracks,velieri con tre alberi o quattro e tre ponti  - della flotta inglese, affrontarono la Marina francese nella battaglia del Solent, all’interno della quinta guerra contro la Francia.

    Il 18 luglio del 1545 laMary Rose, forse perché era stato costruito un terzo ponte, che aveva aumentato di molto l’altezza e quella sera il vento si era improvvisamente alzato, si inabissò, tra la sorpresa di tutti.

    A bordo c’erano 500 uomini. Solo 35 furono i sopravvissuti. La maggior parte era intorno ai vent’anni. Nel recupero sono stati individuati i resti di 179 uomini e 92 corpi sono stati parzialmente ricostruiti.

    Il più vecchio  aveva 40 anni, il più giovane 10, un bambino. Dalla lettura degli scheletri è stato possibile rilevare che alcuni soffrivano di malattie provocate dalla cattiva alimentazione e molti riportavano ferite da armi da fuoco.

    Enrico VIII ha assistito all’affondamento, senza poter far nulla, dal ponte della naveGrâce à Dieu.

     

     

     Impressioni di un visitatore reale. Lo scafo

     

    La visita delMary Rose Museum procede per colpi di scena. L’allestimento, passo dopo passo, meraviglia e coinvolge il visitatore, immerso in un’oscurità rischiarata a tratti da una luce simile a quella delle candele o delle lampade a olio. Una penombra, quasi nera e oro. Si vive l’atmosfera di 500 anni prima, quando la nave in piena attività, è affondata.

    Come altri musei recenti, anche il Mary Rose Museum  è immersivo,  fa vivere un'esperienza unica al visitatore  attraverso una metafora forte e  significativa. Storici e architetti hanno scelto  la  metafora dell’inabissamento della nave. Chi visita è alla vigilia del naufragio.

    Nella prima sala, introduttiva e di contestualizzazione, ci sono alcuni pannelli con riproduzioni digitali della nave e dei luoghi, linee del tempo e ritratti dei personaggi storici principali: la dinastia Tudor, le caratteristiche della flotta e la situazione politica.  Solo elementi essenziali. Il visitatore si appropria, senza rendersene conto, delle informazioni che servono per vivere l’esperienza. Entra nella metafora.

    Da lì si sale al primo piano dove avviene il primo colpo di scena. Uscendo dall’ascensore ci si trova a camminare sul ponte centrale della nave,the main deck. A destra il relitto, immenso, nella parte recuperata e ricostruita. L’impressione è difficile da descrivere. E’ metà nave, la sezione longitudinale, tutta completa dei ponti e dei vani, illuminata in modo caldo, notturno, Proiezioni digitali e alcuni ologrammi animano la nave e ricreano la vita al momento del naufragio.

     

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    Fig. 6 Lo scafo restaurato a destra si riflette nell'enorme specchio a sinistra. Il visitatore cammina in mezzo.

     

    Mentre il visitatore cammina sul ponte, alla sua sinistra ha una lunga parete di specchi che riflette lo scafo e su cui sono esposte le armi, cannoni, munizioni, rinvenuti in quel ponte nella posizione originaria.

    La seconda tappa è sotto, nel ponte più basso,the lowest deck, al piano terra del museo. Il visitatore cammina accanto all’immenso relitto e si trova all’altezza della cucina e dei luoghi di servizio della nave. Gli ologrammi mostrano cuochi e servitori impegnati a preparare la cena.

     

     

    Impressioni di un visitatore reale. Corpi e oggetti

     

    Al termine della passeggiata sul ponte, sia al secondo sia al primo piano, il visitatore si trova in una sala in cui teche compatte raccontano le storie degli uomini della nave, di chi aveva un ruolo di comando o di servizio.

    Del comandante - Roger Grenville - del commissario di bordo, del capo arciere, del medico, del cuoco, del nostromo, del falegname capo, grazie alle tecniche di lettura dello scheletro, si conoscono le principali informazioni fisiche: età e stato di salute. A ognuno è dedicata una teca in cui sono disposti gli oggetti che usavano nello svolgimento delle loro mansioni.

    Sui muri delle sale, in corrispondenza delle teche,  fanno da sfondo le foto delle fasi del recupero della nave in modo che il visitatore non perda mai il contatto con le condizioni in cui corpi e oggetti sono stati trovati, pieni di fango e di incrostazioni, tutto mischiato e tutto “smontato”, una sorta di indistinto, separato e riportato alla sua integrità grazie alle conoscenze storiche e alle tecniche scientifiche.

    Gli oggetti sono tantissimi: frecce, monete, munizioni di ogni tipo, pentole, siringhe e strumenti medici, vele e cordami. Un mondo di fonti storiche.

    Qua e là, poi, ci sono alcune postazioni multimediali che consentono di vedere alcune scene di vita della nave. Sono in giusta misura perché questo è un museo di oggetti e la storia la fa la regia della ricostruzione.

     

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    Fig.7  Una teca del Mary Rose Museum

     

    Impressioni di un visitatore virtuale. Il sito

     

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    Fig. 8 Il sito del Mary Rose Museum

     

    IlMary Rose Museumdunque è un museo innovativo e entusiasmante, un’esperienza indimenticabile.

    Tuttavia, in attesa di compiere la visitain loco, esplorare la parte in rete è quasi altrettanto interessante. L’architettura digitale del museo è completa: un sito, la app per Android e per Ios, la presenza sui principali social: Facebook, Instagram, Twitter e Pinterest.

    Esplorare il sito è di per sè un’esperienza per la ricchezza di contenuti e per la forza  che ha in sé la struttura. Non è facile esplicitare il continuo e sapiente gioco di rimandi che è dentro il sito. Quasi tutti gli oggetti sono fotografati. Ci sono alcuni video di animazione e molti video documentari. Si possono seguire percorsi che consentono più scelte e talvolta ci trova anche di fronte piccole domande di verifica o  problemi da risolvere. Si incontrano tutti gli uomini che hanno partecipato a questo ultimo viaggio e si capisce che la nave era in guerra. Ci sono strumenti per approfondire le ricerche, bibliografie complete e una sezione che spiega come è stata finanziata l’operazione del recupero e dell’allestimento.

     C'è anche  uno STEM Lab (Science, Technology, Engeenering and Math), attraverso il quale si possono approfondire gli aspetti specifici di queste discipline in relazione alla nave e al suo tempo, realizzando gli esperimenti proposti e con specifiche domande di verifica. Per esempio è possibile scoprire i processi chimici relativi ai coloranti usati in epoca Tudor o l’uso dei polimeri per la conservazione del relitto; come gli scienziati hanno trovato il DNA degli uomini e lo hanno interrogato; la medicina dell’epoca. In questa sezione si conoscono anche le singole professionalità al lavoro nel recupero e nel mantenimento dello scafo e degli oggetti.

    Dal sito è possibile consultare il database di tutti gli oggetti.

    E’ presentata molto bene anche l’attività per le scuole svolta dalla sezione didattica del museo e suddivisa per ordine di scuola. I laboratori proposti hanno un taglio esperienziale: gli studenti apprendono perché vivono l’ultimo giorno della nave, muovendosi tra gli ambienti e ricostruendo gli oggetti.

    E’ molto importante tenere presente che il sito è efficace soltanto lo se si visita con un computer.

     

     

     Impressioni di un visitatore virtuale. La app

     

    Per i dispositivi mobili, invece, è meglio scaricare la app (in effetti nulla vieta di fare entrambe le cose). Mostra gli oggetti in tre dimensioni ; consente di scaricare o di inviarsi bellissime immagini. Dà la possibilità di fare un audio tour, utile certamente durante la visita, ma anche per capire meglio, da lontano, il mondo della nave.

     

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     Fig. 9 L'icona della app per IOS e Android

     

     

     Questioni didattiche

     

     La storia della nave, del suo recupero e del suo allestimento nel museo e nel sito hanno in sé un potenziale didattico dal punto di vista disciplinare e multidisciplinare.

    Intanto le modalità con cui sono trattati i contenuti nel sito lo rendono esemplare: ogni elemento può essere contestualizzato, ogni immagine ha una data, ogni approfondimento rimanda a un volume o a un altro sito. Ci sono le fonti di tutto.

    Ambienti digitali curati, sani e attendibili come questo, consentono di apprendere nella rete e hanno i titoli per essere usati in ambito didattico. Inducono a far frequentare la rete agli studenti per seri motivi di ricerca, emancipandola da luogo di sole relazioni o di copiatura di facili contenuti (videolezioni per studenti, sintesi senza autori, uso pedestre di Wikipedia). Comincia a prendere forma l’ambizione del web 3.0 che immagina il futuro della rete come luogo di fruizione e di creazione di contenuti adeguati alla cultura di oggi e la considera un luogo educativo e di promozione sociale.

    E’ indubbio, infatti, che sia difficile trovare contenuti digitali certi e adeguati per le lezioni. Cercare in rete è molto faticoso, obbliga a farsi continue domande sull'attendibilità delle informazioni e dell’iconografia. Un museo, come questo, diventa il garante per costruire conoscenze e competenze non soltanto di storia o di inglese o di scienze ma anche sulla comunicazione, mediale in questo caso.

    Studiare la struttura del sito, le modalità di relazioni tra le parti scritte e iconografiche, la scelta e la qualità delle immagini, l'organizzazione dei contenuti - non solo storici - e le informazioni sui profili professionali che hanno ridato vita alla nave, di per sé è un’azione educativa non meno che culturale. Ogni sezione del sito può essere oggetto di schedatura e di analisi. La costruzione da parte del docente di una scheda ad hoc per questo sito può fornire competenze che lo studente potrà trasferire in altri contesti.

    Il sito e la app, inoltre, consentono il download di molto materiale. A questo punto si aprono scenari didattici diversi, a seconda delle discipline. Nel caso della storia, la prima possibilità è creare un laboratorio simulato di fonti sulle quali far ragionare gli studenti. La ricerca di immagini di fonti in rete attendibili e corredate delle informazioni di base per il docente è difficile e ancora di più trasformarle in formati utilizzabili in classe. Lavorando nel sito dellaMary Rose per costruire laboratori sulle caratteristiche della nave è un’operazione relativamente semplice che può fare il docente o farla fare direttamente agli studenti. I laboratori possono essere tematizzati sulle professioni a bordo, sulla condizione degli arcieri, sull’uso degli strumenti medici o sulla cucina. I temi trasversali possono essere molti. La parte relativa alla dinastia Tudor conta su molte riproduzioni del re e dei suoi consiglieri. Anche il paesaggio e la città di Porthsmouth sono bene rappresentate.

    Lo studente entra in contatto con un mondo molto lontano e allo stesso tempo si rende conto di quanto le possibilità tecnologiche intervengano nelle nostre relazioni con il passato. Il passato ci viene restituito dalla tecnologia che ha consentito prima il recupero e l’asciugatura dello scafo e poi la ripulitura di tutti gli oggetti ma anche da quella che ne consente la diffusione in rete.

    Allo studente inoltre si può chiedere di raccontare parti di storia producendo piccoli video, da realizzare con le riproduzioni delle fonti. Anche gli audio possono aiutare a creare in un altro modo la storia o a creare altre storie.

    In più, una potenzialità didattica molto alta ce l’ha la riflessione sulla scelta narrativa del museo e quindi del sito. Il visitatore del museo e del sito è dentro la storia dell’ultimo giorno di navigazione della Mary Rose. E’ la metafora del museo: hanno costruito il museo con lo scafo al centro e sempre visibile da ogni lato; nel sito continuamente è possibile tornare alla nave e alle sue caratteristiche.

    L’architettura del museo corrisponde alla scelta narrativa: il visitatore è dentro la nave, ci si percepisce dentro e, in qualche modo la vive. Così è anche nel sito.

     Come trasformare tutti questi spunti in lezioni?  Nel  prossimo articolo il focus sarà sulla progettazione di attività didattiche 

    -segue

     

    Bibliografia

    A.Burton,The Mary Rose Museum. The story continues, Pitkin Publishing, Glouestershire, 2014

    The Mary Rose Exposed, guida illustrata in vendita presso il museo.

    Tutte le immagini usate provengono dal sito delMary Rose Museum.

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