di Maurizio Triggiani

castello brindisi  Lo chiamano castello svevo, ma, come sempre accade, anche per il Castello di Brindisi la fase legata all’imperatore svevo rappresenta soltanto una porzione della sua storia. È vero che fu Federico II a volerne l’edificazione a ridosso del seno di ponente del porto brindisino tra il 1227 e il 1233, ma la forma attuale del castello si deve all’apporto di ogni dinastia e di ogni potente che ebbe la ventura di dominare sulla città pugliese.

 

I normanni

Attigua all’edificio voluto da Federico II, esisteva una fortezza normanna della quale leggiamo alcune testimonianze nell’ Historiarum libri VII di Johannes Cinnamus, che parla di una “rocca ben munita” e riporta anche i nomi di tre castellani Rainaldo “de monte Ioi” nel 1135, di Gugliemo “de Mansellera” nel 1174 e Gualtiero de Roccaforte nel 1175. Notizie che purtroppo non chiariscono l’aspetto di questa fortezza, se fosse una torre fortificata o un vero e proprio castello. Sappiamo, però, che fu al centro di alcuni conflitti come quello tra i difensori del normanno Ruggero nei confronti di Tancredi di Conversano, oppure quello che vide le truppe dell’imperatore Lotario conquistare il castellum nel 1137, che venne poi conquistato dai Bizantini nel 1156 e riconquistato dal normanno Guglielmo l’anno successivo.

 

Federico II

Quella voluta da Federico II non era concepita come un’opera fortificata posta a difesa della città, ma con ogni probabilità come struttura destinata alle guarnigioni dell’imperatore che risiedevano lì per controllare soprattutto i cittadini di Brindisi ancora troppo legati ai Normanni e per questo motivo non proprio leali con l’imperatore.

Il castello fu realizzato nel giro di sette anni. Aveva una piazza d’armi difesa da quattro torrioni angolari. Un impianto trapezoidale che si articolava su un cortile interno, sul quale si affacciavano anche edifici palaziali e residenziali.

La fortezza era ulteriormente difesa da un profondo fossato che la cingeva sui tre lati di terra, mentre il lato più settentrionale si affacciava direttamente sul mare. Per la sua costruzione l’imperatore utilizzò materiali provenienti da strutture più antiche, molte anche di età romana. Alle fortificazioni di età sveva, che si individuano nelle torri di impianto quadrangolare disposte lungo la cinta di difesa del castello, si aggiunsero successivamente altre strutture difensive.

 

Gli Angioini

Con gli Angioini il castello fu oggetto di nuovi interventi mirati soprattutto a prevenire incursioni di Greci e Albanesi, nel timore che questi potessero attentare all’arsenale navale che re Carlo I d’Angiò fece realizzare nel 1271 proprio nel porto di Brindisi. Responsabile dell’arsenale e del castello in quegli anni fu Ruggero Cavalerio che era stato nominato castellano nel 1268. A lui successero altri castellani ricordati dalle fonti, come Agone di Villanova nel 1275 e Goffredo de Rivera nel 1291.

 

Gli Aragonesi

Il castello dovette mantenere più o meno questo aspetto sino all’età aragonese, nel maturo ‘400. Le tecniche della guerra erano cambiate e, di conseguenza, anche le fortificazioni avevano bisogno di essere ripensate. Gli Aragonesi misero mano al castello di Brindisi soltanto nel 1488, ma il loro intervento fu radicale. La struttura, che sostanzialmente era rimasta delle stesse dimensioni dall’età federiciana, venne significativamente ingrandita. Infatti, sovrani, avevano messo in opera un programma di fortificazione delle mura della città, che estesero anche al castello.

Una cinta muraria più bassa, ma ben più solida di quella originaria, venne realizzata nella parte esterna, riempiendo tutta l’area occupata originariamente dal fossato. Vennero realizzate ulteriori quattro torri/baluardi dall’impianto circolare e tronco conico, ispirate all’architettura militare del XV secolo, quando la polvere da sparo cominciava ad essere un elemento sempre più utilizzato durante i conflitti. Venne realizzato un nuovo fossato, più ampio e profondo, mentre negli spazi del fossato precedente vennero costruiti dei vani sotterranei, al di sopra dei quali furono ricavati cortili di impianto rettangolare. Promotore di questi importanti interventi fu Ferdinando I d’Aragona, ma il castello venne ulteriormente fortificato con gli interventi del figlio Alfonso II. Fu lavoro così ben fatto che nel 1496, quando la città di Brindisi venne consegnata alla Repubblica di Venezia, in una relazione del doge Priamo Contarini il castello è descritto come “bello e fortissimo che domina la città e gli altri castelli”.

 

Bombardamenti e decadenza del castello

Nonostante ciò, il castello nel 1528 dovette sopportare un durissimo bombardamento ad opera dei cannoni dell’esercito della Lega - voluta da Papa Clemente VII e costituita da Francia, Repubblica di Venezia e Firenze- che bombardarono il castello e la città di Brindisi per strapparla all’imperatore Carlo V. La solidità del castello e il coraggio dei brindisini sono ricordati nelle note storiche di quegli anni.

La vicenda architettonica del castello di Brindisi in pratica finisce qua. Seguirono anni di abbandono almeno sino ai primi anni dell’800, quando Gioacchino Murat nel 1814 lo trasformò in una prigione o “bagno penale” aggiungendo alcune strutture per i detenuti. Il castello rimase prigione sino al 1919 ospitando fino a 800 prigionieri forzati nel 1879 impegnati nei lavori del porto di Brindisi. Le descrizioni dei viaggiatori dell’epoca riportano l’inquietante rumore delle catene trascinate da questi galeotti che risuonavano nella città soprattutto di notte.

 

castello brindisi 2 I mutamenti dell’età contemporanea

Nel 1909 il castello divenne la base della Marina Militare che da qui controllava una flotta di sommergibili. Poi, nel 1916, il porto e il castello di Brindisi divennero la terza base più importante della flottiglia M.A.S. (acronimo di Motobarca Armata Svan e poi Motobarca Armata Silurante) dopo Venezia e Ancona. La vocazione navale della città di Brindisi, e quindi anche del castello ubicato sul seno di Ponente del porto, è evidente anche durante i due conflitti mondiali. Già durante la Prima Guerra Mondiale qui facevano base le grandi navi, ma è soprattutto durante il secondo conflitto mondiale che il castello di Brindisi divenne la base operativa e amministrativa del governo Badoglio nonché residenza del re Vittorio Emanuele III dal 10 settembre del 1943 all’11 febbraio dell’anno successivo.

Oggi il castello è ancora sede della Marina Militare e scenario di incontri diplomatici e politici internazionali.

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