Modena 14 gennaio
Ma sono più di cento, mi fa Giulia, dall'altra parte del tavolo. Di fronte a noi, la sala dell'Istituto Storico è piena. La gente si assiepa in piedi lungo i corridoi e in fondo alla sala. Al tavolo, con me e Giulia, Paolo Mazzoli che è venuto dal ministero a commentare le Indicazioni per la scuola di base e Adriana Querzé, l'assessore alla cultura e alla scuola del comune di Modena. Non è un evento. AL contraio è una di quelle cose noiose e didattiche che non fanno notizia e non vanno sui giornali. Paolo presenta le rilevazioni dell'Invalsi (mormorio nella sala al solo pronunciare questo nome). Sono dati che dovrebbero inorgoglire il pubblico. Modena è fra le città virtuose, come si usa dire oggi. Con un particolare interessante e drammatico: il divario fra scuole "buone" e "cattive", anche a Modena, è altissimo. Le differenze non sembrano dipendere da fattori territoriali, ma personali. Dipendono dai docenti. Questi cento insegnanti sono la causa della virtù, dunque. Eppure non sembrano affatto contenti. Anzi, sono decisamente preoccupati. Con molti di loro ci conosciamo da un sacco di tempo. Da quando il Memo, il Multicentro Educativo di Modena, una istituzione del comune, frutto della spinta ideale di Sergio Neri e della straordinaria abilità organizzativa di Mauro Serra, uomo dolcissimo e capace, ha cominciato a organizzare i docenti, la loro attività, a fare documentazione didattica. Ne parlo con Adriana. Cerchiamo di salvarlo. E' un'impresa, mi confida. I soldi te li sfilano da tutte le parti. Ma ce la faremo, dice. E' una donna decisa. Il Memo è un presidio didattico territoriale. Uno dei pochi esistenti in Italia. Soldi spesi bene, se gli effetti sono quelli che l'Invalsi sbandiera. Strano governo, il nostro. Da una parte fa fuoco e fiamme con la valutazione. Dall'altra distrugge gli strumenti per migliorare. Anche quei pochi merito della buona volontà locale. Capisco la preoccupazione di quei cento insegnanti modenesi.