di Antonio Prampolini
Indice
Prefazione di Lucia Boschetti
a. Come vincere l’incubo del “momento Europa”
b. Integrazione o interazioni su scala europea?
c. Per il buon uso delle sitografie
LA SITOGRAFIA di Antonio Prampolini
A. Il Portale Themenportal Europäische Geschichte
C. Una selezione di articoli del Portale
nelle seguenti sezioni tematiche
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Prefazione
di Lucia Boschetti
a. Come vincere l’incubo del “momento Europa”
Arriva un momento, nel corso dell’anno scolastico, nel quale l’insegnante di storia si sente – o si sente dire – di dover fare “un po’ di storia dell’Europa”. Solitamente il momento è questo, verso la metà del secondo quadrimestre. Per chi ha una classe terminale nella secondaria di primo o di secondo grado, la prospettiva che all’esame finale un tema a carattere europeo possa, in un modo o nell’altro, saltare fuori, espone all’urgenza di svolgerne qualcuno. Ma anche nelle classi precedenti, complice in qualche contesto l’introduzione nel calendario civile della Festa dell’Europa del 9 maggio, in altri le incombenze dell’educazione civica, il caso è frequente.
L’insegnante, a quel punto, si trova di fronte ad almeno due problemi, strettamente legati tra loro: cosa insegnare? Fare qualche lezione isolata, o cercare qualche collegamento con il resto delle attività che si stanno svolgendo? Molto spesso, le risposte alle due domande danno luogo ad un certo numero di ore dedicate alle istituzioni dell’Unione Europea, parentesi più o meno felice che si apre e si chiude informando gli studenti del complicato meccanismo istituzionale o di alcuni dei diritti dei quali godono grazie alla cittadinanza europea istituita dal Trattato di Maastricht.
Questo materiale si ricava dagli inserti di educazione alla cittadinanza o, magari, dagli opuscoli divulgativi messi a disposizione dagli organi dell’UE.
L’opera informativa, beninteso, può essere meritoria e favorire la partecipazione attiva degli studenti ai meccanismi sovranazionali della democrazia, particolarmente quando si rivolge agli studenti di quinta della secondaria superiore in un’annata di elezioni al Parlamento europeo. Per gli studenti delle classi inferiori, possono nascerne interventi a favore di qualche tema particolarmente sentito, o per progetti congiunti con altre scuole del continente. Esiti di questo tipo, del resto, sono quelli auspicati dai programmi di educazione alla cittadinanza dell’Unione.
Chiusa la parentesi delle 2 ore o due settimane dedicate all’Europa, l’insegnante può felicemente tornare a fare storia.
Il professore di storia, però, probabilmente stava facendo storia dell’Europa prima di aprire la parentesi, solo che non aveva impostato consapevolmente ed esplicitamente il percorso didattico in questo modo. Infatti, la nostra parentesi di “storia europea” si apre sorvolando su un’ambiguità di fondo che, invece, è essenziale: “europeo” viene interpretato come aggettivo che descrive ciò che riguarda l’integrazione europea e, dunque, la storia delle Comunità e, dal 1992, dell’Unione europea. Ovviamente non avviene sempre così, nel nostro linguaggio, ma quando suona l’ora della “storia europea” significa più o meno “qualcuno dica qualcosa sull’UE”.
Portare alla luce questa ambiguità, scardinarla, ci aiuta a rispondere alla seconda questione e a dedicare due ore o due settimane in più alla storia. Contribuendo anche, con un buon insegnamento della nostra disciplina, allo sviluppo delle competenze di cittadinanza.
b. Integrazione o interazioni su scala europea?
Per iniziare, va detto che la storiografia sull’integrazione europea adotta da tempo la distinzione tra “europeo” e “pertinente all’UE”. Anzi, una prima distinzione tra integrazione e cooperazione a livello europeo contribuirebbe già a contestualizzare la nostra attività didattica: mentre l’integrazione europea si è basata sull’innovazione del metodo comunitario, introdotta con la C.E.C.A., la storia della cooperazione intergovernativa precede quella delle comunità. L’«invenzione» del metodo comunitario può essere compresa solo alla luce delle condizioni politiche ed economiche di Francia e Germania nel 1950.
La cooperazione intergovernativa ci spinge ad osservare delle iniziative su scala europea nell’immediato dopoguerra: il Trattato di Bruxelles, l’istituzione dell’Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica per la gestione del Piano Marshall, il Consiglio d’Europa. Ma, andando più indietro nel tempo, la ricerca di un compromesso tra politica di potenza e cooperazione si ritrova già nel corso dell’Ottocento, a partire dal Congresso di Vienna.
Dunque, la storia della cooperazione apre ad una prospettiva più ampia di quella dell’integrazione.
Non basta distinguere tra “europeo” e “dell’UE”. La storia dell’integrazione e quella della cooperazione, infatti, sono limitate al contesto politico, mentre fondamentali processi sociali, culturali ed economici caratterizzano una varietà di interazioni nell’area europea. Anche se l’intensità e rilevanza di queste relazioni accelera nell’età moderna, non sono assenti in epoca antica.
Le sitografie che Historia Ludens ha pubblicato sull’Europa permettono di guardare al suo insegnamento proiettandoci negli universi problematici della storia sociale, culturale ed economica. Sono sitografie che ci mostrano processi di europeizzazione che hanno favorito il diffondersi di credenze, pratiche e stili di vita che superano i confini nazionali.
c. Per il buon uso delle sitografie
Le tre sitografie (vedi qui le altre due pubblicate da Historia Ludens: Un’enciclopedia europea online. EGO - European History Online; Scrivere una nuova storia dell’Europa: il laboratorio EHNE) sono risorse validissime per individuare processi e fenomeni che necessitano di una scala europea per essere compresi. Fare “storia dell’Europa”, dunque, significa inserire all’interno della propria programmazione alcuni fenomeni a dimensione regionale, all’interno dei quali si colloca anche la costruzione istituzionale dell’integrazione europea.
Questa si potrà comprendere meglio se ci si sarà abituati a osservare su scala europea processi politici e sociali incontrati nello studio dei secoli precedenti. In questo modo, il processo di integrazione potrà essere visto come una delle forme di relazioni internazionali sperimentate dagli stati europei. Si vedrà, per esempio, che è alternativo alle guerre, al sistema delle alleanze del primo Novecento o al mantenimento di un impero coloniale. L’imperialismo nel secondo dopoguerra era un’opzione impraticabile ma aveva caratterizzato la politica degli stati europei durante tutto il secolo precedente.
Un altro esempio del vantaggio che si può trarre dallo studio della storia su scala europea per comprendere lo stesso processo di integrazione sono gli effetti quotidiani del mercato unico. Esso ha modificato, per esempio, la disponibilità di certi cibi o indumenti. Altrettanto era avvenuto con la conquista dell’America o la rivoluzione industriale: due eventi le cui cause e conseguenze, i cui attori non possono essere capiti ad un livello nazionale di analisi. Lo stesso motto dell’Unione, «unita nella diversità», risulta intelligibile solo se negli anni precedenti sono stati esaminati alcuni processi simili tra vari stati europei.
In questa ottica, l’integrazione di per sé non esaurisce il tema della storia europea, ma ha tutto da guadagnare dall’essere affrontata al suo interno. Storia dell’Europa non vuol dire ricercare le origini dell’integrazione europea e della formazione dell’UE. Vuol dire, piuttosto, scoprire l’Europa come uno spazio continuamente soggetto alla ridefinizione. È un processo tutt’ora in corso: fornire alcuni strumenti per analizzarlo è il contributo che la “storia scolastica europea” può dare all’educazione alla cittadinanza.
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SITOGRAFIA
di Antonio Prampolini
A. Il Portale Themenportal Europäische Geschichte
Il portale Themenportal Europäische Geschichte è una piattaforma digitale open access che si rivolge agli storici e ai docenti con saggi e fonti sulla storia europea dall'inizio dell’età moderna ad oggi.
Con l’obiettivo di favorire una sostanziale innovazione degli studi e delle ricerche nell’ambito della storia economica e sociale, politica e culturale dell’Europa (e, in particolare, dei suoi processi d’integrazione), il Portale propone uno spettro di argomenti e metodi volutamente aperto in una prospettiva transnazionale e multidisciplinare.
Il Portale fa parte del sistema informativo dell’associazione tedesca per la ricerca e l’insegnamento della storia Clio-online, che è presente in rete con numerosi progetti realizzati in collaborazione con diversi istituti universitari e di ricerca. Oltre al Portale di storia europea, l’offerta di Clio-online comprende: Docupedia Zeitgeschichte, Zeitgeschichte online, Zeithistorische Forschungen, Visual History, Themenportal Erster Weltkrieg [per un approfondimento, rinvio al mio articolo su Historia Ludens La storia contemporanea nel Web. L’esempio della Germania: il Centro per la storia contemporanea di Potsdam].
Un’offerta, quella di Clio-online, che sottolinea l’importanza attribuita dalla storiografia tedesca al Web (alla Digital History) come ambiente informativo e strumento irrinunciabile per la ricerca, la didattica e la divulgazione scientifica.
B. Il sito web “europa.clio-online.de”
Il Portale dispone di un proprio sito <europa.clio-online.de>. Il sito è suddiviso in quattordici sezioni in cui vengono raggruppati gli articoli e le fonti sulla storia europea:
Il Novecento (l’età degli estremi, nella definizione di Eric Hobsbawm) è stato segnato in Europa, da un lato, dall’avvento e radicamento di dittature/sistemi totalitari e, dall'altro, dall’affermazione e sviluppo di regimi democratici. Dopo la Prima guerra mondiale, il fascismo, in Italia, e il nazionalsocialismo, in Germania, privano i cittadini dei diritti politici, perseguono gli oppositori e, in particolare, gli ebrei, e infine provocano una seconda guerra mondiale. Dopo il 1945 cambia il quadro politico-istituzionale. Se nell'Europa occidentale, sotto l'influenza americana, sono le democrazie che governano (con l’eccezione di Spagna e Portogallo), nell’Europa orientale, sotto il controllo sovietico, sono i regimi autoritari e repressivi che gestiscono il potere. I confini tra le democrazie e i regimi autoritari non sono però ermetici. Nonostante la “cortina di ferro”, i contatti economici, le relazioni politiche, i legami culturali tra i diversi paesi europei mantengono vivo un comune sentimento identitario.
Culture della memoria in Europa
Le culture della memoria in Europa sono principalmente nazionali. Ciò che le accomuna è la tensione tra le memorie familiari/private e le memorie pubbliche alimentate dalle iniziative storico-politiche (ad esempio le “giornate del ricordo”) promosse dagli stati. Hanno invece una rilevanza transnazionale sia la memoria del comunismo di matrice sovietica nell'Europa centro-orientale che quella dell’occupazione nazista nell'Europa occidentale e settentrionale.
Gli articoli di questa sezione fanno luce sulle diverse relazioni che gli europei hanno avuto con persone e realtà di altre parti del mondo. Ciò porta le interazioni, i trasferimenti culturali e le circolazioni di persone e beni al centro delle ricerca storica, consentendo di affrontare criticamente una lunga tradizione dominata da un eurocentrismo concettuale.
La sezione contiene gli articoli che esaminano la storia delle gerarchie, dei ruoli, delle disuguaglianze nelle famiglie, nel lavoro e nel tempo libero, la storia dei movimenti sociali, delle classi, degli ambienti socio-culturali, nonché la storia della socialità e dell'associazionismo in Europa.
La storia delle culture alte, popolari e di massa in Europa costituisce l’argomento dagli articoli compresi in questa sezione. Gli articoli spaziano dalla storia delle arti alla storia della cultura materiale nelle società rurali, urbane e industriali. Vengono analizzati i processi di produzione, mediazione, distribuzione, ricezione e utilizzo di artefatti, beni e servizi culturali.
Processi di istituzionalizzazione
L’integrazione europea è un processo di lungo termine che si concretizza sia attraverso lo sviluppo delle relazioni politiche, culturali, sociali ed economiche tra gli stati dell’Unione, che attraverso la creazione di istituzioni comuni. Gli articoli di questa sezione trattano la storia dell’integrazione europea nei suoi diversi aspetti, con una particolare attenzione a quelli istituzionali.
Il “corpo” e il “genere” nella storia sono il prodotto di pratiche socio-culturali, di tentativi di regolazione della vita sociale e, non ultimo, di conflitti politici. Il genere è una categoria strutturale centrale nella società e il compito degli storici deve essere innanzitutto quello di contestualizzare, nelle diverse epoche/periodi, i concetti di mascolinità e femminilità.
La storia dell'Europa è anche una storia di guerre, che, nella maggior parte dei casi, sono state eventi traumatici per i paesi coinvolti. Generazioni di europei hanno condiviso le esperienze di violenza, conquista e occupazione, fuga e evacuazione, fame e distruzione, malattia e morte. L'Unione europea può essere ricondotta a progetti e idee di una Europa permanentemente pacificata dopo le due guerre mondiali. Pertanto, gli articoli di questa sezione analizzano le varie influenze che le guerre e gli sforzi di pace hanno avuto sulla storia europea.
Dal punto di vista della storia europea, sono di particolare interesse le questioni relative alla diffusione, omogeneizzazione, differenziazione, ricezione, delimitazione e mescolanza delle culture giuridiche (sistemi e pratiche) dei diversi stati del continente. Questioni che vengono affrontate negli articoli di questa sezione.
La religione, plasmando la nostra comprensione del mondo, ha uno stretto rapporto con le idee di "nazione", "popolo", "Europa". Il cristianesimo, con il suo mandato missionario, ha anche plasmato il rapporto tra l'Europa e il resto del mondo nei tempi moderni e ha prodotto immagini durature di sé e degli altri. Il potere socializzante della religione è pertanto un tema centrale degli articoli raggruppati in questa sezione.
Immagini di se stessi e degli altri
In quanto spazio geografico o idea politico-culturale, l'Europa è una struttura fluida che può essere compresa solo nelle sue mutevoli relazioni con altri concetti, entità, spazi. Gli articoli di questa rubrica si riferiscono a questa caratteristica essenziale di una Europa intesa come spazio di esperienza e comunicazione, come concetto di comunità e progetto politico.
I confini degli stati, la formazione di enclave, zone/territori speciali e regioni sottolineano l’importanza della dimensione spaziale nella storia dell’Europa. I processi di spazializzazione sono stati studiati dagli storici con riferimento alla costruzione degli stati-nazione. Ora vengono esaminati come processi transnazionali, transregionali e transculturali intesi come segni della recente globalizzazione.
L'Europa è sempre stata vista come uno spazio economico. Storicamente, il commercio, le transazioni finanziarie, le migrazioni di lavoratori hanno contribuito in modo significativo al processo di europeizzazione. L'integrazione europea dopo la Seconda guerra mondiale si è sviluppata principalmente in campo economico. Nella sezione "Economia e ambiente" non vengono affrontate solo le questioni di storia economica in senso stretto, ma vengono anche considerate le conseguenze politiche e sociali che ne derivano.
La scienza e l’istruzione sono state collegate dall’Illuminismo alla promessa di un superamento delle strutture politiche/sociali e dei modelli di pensiero tradizionali attraverso l’affermazione della Ragione, per creare così un futuro di tolleranza e progresso sociale. Gli articoli di questa sezione indagano come la scienza e l’istruzione hanno contribuito alla costruzione della multiforme identità europea.
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C. Una selezione di articoli del Portale
► 01 Democrazia e dittatura. 100 anni dopo il 1918
Demokratie und Diktatur. 100 Jahre nach der Epochenzäsur von 1918 di Detlef Lehnert, 2018
«Le Origini sociali della dittatura e della democrazia (questo è il titolo di uno studio storico-sociologico di Barrington Moore Jr. pubblicato nel 1966) sono state tematizzate con un approccio che spiega la storia - in particolare delle rivoluzioni russe - essenzialmente con riferimento alle diverse strutture delle società agrarie. È stato sottolineato ripetutamente che a partire dal 1917 (quando gli Stati Uniti entrarono in guerra e nel Vecchio Continente scoppiò la rivoluzione bolscevica), si formò una costellazione di stati dell’Europa occidentale contrapposti a quelli dell’Europa orientale che si mantenne tale fino al 1990 circa (crollo dell’URSS e dei regimi comunisti dei paesi satelliti). [...]»
► 02 Le avanguardie europee e il fascismo italiano. La corrispondenza Kandinsky-Marinetti nel luglio 1932
The European avant-gardes and Italian fascism. The Kandinsky-Marinetti correspondence in July 1932 di Monica Cioli, 2017.
«Oggi, molti studiosi concordano sul fatto che sia esistita una "cultura fascista" nell'Italia di Mussolini e che la politica culturale sia stata importante per il regime. Tuttavia, la reciproca accettazione del futurismo e del fascismo è stata spesso messa in dubbio. Si sostiene che il futurismo italiano, in quanto movimento estetico di ampia portata, sia spesso entrato in conflitto con il fascismo negli anni '20 e '30. Pertanto, quest'ultimo lo avrebbe isolato. Le numerose monografie scritte in occasione del centenario del Manifesto del futurismo di Filippo Tommaso Marinetti (1909-2009) non divergono sostanzialmente da questa prospettiva interpretativa. Mentre gli storici dell'arte aderiscono a questa tesi, gli storici politici spesso sostengono che il futurismo sia stato invece un elemento essenziale del percorso italiano verso il totalitarismo.[...]»
► 03 L'illusione della collaborazione europea. Il maresciallo Pétain e la decisione di lavorare con la Germania nazista nel 1940
Die Illusion der europäischen Kollaboration. Marschall Pétain und der Entschluss zur Zusammenarbeit mit dem nationalsozialistischen Deutschland 1940 di Dieter Gosewinkel, 2007.
«Nell'autunno del 1940 l’esercito tedesco occupò gran parte del continente europeo. La vittoria sulla Francia nel giugno 1940 eliminò l'ultima grande potenza avversaria nel continente (con la Russia, la Germania nazista si era allora accordata per la spartizione della Polonia). Da quella data, il regime nazionalsocialista iniziò a elaborare piani per la riorganizzazione dell'Europa sotto la sua egemonia. Diverse varianti erano in discussione: governo diretto, territoriale e militare, o dominio indiretto, che i regimi amici avrebbero dovuto istituire sotto forma di stati satelliti e mantenere sotto l'influenza politica del Reich tedesco. La Francia del maresciallo Philippe Pétain decise nell’ottobre del 1940 di cooperare con il nemico storico che occupava militarmente la quasi totalità del territorio francese dal luglio 1940 e controllava politicamente lo Stato francese. [...]»
II - Culture della memoria in Europa
► 04 Alla ricerca della memoria europea
Auf der Suche nach dem europäischen Gedächtnis di Etienne François, 2006.
«Oltre alla discussione sull'esistenza o meno di una “sfera pubblica” europea, il problema di una possibile “memoria europea” è una delle questioni più intensamente dibattute da politici, storici e scienziati sociali nei diversi paesi europei. Nonostante tutte le differenze nelle posizioni e nelle prospettive rappresentate, è evidente che le tesi avanzate in questa discussione rimangono in gran parte speculative e ipotetiche. Mentre la ricerca sulle culture della memoria specifiche per paese è effettivamente cresciuta negli ultimi decenni (ad esempio, ricorrendo all'approccio del "lieux de mémoire", utilizzato per la prima volta dallo storico francese Pierre Nora) mancano studi socialmente e scientificamente sicuri che avrebbero permesso di dare una risposta fondata alla domanda se esista una “memoria europea”. [...]»
► 05 Memoria e genere - Alla ricerca di una cultura transnazionale della memoria in Europa
Erinnerung und Geschlecht – Auf der Suche nach einer transnationalen Erinnerungskultur in Europa Beitrag zum Themenschwerpunkt “Europäische Geschichte – Geschlechtergeschichte” di Sylvia Schraut, 2009.
«La cultura del ricordo è oggi in forte espansione. Numerose pubblicazioni e conferenze fanno riferimento a un dibattito scientifico e storico-politico che sta attirando l'attenzione dei media di massa ben oltre l'argomento storico. Tuttavia, ci sono due caratteristiche evidenti: i dibattiti sulla commemorazione pubblica si concentrano principalmente sullo spazio politico o culturale della nazione e di solito se la cavano senza riferimenti degni di nota al genere delle persone. [...]»
► 06 L'europeizzazione della memoria del campo di concentramento croato di Jasenovac. Quanto sono europei i musei commemorativi post-socialisti?
Europäisierung der Erinnerung an das kroatische KZ Jasenovac Wie europäisch sind post-sozialistische Gedenkmuseen? di Ljiljana Radonic, 2012.
«La didascalia del poster della mostra organizzata nel 2006 presso il Memoriale di Jasenovac (Croazia) confutava la propaganda antisemita degli Ustascia e dei nazisti nello Stato indipendente di Croazia (1941-45) basandosi sul fatto che nei primi quattro decenni del XX secolo architetti e imprenditori di discendenza ebraica avevano costruito molti dei più importanti edifici pubblici e residenziali nel centro di Zagabria. Non si può però contrastare l'antisemitismo in modo più inadeguato che riferendosi alle conquiste architettoniche degli ebrei. L'odio antisemita degli Ustascia e dei nazisti non si basava sull’accusa di improduttività, ma immaginava gli ebrei come nemici del popolo croato che mettevano in pericolo la vita del "corpo nazionale". [...]»
► 07 L'europeizzazione nell'Europa sudorientale tardo-ottomana nel XIX secolo. Da un'idea romantica a una spietata realpolitik
“Europäisierung” im spätosmanischen Südosteuropa im 19. Jahrhundert Von einer romantischen Idee zu rücksichtsloser Realpolitik di Hannes Grandits, 2010.
«La secolare presenza ottomana in Europa veniva sempre più vista [nel coso del XIX secolo] come un "problema". Nel discorso intellettuale e politico occidentale, la lettura della cosiddetta rivolta greca degli anni Venti dell'Ottocento aveva definitivamente consolidato un approccio polarizzante preesistente e acuito nozioni di alterità coltivate da tempo immemorabile e ora applicate alle "condizioni interne" dell'Impero Ottomano. Dal punto di vista di molti romantici europei, nella guerra d'indipendenza greca i "discendenti di Pericle" avevano combattuto contro i "barbari turchi". Una visione che non teneva in nessuna considerazione la secolare convivenza tra i diversi gruppi etnici e religiosi in molti territori dell’Europa sudorientale. […]»
► 08 Viaggio di ricerca e produzione di conoscenza in Africa nella metà del XIX secolo
Forschungsreise und Wissensproduktion in Afrika in der Mitte des 19. Jahrhunderts di Reiner Prass, 2019.
«Il viaggio era il mezzo più importante per esplorare l'Africa nel XIX secolo e fornire le conoscenze necessarie per la successiva penetrazione coloniale [da parte degli stati europei]. Finora, i ricercatori hanno utilizzato principalmente nei loro studi i “rapporti di viaggio” degli esploratori (sebbene la loro attendibilità sia stata spesso messa in dubbio) ignorando invece le lettere che gli europei hanno inviato dai loro viaggi in Africa a parenti e amici per raccontare le loro esperienze. […]»
► 09 Barbarie e civiltà. L'Europa e le società apolidi
Barbarei und Zivilisation Europa und die staatenlosen Gesellschaften di Christoph Marx, 2008.
«L'espansione coloniale europea, avvenuta in più fasi, ha dato agli europei non solo nuove conoscenze geografiche e la scoperta di "nuovi mondi", ma li ha portati a contatto con popoli fino ad allora completamente sconosciuti. Oltre alla varietà di costumi e tradizioni straniere, furono le strutture sociali e politiche a sfidare i conquistatori e gli emigranti europei, nonché gli studiosi in Europa, a tentare spiegazioni e sforzi interpretativi. […]»
► 10 Alla ricerca dell'uomo europeo
Auf der Suche nach dem Europäer. Wissenschaftliche Konstruktionen des Homo Europaeus di Kiran Patel e Veronika Lipphardt, 2007.
«L'Europa è un'invenzione degli europei, ma chi ha inventato l’uomo europeo? I concetti di "popolo europeo" risalgono all'antichità. A quel tempo, le sue caratteristiche - forza, belligeranza, freddezza spirituale - erano viste come una conseguenza del cambiamento climatico in Europa, mentre il clima uniforme dell'Asia evocava presumibilmente indifferenza e codardia. Come categoria scientifica, il termine "Homo Europaeus" apparve per la prima volta nel 1735 nel Systema Naturae di Carlo Linneo (Carl von Linné), per indicare, nella sua classificazione degli esseri umani, una sottospecie di "Homo Sapiens". Una sottospecie che si differenziava dalle altre, da lui denominate: "Homo Asiaticus Luridus", "Homo Africanus" e "Homo Americanus Rufus". Da allora, le cosiddette scienze naturali esatte si sono occupate della classificazione, descrizione e ricerca delle varietà della specie umana. […]»
► 11 La famiglia europea
Persönliche Familiengeschichte als Zugang zu einer vergleichenden europäischen Familienforschung di Michael Mitterauer, 2007.
«Per uno studio comparativo delle forme storiche della famiglia in Europa, il dibattito sulla cosiddetta “zadruga” è di fondamentale importanza. L'interesse scientifico per questo tipo di famiglia, particolarmente diffuso nei Balcani occidentali, risale al XIX secolo. Una serie di implicazioni ideologiche confluì in questo interesse. I nazionalisti vedevano la "zadruga" come una forma specifica di espressione dell'identità nazionale. Per i pan-slavi, a causa delle sorprendenti analogie con le strutture familiari in Russia, la "zadruga" rappresentava una preziosa eredità comune. Nei modelli evoluzionisti degli scienziati occidentali, la "zadruga" è sempre stata presa in esame per la ricostruzione di presunti stadi iniziali che la famiglia europea avrebbe attraversato nel corso della sua storia; stadi iniziali che si sarebbero conservati più a lungo nelle regioni sud-orientali del continente. […]»
► 12 Città moderne
Städte der Moderne di Elfi Bendikat, 2006.
«Lo sviluppo della città, e in particolare quello della grande città, ha svolto un ruolo importante nella storia europea del XIX e XX secolo. Nelle loro riflessioni sulla storia urbana europea, molti storici hanno fatto riferimento alle riflessioni sociologiche e culturali di Georg Simmel. Il saggio di Simmel "Le grandi città e la vita spirituale", pubblicato nel 1903, può essere considerato il testo base della sociologia urbana, a cui fanno riferimento tutti coloro che oggi si occupano degli effetti sociali dell'urbanizzazione. […]»
► 13 L'Europa dei consumatori
Das Europa der Konsumenten: Konsumkultur, Konsumentenmoral und Kulturkritik um 1900 und 2000 di Harald Homann e Verena Ott, 2013.«La storia del consumo è sempre più esaminata a livello dei processi culturali di appropriazione e interpretazione della realtà. Se, in passato, il consumo era soprattutto un argomento della ricerca storico-economica, oggi, le questioni orientate all'interpretazione e alla rappresentazione culturale della società attraverso il consumo (poiché sono importanti nelle scienze sociali) sono state incluse nella ricerca storica. Più lunga e intensa è la ricerca da questa prospettiva, più diventa chiaro che le società moderne sono soggette a negoziazione permanente. Ciò vale anche e soprattutto per il consumo. […]»
► 14 Il paesaggio europeo
Die Entstehung der modernen europäischen Landschaftswahrnehmung in den Niederlanden im 17. Jahrhundert di Manuel Schramm, 2008.
«Il fatto che la percezione del paesaggio europeo moderno sia iniziata nei Paesi Bassi nel XVII secolo può sembrare sorprendente a prima vista. Il fascino estetico della natura non si manifestava già nel XIV secolo con l'ascesa di Petrarca al Mont Ventoux, come sospettava Jacob Burckhardt? O non era il prodotto del Romanticismo, un'epoca che, in termini di storia intellettuale, non è avvenuta prima della fine del XVIII secolo? Del resto intorno al 1600 c'era già la consapevolezza della svolta avvenuta nella storia dell'arte. Ora alcuni storici possono obiettare che l'arte è un discorso autonomo che ha pochi e indiretti riferimenti al mondo “reale”. I dubbi sono appropriati e aumentano quando la vista si allarga, oltre le rappresentazioni del paesaggio, ai suoi cambiamenti materiali nei Paesi Bassi nel XVII secolo. […]»
► 15 L'arte in Europa (XIX - XX secolo)
Politische und gesellschaftliche Funktionen von Kunst in Europa (19.–20. Jahrhundert) di Hannes Siegrist und Thomas Höpel, 2020.
«La storia della produzione, mediazione, diffusione, ricezione e utilizzo delle opere artistiche è radicata nella storia delle società e delle culture europee, nonché dei sistemi politici ed economici. Lo sviluppo delle arti e del campo artistico in Europa negli ultimi due secoli è stato in gran parte determinato dalla tensione tra processi di nazionalizzazione, internazionalizzazione e transnazionalizzazione. […]»
► 16 Cultura come professione in Europa
Kultur als Beruf in Europa. Perspektiven aus Kunst, Kultur und Wissenschaft di Isabella Löhr und Matthias Middell, 2012.
«Che cos'è un artista, che ruolo e funzioni assumono i professionisti della conoscenza nella società, e come si può distinguere il laico culturalmente e scientificamente istruito dal professionista della cultura? Trovare risposte chiare a queste domande sembra essere diventato ancora più complicato all'inizio del nostro secolo rispetto a quello precedente. La differenziazione delle attività nella produzione della cultura e della conoscenza sembra inarrestabile e allo stesso tempo sempre più instabile. Rispetto ai tentativi di istituzionalizzazione, le professioni culturali, in particolare, con denunce di precarietà e accessi laterali, si presentano come fugaci. Si discute se questo rappresenti una continuazione di tendenze osservate anche in epoche precedenti, o se c'è discontinuità rispetto al passato. […]»
► 17 Europa, “la grande illusione”
Europa, "die große Illusion" di Luisa Passerini, 2007.
«Se parliamo di “Europa”, stiamo parlando di un'idea che è piuttosto ambivalente. Per caratterizzare in modo più dettagliato questa ambivalenza dell'idea di “Europa”, [è appropriato utilizzare] l'espressione “La Grande Illusione”. La parola “illusione” sta prima di tutto per “inganno”, ma una seconda occhiata rivela altri significati, come quello derivante dall'origine etimologica del verbo latino ludere = giocare e illudere = stimolare il gioco . L'uso del termine “illusione”, in questo senso, vuole essere anche un invito a dare libero sfogo alla nostra immaginazione per pensare un'Europa diversa, senza al tempo stesso trascurare le reali difficoltà che l'Europa sta affrontando. […]»
VI - Processi di istituzionalizzazione
► 18 Le ambivalenze dell'europeizzazione
Die Ambivalenzen der Europäisierung: Einführung in ein Forschungsprogramm di Clara M. Frysztacka, 2021.
«La connessione strutturale tra teleologia, modernità ed Europa fornisce la base per un’analisi del concetto di europeizzazione. Nel suo ruolo di "peccato originale" della nuova visione del mondo europeo, la moderna teleologia del progresso ha inevitabilmente modellato la comprensione dell'europeizzazione e l'ha impregnata dell'orizzonte normativo delle aspettative verso la realizzazione della libertà, uguaglianza, democrazia e ordine economico capitalista. Tuttavia, le molteplici crisi degli ultimi anni hanno scosso il telos positivo e progressivo dell'europeizzazione. […]»
► 19 L'Europa e la retorica della crisi
Europe and the rhetoric of crisis di N. Piers Ludlow, 2021.
«Lo scenario è stancamente familiare. Mentre l'Europa è colpita da una nuova crisi "senza precedenti", sia la stampa che una serie di alti politici europei iniziano a proclamare l'imminente "fine dell'Europa" o il collasso dell'Unione europea, a meno che non venga escogitata rapidamente una risposta efficace. Nei giorni e nelle ore che precedono la riunione di "emergenza" del Consiglio europeo convocata frettolosamente, questa retorica del "fare o rompere" aumenta ulteriormente, con le previsioni agghiaccianti di quanto l'Europa sia già vicina al precipizio. […] Il linguaggio dei vertici vincenti o falliti, delle singole opportunità per scongiurare la catastrofe, crea un'aspettativa irrealistica di cure miracolose. Gli storici più degli altri dovrebbero essere consapevoli che questo non è, in generale, il modo corretto con cui affrontare le crisi. […]»
► 20 Il deficit democratico dell'Unione europea
Das Demokratiedefizit der Europäischen Union. Geschichtswissenschaftliche Perspektiven di Guido Thiemeyer, 2016.
«La questione della legittimazione democratica dell'Unione Europea rappresenta uno dei principali temi della ricerca politica e giuridica sull'Europa. Sorprende, invece, che la storiografia se ne sia occupata marginalmente. L’attenzione degli storici si era inizialmente focalizzata sugli aspetti politici ed economici dell'integrazione europea. Un approccio storicamente orientato al problema del deficit democratico potrebbe certamente arricchire il dibattito sulla legittimazione democratica della UE nella sua fase di fondazione. […]»
► 21 Storie di genere europee
Einleitung. Europäische Geschlechtergeschichten di Maria Bühner e Maren Möhring, 2019.
«La storia delle donne ha ricevuto un rinnovato impulso critico dal concetto di genere, introdotto per la prima volta nel dibattito nel 1976 da Natalie Zemon Davis e, in seguito, ampiamente accolto da Joan W. Scott in un suo saggio del 1986 "Genere: una categoria utile di analisi storica". Influenzato dalle teorie post-strutturaliste, Scott suggerì di utilizzare il genere come categoria centrale per analizzare le relazioni di dominio e potere nella società. Con questa svolta la storia delle donne si è gradualmente trasformata in una storia di genere. […]»
► 22 Gioventù femminile nella storia europea moderna
Girlhood in Modern European History. (Proto-)Industrialisation, Consumption, Marriage, and Selfhood, ca. 1750-1900 di Mary Jo Maynes, 2009.
«Nel corso del XIX secolo, i parametri che definivano la gioventù in Europa stavano diventando molto più chiari e istituzionalmente definiti sia per i ragazzi che per le ragazze. Psicologi e antropologi avevano discusso il significato di ciò che ora chiamano abitualmente "adolescenza" come un periodo formativo nella vita delle persone. Alla fine del XIX secolo la preoccupazione per i giovani si era concentrata principalmente sui giovani uomini. Solo le nuove opportunità di lavoro per le ragazze, le campagne dei movimenti femminili per una migliore istruzione e formazione professionale e la diminuzione del tasso di natalità, produrranno un nuovo interesse per la gioventù femminile.[…]»
► 23 La via delle donne alle professioni
Women’s Way to the Professions—a European Perspective Contribution to the web-feature “European history – gender history” di Marynel Ryan Van Zee, 2009.
«Le donne europee hanno incontrato notevoli ostacoli e difficoltà nell'affermarsi e identificarsi nelle professioni. Hanno potuto accedere alle professioni accedendo all'istruzione e premendo per l'intervento dello Stato a loro favore. L'enfasi sulle differenze tra uomini e donne e sulle qualità o caratteristiche speciali delle donne è stata utile per aprire alle donne specifiche attività professionali (ad esempio l’insegnamento). L'enfasi sulla parità di accesso al lavoro tra uomini e donne è stata invece utile per la creazione di opportunità per le donne nelle tradizionali "professione liberali" . L'uso differenziale di argomenti che enfatizzano l'uguaglianza o la differenza di genere, sono utili ad illustrare nei diversi paesi le difficoltà che le donne hanno dovuto affrontare nel tentativo di entrare a far parte di professioni nuove o tradizionali.[…]»
► 24 Femministe nel movimento europeo per la pace
Feministinnen in der Europäischen Friedensbewegung. Die Association Internationale des femmes (1868–1914) di Ruth Nattermann, 2019.
«Nel giugno 1868 l'italiana Gualberta Alaide Beccari pubblicò una lettera aperta della svizzera Marie Goegg, nata Pouchoulin, sulla rivista La Donna, da lei fondata solo poche settimane prima. La Goegg invitava i lettori della rivista a entrare a far parte della nuova organizzazione internazionale per la tutela dei diritti delle donne, l'Association Internationale des Femmes (AIF). L’associazione svilupperà stretti rapporti con la Ligue internationale et permanente de la paix (International League for Peace and Freedom, ILFF) fondata a Ginevra nel 1867. […]»
► 25 Nazionalismo e femminismo in Europa
Nationalism and Feminism in Europe Contribution to the web-feature “European history – gender history” di Ida Blom, 2009.
«Il secolo XIX è stato in Europa il secolo degli stati nazionali. Il processo di costruzione delle nazioni e la consapevolezza delle identità nazionali correvano parallelamente a ciò che è stato spesso definito il “femminismo della prima ondata''. Questi due processi storici sono stati analizzati separatamente fino a tempi molto recenti. Ora, l'interazione tra nazionalismo e femminismo è divenuta oggetto di studi specifici. […]»
► 26 La guerra come sacrificio e catarsi. Le lettere dei caduti della Prima guerra mondiale
Der Krieg als Opfergang und Katharsis. Gefallenenbriefe aus dem Ersten Weltkrieg di Oliver Janz, 2007.
«Per molto tempo l'immagine dell'inizio della Prima guerra mondiale è stata plasmata dall'idea di un generale entusiasmo per la guerra. Il fatto che i popoli d'Europa abbiano accolto felicemente lo scoppio del conflitto in una frenesia di entusiasmo nazionalistico è stato nel frattempo smascherato dalla ricerca storica come un mito creato ad arte. L'idea influente dell'entusiasmo generale per la guerra aveva avuto origine nei giorni di agosto del 1914, grazie ad una rappresentazione giornalistica e mediatica degli eventi che aveva esagerato e generalizzato una delle tante reazioni alla guerra. Faceva parte della “mobilitazione intellettuale” iniziata ovunque e di una concentrazione in rapido sviluppo di miti e motivi nazionalistici che gli intellettuali dei paesi coinvolti nel conflitto trasformarono in ideologie di guerra. […]»
► 27 La Carta Atlantica e il futuro dell'Europa (Agosto 1941)
August 1941. The Atlantic Charter and the Future of Europe di Volker Berghahn, 2016.
«Qualunque siano le origini immediate della “Carta Atlantica”, il documento dimostra in modo impressionante a quale tipo di mondo pensassero Roosevelt e Churchill esattamente nello stesso momento in cui le potenze dell'Asse iniziavano a realizzare la loro visione di un “Nuovo Ordine Europeo”. Concezioni del mondo radicalmente diverse in un anno cruciale (il 1941) della storia europea e addirittura mondiale. […]»
► 28 Il piano Marshall (1947 - 1952)
Der Marshall-Plan di Rebecca Belvederesi-Kochs e Paul Thomes, 2010.
«L'European Recovery Program (ERP), comunemente indicato come Piano Marshall, è stato il più importante programma di assistenza e ricostruzione economica dell’Europa sponsorizzato dagli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale. A tutt'oggi il giudizio sul Piano è prevalentemente positivo, soprattutto perché, nella percezione degli stati beneficiari, corrisponde direttamente all'esperienza di ripresa economica e sociale nei primi decenni del dopoguerra. […]»
► 29 Srebrenica 1995: un trauma europeo
Srebrenica 1995: ein europäisches Trauma di Marie-Janine Calic, 2013.
«La mattina dell'11 luglio 1995, nonostante la presenza dei caschi blu olandesi, le forze armate e le forze speciali serbe assaltarono, occupandola, la zona protetta dalle Nazioni Unite di Srebrenica (Bosnia e Erzegovina). Dopo l’occupazione, si macchiarono del più grande crimine di guerra nella storia europea dalla fine del secondo conflitto mondiale. Tra il 13 e il 19 luglio, in appena una settimana, l'esercito serbo-bosniaco e le forze speciali paramilitari uccisero tra i 7.000 e gli 8.000 uomini e ragazzi musulmani per attuare il loro programma di pulizia etnica dell’enclave e della città bosniaca. […]»
► 30 Cittadinanza e tutela delle minoranze. “Gestire la diversità” nell'Europa orientale e occidentale.
Staatsbürgerschaft und Minderheitenschutz. "Managing diversity" im östlichen und westlichen Europa di Dietmar Müller, 2006.
«Diversi nuovi stati-nazione erano nati nell'Europa orientale in forza dei trattati di pace della Prima guerra mondiale. Poiché la nazione era concepita come espressione di un popolo sovrano e unificato, al solo gruppo etnico maggioritario veniva concesso il diritto all'autodeterminazione nazionale. All'interno dei nuovi stati, la protezione delle minoranze etniche era, per così dire, un corpo estraneo che minava la coerenza teorica del modello di “Stato-nazione unificato”. […]»
► 31 La storia della pena di morte in Germania, Francia e Stati Uniti e l'invenzione della tradizione civilizzatrice dell'Europa.
Das "Neue Europa" und das "Alte Amerika". Die Geschichte der Todesstrafe in Deutschland, Frankreich und den USA und die Erfindung der zivilisatorischen Tradition Europas di Armin Heinen, 2006.
«Pochi argomenti legati alla cultura giuridica degli Stati Uniti suscitano oggi in Europa tante reazioni quanto la pena di morte. Se gli Stati Uniti volessero diventare membri del Consiglio d'Europa la loro richiesta verrebbe respinta e persino lo status di osservatore sarebbe contestato. La storia della pena di morte può essere esaminata come una storia della civiltà occidentale, dell'Europa e degli Stati Uniti. All'interno degli Stati Uniti si possono osservare linee di tradizione molto diverse. Mentre gli Stati Uniti si riferiscono al modello della "comunità dei coloni", l'esperienza del potere statale totalitario è centrale in Europa. Così, sulla questione della pena di morte, la "Vecchia America" e la "Nuova Europa" si affrontano senza capirsi. […]»
► 32 La crisi del Covid-19 e la cultura giuridica europea
The Covid-19 crisis and European legal culture di Wolfgang Schmale, 2021.
«In larga misura, l'integrazione europea si realizza attraverso il diritto comune e standard comuni che vengono applicati ovunque nella vita di tutti i giorni. In effetti, l'attuazione non è mai uniforme in tutti gli Stati membri, ma dagli anni Cinquanta è comunque emersa una cultura giuridica europea. La cultura giuridica include il modo in cui la legge, la legislazione e gli standard sono applicati nella pratica e nella vita quotidiana, non solo da legislatori, autorità e tribunali, ma anche dai cittadini. Gli Stati membri dell'UE sono consapevoli della loro diversità e la coltivano. Ma dove e quando la diversità diventa controproducente? Lo diventa quando tutti hanno lo stesso problema di base, ma pensano che la diversità sia comunque la massima priorità. La crisi del Covid-19 ha soprattutto messo in luce la vulnerabilità e la fragilità di molti elementi della cultura giuridica europea. La maggior parte di questi tocca i diritti fondamentali, ben oltre la libertà di movimento. […]»
► 33 La differenziazione della politica e della religione nell'Europa della prima età moderna (La Confederazione di Varsavia del 1573)
Die Warschauer Konföderation von 1573 und die Ausdifferenzierung von Politik und Religion im frühneuzeitlichen Europa di Christian Preusse, 2011.
«La pace religiosa di Augusta e la tutela giuridica della costituzione imperiale biconfessionale dopo la Riforma sono spesso interpretate come una novità europea e come una soluzione pionieristica della questione della coesistenza di diverse confessioni religiose. La lunga esperienza degli stati dell'Europa centro-orientale con complesse situazioni confessionali e con un gran numero di chiese organizzate viene spesso trascurata e difficilmente discussa come risorsa per affrontare l'eterogeneità religiosa. In Polonia e Polonia-Lituania emersero costellazioni religiose e confessionali molto più complesse che nell'Impero. Nei loro territori erano presenti i cattolici, i protestanti (luterani, calvinisti, fratelli boemi, antitrinitari) oltre ai cristiani ortodossi, ai cristiani armeni, agli ebrei e musulmani di origine tartara. […] La libertà religiosa fu sancita formalmente in Polonia-Lituania dalla Dichiarazione della Confederazione di Varsavia del 1573. […]»
► 34 L'antisemitismo come movimento europeo
Die Internationalen Antijüdischen Kongresse von 1882 und 1883 in Dresden und Chemnitz Zum Antisemitismus als europäischer Bewegung di Ulrich Wyrwa, 2009.
«Nell'undicesima edizione dell'Encyclopaedia Britannica, pubblicata nel 1910, lo storico ebreo britannico Lucien Wolf aveva fornito un’interessante panoramica dello sviluppo dell'antisemitismo in Europa. Ciò a cui Wolf prestava particolare attenzione era il fatto che l'antisemitismo politico formatosi negli anni Ottanta dell'Ottocento stava diventando all’inizio del Novecento un movimento europeo diffuso in Germania e in Francia, nell’Impero asburgico nonché in Russia e in Romania.
Mentre sono disponibili numerosi studi sull'origine e lo sviluppo dell'antisemitismo nel XIX secolo per singoli paesi europei, c'è ancora una mancanza di studi comparativi e, in particolare, di una sintesi su base europea. [...]»
► 35 Le missioni evangeliche nel XIX secolo
Europa in der Mission Begründung, Strategien, Europäisierung in der evangelischen Mission im 19. Jahrhundert di Judith Becker, 2016.
«Le missioni evangeliche sono state fin dall'inizio un fenomeno europeo. Anche i primi missionari che arrivarono a Tranquebar, nell'India meridionale nel 1706, avevano un background europeo: i pietisti tedeschi, inviati dal re danese Federico IV con il sostegno finanziario della Società inglese per la promozione della conoscenza cristiana (SPCK), selezionati dall'Halle Pietist August Hermann Francke. La Missione Danese-Inglese-Hallesche che seguì fu la prima società missionaria evangelica organizzata che aveva come obiettivo la missione tra i non-cristiani non europei. Verso la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, le società missionarie protestanti sono emerse in quasi tutti i paesi europei. e anche queste avevano spesso, consapevolmente o per necessità, un orientamento europeo. [...]»
XI - Immagini di se stessi e degli altri
► 36 L’Europa vista dall'Asia
Europa aus der Sicht Asiens. Beziehungen in einer Konstruktionsgeschichte di Andreas Weiß, 2010.
«Definire l’Europa in contrapposizione con l'Asia è stata una regola in Occidente. Le principali domande che la ricerca storica si è posta sono state quali immagini e stereotipi l'Europa ha attribuito all'Asia come continente e, apparentemente, come un'area culturale uniforme. È così stata sottovalutata la misura in cui queste attribuzioni erano state adottate e incorporate dagli "asiatici" e, in particolare, quali contro-definizioni dell’Europa avevano sviluppato. [...]»
► 37 L'Europa e i turchi intorno al 1700
Europa aus der Sicht Asiens. Beziehungen in einer Konstruktionsgeschichte di Andreas Weiß, 2010.
«Definire l’Europa in contrapposizione con l'Asia è stata una regola in Occidente. Le principali domande che la ricerca storica si è posta sono state quali immagini e stereotipi l'Europa ha attribuito all'Asia come continente e, apparentemente, come un'area culturale uniforme. E’ così stata sottovalutata la misura in cui queste attribuzioni erano state adottate e incorporate dagli "asiatici" e, in particolare, quali contro-definizioni dell’Europa avevano sviluppato. [...]»
► 38 L'Idea di Europa e la "Guerra fredda" (1950)
Intellektuelle Konstruktionen (West-)Europas 1950 di Axel Schildt, 2008.
«L'asse Parigi-Bonn [nell'Europa continentale del secondo dopoguerra] era il nucleo della difesa “anti-bolscevica”, a cui facevano parte anche gli altri paesi dell'Europa occidentale, e tra questi la Spagna e il Portogallo. La glorificazione dei regimi dittatoriali di destra della Penisola iberica, come pilastri affidabili del blocco occidentale, ha assunto forme bizzarre nel giornalismo cattolico conservatore degli anni '50. Gli sforzi giornalistici per includere Franco e Salazar nella difesa contro il bolscevismo dimostrano che la lotta contro il “demone comunista” non era nata sotto il segno dei diritti di democrazia e di libertà. [...]»
► 39 Il nemico ereditario come vicino. Percezioni franco-tedesche degli anni Cinquanta
Der Erbfeind als Nachbar. Französisch-deutsche Wahrnehmungen der 1950er Jahre di Christoph Conrad, 2007.
«Le relazioni franco-tedesche hanno una ricca storia di percezioni reciproche, attribuzioni di carattere e stereotipi. In effetti, questa "histoire croisée" può essere scritta come un intreccio di inimicizia e amicizia, demonizzazione e ammirazione. Quella che era una verità lapalissiana per i pionieri del nazionalismo nel XIX secolo doveva essere riscoperta dalla ricerca storica, vale a dire che senza questo riferimento costante all'altro, la propria identità non poteva essere progettata. [...]»
► 40 Quanto è europea la storia dell'Africa?
Wie europäisch ist die Geschichte Afrikas? Das Journal of African History (1960) di Anne Friedrichs, 2009.
«Gli studi di storia nelle università europee si sono concentrati sul passato della propria nazione, degli stati vicini e di altre società "moderne". Nella storiografia degli imperi europei, l'Africa veniva messa a fuoco nella misura in cui vi erano in gioco gli interessi della propria nazione o degli europei. Trascurando la storia del popolo africano, le potenze imperiali legittimavano il loro dominio coloniale in Africa. [...]»
► 41 Mappe: quattro secoli di rappresentazioni dell'Europa
Karten - Repräsentationen Europas aus vier Jahrhunderten di Bo Stråth, 2007.
«Le mappe dell'Europa spesso definiscono i confini dell'Europa, quindi rappresentano l'Europa. […] Le mappe devono essere viste come rappresentazioni dello spazio: associamo la mappa a uno spazio più grande che è stato mappato. Come categoria analitica, lo spazio sta ancora una volta influenzando le scienze sociali, perché i vecchi confini europei sono venuti meno con la fine della Guerra Fredda. Più le frontiere all'interno dell'Europa diventano porose e trasparenti con l'avanzare dell'integrazione, maggiore sembra essere l'interesse per lo spazio europeo e le sue frontiere esterne. [...]»
► 42 La geografia mentale dell'Europa intorno al 1800
Vom historisch-klimatischen Raum zum politischen Raum. Europas mentale Geografien um 1800 di Bernhard Struck, 2007.
«Da una prospettiva tedesca o dell'Europa centrale, è ovvio oggi parlare di Europa occidentale e orientale. Sebbene questa percezione dicotomica sia stata in gran parte modellata dalla divisione politica dell'Europa tra il 1945 e il 1989, essa ha radici più antiche che risalgono agli anni tra la fine del XVIII secolo e la prima metà del XIX. [...]»
► 43 La Mappatura dell'Est europeo. Gli storici alla ricerca dei confini
Historians in Search of Borders. Mapping the European East di Johann Arnason, 2006.
La convenzione secondo cui i monti Urali separano l'Europa dall'Asia non ha mai resistito a un esame critico. I tentativi di tracciare una linea di demarcazione più significativa dovrebbero partire da fattori storici e culturali, anche se il loro impatto deve essere infine analizzato in termini geografici. […] Il riemergere dell'Ucraina sulla mappa dell'Europa dal 1991 e, in particolare, sulla scia della “Rivoluzione arancione” del 2004, è un evento importante e abbastanza significativo da indurre a ripensare alcune questioni più ampie riguardanti l'Europa, le sue divisioni interne e i suoi confini. [...]»
► 44 La svolta spaziale e la storia dell'Europa orientale
Der spatial turn und die Osteuropäische Geschichte di Frithjof Benjamin Schenk, 2006.
«La “svolta spaziale”, che è stata molto discussa negli ultimi anni, non è un cambiamento così innovativo come spesso si pensa. Al di fuori della ricerca tedesca e anglosassone, la categoria "spazio" è stata utilizzata ampiamente dalla scuola storica francese. D'altra parte, non si tratta di un cambiamento di paradigma globale, ma piuttosto di tenere maggiormente conto di un aspetto precedentemente trascurato nell'indagine dei processi culturali e sociali. […] Le scienze storiche nei diversi paesi europei hanno ripensato la relazione "società e spazio" da differenti angolazioni, e anche la storia dell'Europa orientale ha potuto beneficiare di questa “svolta”. [...]»
► 45 Traffico mondiale e diffusione del capitalismo intorno al 1900
Der Weltverkehr und die Ausbreitung des Kapitalismus um 1900 di Heidi Tworek, 2015.
«Come l'imperatore Guglielmo II, molti tedeschi intorno al 1900 erano convinti dell'importanza fondamentale dei trasporti. Allora, la parola traffico combinava tre diversi significati: i mezzi di trasporto, la comunicazione e il commercio. I tedeschi concepivano il traffico come un fenomeno mondiale. Lo vedevano meno in una dimensione nazionale e enfatizzavano i contesti globali e transfrontalieri. Intorno al 1900 non si parlava solo di traffico, ma anche di traffico mondiale. [...]»
► 46 Cartelli internazionali e spazio economico europeo nel periodo tra le due guerre
Internationale Kartelle und der europäische Wirtschaftsraum der Zwischenkriegszeit di Mária Hidvégi, 2011.
«I cartelli sono accordi che regolano il mercato e i rapporti tra società che rimangono indipendenti. In contrasto con l'Antitrust di oggi, nel periodo tra le due guerre, nella maggior parte dei paesi industrializzati o in fase di industrializzazione, i cartelli erano accettati come organizzazioni del settore privato. Anche nel paese pioniere dell'attuale legislazione antitrust, gli Stati Uniti d'America, i cartelli di esportazione sono stati dichiarati legali. Il periodo di massima diffusione dei cartelli internazionali è stato quello tra le due guerre mondiali, in particolare gli anni Trenta, documentato dal loro numero elevato (circa 400), dalla proporzione del commercio mondiale che controllavano (dal 30 al 50% stimato) e dal sostegno che i governi avevano dato a queste organizzazioni. [...]»
► 47 Integrazione europea e crisi economica fino al Covid-19
European Integration and Economic Crisis up to Covid-19 di Laurent Warlouzet, 2021.
«Le crisi economiche e finanziarie hanno plasmato l'integrazione europea. […] L'attuale crisi dovuta al Covid-19 è una delle crisi più gravi a cui le istituzioni europee hanno assistito dal 1948, e questo per due ragioni. In primo luogo, perché si sta svolgendo in un momento in cui l'Unione europea si trova ad affrontare molti ostacoli simultanei: dalla "crisi migratoria" alla Brexit. Infine, per le sue conseguenze in termini di indebitamento massiccio prodotto dalle politiche sociali, in particolare nei paesi dell'Europa meridionale. [...]»
► 48 Esiste una storia europea dell'ambiente?
Gibt es eine europäische Geschichte der Umwelt? Bemerkungen zu einer überfälligen Debatte di Frank Uekötter, 2009.
«La natura europea comprende alte montagne e pianure vicino alla costa, zone umide e aride, regioni boscose e altre prive di boschi, e così via. Dal punto di vista climatico, lo spettro spazia dalla tundra artica alle regioni subtropicali del Mediterraneo. Ovviamente non esiste "l'ambiente" europeo, ma piuttosto una moltitudine di ambienti naturali. […] Il boom della ricerca sulla storia ambientale che l'Europa ha sperimentato negli ultimi anni si è sviluppato prevalentemente nel famigerato contenitore dello stato-nazione, cosicché i tentativi di una storia ambientale dell'Europa sono stati finora rari e del tutto insoddisfacenti. [...]»
► 49 Parchi nazionali nella storia europea
Nationalparks in der europäischen Geschichte di Patrick Kupper, 2008.
«All'inizio del XXI secolo, i parchi nazionali sono un fenomeno globale e probabilmente lo strumento più importante per la conservazione della natura. […]. Come già rivela la coppia di termini “nazione e parco”, l'istituzione del parco nazionale è nata da un'idea europea. A partire dal Romanticismo, il significato della natura selvaggia è passato dalla natura minacciosa a quella minacciata. La perdita della natura incontaminata è stata lamentata come il lato oscuro del progresso della civiltà e, allo stesso tempo, percepita come un pericolo per essa. [...]»
► 50 Il trasferimento tecnologico come collegamento nella prima Europa moderna
Identität durch Konkurrenz Techniktransfer als Bindeglied des frühneuzeitlichen Europa di Marcus Popplow, 2009.
«Nel corso della prima età moderna, singole regioni industriali nell'Alta Germania, nel Nord Italia, nei Paesi Bassi e infine in Inghilterra hanno assunto un ruolo di primo piano in Europa grazie all’impiego di tecnologie innovative. Tecnologie che, attraverso diversi canali di comunicazione, si sono poi trasferite in altre zone dell’Europa disegnando nel lungo termine un percorso uniforme di sviluppo a livello continentale. Tutte queste prime iniziative moderne possono essere opportunamente descritte come "culture dell'innovazione". [...]»
► 51 Le enciclopedie transnazionali in America e in Europa (XIX secolo)
Die "Encyclopedia Americana" und die Crux transnationaler Enzyklopädien di Ines Prodöhl, 2011.
«Sorprendente è il successo delle enciclopedie sia come mezzo per diffondere conoscenze che per creare identità nazionali nei paesi occidentali e industrializzati del XIX secolo. Le enciclopedie amavano vagare per l'Europa e il Nord America, le loro voci venivano spesso tradotte e adattate alle diverse realtà nazionali. [...]»
► 52 La trasformazione degli oggetti nei musei etnologici all'inizio del XX secolo
Vom Alltags- zum Wissensobjekt Zur Transformation von Gegenständen in Völkerkundemuseen im beginnenden 20. Jahrhundert di Anja Laukötte, 2008.
«Nella seconda metà del XIX secolo furono fondati numerosi musei tematicamente differenziati nella maggior parte dei paesi europei. Nacquero così musei d'arte, di storia locale e di storia naturale, nonché zoo. In questo contesto si collocano i musei etnologici tedeschi. […] Alla fine dell'Ottocento e all'inizio del Novecento i musei etnologici non erano solo spazi pubblici, ma anche scientifici. Erano dunque bipolari: indirizzati a un pubblico generico e allo stesso tempo legati all'ambito piuttosto esclusivo delle università e delle scienze etnologiche e antropologiche. I musei etnologici hanno diviso il mondo in "spazi culturali" e li hanno resi più concreti con oggetti rappresentativi, strutturando così un'idea del mondo. [...]»
(Tutti gli articoli elencati erano consultabili in rete alla data del 25/04/2021)