di Antonio Brusa
Krzysztof Pomian ha pubblicato una monumentale storia dei musei Il museo. Una storia mondiale, della quale Einaudi ha tradotto i primi due volumi (qui una recensione del “Manifesto”) . Carole Blumenfeld lo ha intervistato per “Il giornale dell’Arte”. Riporto la parte finale dell’intervista, nella quale il grande storico ed epistemologo esprime le sue preoccupazioni sulla sorte dei musei. Non so se l’ideologia ecologista, come dice, sia effettivamente antitetica ai musei. Certo lo è qualsiasi politica emergenziale, di quelle che dicono che occorre “eliminare il superfluo”, e per molti il museo è tale. Ma dovremmo renderci conto, tutti, del peso delle affermazioni di Pomian: che i musei non custodiscono il passato e basta. Lo fanno perché abbiamo una speranza di futuro. Ecco le sue parole.
Sotto i colpi della pandemia
No, i musei non usciranno indenni dalla pandemia. Secondo l’Icom, il 10% dei musei che hanno chiuso non riapriranno più. Inoltre, sappiamo che le collezioni che sono state digitalizzate e messe online hanno riscosso molto successo. È probabile che una parte del pubblico che ha preso l’abitudine di guardare le opere online non tornerà al museo, perché non tutti sono consapevoli della differenza tra un’immagine digitale e la percezione diretta dell’oggetto.
L’ideologia ecologista contro i musei
Infine, e questo è ciò che mi sembra più grave a lungo termine, il riscaldamento globale porrà enormi problemi, compreso quello del risparmio energetico. Ne abbiamo già un assaggio: la città di Strasburgo chiude i suoi musei due giorni alla settimana per risparmiare energia. C’è anche un conflitto fondamentale tra l’ideologia ecologica, che è in procinto di imporsi come ideologia dominante delle nostre società, e l’istituzione museo.
Il museo vive se c’è una speranza di futuro
Il museo è orientato verso un futuro infinitamente lontano e presuppone che i nostri discendenti abbiano le nostre stesse curiosità, che ammirino gli oggetti che abbiamo conservato per loro, altrimenti non avrebbe senso trasmetterli loro.
Tuttavia, la prospettiva che si impone alla mente delle persone è quella di un mondo in cui i problemi di sopravvivenza assumeranno una dimensione tutta nuova, con incendi ripetuti, innalzamento del livello del mare, moltiplicazione delle epidemie... In queste condizioni è improbabile che i nostri discendenti avranno il tempo di ammirare capolavori.
I musei, che sono istituzioni strutturalmente in perdita, non saranno più priorità statali. L’ideologia ecologista apre una prospettiva che se non è incompatibile, è quantomeno difficilmente conciliabile con i musei.