di Antonio Prampolini

 

Indice

1. Emil Otto Hoppé: uno sguardo sul mondo

2. L’America degli Anni Venti

3. La Germania dalla Repubblica di Weimar al Reich hitleriano

4. L’archivio ritrovato: il sito eohoppe.com

 

1. Emil Otto Hoppé: uno sguardo sul mondo

Emil Otto Hoppé (1878-1972) è stato uno dei più importanti fotografi della prima metà del Novecento. Nato a Monaco di Baviera in una famiglia della ricca borghesia, si era trasferito a Londra nel 1900 dove aveva iniziato l’attività di fotografo (prima a livello amatoriale e poi professionale) affermandosi come ritrattista di personalità di spicco della società del tempo (aristocratici, politici, uomini d’affari, artisti e scienziati).1

Tra le due guerre mondiali Hoppé viaggiò in molti paesi e continenti alla ricerca di nuovi soggetti e paesaggi, animato dal desiderio di documentare ambienti diversi, cogliendone i caratteri distintivi. Visitò, oltre all’Europa, gli Stati Uniti, l'Africa, l’Australia e la Nuova Zelanda, l’India e l’Indonesia.2 Le sue fotografie furono esposte in mostre, pubblicate su riviste illustrate e in libri-reportage, conferendogli una grande notorietà.3

In giro per il mondo, Hoppé aveva colto le differenze profonde tra le civiltà tribali che aveva incontrato in Africa, Asia e Oceania, con le loro tradizioni e modi di vivere immutati nel tempo, e la civiltà moderna, in continua trasformazione, basata sull’industria e sull’urbanizzazione crescente della popolazione. Una civiltà che dominava, con le sue grandi capacità produttive e le continue innovazioni della scienza e della tecnica, nell’Europa nord-occidentale e negli Stati Uniti, e che estendeva la sua influenza sui paesi che facevano parte degli imperi coloniali delle potenze europee (imperi al tramonto negli anni tra le due guerre mondiali), appropriandosi delle loro risorse naturali e umane.

Hoppé era attratto sia dalla natura, dal mondo rurale che dalle città e dall’industria. Una doppia attrazione che si rifletteva nella complessità e contraddittorietà della sua produzione fotografica dove coesistevano il fascino per la modernità e la nostalgia romantica per il passato, per stili di vita più vicini alla natura, meno artificiali, in via di estinzione.4 Come ha osservato lo storico Brian Stokoe: «la fotografia di Hoppé esprime una sorta di mutevolezza visiva, come se potesse essere l’opera di due fotografi diversi, con modi persino antitetici di vedere il mondo [… ] che rivelano le tensioni e le contraddizioni insite nell’esperienza stessa della modernità».5 E lo storico dell’arte Ian Jeffrey ha definito Hoppé: «un vittoriano nei tempi moderni [...] capace di presentare il nuovo in termini tradizionali».6

Negli anni Venti e Trenta, Hoppé fotografò le grandi fabbriche nella consapevolezza che la rivoluzione industriale novecentesca aveva cambiato radicalmente il modo di lavorare, e che la fotografia doveva immortalare, nel gigantismo dei nuovi processi produttivi, l’incontro tra la tecnologia e l’arte.7 In un articolo del maggio 1928 intitolato Il romanzo dell'acciaio e del cemento (“The Romance of Steel and Cement”), pubblicato sulla rivista «Engineering Progress», sostenne convintamente che tra il mezzo fotografico e il mondo industriale esisteva una «relazione simbiotica».8

 

2. L’America degli Anni Venti

Il decennio compreso tra la fine della Prima guerra mondiale e la Grande crisi del 1929 è stato per l’America (Stati Uniti) un periodo di notevole crescita economica e sviluppo tecnologico, accompagnato da importanti cambiamenti sociali-culturali e da un forte inurbamento della popolazione. Le innovazioni come l’elettricità e l’automobile avevano trasformato sia la produzione industriale che gli stili di vita della gente; il cinema e la radio si erano affermati quali potenti mezzi di comunicazione di massa. 

Gli “Anni Venti” furono però caratterizzati anche da profonde disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza (concentrata nelle mani di pochi, con vaste aree di povertà nelle zone rurali e in particolare negli Stati del Sud), da una violenta repressione dei diritti dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali, da un diffuso razzismo nei confronti degli afroamericani e degli immigrati, da un crescita della criminalità legata al proibizionismo.9

Hoppé iniziò a viaggiare in America pochi mesi dopo la fine della Prima guerra mondiale. Vi trascorse un lungo periodo scattando migliaia di fotografie che ritraevano i paesaggi naturali, le grandi città, le principali industrie e i suoi abitanti.
Hoppè fotografò l’America degli anni Venti attraverso la doppia lente del modernismo e del romanticismo, realizzando un corpus di immagini seriali che può essere paragonato a quello prodotto dai fotografi della Farm Security Administration (FSA) durante il New Deal (tra questi, Dorothea Lange e Walker Evans).10

Nel 1927 Hoppè pubblicò una selezione delle sue fotografie in un libro intitolato Romantic America.11 Un reportage che era sia un “atlante visivo”, pensato per aiutare i lettori a familiarizzare con i luoghi e la gente degli Stati Uniti, che il “diario di viaggio” di un fotografo che aveva scoperto la realtà americana, con le sue meraviglie e le sue contraddizioni.12

 

HOPPE EMIL OTTO ARTICOLO HL IMMAGINE 1Fig.1: New York City - Il Quartiere "East Sixties", Emil Otto Hoppé (1927), "Romantic America", B. Westermann Co., New YorkLa città di New York: stupore e ansia

Le innovazioni architettoniche come pure l’intensa e multiforme vita sociale e culturale di New York negli anni Venti esercitarono una grande influenza su Hoppé. New York era allora una città con oltre cinque milioni di abitanti, in continua crescita economica, demografica e urbanistica. Wall Street e i grattacieli di Manhattan erano il simbolo della ricchezza e dello status di potenza mondiale degli Stati Uniti.13

Le fotografie di Hoppé con vedute di New York esprimevano sentimenti contrastanti di stupore e ansia: meraviglia per la capacità tecnologica dell'uomo di realizzare opere straordinarie; preoccupazione per la condizione sempre più marginale e subordinata degli individui che vivevano in una metropoli moderna.14

 

 

 

 

 

 

 HOPPE EMIL OTTO ARTICOLO HL IMMAGINE 2Fig.2: La fabbrica Ford a Detroit (Michigan), Emil Otto Hoppé (1927), "Romantic America", B. Westermann Co., New YorkLa fabbrica Ford a Detroit: una “cattedrale dell’industria”

Nei suoi viaggi attraverso l’America (USA) Hoppé fotografò diversi siti industriali soffermandosi in particolare a visitare la grande fabbrica della Ford a Detroit dove veniva prodotto in serie, su una catena di montaggio mobile, il famoso “Modello T”.15 Un’automobile che, grazie ad una drastica riduzione dei tempi e dei costi di assemblaggio (e conseguentemente dei prezzi di vendita) aveva reso possibile la motorizzazione di massa delle famiglie americane all’inizio del ‘900. 

La fabbrica Ford di Detroit colpì Hoppé per il gigantismo del complesso produttivo che comprendeva altiforni, una fonderia, una centrale elettrica ed una vetreria; un complesso straordinario (il nuovo standard per l’industria automobilista mondiale, e non solo) in cui, nella sua visione, la moderna tecnologia e l’arte si incontravano. Allo stesso tempo egli era però anche consapevole che nella catena di montaggio era insito un “potenziale di alienazione” per i lavoratori.16

 

HOPPE EMIL OTTO ARTICOLO HL IMMAGINE 3Fig.3: Tennessee - "Uncle Remus", Emil Otto Hoppé (1927), Romantic America, B. Westermann Co., New YorkGli americani: tipi diversi in una società multietnica e multiculturale

Hoppé produsse numerose fotografie che ritraevano diversi "Tipi Americani" (American Types), tra cui abitanti di New York, immigrati, operai, afro-americani e indiani delle riserve. Una collezione che offriva lo spaccato di una società complessa, multietnica e multiculturale, alla difficile ricerca di una propria identità nazionale.17

L'uso del termine "tipo" rifletteva la pratica antropologica allora diffusa di categorizzare le persone in base alla razza, ai tratti fisici (forma della testa, colore della pelle, statura, ecc.). Nonostante l'utilizzo di questo termine, l'obiettivo di Hoppé era invece quello di catturare nei ritratti l'individualità delle persone piuttosto che assegnarle a un tipo predeterminato.18

 

 

 

 

 

  

 

HOPPE EMIL OTTO ARTICOLO HL IMMAGINE 4Fig.4: La fabbrica dei dirigibili Zeppelin, 1928 Friedrichshafen sul Lago di Costanza (Germania - Repubblica di Weimar), Emil Otto Hoppé (1930), "Deutsche Arbeit - Bilder vom Wiederaufstieg Deutschlands", Ullstein, Berlin3. La Germania dalla Repubblica di Weimar al Reich hitleriano

Dal 1925 al 1938 Hoppé visitò ripetutamente la Germania fotografando industrie, persone e luoghi in uno dei periodi più tumultuosi della storia del Paese, segnato dal collasso della Repubblica di Weimar, dall'avvento al potere di Hitler e dalla instaurazione del regime dittatoriale nazista.19

Nella seconda metà degli anni Venti l'economia tedesca, dopo la profonda crisi seguita alla Prima guerra mondiale, aveva conosciuto una fase di ripresa caratterizzata da un consistente sviluppo industriale, sia pure in un quadro politico fortemente instabile. Hoppé documentò questa fase in un intenso reportage fotografico dal titolo Deutsche Arbeit - Bilder vom Wiederaufstieg Deutschlands, (Il lavoro tedesco - Immagini della rinascita della Germania), pubblicato nel 1930 dalla casa editrice Ullstein di Berlino. Il reportage si concentrava sul rapporto tra industria e innovazione tecnologia, con immagini delle acciaierie del distretto della Ruhr e delle centrali idroelettriche della Germania meridionale, e sulla costruzione di importanti infrastrutture come ferrovie, porti e autostrade. Le fotografie di Hoppé mostravano una economia tedesca organizzata in un sistema produttivo altamente integrato ed efficiente con notevoli capacità espansive. Un sistema che verrà poi utilizzato e potenziato a fini militari dal regime nazista.

 

HOPPE EMIL OTTO ARTICOLO HL IMMAGINE 5Fig.5: La costruzione di aerei nella fabbrica Junkers Airkraft - Dessau, 1928 (Germania - Repubblica di Weimar), Emil Otto Hoppé (1930), "Deutsche Arbeit - Bilder vom Wiederaufstieg Deutschlands", Ullstein, BerlinPubblicato come celebrazione della "Rinascita della Germania", il reportage di Hoppé venne apprezzato in particolare negli ambienti del nazionalismo tedesco dove l'entusiasmo per la tecnologia moderna si coniugava con il rifiuto dell'illuminismo e delle istituzioni della democrazia liberale.20 Ma Hoppé non era un nazionalista e meno che mai un simpatizzante del nazismo. Si sentiva un "cittadino del mondo" che voleva documentare la realtà nella sua "oggettività".21 E lo dimostrò sia nel reportage Deutsche Arbeit, pubblicato negli anni della Repubblica di Weimar, che nelle fotografie da lui scattate dal 1933 al 1938, dove il Reich hitleriano veniva rappresentato in modo antiretorico, con un approccio che potremmo definire "sociologico", da chi intravedeva il tragico destino della Germania che si stava incamminando inesorabilmente verso la Seconda guerra mondiale. Fotografie radicalmente diverse da quelle puramente propagandistiche del suo allievo tedesco Heinrich Hoffmann.22

 

HOPPE EMIL OTTO ARTICOLO HL IMMAGINE 6Fig.6: bambino con bandiera nazista che saluta Hitler a Monaco, 1933, Fonte4. L’archivio ritrovato: il sito eohoppe.com

All'inizio degli anni Novanta, per merito dello storico della fotografia Graham Howe, è stato recuperato l'archivio di Emil Otto Hoppé di cui si erano perse da decenni le tracce. Nel 1954 Hoppé aveva venduto alla Mansell Collection di Londra le stampe e i negativi della sua vasta produzione fotografica (produzione che era stata poi catalogata non per autore ma per argomento, rendendone così difficile la consultazione e il recupero).

L'archivio, oggi gestito dalla Curatorial Assistance Inc (società di servizi museali con sede a Los Angeles), è presente in rete con un proprio sito eohoppe.com. Il sito permette di visualizzare una parte delle fotografie di Hoppé, raggruppate per Aree tematiche e Paesi/Continenti. Tra le Aree tematiche segnaliamo: The Land (paesaggi naturali), Age of Industry (fabbriche e lavoratori), People (Celebrities, Literary Figures, The English, The Irish). Tra i Paesi/Continenti (Places): Africa, Australia, Germany, Great Britain, Italy, United States of America.

Il sito offre pertanto l'opportunità di accedere a una risorsa importante (utile anche ai fini didattici) per la storia del Novecento, con uno sguardo non limitato all'Europa ma aperto al mondo. Le fotografie di Hoppé e i suoi reportage tra le due guerre mondiali, in particolare, possiedono un indubbio valore documentario perché forniscono una testimonianza visiva unica dei grandi cambiamenti economici, sociali e politici che hanno caratterizzato il XX Secolo.

 


Note

1 Per informazioni dettagliate sulla vita e sulla produzione fotografica di Emil Otto Hoppé: il sito web eohoppe.com; la voce E. O. Hoppé dell’edizione inglese di Wikipedia; la sua autobiografia Hundred Thousand Exposures, The Success of a Photographer, The Focal Press, London, 1945.

2 Sul sito eohoppe.com è possibile accedere ad una ampia selezione delle fotografie di Emil Otto Hoppé distinta per data, persone, luoghi e temi.

3 Hoppè prestava particolare attenzione ai testi (descrittivi-narrativi, di cui era spesso l’autore) che accompagnavano le sue foto per una loro corretta contestualizzazione-interpretazione. Alcuni reportage di Hoppé furono pubblicati nella prestigiosa collana plurilingue «Orbis Terrarum» dell’editore berlinese Ernst Wasmuth (una delle collane di maggior successo negli Anni ‘20). Pubblicazioni che consentono di esplorare quanto fosse importante per Hoppé (e non solo per lui) l'interazione tra discorsi visivi e testuali.

4 La nostalgia di Hoppé per il passato rurale della Gran Bretagna e le sue radici nel pittorialismo di fine Ottocento emergono con chiarezza nei paesaggi della raccolta fotografica Picturesque Great Britain. Architecture and the Landscape, pubblicata con un'introduzione di Charles FG Masterman nel 1926, contemporaneamente a Berlino e a New York, nella collana “Orbis Terrarum” (Cfr. Baggott Sally-ann, Stokoe Brian, The Success of a Photographer: Culture, Commerce, and Ideology in the Work of E. O. Hoppe, in « Oxford Art Journal», 26. 2, 2003, pp. 23-46).

5 Stokoe Brian (2014), The Exemplary Career of EO Hoppé: Photography, Modernism and Modernity, in «History of Photography», 38 (1). pp. 73-93.

6 Jeffrey Ian (1978), E. O. Hoppé: A Victorian in Modern Times, in Cities and Industry: Camera Pictures by E. O. Hoppé, Impressions Gallery, York.

7 Cfr. Stahel Urs (2015), Emil Otto Hoppé: Unveiling a Secret. Photographs of industries 1912-1937, MAST Foundation, Bologna. La fondazione MAST nel 2015 ha presentato una rassegna inedita di 192 fotografie dedicate all’industria e al lavoro di Emil Otto Hoppé (Masterworks of industrial photography / Capolavori della fotografia industriale. Exhibitions 2015, Electa, Milano, 2016).

8 Articolo citato da Brian Stokoe in The Exemplary Career of EO Hoppé, cit..

9 Parrish Michael E. (1995), L’età dell'ansia: gli Stati Uniti dal 1920 al 1941, il Mulino, Bologna.

10 Prodger Phillip (2007), E.O. Hoppé’s Amerika. Modernist Photographs from the 1920s, W. W. Norton & Co., New York. La collezione di fotografie della Farm Security Administration (FSA) offre una significativa testimonianza storica della vita economica, sociale e culturale negli Stati Uniti dal 1935 al 1944. Può essere consultata e scaricata dal sito web della Biblioteca del Congresso.

11 Il libro-reportage Romantic America di E.O. Hoppé è stato digitalizzato da Google ed è liberamente accessibile sul Web dove può essere scaricato in formato pdf (con le relative immagini in formato jpg) ed essere facilmente tradotto in italiano con Google Translate.

12 «Il titolo Romantic America è in parte ironico. Il romanticismo implica passione, e Hoppé trovò questa qualità in abbondanza durante i suoi viaggi. Sapeva anche, tuttavia, che il romanticismo può essere fuorviante e che la corsa alle grandi cose, al nuovo e alla modernità non lascia tempo alla circospezione. L'America di Hoppé è romantica nello stesso senso in cui un'opera di Čechov è comica. Si commettono errori, ma il paese avanza inesorabilmente, a volte affrontando i problemi con lo stesso dinamismo che li ha creati, e altrettanto spesso lasciandoli inasprire. È un paese radicato nell'ottimismo ma lacerato dal paradosso» (Prodger Phillip, E.O. Hoppé’s Amerika, cit., p. 14).

13 Cfr. 1920-1925 NYC: The Roaring Twenties, Jazz Age, and Rise of Skyscrapers.

14 Harskamp Jaap (2022), Emil Otto Hoppé: Vanguard Photography in London and New York, New York Almanack. In Romantic America di Emil Otto Hoppé. le fotografie di New York sono elencate nella pagina XXVII della List of Illustrations e visualizzabili nel testo digitalizzato.

15 Sul Modello T della Ford: la voce dell'edizione inglese di Wikipedia Ford Model T.

16 Prodger Phillip (2007), E.O. Hoppé’s Amerika, op. cit. In Romantic America le fotografie della fabbrica Ford di Detroit sono elencate nella pagina XXXVIII della List of Illustrations e visualizzabili nel testo digitalizzato.

17 In Romantic America, per decisione dell'editore, furono pubblicate solo alcune delle numerose fotografie di Hoppé sui "Tipi Americani". Tra queste segnaliamo: A Coloured Fruit Vendor (Virginia, Richmond), Uncle Remus (Tennessee), Big Chief White Horse Eagle of the Osagi Tribe (Oklahoma), A Son of Utah (Utah).

18 Come ha osservato Jaap Harskamp: «Nel manuale del tipologo, ogni individuo appartiene ad una categoria duratura. La variazione è quindi casuale e irrilevante. Nel corso dell'era moderna, la fotografia "oggettiva" è stata arruolata per classificare il mondo e le sue persone, trasformando il tipo in stereotipo. Nel fotografare le persone, l’obiettivo di Hoppé era invece quello produrre ritratti in cui prevalesse il carattere, non la stereotipia. Cercando l'unicità, voleva aggirare l'apparenza immergendosi nel mondo del soggetto» (Harskamp Jaap, Emil Otto Hoppé..., cit.).

19 Prodger Phillip (2015), E.O Hoppé. The German Work 1925-1938, Steidel, Göttingen. Prodger ha integrato le fotografie del reportage di Hoppé, Deutsche Arbeit - Bilder vom Wiederaufstieg Deutschlands, pubblicato nel 1930, con quelle scattate successivamente in Germania sempre da Hoppé fino al 1938. Una selezione delle fotografie di Hoppé è visualizzabile sul sito web eohoppe.com nelle sezioni Germany e The Age of Industry.

20 Sul "modernismo reazionario" nella cultura tedesca (termine coniato negli anni '80 dallo storico statunitense Jeffrey Herf): Herf Jeffrey (1984), Reactionary Modernism, Cambridge University Press; la voce Reactionary modernism nell'edizione inglese di Wikipedia.

21 L'influenza del movimento artistico e culturale della "Neue Sachlichkeit" (Nuova Oggettività) è visibile nelle opere di Hoppé degli anni '20 e '30. Sulla "Nuova Obiettività": le voci Neue Sachlichkeit e New Objectivity nelle edizioni tedesca e inglese di Wikipedia.

22 Heinrich Hoffmann aveva lavorato come apprendista presso lo studio fotografico londinese di Hoppé negli anni 1907 e 1908. Questo apprendistato offrì a Hoffmann l'opportunità di fotografare celebrità dell'epoca tra cui i membri della famiglia reale britannica. Negli anni Venti divenne il fotografo personale di Hitler che seguì fino al 1945. Pubblicò diversi reportage fotografici per diffondere la figura del Führer in Germania e nel mondo. Su Henrich Hoffmann: Prampolini Antonio (2024), L’importanza delle immagini: Gerhard Paul e la storia visiva della Germania nazista, in «Historia Ludens», e la lezione Costruire e falsificare la realtà. Fotografia e propaganda sotto il regime nazista per il corso di formazione Analizzare e comprendere le fotografie del nazismo e della Shoah (Milano, 19 febbraio 2025); Peters Sebastian, Heinrich Hoffmann. Verlag nationalsozialistischer Bilder; la voce di Wikipedia in lingua inglese Heinrich Hoffmann (photographer).

 

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