Autore: Enrica Bricchetto

 


Cosa insegnare a scuola. Qualche idea per le discipline umanistiche, a cura di C. Giunta e A. Savoia, Trento, Editore Provincia autonoma di Trento - Iprase, 2013, scaricabile gratuitamente in PDF qui, oppure  dal sito di Claudio Giunta 

 

E’ diventata una necessità improrogabile quella di confrontare i propri ambiti disciplinari con i cambiamenti che viviamo. E’ ciò che si propongono gli autori di questo agile libro, dal quale ricaviamo riflessioni e proposte didatticheconcrete, soprattutto nel rapporto fra disciplina e tecnologie, ormai considerate parte integrante della vita e della scuola. Tutti gli autori, infatti, rilevano l’importanza del web come fattore di acculturazione e, contemporaneamente, segnalano che proprio la sua ricchezza richiede da parte della scuola un’assunzione di responsabilità. Ma le difficoltà non riguardano solo il versante tecnologico dell’apprendimento disciplinare.

Nel caso particolare della storia, Marco Bellabarba, docente di Storia moderna presso l’Università di Trento (Sull’insegnamento della storia),rileva la difficoltà da parte degli studiosi di proporre nuovi modelli per  comprendere le questioni dell’oggi e per superare la crisi di quelli vecchi.

“Qualsiasi cosa evochi il concetto di ‘modernità’, lo studio della storia si è prestato a spiegarlo, dentro un clima culturale largamente condiviso, in cui era sufficientemente chiaro che cosa fosse e a che cosa servisse la storia”. Era scontato, in passato, che la storia  avesse un rapporto strettissimo con l’identità di una comunità politica e contribuisse a fondarne la rappresentazione esterna. Ora non è più così o, quantomeno, la scuola non riesce più a comunicare questo messaggio. Questa nuova fase didattica, scrive Bellabarba, si caratterizza per la ricerca della testimonianza, la semplificazione delle narrazioni, lo studio dei periodi più vicini a noi, e con l’annacquamento progressivo del senso storico.

Bellabarba suggerisce, come antidoto a questa deriva, l’attenzione alla profondità cronologica, l’ampliamento degli spazi (World History, Transnational History…) e anche una cura maggiore alla stesura e all’argomentazione di storia. Ottimi suggerimenti: per quanto si tratti, ancora una volta, di segnalazioni di problemi reali, mentre le possibili soluzioni didattiche restano implicite (come non accade, per esempio, nell’intervento sulla filosofia (M. Piras, La filosofia: dalla storia all’argomentazione), dove si propone esplicitamente la riorganizzazione dell’intero insegnamento).

Tutti i saggi in realtà fanno riferimento a cambiamenti generali nel modo di insegnare. Se ne possono trarre, perciò, spunti validi anche per storia. Partire da domande personali e intercettare i consumi culturali degli studenti; fare lezioni laboratoriali che nascano da problemi; scrivere e argomentare.

Da una lettura unitaria del volume emerge con chiarezza che lo sforzo della comunità docente dovrebbe essere quello di produrre materiali organizzati, se nondel tutto alternativi e nuovi - la pedagogia di  Freinet e Don Milani ha già indicato strade fondamentali, per quanto dal punto di vista della “macchina formativa” sia rimasta sostanzialmente inascoltata -, almeno di supporto alla lezione frontale. Non servono schede didattiche ma modelli che permettano di coinvolgere gli studenti in un discorso culturale profondo, fatto di memoria e di capacità di analisi, in cui linguaggi e attitudini di oggi giochino un ruolo formativo efficace.

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Commenti   

0 # Enrica Bricchetto 2016-03-13 07:57
Di sicuro per i docenti di materie umanistiche è fondamentale occuparsi di come gli studenti ricercano in rete a livello semplice e avanzato. Mi riferisco al fatto che il Web è l’ambito di lavoro dello studente e del docente. A questo proposito segnalo il saggio di Dany Maknouz, Nativi digitali alla prova. Competenze e abilità cognitive degli studenti in rete, uscito sull’ultimo numero di “Mondo digitale”(mondodigitale.aicanet.net/.../ ...) che analizza gli esiti di WebTrotter, concorso a squadre sulle competenze di ricerca in rete, organizzato da AICA in collaborazione con MIUR nel 2014.
Per chi insegna materie umanistiche diventa quindi fondamentale costruire le competenze di
di digital reading, si legge da cellulare o tablet quindi ci vogliono nuove abilità di lettura e di navigazione orientata, ‘think, then click’ (pensa, quindi clicca).
Dalla lettura dei dati di Maknouz i nostri allievi risultano in crisi quando devono selezionare informazioni da più siti e anche quando devono leggere un testo articolato in rete.
Ottime capacità le dimostrano quando devono cercare mappe o immagini, dove applicano anche la ricerca avanzata.
Propongo a tutti la lettura di questo testo e invito a tenere conto che insegnare storia oggi significa anche proporre attività specifiche che dotino gli studenti di strumenti per muoversi nel web e che sfruttino le loro competenze sulle immagini. La storia è profondamente cambiata da quello che la rete mette a disposizione sia agli storici sia agli studenti.
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