
Le cerimonie pubbliche dell’Epifania, con le frequenti trasposizioni pittoriche, assunsero nella Firenze del Quattrocento significati politici e ideologici locali e internazionali. Studiandole, scopriamo da una parte i rapporti di potere e le forme dell’autorappresentazione peculiari delle élite fiorentine; dall'altra le trame che legavano Bisanzio e l'Occidente europeo prima e dopo la conquista ottomana. Ne abbiamo già parlato nell'articolo pubblicato su Historia Ludens I Re Magi: una fonte iconografica per conoscere la storia del Quattrocento. Cosimo de’ Medici, Bisanzio e l’Occidente. Ora completiamo il "pacchetto" didattico con queste prove di verifica interattive, che puntano sia a certificare la lettura e la comprensione analitica del testo, sia la capacità di…

L'educazione civica non è solo fatta di studio di valori e grandi discussioni, ma è anche la conoscenza di fatti, persone e ordinamenti. Un esempio abbastanza noto viene dal confronto tra il sistema americano, nel quale è naturale pretendere che gli allievi conoscano un certo numero di presidenti e quello italiano, dove si da per scontato il fatto che nessuno sappia chi sia stato Saragat o Leone.
Qui sotto presentiamo una breve introduzione alle funzioni del presidente della repubblica in Italia secondo la Costituzione e un questionario interattivo sui dodici presidenti dal 1948 ad oggi (HL).
► Questionario sui presidenti della repubblica italiana (V. Medde)
IntroduzioneIl presidente della repubblica
Il presidente della repubblica è la massima carica dello stato e…

di Vincenzo Medde
I. COSIMO DE’ MEDICI
I Medici erano una delle famiglie più potenti di Firenze; possedevano la più grande banca europea, avevano filiali a Roma, Milano, Genova, Pisa, Londra, Bruges (Belgio), Avignone (Francia); erano i tesorieri e gli esattori del Papa, prestavano soldi ai mercanti, ai principi italiani e stranieri, ai re di Francia e d’Inghilterra. I Medici a Firenze comandavano facendo eleggere alle cariche pubbliche uomini di loro fiducia. Spesero somme enormi per costruire e restaurare chiese, conventi, cappelle e per popolarle con statue, dipinti e arredi.
Aveva fondato la banca e creato la fortuna della famiglia Giovanni di Bicci (1360-1429). Dopo aver lavorato prima come apprendista, poi come fattore e infine come socio nella filiale di Roma della compagnia…

Chiedilo al vento. Un libro sugli ebrei durante il fascismo, passeggiando per Reggio Emilia.
di Marco Cecalupo
Un'uscita didattica per leggere un libro, oppure il contrario
L'autore del libro Chiedilo al vento1 è Andrea Delmonte, il papà di una mia alunna di terza dell'anno scorso (2016/2017), che è stato anche curatore, qualche anno addietro, della toccante testimonianza di Liliana Manfredi, sua zia2 . La scuola è l'IC Leonardo da Vinci di Reggio Emilia, al confine tra il centro storico e il quartiere Stazione.
Il nuovo libro di Andrea Delmonte racconta proprio di una passeggiata tra due alunni ed un professore di liceo ai giorni nostri, per le strade del centro storico, sulle tracce della presenza ebraica e della persecuzione fascista in città. Due generazioni che l'autore fa dialogare,…

di Antonio Brusa
L’altra domenica, il MuSe ha battuto il suo record di presenze giornaliere, 3792 visitatori. «La tempesta perfetta – mi ha detto Giovanni, che ci lavora come animatore (non so bene i loro job title, c’è una gerarchia articolata: mi perdonerà) – il tempo non è bello, quindi le famiglie sono venute, e oggi è la Giornata della Preistoria. Avremo le masse». Ci sono andato anch’io. Volevo vedere le attività. Molte di queste erano curate dagli operatori del Museo delle Palafitte di Ledro. Li conosco tutti e ne ho parlato altre volte, qui su Historia Ludens.
1. Nell’isola di Lost, ci sono vulcani, boschi e pianure, e bisogna cavarsela con pochi oggetti
2. Gruppi di bambini discutono animatamente, osservati da genitori partecipi
C’era Romana, che faceva Lost in Prehistory, il…

di Vincenzo Medde
Olivier de la Marche (1425-1502), cronista e uomo di corte presso il duca di Borgogna, così raccontò di quella parata: «Dopo venivano i Fiorentini, preceduti da sessanta portatori di torce vestiti di blu, ai quali seguivano quattro paggi uno dietro l’altro su quattro destrieri; i paggi indossavano vesti argentate e mantellette di velluto cremisi, mentre i cavalli avevano gualdrappe di satin bianco con i bordi di velluto blu. Alla testa dei mercanti fiorentini, in qualità di capo della loro nazione, sfilava Tommaso Portinari, vestito come i consiglieri del Signor Duca, perché consigliere anche lui. Seguivano cinque coppie di mercanti in abiti di satin nero ricamato, e poi dieci fattori in satin nero semplice; tutti avevano giustacuori cremisi. Chiudevano il corteo fiorentino 24 valletti a cavallo vestiti di blu».…

di Antonio Brusa
1. Una buona idea: aumentiamo le ore di storia.
Insegnare è difficile
Delle tre proposte di riforma dell’insegnamento storico, che Mariangela Caprara formula su “il Mulino” di settembre, la seconda è quella da sottoscrivere senza esitazione. Questa: «L’incremento delle ore settimanali di storia, distinta dalla geografia (sul cui insegnamento sarebbe auspicabile una seria riflessione a parte), sempre fino alla conclusione dell’obbligo scolastico, è il secondo passo indispensabile. Un numero di ore adeguato è necessario non già per trasmettere una grande quantità di informazioni/nozioni, ma per consentire lo svolgimento della didattica anche in forma laboratoriale e collegata con le realtà territoriali (musei, biblioteche, archeoclub, associazioni)».
Quante ore in…

di Antono Brusa
Concept di un manuale che non scriverò (Scuola estiva di Arcevia, 22-25 agosto 2017)*
1. Il concept, per non dire “lista di obiettivi”
Prendo il titolo di questo manuale immaginato da un libro della fine del Medioevo, La mer des histoires, perché mi sembra esprimere bene alcune idee, che elenco di getto.
- Il racconto storico deve avere un rapporto intimo con la geografia, con lo spazio. Il suo filo conduttore è una domanda che attraversa il tempo: “come gli uomini organizzano gli spazi”? Quindi, la narrazione, il modo con il quale gli uomini li percorrono, li utilizzano per sopravvivere, li modificano, li…

di Antonio Brusa
La nascita del mito
Lo abbiamo sentito tante volte, e forse anche studiato, che gli artiglieri di Napoleone adoperarono la Sfinge come tiro al bersaglio, rovinandole la faccia e il naso. Una favola che circola ancora, nonostante le numerose smentite.
Tom Holmberg, collaboratore di Napoleon Series, un sito americano specializzato nella storia dell’imperatore francese, ha messo in rete il documento più chiaro e completo in proposito. Vi leggiamo che la storia del “naso della sfinge rotto da Napoleone”, è una favola, nata al principio del XX secolo, giusto al tempo della Prima guerra mondiale, quando alcuni viaggiatori occidentali riferirono di quel naso sfigurato, e lanciarono l’ipotesi che il danno fosse stato causato da esplosivi (e che quindi che si trattasse di una…

di Fabio Fiore
La venerazione dei maestriNel campo dell’istruzione, la tradizione è di «considerare come pericolosa e sovversiva ogni forma di creatività individuale» e di privilegiare «la venerazione dei maestri, dei “grandi padri”: quelli del passato che si incontrano sui libri o quelli del presente che devono essere letti e commentati, con ossequio e nel contesto della più pura e deferente obbedienza». Per quanto non ne parli se non incidentalmente e per brevi affondo come quello appena citato, il libro di Marco Marzano e Nadia Urbinati* (La società orizzontale. Liberi senza padri, Feltrinelli 2017) ha qualcosa di importante da dire sulla scuola: conferma come tale istituzione abbia in effetti un problema di autorità, anche se di segno opposto a quello che comunemente si crede. Ma…

di Antonio Brusa
1. Il canale di Fiume
Non esiste alcuna evidenza, documentaria e storiografica, del “canale di Fiume”, quel sistema di soccorso degli ebrei che avrebbe permesso a Giovanni Palatucci, capo dell’Ufficio-Stranieri della questura di Fiume, di salvare cinquemila vite umane, nel corso della seconda guerra mondiale. Questa è la conclusione del lavoro paziente di verifica, che Michele Sarfatti ha condotto, partendo dall’articolo che sostanziò di credibilità storica la saga dello “Schindler italiano”: quel saggio di Antonio Luksic Jamin, apparso sulla rivista del Movimento di Liberazione (oggi «Italia Contemporanea») nel 1955, nel quale si descriveva l’operazione di salvataggio di massa, attuata da Palatucci a rischio della sua vita. Un episodio del quale erano circolate fino ad…

di Giuseppe Bagni, presidente nazionale del Cidi e Antonio Brusa, Istituto "Ferruccio Parri"
Da un primo, ma capillare riscontro, sembra che le pur importanti aperture contenute nella struttura del Piano di Formazione (la formazione come ricerca/azione, il coinvolgimento attivo dei docenti, il legame con il lavoro in classe e le esigenze della scuola, una governance partecipata, la qualità delle metodologie, la trasparenza delle operazioni amministrative) siano contraddette dalle realizzazioni pratiche:
- frettolosità delle iniziative,
- genericità dei percorsi formativi,
- scelte organizzative a volte poco comprensibili,
- sistemi burocratici di individuazione dei formatori,
- nessun coinvolgimento dell’associazionismo dei docenti, scarsissimo coinvolgimento delle Università e delle…

di Antonio Brusa
Coraggio: si raccontavano fesserie anche nel passato. Queste, raccolte da Shannon Selin, mostrano che anche allora venivano prodotte a tamburo battente. Nasce il figlio di Napoleone? pronta la bufala: era una bambina, è morta per il parto difficile, ed è stata subito sostituita da un neonato (che aspettava servizievole nella stanza accanto).
In Inghilterra attendono con ansia notizie della campagna contro Napoleone (siamo nel 1814). Perché aspettare fino al giugno dell’anno dopo, quando si combatté la battaglia definitiva? Ecco la bomba: un ufficiale francese è arrivato a Dover e ha comunicato che Napoleone è stato sconfitto e gli alleati sono entrati a Parigi. Waterloo può attendere.
Alexandre Menjaud <br /> Napoleone, Maria Luisa e il re di Roma, 1812
Per non…

di Antonio Brusa
Ora non voglio fare la recensione del sito dal quale ho preso questa immagine, fatto da un maestro volenteroso, bravo (come sembra, amato dai suoi allievi). Capace di disegnare con una grande verve inventiva e con tante qualità, che questa nota non vuole mettere in dubbio. Vi invito a considerare questa, come una delle tante immagini/attività, che la rete vi consegna, quando cercate sotto le voci relative alla didattica ludica. Commentarla e capire perché non va bene mi sembra un dovere, per quanto semplice, di educazione all'uso della rete (e alla didattica). Pressante, inoltre, per contrastare la confusione scellerata fra "didattica ludica" e "giochisteria del cavolo", che da un po' di tempo imperversa anche nei sussidiari.
La didascalia propone di riconoscere l'ombra…

di Vincenzo Medde
Gli antichi dei vivono ancora nei musei, nei palazzi, nelle chiese, nell'arte e nella grande letteratura, classica e moderna. Nelle scuole sopravvivono a stento. Qui si racconta perché la loro memoria si è tramandata per oltre venti secoli e si ricordano alcune ragioni per conservarla anche nella scuola.
Zeus, Artemide, Ermes, Afrodite, Ares e moltissime altre divinità ed eroi nacquero in Grecia tra il IX e l'VIII secolo a.C. I Romani li chiamavano con altri nomi, ma sostenevano che erano gli stessi: Giove, Diana, Mercurio, Venere, Marte. Nel Medioevo e nel Rinascimento il mondo dei Greci e dei Romani era finito da secoli, eppure continuarono ad essere conosciuti, onorati, citati nelle opere di poeti e storici e rappresentati nelle opere di pittori e scultori che erano…


Tratto da Shannon Selin*
(traduzione di Valentina Arcidiacono e Raffaele Guazzone; adattamento e note didattiche di Antonio Brusa)
Svegliarsi dopo la battaglia
L’8 gennaio1807, al termine della sanguinosa battaglia di Eylau, nell’attuale regione russa di Kaliningrad, il soldato francese Jean Baptiste de Marbot si risveglia, dopo aver trascorso alcune ore in stato di incoscienza: è coperto di sangue e si trova su un carro, circondato da cadaveri. E’ completamente nudo, indossa solo il cappello perché, dandolo per morto, gli hanno portato via tutti i vestiti e gli oggetti personali.
È lui stesso a raccontarci questa sgradevole esperienza.
Abbandonato nella neve in mezzo a cumuli di morti e moribondi, incapace di muovermi in alcun modo, persi conoscenza pian piano, senza soffrire [...] Credo…

Autore: Daniele Boschi*
Un modulo Clil, ma non solo1
1. Un’esperienza didattica
2. Due opposte tesi storiografiche
3. Il ruolo del “caso” nella storia: un colpo di pistola ha cambiato la storia del mondo?
4. Determinismo, libertà, caso
5. Conclusioni
1. Un’esperienza didattica
In questo articolo riferirò un’esperienza didattica realizzata nel passato anno scolastico in una classe quinta del Liceo Scientifico Statale “Nomentano” di Roma. Ho proposto ai miei studenti un modulo sul tema: la Grande guerra poteva essere evitata?
Il modulo è stato svolto in modalità CLIL: ovvero in lingua inglese e con una metodologia didattica che attribuisce allo studente il ruolo di protagonista del processo di apprendimento2 .
L’idea di un percorso didattico su questo…

Lo scambio di filmati youtube tra Pif e lo storico Saro Mangiameli sarà forse ricordato come un esempio di dibattito al tempo della Public History.
Pif, con fare ironico, riconosce allo storico di Catania che le granite della sua città sono più buone (Pif è di Palermo, e l'ammissione gli deve essere costata assai), ma poi dice, col sorriso ma con una sostanziale arroganza: caro Saro, tu dici che la Mafia non aiutò gli americani al tempo dello sbarco? e io dico di sì. Tu hai letto dei libri, e io ne ho letti altri. Saro risponde anche lui con sorrisi e simpatia, ma poi squaderna i libri che "bisogna" leggere, per capire come sono andate le cose. Certo, molti scrivono di storia. Ma poi c'è un dibattito, una verifica. Alcune tesi vengono scartate. Altre sono da considerare accettabili.
La…

Fabio Fiore
A lezione di Mediterraneo. Didattica della storia e cittadinanza digitale con gli EAS
Una lezione di storia del Mediterraneo che propone un cambiamento dei ruoli in classe e rinnova l'approccio ai contenuti, puntando all'acquisizione di competenze di cittadinanza.
Le domande
Come possiamo noi docenti di storia gestire oggi una disciplina ormai ipertrofica – «la conoscenza storica nella nostra epoca è enorme, è in ogni luogo e spesso mi sono sentita disorientata», tenere il passo di un sapere in continua espansione e di una ricerca sempre più staccata dalla mediazione scolastica? Come mettere in prospettiva storica un’attualità incalzante e appiattita sul presente, dando «senso a questioni disciplinari importanti e…

Enrica Bricchetto
Non c’è una fine. Camminare a Auschwitz con Piotr Cywiṅski
Una lezione per il 27 gennaio che parta dall’oggi: è uscito il libro di Piotr Cywińsky, il direttore del sito memoriale di Auschwitz. In classe ci si può lavorare con quello che si trova in rete. Per conoscere, discutere, comprendere e rammemorare giacché “fare storia al tempo presente è una sfida”.
Intorno al libro
Il modo in cui le informazioni circolano, rimangono e possono essere recuperate nella rete, aiuta a costruire attività didattiche. Cliccando sul link della scheda libro di Non è la fine. Trasmettere la memoria di Auschwitz di Piotr Cywińsky, nel sito della casa editrice Bollati Boringhieri, chi avesse perso l’uscita degli articoli in tempo reale,…